sabato 26 ottobre 2019

Mc Cabe & Mrs. Miller (I compari)


 
Mc Cabe & Mrs. Miller (I compari, 1971) . Regia di Robert Altman. Soggetto di Edmund Naughton. Sceneggiatura di Robert Altman e Brian Mc Kay. Fotografia di Vilmos Zsigmond. Canzoni di Leonard Cohen. Interpreti: Warren Beatty, Julie Christie, René Auberjonois, Hugh Millais, Shelley Duvall, Michael Murphy, John Schuck, Corey Fischer, William Devane, Keith Carradine, e molti altri. Durata: 121 minuti.

- (...) Di certo non girai il film per la storia. Anzi, quello che pensai fu: "La trama la conoscono tutti, non me ne devo occupare troppo". L'eroe era una specie di personaggio di secondo piano, un tipo molto spavaldo, uno scommettitore fallito. Poi c'era la puttana dal cuore d'oro, mentre i cattivi erano il mezzosangue e il ragazzo. Tutti conoscono il genere, i personaggi e la storia: sono a loro agio, e questo dà loro un punto fermo mentre io posso dedicarmi allo sfondo.
(Robert Altman su "Mc Cabe & Mrs. Miller", da "Altman racconta Altman", a cura di David Thompson, edizioni Feltrinelli 2012, pagine 69-77)
Siamo in una piccola città nata accanto a una miniera, nel Nordovest degli Usa, tra fine Ottocento e inizio Novecento. Qui arriva un giocatore d'azzardo e pistolero, John Mc Cabe (Warren Beatty), che sa come farsi rispettare. Mc Cabe si prende un saloon e vi porta delle prostitute; gli affari prosperano, e presto a lui si affianca una donna, Constance Miller (Julie Christie) che prende la direzione del bordello lasciando a Mc Cabe le altre attività, tutte molto redditizie. La compagnia mineraria, che ha dei modi molto spicci, comincia a vedere in Mc Cabe un pericoloso concorrente, e gli fa avere l'offerta "che non si può rifiutare" per rilevare le sue attività; ma Mc Cabe rifiuta, e così facendo segna la sua condanna a morte. Presto arrivano tre killers, mandati segretamente dai titolari della compagnia mineraria; c'è un duello nella neve e Mc Cabe li sconfigge, ma viene ferito gravemente. Constance Miller, che lo aveva avvertito del pericolo, non può aiutarlo perché sta fumando oppio nel suo bordello. E' dimentica di tutto, mentre fuori nella neve Mc Cabe sta morendo.

 
Rivisto dopo decenni, "Mc Cabe & Mrs. Miller" mi conferma nell'idea di un capolavoro; non tanto nella prima parte (l'incontro dei due, il bordello, i cowboys) dove ci sono molti luoghi comuni del western (il bar, il pistolero, la città in costruzione) quanto nella seconda con l'offerta "che non si può rifiutare", l'arrivo dei killer, il duello a quattro sulla neve, l'incendio della chiesa, e il finale con lei che fuma oppio e non si rende conto di nulla (che anticipa "C'era una volta in America" di Leone). La neve, il paesaggio, la natura, diventano i veri protagonisti; il film è notevole soprattutto dal punto di vista delle immagini, e dispiace di non poterlo più rivedere al cinema. E' come guardare un dipinto di Bruegel, qualche anno prima di Nashville: per la spiegazione di cosa intendo riporto qui quello che avevo scritto parlando di "Nashville":
...per capire cosa succede magari è il caso di prendere il quadro di qualche grande pittore del passato, come Bruegel o Bosch o come Paolo Uccello, o magari come il Cenacolo di Leonardo da Vinci. E' difficile capire a prima vista cosa succede in quei grandi dipinti. Sì, nel Cenacolo c'è l'Ultima Cena con Gesù al centro, ma più lo si guarda e più si notano particolari che erano sfuggiti al primo impatto. Nelle grandi scene di battaglia di Paolo Uccello ci sono tanti di quei dettagli che non si finirebbe mai di guardare, e alla fine si rimane con l'idea che quello che stiamo guardando non sia propriamente il reale ma una sua trasfigurazione. La stessa cosa succede con Pieter Bruegel: sì, ci sono i cacciatori nella neve, ma sono solo una piccola parte del dipinto. Con Hyeronimus Bosch, infine, si può anche perdere la testa: cosa sono mai tutti quei dettagli, quei particolari, quei mostri, quei corpi... Come i grandi pittori del passato si muove Robert Altman in "Nashville"; e non sarà l'unica volta, è una tecnica che gli riesce benissimo e, quando può e quando glielo lasciano fare, la applica in grande stile.

Per il resto, c'è tutto nell'intervista ad Altman nel libro, Leonard Cohen compreso, e ne porto qui qualche altro estratto ricordando che "Altman racconta Altman", a cura di David Thompson, edizioni Feltrinelli 2012, è il libro essenziale per chi vuole conoscere Robert Altman, e che a questo film sono dedicate otto pagine fitte di informazioni. Di mio aggiungo solo che la parte di Shelley Duvall è molto piccola, ed è un peccato.
"McCabe" era il titolo di un romanzo di Edmund Naughton pubblicato nel 1959. I diritti erano di proprietà del produttore David Foster, che presentò il progetto ad Altman, il quale affidò la sceneggiatura a Brian McKay, suo ex collaboratore. Altman suggerì come titolo "The Presbyterian Church Wager" (La scommessa di Presbyterian Church), ma tutti gli altri ritennero che avrebbe potuto dare adito a confusione. (...)
 

