Allonsanfan (1974) Regia di Paolo e
Vittorio Taviani. Scritto dai fratelli Taviani. Fotografia di
Giuseppe Ruzzolini Montaggio di Roberto Perpignani. Musica di Ennio
Morricone. Interpreti: Marcello Mastroianni (Fulvio Imbriani), Bruno
Cirino (Tito), Lea Massari (Charlotte), Mimsy Farmer (Francesca),
Laura Betti (sorella di Fulvio), Renato De Carmine (fratello di
Fulvio), Claudio Cassinelli (Lionello), Benjamin Lev (Vanni Peste),
Stanko Molnar (Allonsanfan), Luisa De Santis (cognata di Fulvio),
Alderice Casali (Concetta), Stavros Tornes (Gioacchino) Carla
Mancini, Bruna Righetti, Biagio Pelligra (il prete), Ermanno e
Francesca Taviani (bambini) Durata: 1h40'
III
Prima di entrare in collegio, però, il
bambino ha la febbre e delle allucinazioni in cui non riconosce il
padre e vuole tornare "a casa". Per distrarlo, Imbriani si
inventa la storia del rospo, un rospo enorme che fa paura. Alla fine
dice "io sono il rospo, ho mangiato tuo padre". Il bambino
ritorna in sè, e i Taviani ci mostrano il rospo, enorme, sulla
porta.
Lasciato il figlio nel collegio,
Imbriani ha appuntamento con Lionello (Claudio Cassinelli) sul lago
d'Orta (in realtà è il lago di Alserio, in Brianza) per
consegnargli le armi che dovrebbero essere portate dai
contrabbandieri. Le armi non ci sono, Imbriani si è inventato tutto
e ha progettato anche la morte di Lionello. Lionello annega nel lago,
tragicamente; non è un omicidio, ma Imbriani ne ha responsabilità
diretta. Francesca, compagna di Lionello, vede tutto dalla riva.
Imbriani, caduto in acqua ma salvo, viene
soccorso da una barca di giovani signori (un Conte) che nella notte
di Carnevale si stanno recando alla loro villa. Si parla di sesso, di
lusso, ormai è buio e Imbriani viene ospitato nella villa. C'è
anche Francesca, e il giovane conte per divertimento ordina alla
servitù che i due ospiti vengano messi nella stanza stanza. E' una
villa molto ricca, e Francesca non ha mai visto nulla di simile.
Francesca dice subito a Fulvio che ha visto tutto e lo accusa di aver
ucciso deliberatamente Lionello. Fulvio fa a Francesca discorsi
simili a quelli di Don Giovanni o di Mefistofele a Margherita, e sul
principio lei reagisce sdegnata:
- Puoi andare, denunciami! - dice
lui
- Tu ne sei capace, io no. -
risponde Francesca.
Alla fine, Francesca si arrende; nella
villa si fa sesso dappertutto, è Carnevale. A letto con Francesca, Fulvio riprende
la canzone del funerale, "alto e lontano è il ciel".
Fulvio non riesce a dormire, va su una
panca vicina al lago e vi trova lo spettro di Lionello. L'esordio di
Lionello è proprio da fantasma dei sogni:
- Sono tutto bagnato, ho freddo.
Fulvio riconosce subito che non è
Lionello, e che sta parlando da solo, ma va avanti con la
conversazione:
- Eppure vorrei credere in te,
vorrei credere a tutto quello in cui non riesco a credere più.
- Tu sei troppo intelligente per
crederci ancora, hai capito quello che nemmeno Tito osa pensare: che
noi siamo arrivati troppo tardi, o troppo presto. E ti sei ribellato,
solo che non ci si ribella, povero Fulvio, sprofondando all'indietro.
Stai cadendo dalla padella nella brace. (ride)
- Mi farai del male?
- Gli altri fratelli te ne faranno,
certo. Te ne faranno, se non li previeni; se non andrai fino in fondo
per la tua strada. Io che male potrei farti, ormai?
Siamo a 1h15 dall'inizio.
