Romeo e Giulietta (1968) Regia di
Franco Zeffirelli. Tratto da William Shakespeare. Sceneggiatura di
Franco Brusati, Masolino d'Amico e Franco Zeffirelli. Fotografia di
Pasqualino De Santis. Musica di Nino Rota. Interpreti: Olivia Hussey
(Giulietta, voce italiana di Anna Maria Guarnieri), Leonard Whiting
(Romeo, voce italiana di Giancarlo Giannini), John Mc Enery
(Mercuzio), Michael York (Tebaldo), Milo O' Shea (frate Lorenzo), Pat
Heywood (balia), Robert Stephens (il principe), Natasha Parry e Paul
Hardwicke (genitori di Giulietta), Roberto Bisacco (Paride), Laurence
Olivier / Vittorio Gassman (voce del prologo), e molti altri. Durata
2h12'
Non so se esistano statistiche in
merito, ma è più che probabile che "Romeo e Giulietta"
diretto da Franco Zeffirelli sia il film tratto da Shakespeare più
visto e più conosciuto da quando esiste il cinema. Sono passati
cinquant'anni, e il film non ha perso niente della sua bellezza e
della sua forza; non va infatti dimenticato che "Romeo e
Giulietta" di Shakespeare non è solo una storia d'amore ma ha
anche una notevole forza sociale e politica, che è evidente per chi
legge il testo originale e che emerge anche durante la visione del
film. La lotta fra le due fazioni rivali, condannata più volte nel
corso dell'opera per la sua stupidità e per le catastrofi che
provoca, non è infatti un dettaglio da poco; e non sono personaggi
secondari Escalo principe di Verona, che condanna fin dall'inizio
questa pericolosa discordia, frate Lorenzo che vede nel matrimonio
fra i due giovani una speranza di cambiamento, e soprattutto
Mercuzio: "I am hurt, a plague at both houses!" (atto
III scena 1). Mercuzio si accorge tardi della "peste" che
incombe sulla città: quella più tangibile, la malattia temuta che
sarà la causa del mancato arrivo del messaggio a Romeo di frate
Lorenzo, e quella rappresentata dalle divisioni tra Capuleti e
Montecchi. Probabilmente, vista da oggi, la peste della divisione e
della rivalità va ricercata nei nazionalismi e nel sovranismo,
tornati a prosperare dopo settant'anni di pace in questa parte
d'Europa che è sempre stata zona di guerra per più di mille anni.
"Romeo e Giulietta" di
Zeffirelli è un gran film, diretto e recitato come pochi altri, con
costumi magnifici e girato in luoghi indimenticabili, ma alla fine è
forte l'impressione che qualcosa manchi, che tutto sia bello ma solo
in superficie, che manchi una vera profondità. Non è facile dire
che cosa con precisione, ma ho notato per esempio che Zeffirelli
cancella ogni riferimento alla peste di cui parla Shakespeare:
Mercuzio morente invoca la peste (plague) sulle due famiglie
rivali, ma nel film questa parola non c'è; e soprattutto manca la
scena del frate che porta il messaggio a Mantova ma non arriva da Romeo
perché bloccato dalle norme contro la diffusione della peste, perché
Zeffirelli riduce il tutto a una gara di velocità dove il cavallo di
Baldassarre è più veloce dell'asino del frate.
Sono cose piccole, dettagli disseminati
qua e là, ma forse sarebbe bastata un po' di luce in meno (il film è
tutto in piena luce, anche la notte è chiara), forse dei costumi un
po' meno belli o un po' più usati (Donati ci vinse l'Oscar) meno
nuovi e meno sgargianti. Viene da dire che Visconti ci avrebbe fatto
caso, ma spesso a Zeffirelli mancano queste finezze. Comunque sia,
siamo nel momento migliore di Zeffirelli, l'anno prima era uscito "La
bisbetica domata", averne di film così.
Gli attori: molto ben scelti i due
protagonisti, Olivia Hussey ha il viso e anche l'età giusta, recita
bene, ed è molto difficile pensare a un'altra Giulietta dopo aver
visto lei; in quegli anni si poteva pensare forse solo ad Ottavia
Piccolo, però la produzione avrebbe preteso la pronuncia perfetta
inglese, madrelingua. Leonard Whiting è un Romeo altrettanto
credibile; gli altri sono bravi ma tutti sostituibili con altri
attori, tranne forse Michael York che è un Tebaldo di grande
spessore. Vittorio Gassmann legge il prologo nell'edizione italiana,
nell'originale cè Laurence Olivier. Il frate è Milo O' Shea (non
memorabile, generico), Mercuzio è John Mc Enery, interessante ma non
perfettamente centrato, forse ci voleva uno come il Tom Courtenay di
quegli anni, o magari andando indietro un Gene Kelly o un Danny Kaye.
La balia è Pat Heywood, un po' grossolana; magari a teatro
funzionava meglio. Robert Stephens è il principe Escalo (molto
giovane), i genitori di Giulietta sono Natasha Parry e Paul
Hardwicke, Roberto Bisacco è Paride. Notevoli anche i doppiatori
italiani: oltre a Gassman per la voce del narratore, a inizio e fine
del film, troviamo il Romeo di Giancarlo Giannini, molto giovane ma
già bravissimo, la Giulietta di Anna Maria Guarnieri, Giorgio
Albertazzi per Mercuzio, Sergio Fantoni per Escalo, Pino Colizzi per
Tebaldo (M.York), Dhia Cristiani per la balia.
Il film dura 2h12', la sceneggiatura è
di Franco Brusati, Masolino d'Amico e Zeffirelli; ci sono pochi
tagli, tra le vittime c'è lo speziale che vende il veleno a Romeo.
E' però da sottolineare come Zeffirelli abbia cambiato radicalmente
la scena del frate che porta il messaggio di frate Lorenzo a Romeo,
nel finale. In Shakespeare, il frate si ferma a soccorrere un malato
e si scopre che è peste; subito la casa viene sprangata, e dentro
quella casa rimane anche il povero frate con il suo messaggio.
Siamo nel 1968, e Zeffirelli veniva da
grandi successi in teatro, a Londra; un anno prima era uscito nei
cinema "La bisbetica domata" con Richard Burton e Liz
Taylor, sempre diretto dal regista fiorentino. La musica è di Nino
Rota, compreso il tema famoso che a me continua a sembrare un
adattamento (da Brahms?) ma Rota era davvero un grande compositore e
aveva una sua vena melodica molto personale. Le canzoni sono cantate
meglio nell'edizione originale inglese, ed è strano perché abbiamo buoni cantanti ma da noi si paga sempre il tributo al Festival di Sanremo.
Il film è girato in diverse parti
d'Italia: nel Palazzo Borghese di Artena (Roma), a Gubbio, a
Tuscania, a Pienza, e in Veneto a Montagnana. Di Verona c'è il
panorama iniziale, con l'Adige; l'Arena non si vede, ma ovviamente
c'era già anche ai tempi di Shakespeare.
A 1h54', per il cimitero dove viene
portata Giulietta, si replica il famoso dipinto di Arnold Böcklin,
L'isola dei morti. Fu dipinto in numerose versione dallo stesso
pittore svizzero, è presente in molti altri film e ha una lunga
storia. Ne metto qui sotto una delle versioni originali, per
confrontarla col lavoro di Zeffirelli.
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