 

- La fotografia di Wilmos Zsigmond é molto inusuale, con i suoi toni sul giallo. Hai ottenuto questo effetto esponendo la pellicola alla luce prima di svilupparla?
- Sì. E' stato un grosso rischio, probabilmente un'idiozia. Era però l'unico modo per ottenere quell'effetto visto che all'epoca non c'erano tutte le tecniche di post produzione che ci sono adesso, non si poteva fare dopo. E, avendolo fatto sul negativo, lo studio non aveva scelta: doveva accettare il fatto compiuto. (...)
 

 

- Tutto il film fu girato a circa sessanta chilometri da Vancouver, dove c'era già una città in rovina con una casa dove si affittavano camere per gli operai delle segherie. Continuammo a costruire la città man mano che procedevamo con le riprese. Iniziammo con il saloon sul ponte, e all'inizio del film si vedono le miniere e gli altri edifici: i bagni, il bordello e la chiesa. (...)
Leon Ericksen è lo scenografo più brillante con il quale abbia mai collaborato. Io lavoro a stretto contatto con gli scenografi. Quello che voglio non è una parte del set, voglio un’arena nella quale può svolgersi tutto quello che deve succedere. Solo in rare occasioni, quando ci sono problemi di budget, accetto richieste del tipo: "possiamo costruire questa stanza solo con tre pareti?" Di solito rispondo: "No. Voglio l'ambiente completo, perché quando arrivo lì e quando arrivano gli attori non so come vorrò girare la scena. Magari decido di girare dall'altro lato". Perciò preferisco l'atmosfera completa che ti viene da un set intero, una stanza con le pareti su tutti i lati, il soffitto e il pavimento, le finestre e compagnia bella. (...)
 

 

Chiesi alla Warner Brothers di mandare un camion pieno di vestiti d'epoca, perché volevo che sembrasse un film sull'immigrazione. Mi era venuto in mente che i cowboy non portavano quei cappelli a cui ci aveva abituato il cinema. Praticamente nessuno di quelli che partirono alla conquista del West era americano, erano tutti immigrati di prima generazione provenienti dall’Italia, dalla Francia, dall’Inghilterra, dall'Olanda e da gran parte dei Paesi nordici. Parlavano con accento svedese, irlandese, italiano. Di sicuro non parlavano come il texano George Bush, cioè quel modo di parlare è venuto anni dopo. E si portavano dietro le posate, coltello, forchetta e cucchiaio, i vestiti e gli orologi, tutto di fine artigianato europeo. E anche i vestiti erano gli stessi che indossavano in Europa. Perciò l'unico cappello da cowboy nel film fu quello del personaggio interpretato da Keith Carradine. Sono convinto che la gente abbia girato i western facendo indossare a tutti quei cappelloni perché li aveva visti nelle fotografie dell'epoca. Scoprimmo però che a quei tempi una lastra fotografica era così cara che quando un fotografo se ne stava nel suo laboratorio e veniva a sapere che era arrivato in città un tipo con il cappello più buffo che si fosse mai visto, doveva assolutamente fotografarlo. Ed é questa l'immagine di quel periodo che ci è arrivata. (...)
 

 

E devo dire che Warren Beatty è stato bravissimo nei Compari: il film non sarebbe lo stesso senza di lui. Contribuì a creare molti dialoghi, e fu lui ad avere l'idea del dente d'oro. Pero non è divertente lavorare con lui. Vuole sempre avere il controllo di tutto, non concepisce che la situazione possa sfuggirgli di mano perché è un regista, un produttore, ed è stato l'ultimo divo cinematografico di un'epoca storica. La cosa migliore che ha fatto è stata portare Julie Christie. Queste storie d'amore aiutano. A volte sono più belle del film. Sai come succede, l’attore principale ti dice: “Faccio il film, però mi porto anche la ragazza". La ragazza però era più brava di lui. (...)
 

 

Avevamo finito di girare tutto il resto e stavamo girando la scena in cui Julie attraversa il ponte di notte, quando vennero giù dei bei fiocchi di neve, grandi quanto cereali per la colazione, e iniziò a fare un freddo tremendo. Scoprii che c'erano due gradi sotto zero. Quella notte non andammo neanche a dormire per tenere in funzione i tubi per la pioggia, in modo da poter congelare tutto. Il mattino dopo era bellissimo, c'erano ghiaccioli dappertutto, sembrava il paese delle fate. Warren però non voleva uscire dalla roulotte, non voleva mettersi il costume. Mi disse: “Ma che facciamo? Ci mettiamo a girare qualche scena in mezzo alla neve che poi si scioglierà e tanti saluti? Così ci toccherà ricominciare daccapo!" Gli risposi: "Che altro vuoi fare? Non c'è rimasto nient'altro da girare. Proviamo a lavorare in fretta: e se non ce la facciamo, pazienza". Alla fine accettò. Continuò a nevicare per otto giorni... E non solo nevicava, ma nevicava parecchio. Se facevi venti metri e poi ti giravi non vedevi più le tue orme. Riuscimmo così a spostare tutta l'attrezzatura, ad andare nei vari posti senza perdere mai quell'aspetto di "neve vergine". Arrivammo al limite: l'attimo in cui finimmo di girare l'inseguimento finale, quando Warren muore e la gente va a spegnere l'incendio in chiesa, la neve cominciò a sciogliersi. E due giorni dopo non c'era più. Quella fu davvero fortuna. (...)(Robert Altman, da "Altman racconta Altman", a cura di David Thompson, edizioni Feltrinelli 2012, pagine 69-77)




 
(le immagini vengono dal sito www.imdb.com )

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