Da qui in avanti la situazione
precipita, per Fulvio: lui e Francesca devono ritrovarsi con Tito e
con i "fratelli", ancora ignari della morte di Lionello;
per rendere credibile la mancanza dei soldi e delle armi Fulvio si
procura una leggera ferita alla gamba. E' Francesca a sparare, il
risultato è credibile.
Si avviano, fuori infuria il Carnevale,
maschere grottesche scherzano sul sesso e sulla gravidanza, Fulvio ne
è irritato ma Francesca ride e sta per tradirlo, vendicando
Lionello.
Con Tito e con tutti gli altri c'è
anche un meridionale, Vanni Gavina, che racconta la sua storia
disperata incitando così gli altri all'azione. Tito ormai sa che le
armi non ci sono, ma inganna gli altri e decide di continuare lo
stesso la spedizione al Sud. Vanni continua a parlare, vediamo in un
flashback Concettina, sua moglie, violentata e uccisa dai soldati.
Imbriani dice a Tito che le armi non ci sono, anche i soldi non ci
sono più. Dice anche di lasciar perdere l'impresa, di "far
tacere quel meridionale che li eccita", ma gli danno l'oppio e
si addormenta. Francesca dice di portarlo via con loro, la ferita è
leggera "e l'aria di mare la farà guarire presto"; Tito e
gli altri sono d'accordo. Fulvio Imbriani si sveglierà parecchie ore
più tardi, sulla nave che porta i "fratelli" verso il Sud,
già in alto mare.
Allonsanfan è un capolavoro, con
attori formidabili e ben guidati, e con una fotografia splendida;
sono gli anni di "Novecento" e di "Strategia del
ragno", il cinema italiano è in stato di grazia (qui il
montatore è Perpignani, lo stesso dei film di Bertolucci). Qualche
dubbio nasce sul soggetto, molto ambiguo politicamente e
storicamente; ma tutto si risolve pensando che qui siamo sul
personale più che sulla metafora storica o politica. E' la storia
personale di Fulvio Imbriani, che tradisce (malamente, goffamente)
per stanchezza più che per vigliaccheria o per propria cattiveria.
La Rivoluzione Francese, anche se quasi tutti oggi la ricordano solo
per il Terrore e la ghigliottina, porterà molti frutti positivi, e
oggi non riusciremmo a vivere senza ciò che ha portato, in primo
luogo per l'igiene e per la medicina. Ma i tempi non erano ancora
maturi, come viene detto anche nel film; e a questo proposito si può
guardare anche "I Duellanti" di Ridley Scott, la parte
finale, per ciò che riguarda il personaggio interpretato da Harvey
Keitel.
Gli attori: protagonista è Marcello
Mastroianni, qui in una delle sue prove più grandi. Ma grande non è
solo Mastroianni, in "Allonsanfan": tutti recitano
benissimo, e Bruno Cirino è impressionante per l'adesione totale al
suo personaggio. Lea Massari non è solo grande, ma è anche così
bella come pochi l'hanno mostrata, e spiace che esca di scena così
presto. I tre bambini sono bravissimi e la bambina che interpreta
Giovanna è la migliore in assoluto; il Lionello di Claudio
Cassinelli è da Oscar, modellato sui romantici come Byron e Shelley.
Nella villa degli Imbriani troviamo Laura Betti e Renato De Carmine,
Luisa De Santis (moglie di De Carmine) e la balia anziana della quale
non sono riuscito a recuperare il nome. Mimsy Farmer è Francesca;
alla sua bellezza, come per Lea Massari, i Taviani rendono doveroso
omaggio. Una parte importante spetta nel finale al giovane
Allonsanfan, figlio del Govoni: l'attore si chiama Stanko Molnar.
Molte inquadrature in primo piano per Stavros Tornes, interprete di
Gioacchino.
Di grande bellezza i luoghi scelti per
il film: in Lombardia Erba Villa Amalia, Costamasnaga, Merone, il
lago di Alserio, Brescia Teatro Grande. Al Sud, Matera, Murgia,
Altamura, Castel del Monte.
