venerdì 24 luglio 2020

Scemo di guerra / Le rose del deserto


- Le rose del deserto (2006) Regia di Mario Monicelli. Tratto da "Il deserto della Libia" di Mario Tobino e "La guerra d'Albania" di Giancarlo Fusco. Sceneggiatura di Mario Monicelli, Alessandro Bencivenni, Domenico Saverni. Fotografia di Saverio Guarna. Musiche di Mino Freda e Paolo Dossena. Interpreti: Alessandro Haber, Michele Placido, Giorgio Pasotti, Moran Atias, Stefano Scandaletti, Enzo Marcelli, Tatti Sanguineti, Fulvio Falzarano, e molti altri. Durata: 1h42'

- Scemo di guerra (1985) Regia di Dino Risi. Tratto da "Il deserto della Libia" di Mario Tobino. Sceneggiatura di Dino Risi, Age e Scarpelli. Fotografia di Giorgio Di Battista. Musiche di G. e M. De Angelis. Interpreti: Coluche, Beppe Grillo, Bernard Blier, Fabio Testi, Franco Diogene, Claudio Bisio, Nicola Morelli, Guido Nicheli, Geoffrey Copleston, Tiziana Altieri, Alessandra Vazzoler, e molti altri. Durata: 1h48'

"Le rose del deserto" è l'ultimo film di Mario Monicelli, ed è uno dei suoi più belli e più riusciti. Un film corale, con molti personaggi, sulla guerra di Libia. L'anno è il 1942, e il soggetto è tratto da un libro di Mario Tobino. Tobino è stato uno scrittore importante: medico psichiatra, nato nel 1910 (ci ha lasciati nel 1991), nel 1942 in piena guerra fu richiamato in servizio come medico militare, esperienza descritta nel libro "Il deserto della Libia", pubblicato nel 1952 da Einaudi. Tornato in Italia, dopo l'8 settembre 1943 Mario Tobino partecipò attivamente alla Resistenza (se ne parla in "Il clandestino"). Negli anni di pace, diventa primario del manicomio di Lucca; subito dopo "Il deserto della Libia" pubblicherà "Le libere donne di Magliano" (1953), forse il suo libro più famoso. Tobino è davvero un grande scrittore, e mi spiace molto constatare che sia stato quasi dimenticato; i personaggi dei suoi libri sono di quelli che ti rimangono dentro, e sapere che dietro ci sono esperienze vissute e vita vera molto spesso commuove, anche per la partecipazione personale del dottor Tobino, che è più che tangibile. Allo stesso modo, rimangono dentro di noi i personaggi di "Le rose del deserto" di Monicelli, che oltre al libro di Tobino ha preso altri momenti e personaggi da un libro di Giancarlo Fusco sulla guerra d'Albania, trasferendoli nel deserto libico. Fusco è stato un personaggio molto particolare, giornalista e anche attore, grande passione per il pugilato, un autore sempre ripubblicato ma purtroppo quasi sempre senza la risonanza che meriterebbe.


Il film di Monicelli è molto bello ed ha almeno due personaggi da antologia: il frate di Michele Placido e l'ufficiale di Alessandro Haber (con il tormentone di "con il bene che ti voglio"), poi l'ufficiale medico di Pasotti, e molto altro. Bravo anche Tatti Sanguineti, il generale che non capisce cosa succede ma dà ordini secchi e perentori. La ragazza araba è Moran Atias, l'elenco degli interpreti è molto lungo e spiace molto di non poterli citare tutti. Una delle cose che più mi colpiscono, scorrendo l'elenco dei film di Monicelli, è che quasi sempre i suoi film più belli e significativi sono tra i meno citati da critici e recensori. Anche "Le rose del deserto" è citato pochissimo, eppure è divertente e ricorda molto il "Brancaleone" per la felicità dei suoi personaggi: anche in mezzo a una guerra e alle atrocità ci possono essere situazioni divertenti, e riuscire a rendere questi aspetti in apparenza contrastanti è cosa che riesce solo ai grandi maestri, come era Monicelli. Certo, è più facile ridere con "Amici miei", che non ha rimandi politici (i fascisti hanno perso tutte le guerre, e in modo rovinoso: ma purtroppo pochi lo dicono ad alta voce) e che ha un umorismo più grossolano; era dello stesso parere lo stesso Monicelli, e chi non ci crede può ascoltare cosa pensava del successo di "Amici miei" dalla sua stessa voce, nel documentario "Monicelli - La versione di Mario".




"Scemo di guerra" di Dino Risi è del 1985, ed è tratto dallo stesso libro di Mario Tobino, "Il deserto della Libia". Uscito quasi vent'anni prima del film di Monicelli ("Le rose del deserto"), è ricordato più che altro per la presenza di Beppe Grillo come protagonista, accanto al comico francese Coluche, molto popolare in patria ma da noi praticamente sconosciuto. Il film di Risi ha il merito di aver parlato della guerra di Libia, evento poco ricordato al cinema se si eccettuano i film di regime (anche quelli girati dopo il 1945, intendo), ma è molto meno riuscito rispetto a quello di Monicelli. E' una questione soprattutto di attori: lo stesso soggetto ma con attori meno bravi. Con tutto il rispetto, Alessandro Haber è molto ma molto meglio di Coluche, non c'è paragone; e Giorgio Pasotti è molto meglio di Beppe Grillo. Haber e Pasotti, così come Michele Placido, sono attori veri, di solida formazione, e non attori improvvisati scelti dalla produzione per richiamare pubblico.
Questi due film sono comunque da vedere, da conoscere, perché aggiungono molto alla nostra Storia, soprattutto a quella che a scuola non si studia mai. Tolta la retorica e la propaganda, rimane la verità della guerra; ed è questo che è importante conoscere.


Una spiegazione per i due titoli: le rose del deserto sono formazioni di pietra, caratteristiche del deserto, e sembrano davvero dei fiori; "scemo di guerra" non è qualcosa che faccia ridere, purtroppo sono stati in tanti a tornare dalla guerra per sempre distrutti, non solo nel fisico. Speriamo di non rivedere più guerre, negli ultimi 75 anni in questa parte d'Europa abbiamo avuto politici che hanno saputo evitare i conflitti, auguro alle nuove generazioni di non rovinare tutto con scelte sbagliate. Settantacinque anni sono un periodo di pace mai visto, un'enormità se si guarda a cosa è successo nei secoli precedenti: la seconda parte del Novecento, vista da questa parte d'Europa, dovrà essere ricordata come un'epoca d'oro, di pace e prosperità. Quanto al futuro, non sono per niente ottimista ma c'è comunque spazio per la speranza.




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