martedì 19 novembre 2019

Taking off (Milos Forman)


Taking Off (1971). Regia di Miloš Forman. Sceneggiatura di Jean-Claude Carrière, Miloš Forman, John Guare e Jon Klein. Fotografia di Miroslav Ondrícek. Film Editing by John Carter
Interpreti: Linnea Heacock (Jeannie Tyne), Lynn Carlin e Buck Henry (genitori di Jeannie), Georgia Engel e Tony Harvey (amici dei genitori di Jeannie), Paul Benedict e Gail Busman (coniugi Lockston), Audra Lindley (figlia della signora Lockston), Corinna Cristobal (Corinna Divito, amica di Jeannie), Rae Allen (madre di Corinna), Vincent Schiavelli (insegnante di marijuana), David Gittler (Jamie), Philip Bruns (policeman), Allen Garfield e Barry Del Rae (i due uomini al night club), Robert Dryden (Dr. Bronson), Jack Hausman (Dr. Bob Besch), Frank Berle (Committee Man), Madeline Geffen (Committee Woman), Anna Gyory (Ellen Lubar), Carrie Kotkin (Laurie), Herman Meckler (SPFC President), Ultra Violet (SPFC Member), Ike & Tina Turner.
Ragazze all’audizione: Carly Simon, Kathy Bates, Sari Freeman, Jamie Freeman, Nina Hart, Michelle Scheideler, Debbie Robbins, Nancy Bell, Nancy Ferland, Jane Bedrick, Susan Chafitz, Meryl Schneiderman, Janie Rosenberg, Kay Beckett, Mary Mitchell, Catherine Heriza, Shellen Lubin, Jinx Rubin, Caren Klugman, Jessica Harper
Durata: 93 minuti

“Taking off” di Milos Forman contiene molta musica, e di ottima qualità; è stato molto copiato negli anni successivi, ancora oggi ci sono programmi tv che continuano a copiare Taking off, magari senza nemmeno che gli autori lo sappiano, e questo per pura ignoranza.
“Taking off” è anche completamente scomparso dalla programmazione delle tv, e anche questo è un piccolo tributo all’ignoranza dilagante (non solo in termini di cinema) anche fra i dirigenti televisivi. Va però detto che, al di là della parte musicale, il film è piuttosto invecchiato, soprattutto nella recitazione; rimane comunque un documento di come era il mondo quarant’anni fa, un mondo in cui la differenza fra genitori e figli era ancora molto grande e molto ben visibile.
 

La storia è questa: una ragazza di quindici anni, Jeannie, si allontana da casa senza dire nulla ai genitori; non è ancora una vera e propria fuga, vuole soltanto partecipare a un’audizione teatrale. La vediamo infatti recarsi in palcoscenico e sottoporsi al provino, in mezzo a molte altre ragazze della sua età o più grandi di lei. Quando scoprono la sua mancanza, i genitori sono preoccupatissimi; ma durante la mancanza di casa della figlia emergono anche tutti i loro difetti personali. Quando Jeannie torna a casa, la sera stessa, troverà suo padre ubriaco; tornerà a casa altre volte ma la goffaggine e la mancanza di attenzione dei suoi, sia pure circondata da molto affetto, la spingerà ad allontanarsi ancora. Nel finale tutto si accomoda, niente tragedie; questo è un film leggero, di satira molto corrosiva ma anche molto attento e molto vicino alla realtà. Alla fine, tutto si accomoda: Jeannie torna a casa e ha trovato un fidanzato, un musicista capellone e barbuto che si rivela inaspettatamente molto ricco: scrive canzoni di protesta ma vendono molto, i diritti d’autore lo hanno reso ricchissimo e lui dice di accettare questa contraddizione. Forman e Carrière (coautore del soggetto) non risparmiano dunque nessuno, Taking off è un film solo apparentemente leggero.
 

Durante la prima fuga di Jeannie vediamo i mariti che vanno fuori a cercare Jeannie ma poi si ubriacano al bar; le mogli rimangono a casa e parlano di sesso, la moglie dell’amico si esibisce in una ridicola canzone da cheerleader. Se tra i ragazzi circolano LSD e marijuana, tra i genitori circola molto alcool, anche per le donne; l’alcool e il fumo di tabacco erano visti come una cosa normale, non pericolosa e soprattutto non trasgressiva. Sarà proprio l’alcool a causare la pessima figura dei genitori, nel pre finale. Forman e Carrière mettono in scena anche una “lezione di marijuana” ai genitori, tenuta nella sede della SPFC, una società che raccoglie i parenti dei ragazzi fuggiti di casa (è il significato del titolo del film, Taking off). Una sequenza grottesca che però non ho mai trovato molto riuscita, ed è anche molto lunga.
 