Altre note prese durante la visione del
film:
1) ci furono molte polemiche dopo
l'uscita dal film, all'interno della sinistra; si era vicini alla
strage di Piazza Fontana, era l'anno di Piazza della Loggia a
Brescia, la strategia della tensione era al suo culmine, e i Taviani
facevano un film su un personaggio stanco di combattere e sulla
sconfitta di chi voleva portare i lumi... 2) molto bella, per un
appassionato di teatro, l'accordatura degli strumenti sui titoli di
testa (colore rosso) 3) la didascalia iniziale: "Negli anni
della restaurazione" 4) il modello evidente è "Senso"
di Visconti, anche se non dichiarato apertamente. 5) perfette le
musiche di Ennio Morricone, giustamente famose ancora oggi; nella
colonna sonora sono comprese "Dirindindin" (l'uva fogarina,
canzone popolare) e la Marsigliese, intonata sulla nave dai
"fratelli" 6) la storia del rospo, raccontata da
Mastroianni al bambino, rimanda a "San Michele aveva un gallo"
e alle visioni del prigioniero nella torre. 7) la cetonia, simbolo di
guarigione e di rinascita; poi le marionette, il veliero che va verso
l'America, nella stanza di Mastroianni convalescente. 8) Fulvio
vorrebbe andare in America con Charlotte e il bambino, ma lei si
arrabbia e gli ride in faccia, vuole invece continuare la lotta. 9) i
"fratelli" sono massoni, anche se non viene detto
apertamente; va ricordato che tra fine Settecento e inizio Ottocento
la massoneria attirava molte persone anche o soprattutto perché
sanciva la fine della divisione tra chi era nobile e chi non lo era.
Per questo motivo, anche persone come Mozart si fecero massoni; si
apriva una strada nuova, anche per i non privilegiati era possibile
progredire socialmente. I musicisti, per esempio, anche quelli
importanti come Haydn, erano ancora nella condizione di far parte
della servitù. 10) Dostoevskij per la visione di Lionello annegato,
dialogo simile per molti versi a quello di Ivan Karamazov con la sua
visione. 11) le maschere sul lago: Fulvio chiama maschere anche i
"fratelli" , ma qui si può vedere anche un richiamo al Don
Giovanni di Mozart. 12) i bambini sono tre, tutti molto bravi: la
bambina Giovanna che legge il testamento di Govoni, Fulvio il nipote
preso in ostaggio, Massimiliano il figlio avuto da Imbriani con
Charlotte 13) Imbriani diventa traditore dopo vent'anni, per
stanchezza. L'ideale lo ha sorretto in prigione, anche sotto tortura,
ma una volta fuori si rende conto che non ha più voglia di lottare.
14) il tema del traditore e dell'eroe, quasi Borges, dopo "Strategia
del ragno" di Bertolucci.
15) il Te Deum beffardo di Morricone,
all'inizio. 16) il gruppo di Imbriani si chiama "Fratelli
sublimi" e il loro capo Filippo Govoni, poi suicida, è il loro
"gran maestro". 17) Lionello per mantenersi fa il gelataio,
come Giulio Manieri in "San Michele aveva un gallo". Si può
ricordare che la produzione dei gelati esisteva già nel Seicento.
18) molti rimandi al Romanticismo: Byron, Shelley, ma anche il
Fogazzaro di "Piccolo mondo antico" e la Carboneria di un
Risorgimento ancora lontano.
La lettera d'addio di Govoni: "Ai
miei sublimi fratelli. Guardo il consuntivo dell'anno che non finirò,
il mio quarantacinquesimo si chiude in perdita e non riesco ad avere
idee per porvi rimedio. Mi rimane solo un po' di coraggio, è quanto
mi basta per togliermi di mezzo. Non perdono a nessuno e a nessuno
chiedo perdono. Se mai ci sarà un mondo diverso, pacifico e felice,
che penserà di queste cose? Forse quello che noi pensiamo dei
cannibali, della caccia alle streghe, dei sacrifici umani. Ciao per
sempre, Filippo."
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