sabato 5 ottobre 2019

San Michele aveva un gallo


San Michele aveva un gallo (1972) Regia dei fratelli Taviani Scritto da Paolo e Vittorio Taviani a partire da un racconto di Lev Tolstoj. Fotografia di Mario Masini. Musica di Ciaikovskij (Capriccio italiano), Bellini (Norma), Verdi (Requiem), Rossini (Guglielmo Tell). Musiche per il film di Benedetto Ghiglia. Interpreti: Giulio Brogi, Virginia Ciuffini (Virginia), Renato Cestiè (bambino), Daniele Dublino (carceriere), Renato Scarpa, Vito Cipolla, Marcello Di Martire, Vittorio Fanfoni, Francesco Sanvilli, Giuseppe Scarcella, Sergio Serafini Durata: 1h30'
 
Un bambino viene punito e rinchiuso dalla mamma in uno stanzino buio; ci dovrà stare per tutta la giornata. E' una casa ricca, di famiglia nobile, la mamma è giovane ed elegante. Il bambino per non aver paura del buio inizia a cantare una filastrocca e la ripete senza sosta:
San Michele aveva un gallo, di colore verde e giallo,
e per addomesticarlo gli dava latte e miele...
Il bambino, diventato adulto, si ritroverà nella stessa situazione tanti anni dopo, prigioniero in isolamento in un carcere.

 
Lo ritroviamo infatti da adulto, dopo i titoli di testa: si chiama Giulio Manieri, ha abbandonato la ricca e nobile famiglia, segue gli ideali anarchici e sogna l'insurrezione dei contadini. Non a caso, il suo gruppo d'azione porta il nome di Carlo Pisacane, che nel 1857 guidò la celebre e sfortunata spedizione sbarcando a Sapri. Manieri tenta la stessa cosa, tredici anni dopo, in Umbria: con un piccolo gruppo di compagni entra in un piccolo borgo (è Città della Pieve, "dove è nato il Perugino") assalta il municipio, prende in ostaggio il sindaco e una guardia. Il paese è deserto, la gente è in chiesa e non vuole uscire; chi non è in chiesa rimane chiuso in casa, guardando cosa succede da dietro le persiane. Un fallimento, ma Manieri non si arrende. Un grande drappo rosso viene calato dal balcone del municipio, vengono distrutti gli archivi, si sfonda la porta di un magazzino e si portano fuori i sacchi di grano da distribuire alla popolazione. Poi, giunge voce che un battaglione di mille, forse cinquemila soldati si sta muovendo proprio per loro. Manieri dice che è segnale del loro successo, se per pochi compagni si muovono così tanti soldati. Ma tutto è destinato a finire in breve tempo: Manieri e i suoi vengono arrestati, per tutti ci sarà la grazia ma non per lui, responsabile anche dell'uccisione del sindaco. Condannato a morte, Manieri viene portato davanti al plotone d'esecuzione, e poi graziato. Lo aspetta il carcere a vita.
 

In carcere, Manieri è condannato all'isolamento. Sono vietati anche i libri, la carta, la possibilità di scrivere e di leggere. Manieri non si perde d'animo, e per dieci anni riesce a mantenere integri il fisico e la mente; poi gli comunicano che il periodo di isolamento è finito e verrà trasferito nel carcere di Venezia. Il viaggio in barca, sulla laguna veneta, è l'ultima parte del film e forse la più affascinante. Si può far notare, fin da subito, la bellezza delle riprese in località magnifiche: sia Città della Pieve che la laguna veneta sono una meraviglia per lo sguardo.
 

Morando Morandini definisce "San Michele aveva un gallo" come un «apologo affascinante sul conflitto politico-esistenziale tra socialismo utopistico e socialismo scientifico, tra due modi di intendere la rivoluzione, l'anarchico e il marxista» (citazione tratta da wikipedia.it). Si tratta soprattutto dell'ultima mezz'ora del film: durante il percorso sulla laguna per giungere a Venezia, nel carcere (un percorso lungo, nel 1880 l'unica possibilità era la barca, a remi) Manieri incontra altri rivoluzionari destinati al carcere: sono giovani, ventenni o poco più. Manieri è contento nell'incontrarli e faranno un lungo percorso affiancati sulle rispettive imbarcazioni, ma i giovani gli dicono apertamente che lui e quelli come lui rappresentano il passato, e che anzi con le loro spedizioni hanno ritardato lo sviluppo delle loro lotte e la presa di coscienza del proletariato. Oggi, gli dicono, ci sono le fabbriche: è in atto la rivoluzione industriale, i contadini stanno lasciando le campagne. Il mondo è cambiato, prenderne atto per Manieri è molto dura. Manieri è arrivato troppo presto, ma anche i giovani si rendono conto che stanno (forse) lavorando per il futuro e che per adesso la loro giovinezza è rovinata e dovranno passare molti anni in carcere.
 

