San Michele aveva un gallo (1972) Regia
dei fratelli Taviani Scritto da Paolo e Vittorio Taviani a partire da
un racconto di Lev Tolstoj. Fotografia di Mario Masini. Musica di
Ciaikovskij (Capriccio italiano), Bellini (Norma), Verdi (Requiem),
Rossini (Guglielmo Tell). Musiche per il film di Benedetto Ghiglia.
Interpreti: Giulio Brogi, Virginia Ciuffini (Virginia), Renato Cestiè
(bambino), Daniele Dublino (carceriere), Renato Scarpa, Vito Cipolla,
Marcello Di Martire, Vittorio Fanfoni, Francesco Sanvilli, Giuseppe
Scarcella, Sergio Serafini Durata: 1h30'
Un bambino viene punito e rinchiuso
dalla mamma in uno stanzino buio; ci dovrà stare per tutta la
giornata. E' una casa ricca, di famiglia nobile, la mamma è giovane
ed elegante. Il bambino per non aver paura del buio inizia a cantare
una filastrocca e la ripete senza sosta:
San Michele aveva un gallo, di
colore verde e giallo,
e per addomesticarlo gli dava latte
e miele...
Il bambino, diventato adulto, si
ritroverà nella stessa situazione tanti anni dopo, prigioniero in
isolamento in un carcere.
Lo ritroviamo infatti da adulto, dopo i titoli
di testa: si chiama Giulio Manieri, ha abbandonato la ricca e nobile
famiglia, segue gli ideali anarchici e sogna l'insurrezione dei
contadini. Non a caso, il suo gruppo d'azione porta il nome di Carlo
Pisacane, che nel 1857 guidò la celebre e sfortunata spedizione
sbarcando a Sapri. Manieri tenta la stessa cosa, tredici anni dopo,
in Umbria: con un piccolo gruppo di compagni entra in un piccolo
borgo (è Città della Pieve, "dove è nato il Perugino")
assalta il municipio, prende in ostaggio il sindaco e una guardia. Il
paese è deserto, la gente è in chiesa e non vuole uscire; chi non è
in chiesa rimane chiuso in casa, guardando cosa succede da dietro le
persiane. Un fallimento, ma Manieri non si arrende. Un grande drappo
rosso viene calato dal balcone del municipio, vengono distrutti gli
archivi, si sfonda la porta di un magazzino e si portano fuori i
sacchi di grano da distribuire alla popolazione. Poi, giunge voce che
un battaglione di mille, forse cinquemila soldati si sta muovendo
proprio per loro. Manieri dice che è segnale del loro successo, se
per pochi compagni si muovono così tanti soldati. Ma tutto è
destinato a finire in breve tempo: Manieri e i suoi vengono
arrestati, per tutti ci sarà la grazia ma non per lui, responsabile
anche dell'uccisione del sindaco. Condannato a morte, Manieri viene
portato davanti al plotone d'esecuzione, e poi graziato. Lo aspetta
il carcere a vita.
In carcere, Manieri è condannato
all'isolamento. Sono vietati anche i libri, la carta, la possibilità
di scrivere e di leggere. Manieri non si perde d'animo, e per dieci
anni riesce a mantenere integri il fisico e la mente; poi gli
comunicano che il periodo di isolamento è finito e verrà trasferito
nel carcere di Venezia. Il viaggio in barca, sulla laguna veneta, è
l'ultima parte del film e forse la più affascinante. Si può far
notare, fin da subito, la bellezza delle riprese in località
magnifiche: sia Città della Pieve che la laguna veneta sono una
meraviglia per lo sguardo.
Morando Morandini definisce "San
Michele aveva un gallo" come un «apologo affascinante sul
conflitto politico-esistenziale tra socialismo utopistico e
socialismo scientifico, tra due modi di intendere la rivoluzione,
l'anarchico e il marxista» (citazione tratta da wikipedia.it).
Si tratta soprattutto dell'ultima mezz'ora del film: durante il
percorso sulla laguna per giungere a Venezia, nel carcere (un
percorso lungo, nel 1880 l'unica possibilità era la barca, a remi)
Manieri incontra altri rivoluzionari destinati al carcere: sono
giovani, ventenni o poco più. Manieri è contento nell'incontrarli e
faranno un lungo percorso affiancati sulle rispettive imbarcazioni,
ma i giovani gli dicono apertamente che lui e quelli come lui
rappresentano il passato, e che anzi con le loro spedizioni hanno
ritardato lo sviluppo delle loro lotte e la presa di coscienza del
proletariato. Oggi, gli dicono, ci sono le fabbriche: è in atto la
rivoluzione industriale, i contadini stanno lasciando le campagne. Il
mondo è cambiato, prenderne atto per Manieri è molto dura. Manieri
è arrivato troppo presto, ma anche i giovani si rendono conto che
stanno (forse) lavorando per il futuro e che per adesso la loro
giovinezza è rovinata e dovranno passare molti anni in carcere.
