Durante l'estate (1970) Regia di
Ermanno Olmi. Scritto da Ermanno Olmi e Fortunato Pasqualino.
Fotografia di Ermanno Olmi. Interpreti: Renato Paracchi, Rosanna
Calegari, e altri. Durata: 90 minuti
Un grafico che lavora per una casa
editrice prova, per arrotondare lo stipendio, a utilizzare una sua
passione personale: l'araldica. Contatta persone via telefono o
direttamente, propone loro lo stemma di famiglia, e quando lo stemma
non c'è se lo inventa. E' una brava persona, ma finirà nei guai per
queste piccole truffe che sono comunque un reato. "Durante
l'estate" è una specie di dramma buffo, a tratti quasi un
cartoon sul tipo di quelli di Bruno Bozzetto; a un cartoon
somigliano, anche fisicamente, i due protagonisti Renato Paracchi
(attore di pubblicità, caratterista nei film western italiani) e
Rosanna Callegari (piccolina, graziosa, occhiali da sole enormi
ultima moda). Però tutto sembra serio, perfino severo, quasi un
Bresson: che il protagonista sia un truffatore lo verremo a sapere
solo alla fine, anche se qualcosa si intuisce da subito perché
l'araldica e i titoli nobiliari si prestano molte bene a queste cose.
Direi un Olmi ancora in cerca di se stesso, dopo gli inizi più
sicuri e convinti qui forse stava cercando una via nuova; belle le
sequenze milanesi, la Milano d'agosto dove vive l'omino protagonista,
in un bell'appartamento sulla Torre Velasca che fa pensare a una
persona agiata; la casa editrice, le cartine geografiche della Storia
Universale da dipingere (blu, e non giallino, per il Granducato di
Toscana), l'amico viveur (magnifica la sua ragazza, mini abito da non
dimenticare), l'altra ragazza piccola e quasi insignificante, col
borsone dei detersivi da piazzare (esistevano veramente e le ho viste
anche arrivare anche da me, in quegli anni). Bella anche la scelta
dei luoghi: la mostra dei fiori sul lago (lago Maggiore?) e la
precipitosa fuga, la biblioteca (al Castello?) in cui compiere
ricerche araldiche, la stazione dove l'uomo anziano cerca il figlio
Ruggero, la stessa Torre Velasca. Tra i molti personaggi, si può
segnalere il portinaio milanese gentile ed efficiente, che si
nasconderà quando i carabinieri andranno a prendere il disgraziato
protagonista del film. Belle anche le scene in tribunale.
Il film non è memorabile ma piace e ha
un suo senso nella filmografia di Olmi; è girato molto bene, ottima
anche la sceneggiatura. In America lo avrebbero fatto con Jack Lemmon
e Goldie Hawn, e forse avrebbe avuto successo; Olmi è più bravo dei
registi di commedie americani, ma è anche meno banale e non essere
banali è una qualità ma è anche, purtroppo, uno scotto che si
paga. Alla fine della visione resta un vago sapore di sconforto, è
la presa d'atto che interessarsi di cose non banali è da persone
strane, la normalità è nelle macchinone e nel menefreghismo: "che
ti importa dei colori, fai quel che ti dicono", gli dicono. Un
disagio che sfocerà nell'arresto dell'omino, alla fine, che verrà
però difeso dalla ragazza. "Principessa" le grida lui
dalla cella, e ci crede davvero, così come finiva per credere
davvero alla nobiltà araldica dei suoi clienti.
PS: il film è a colori; purtroppo non ho potuto fare il solito lavoro sulle immagini, almeno per ora, e ho dovuto prendere qualcosa in rete. Ricordo a chi volesse vantare diritti sulle immagini che i miei testi sono aperti a tutti, e che soprattutto dispiace che i film di Ermanno Olmi vengano dimenticati, sto cercando di fare qualcosa (nel mio piccolo) per farli conoscere anche a chi non ne ha mai sentito parlare.
Nessun commento:
Posta un commento