mercoledì 23 ottobre 2019

Romeo e Giulietta (Zeffirelli)


 
Romeo e Giulietta (1968) Regia di Franco Zeffirelli. Tratto da William Shakespeare. Sceneggiatura di Franco Brusati, Masolino d'Amico e Franco Zeffirelli. Fotografia di Pasqualino De Santis. Musica di Nino Rota. Interpreti: Olivia Hussey (Giulietta, voce italiana di Anna Maria Guarnieri), Leonard Whiting (Romeo, voce italiana di Giancarlo Giannini), John Mc Enery (Mercuzio), Michael York (Tebaldo), Milo O' Shea (frate Lorenzo), Pat Heywood (balia), Robert Stephens (il principe), Natasha Parry e Paul Hardwicke (genitori di Giulietta), Roberto Bisacco (Paride), Laurence Olivier / Vittorio Gassman (voce del prologo), e molti altri. Durata 2h12'
 
Non so se esistano statistiche in merito, ma è più che probabile che "Romeo e Giulietta" diretto da Franco Zeffirelli sia il film tratto da Shakespeare più visto e più conosciuto da quando esiste il cinema. Sono passati cinquant'anni, e il film non ha perso niente della sua bellezza e della sua forza; non va infatti dimenticato che "Romeo e Giulietta" di Shakespeare non è solo una storia d'amore ma ha anche una notevole forza sociale e politica, che è evidente per chi legge il testo originale e che emerge anche durante la visione del film. La lotta fra le due fazioni rivali, condannata più volte nel corso dell'opera per la sua stupidità e per le catastrofi che provoca, non è infatti un dettaglio da poco; e non sono personaggi secondari Escalo principe di Verona, che condanna fin dall'inizio questa pericolosa discordia, frate Lorenzo che vede nel matrimonio fra i due giovani una speranza di cambiamento, e soprattutto Mercuzio: "I am hurt, a plague at both houses!" (atto III scena 1). Mercuzio si accorge tardi della "peste" che incombe sulla città: quella più tangibile, la malattia temuta che sarà la causa del mancato arrivo del messaggio a Romeo di frate Lorenzo, e quella rappresentata dalle divisioni tra Capuleti e Montecchi. Probabilmente, vista da oggi, la peste della divisione e della rivalità va ricercata nei nazionalismi e nel sovranismo, tornati a prosperare dopo settant'anni di pace in questa parte d'Europa che è sempre stata zona di guerra per più di mille anni.

 
"Romeo e Giulietta" di Zeffirelli è un gran film, diretto e recitato come pochi altri, con costumi magnifici e girato in luoghi indimenticabili, ma alla fine è forte l'impressione che qualcosa manchi, che tutto sia bello ma solo in superficie, che manchi una vera profondità. Non è facile dire che cosa con precisione, ma ho notato per esempio che Zeffirelli cancella ogni riferimento alla peste di cui parla Shakespeare: Mercuzio morente invoca la peste (plague) sulle due famiglie rivali, ma nel film questa parola non c'è; e soprattutto manca la scena del frate che porta il messaggio a Mantova ma non arriva da Romeo perché bloccato dalle norme contro la diffusione della peste, perché Zeffirelli riduce il tutto a una gara di velocità dove il cavallo di Baldassarre è più veloce dell'asino del frate.
Sono cose piccole, dettagli disseminati qua e là, ma forse sarebbe bastata un po' di luce in meno (il film è tutto in piena luce, anche la notte è chiara), forse dei costumi un po' meno belli o un po' più usati (Donati ci vinse l'Oscar) meno nuovi e meno sgargianti. Viene da dire che Visconti ci avrebbe fatto caso, ma spesso a Zeffirelli mancano queste finezze. Comunque sia, siamo nel momento migliore di Zeffirelli, l'anno prima era uscito "La bisbetica domata", averne di film così.

Gli attori: molto ben scelti i due protagonisti, Olivia Hussey ha il viso e anche l'età giusta, recita bene, ed è molto difficile pensare a un'altra Giulietta dopo aver visto lei; in quegli anni si poteva pensare forse solo ad Ottavia Piccolo, però la produzione avrebbe preteso la pronuncia perfetta inglese, madrelingua. Leonard Whiting è un Romeo altrettanto credibile; gli altri sono bravi ma tutti sostituibili con altri attori, tranne forse Michael York che è un Tebaldo di grande spessore. Vittorio Gassmann legge il prologo nell'edizione italiana, nell'originale cè Laurence Olivier. Il frate è Milo O' Shea (non memorabile, generico), Mercuzio è John Mc Enery, interessante ma non perfettamente centrato, forse ci voleva uno come il Tom Courtenay di quegli anni, o magari andando indietro un Gene Kelly o un Danny Kaye. La balia è Pat Heywood, un po' grossolana; magari a teatro funzionava meglio. Robert Stephens è il principe Escalo (molto giovane), i genitori di Giulietta sono Natasha Parry e Paul Hardwicke, Roberto Bisacco è Paride. Notevoli anche i doppiatori italiani: oltre a Gassman per la voce del narratore, a inizio e fine del film, troviamo il Romeo di Giancarlo Giannini, molto giovane ma già bravissimo, la Giulietta di Anna Maria Guarnieri, Giorgio Albertazzi per Mercuzio, Sergio Fantoni per Escalo, Pino Colizzi per Tebaldo (M.York), Dhia Cristiani per la balia.

 
Il film dura 2h12', la sceneggiatura è di Franco Brusati, Masolino d'Amico e Zeffirelli; ci sono pochi tagli, tra le vittime c'è lo speziale che vende il veleno a Romeo. E' però da sottolineare come Zeffirelli abbia cambiato radicalmente la scena del frate che porta il messaggio di frate Lorenzo a Romeo, nel finale. In Shakespeare, il frate si ferma a soccorrere un malato e si scopre che è peste; subito la casa viene sprangata, e dentro quella casa rimane anche il povero frate con il suo messaggio.
Siamo nel 1968, e Zeffirelli veniva da grandi successi in teatro, a Londra; un anno prima era uscito nei cinema "La bisbetica domata" con Richard Burton e Liz Taylor, sempre diretto dal regista fiorentino. La musica è di Nino Rota, compreso il tema famoso che a me continua a sembrare un adattamento (da Brahms?) ma Rota era davvero un grande compositore e aveva una sua vena melodica molto personale. Le canzoni sono cantate meglio nell'edizione originale inglese, ed è strano perché abbiamo buoni cantanti ma da noi si paga sempre il tributo al Festival di Sanremo.

 
Il film è girato in diverse parti d'Italia: nel Palazzo Borghese di Artena (Roma), a Gubbio, a Tuscania, a Pienza, e in Veneto a Montagnana. Di Verona c'è il panorama iniziale, con l'Adige; l'Arena non si vede, ma ovviamente c'era già anche ai tempi di Shakespeare.
A 1h54', per il cimitero dove viene portata Giulietta, si replica il famoso dipinto di Arnold Böcklin, L'isola dei morti. Fu dipinto in numerose versione dallo stesso pittore svizzero, è presente in molti altri film e ha una lunga storia. Ne metto qui sotto una delle versioni originali, per confrontarla col lavoro di Zeffirelli.

 




 

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