"San Michele aveva un gallo" si può dividere in tre parti, o in tre atti: nel primo l'azione e l'arresto con il processo; nel secondo la prigionia; nel terzo il viaggio nella laguna verso il carcere veneziano. E' stato completato nel 1972, ma uscirà nei cinema solo quattro anni dopo, per problemi legati alla produzione; assomiglia molto ad "Allonsanfan" che però si svolge quasi cinquant'anni prima, dopo il Congresso di Vienna. A unire i due film è soprattutto il nome di Carlo Pisacane: in "San Michele" è citato apertamente, in "Allonsanfan" era ancora di là da venire ma l'ispirazione è chiara. Un altro riferimento, citato nei titoli di testa, è il racconto di Lev Tolstoj "Il divino e l'umano"; io non lo conosco e non posso parlarne direttamente, ma da wikipedia.it apprendo che si tratta della storia di due prigionieri politici, uno dei quali (che nel film non c'è) trova conforto nella fede cristiana mentre l'altro seguirà un percorso simile a quello di Giulio Manieri. La finta fucilazione fa subito pensare a Dostoevskij, e personalmente mi sono ritrovato a pensare, per la seconda parte (l'isolamento in prigione) a un lied di Gustav Mahler, il "Canto del prigioniero nella torre" da "Des Knaben Wunderhorn"
Die Gedanken sind frei,
Wer kann sie erraten?
(i pensieri sono liberi, chi li può indovinare?)
che è però il dialogo, forse un contrappunto immaginario, tra il prigioniero e una giovane donna.


In "San Michele aveva un gallo" ha un ruolo importante la musica, soprattutto Ciaikovskij con il "Capriccio italiano", una composizione che contiene arie popolari italiane. Quella che si ascolta più spesso nel corso del film è molto famosa, le parole fanno "mamma non vuole babbo nemmeno, come faremo a fare all'amor?". Dalla "Norma" di Bellini è tratto il coro "guerra guerra!" che Manieri immagina di ascoltare durante l'isolamento; quando pensa al suo funerale, durante il tragitto che lo porterà alla finta fucilazione, c'è un accenno dal requiem di Verdi. Nel finale, sulla laguna, si ascolta un accenno dal finale del Guglielmo Tell di Rossini. Le musiche originali per il film sono di Benedetto Ghiglia.
 

Qualche nota presa durante la visione del film:
1) siamo dopo l'Unità d'Italia, ad arrestare i sovversivi ci sono già i carabinieri; la data suggerita è il 1870, quindi il viaggio sulla laguna veneta è databile al 1880 circa. 2) Manieri per mantenersi fa il gelataio, un dettaglio che troveremo anche in "Allonsanfan" 3) notevoli i personaggi di Virginia, laureanda in medicina, e di suo padre che la segue disperato nel tragitto in barca nella laguna. Anche Virginia è destinata al carcere, come sovversiva. 4) il protagonista è Giulio Brogi, una prestazione d'attore di quelle da leggenda. Brogi non è mai diventato un divo e forse non ha mai cercato la fama, ma dopo aver visto le sue interpretazioni, anche in teatro, sono diventato attento nell'usare il termine "grande attore" riferito ad altri. Come Giulio Brogi ce ne sono stati pochi, e oggi non vedo nessuno che sia paragonabile a lui.  5) Virginia è interpretata da Virginia Ciuffini, che poi ha continuato a lavorare nel cinema ma non come attrice; si riconoscono in piccoli ruoli attori molto presenti nel cinema italiano come Renato Scarpa e Daniele Dublino, mentre non sono indicati con chiarezza i nomi degli altri attori, ed è un peccato perché sono tutti molto bravi.


 6) una curiosità sul bambino biondo all'inizio: si chiama Renato Cestiè ed ebbe un periodo di grande popolarità, con film come "L'ultima neve di primavera" e simili. 7) di particolare rilievo le parti minori, che hanno grande risalto nonostante la brevità delle scene loro affidate: il medico del carcere, l'anziano vogatore sulla laguna, il carabiniere sulla barca di Manieri, e la bambina che a tavola prevede l'esito del processo istituito da suo padre. 8) "me l'avevi quasi fatta", dice il carceriere a Manieri, dopo la mancata fucilazione: "sembravi un profeta, mi avevi quasi convinto, e invece eccoti qua".


 
 

 

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