"San Michele aveva un gallo"
si può dividere in tre parti, o in tre atti: nel primo l'azione e
l'arresto con il processo; nel secondo la prigionia; nel terzo il
viaggio nella laguna verso il carcere veneziano. E' stato completato
nel 1972, ma uscirà nei cinema solo quattro anni dopo, per problemi
legati alla produzione; assomiglia molto ad "Allonsanfan"
che però si svolge quasi cinquant'anni prima, dopo il Congresso di
Vienna. A unire i due film è soprattutto il nome di Carlo Pisacane:
in "San Michele" è citato apertamente, in "Allonsanfan"
era ancora di là da venire ma l'ispirazione è chiara. Un altro
riferimento, citato nei titoli di testa, è il racconto di Lev
Tolstoj "Il divino e l'umano"; io non lo conosco e non
posso parlarne direttamente, ma da wikipedia.it apprendo che si
tratta della storia di due prigionieri politici, uno dei quali (che
nel film non c'è) trova conforto nella fede cristiana mentre l'altro
seguirà un percorso simile a quello di Giulio Manieri. La finta
fucilazione fa subito pensare a Dostoevskij, e personalmente mi sono
ritrovato a pensare, per la seconda parte (l'isolamento in prigione)
a un lied di Gustav Mahler, il "Canto del prigioniero nella
torre" da "Des Knaben Wunderhorn"
Die Gedanken sind frei,
Wer kann sie erraten?
(i pensieri sono liberi, chi li può
indovinare?)
che è però il
dialogo, forse un contrappunto immaginario, tra il prigioniero e una
giovane donna.
In "San Michele aveva un gallo"
ha un ruolo importante la musica, soprattutto Ciaikovskij con il
"Capriccio italiano", una composizione che contiene arie
popolari italiane. Quella che si ascolta più spesso nel corso del
film è molto famosa, le parole fanno "mamma non vuole babbo
nemmeno, come faremo a fare all'amor?". Dalla "Norma"
di Bellini è tratto il coro "guerra guerra!" che Manieri
immagina di ascoltare durante l'isolamento; quando pensa al suo
funerale, durante il tragitto che lo porterà alla finta fucilazione,
c'è un accenno dal requiem di Verdi. Nel finale, sulla laguna, si
ascolta un accenno dal finale del Guglielmo Tell di Rossini. Le
musiche originali per il film sono di Benedetto Ghiglia.
Qualche nota presa durante la visione
del film:
1) siamo dopo l'Unità d'Italia, ad
arrestare i sovversivi ci sono già i carabinieri; la data suggerita
è il 1870, quindi il viaggio sulla laguna veneta è databile al
1880 circa. 2) Manieri per mantenersi fa il gelataio, un dettaglio
che troveremo anche in "Allonsanfan" 3) notevoli i
personaggi di Virginia, laureanda in medicina, e di suo padre che la
segue disperato nel tragitto in barca nella laguna. Anche Virginia è
destinata al carcere, come sovversiva. 4) il protagonista è Giulio
Brogi, una prestazione d'attore di quelle da leggenda. Brogi non è
mai diventato un divo e forse non ha mai cercato la fama, ma dopo
aver visto le sue interpretazioni, anche in teatro, sono diventato
attento nell'usare il termine "grande attore" riferito ad altri. Come Giulio
Brogi ce ne sono stati pochi, e oggi non vedo nessuno che sia
paragonabile a lui. 5) Virginia è interpretata da Virginia
Ciuffini, che poi ha continuato a lavorare nel cinema ma non come
attrice; si riconoscono in piccoli ruoli attori molto presenti nel
cinema italiano come Renato Scarpa e Daniele Dublino, mentre non sono
indicati con chiarezza i nomi degli altri attori, ed è un peccato
perché sono tutti molto bravi.
6) una curiosità sul bambino biondo all'inizio: si chiama Renato Cestiè ed ebbe un periodo di grande popolarità, con film come "L'ultima neve di primavera" e simili. 7) di particolare rilievo le parti minori, che hanno grande risalto nonostante la brevità delle scene loro affidate: il medico del carcere, l'anziano vogatore sulla laguna, il carabiniere sulla barca di Manieri, e la bambina che a tavola prevede l'esito del processo istituito da suo padre. 8) "me l'avevi quasi fatta", dice il carceriere a Manieri, dopo la mancata fucilazione: "sembravi un profeta, mi avevi quasi convinto, e invece eccoti qua".
6) una curiosità sul bambino biondo all'inizio: si chiama Renato Cestiè ed ebbe un periodo di grande popolarità, con film come "L'ultima neve di primavera" e simili. 7) di particolare rilievo le parti minori, che hanno grande risalto nonostante la brevità delle scene loro affidate: il medico del carcere, l'anziano vogatore sulla laguna, il carabiniere sulla barca di Manieri, e la bambina che a tavola prevede l'esito del processo istituito da suo padre. 8) "me l'avevi quasi fatta", dice il carceriere a Manieri, dopo la mancata fucilazione: "sembravi un profeta, mi avevi quasi convinto, e invece eccoti qua".
Nessun commento:
Posta un commento