Il film inizia con il primo piano di due ragazze molto giovani, poco più che bambine, che cantano all’unisono una canzone: è l’inizio dell’audizione in teatro. Qui cominciano i titoli di testa, e vediamo subito Nina Hart che canta “I believe in Love”. Dopo i titoli di testa, troviamo il padre di Jeannie (ma non sappiamo ancora chi è) intento a una seduta di ipnosi che dovrebbe portarlo a smettere di fumare (una scena curiosamente simile c’è anche all’inizio di “Lo specchio” di Tarkovskij, ma in tutt’altro contesto). La sequenza dell’ipnotista e del tentativo di smettere di fumare è alternata a quella dell’audizione, con le ragazze che si presentano a una a una al loro esaminatore. Solo dopo un po’ vediamo avanzare la protagonista, timidissima.
 
(Kathy Bates)

Il montaggio di queste scene iniziali è molto bello, vale la pena di riportare il nome del tecnico che lo ha effettuato, John Carter, davvero un gran lavoro. In particolare è un vero capolavoro la serie su “Let’s get a little sentimental”, poi copiatissima nei quarant’anni successivi; va detto che nel 1971 queste sequenze richiedevano un lavoro da certosino in sala di montaggio, come al tempo di Vertov e di Eisenstein, forbici e moviola badando bene che tutto vada a combaciare alla perfezione, sonoro e immagini.
(Carly Simon)
 
Alcune delle ragazze all’audizione sono diventate famose o lo erano già: in particolare Carly Simon e Kathy Bates. Carly Simon avrà molto successo, sia da sola che in coppia con James Taylor; Kathy Bates, che qui canta benissimo una canzone molto bella scritta da lei, diventerà un’attrice caratterista molto attiva ancora oggi. Nel film si vede anche Tina Turner, che si esibisce nel locale notturno dove si fermano i genitori di Jeannie; e rimane in memoria anche Mary Mitchell, che al minuto 20 suona una specie di liuto o chitarrone intonando una canzone gentile che però ha un testo irripetibile, davvero terribile. Gli esaminatori la ascoltano a occhi sbarrati, tutto si aspettavano ma non quello, non con quel testo (notevoli soprattutto i vocalizzi sulla parola “fuck”).
Da un film corrosivo come questo sono nati purtroppo decine di programmi tv tutti molto accomodanti; il personaggio dell’uomo che conduce l’audizione e dice “basta grazie” da noi è diventato il punto di arrivo per cantanti di scarso livello e ripetutamente falliti ma con appoggi importanti in tv.

Un tentativo di riepilogo delle musiche presenti nel film:
All’inizio, la bionda Nina Hart canta “Love” (scritta da Nina Hart)
Al minuto 8 una bruna non identificata, poi brevemente Carly Simon
Dal minuto 9 il medley su “"Let's Get a Little Sentimental" (di Mike Leander ed Eddie Seago)
Al minuto 13-16 Kathy Bates con "And Even the Horses Had Wings", scritta da lei stessa , che si presentava come Bobo Bates.
Al minuto 17 Carly Simon con "Long Term Physical Effects" , scritta da Carly Simon con Tim Saunders
Al minuto 19 Mary Mitchell, liuto o chitarrone, con la terribile "Ode to a Screw" (Composed by Tom Eyen and Peter Cornell)
Al minuto 39 Catherine Heriza canta "Lessons in Love" (Composed by Catherine Heriza)
Al minuto 44 c’è anche una violoncellista nuda, ma è difficile capire cosa stia suonando.
Al min.45 un’altra cantante che non ho saputo riconoscere
Sui titoli di coda, forse Shellen Lubin "Feeling Sort of Nice" (Composed by Shellen Lubin)


Prima ancora, al minuto 49, vediamo e ascoltiamo Tina Turner al locale notturno dove si fermano i genitori di Jeannie: "Goodbye, So Long" (Composed by Ike Turner Performed by Ike & Tina Turner). (Ike non si vede o quasi, c’è spazio solo per Tina e le sue coriste).
Della colonna sonora fa parte anche "Air", The Incredible String Band, Composed by Mike Heron, ma non ho trovato il punto preciso in cui la si ascolta.
Un estratto strumentale dallo "Stabat Mater" di Antonin Dvorák (dall’edizione Deutsche Grammophon-Polydor Records non specificata) accompagna la scena, al minuto 32, in cui Jeannie è tornata a casa ma ha trovato suo padre ubriaco e se ne è andata un’altra volta di casa.
"Stranger in Paradise" (Robert Wright- George Forrest) è cantata da da Buck Henry nel finale, con la moglie al pianoforte; in precedenza, sul tavolo dello strip poker, lo stesso Buck Henry aveva storpiato il brindisi dalla Traviata di Giuseppe Verdi.
“Camptown races” di Stephen Foster è la canzone “da cheerleader” (duu-da, duu-da) danzata e cantata due volte nel film, la prima da Georgia Engel e la seconda da Lynn Carlyn.


Su wikipedia.it ho trovato anche il disco che fu tratto dalla colonna sonora:
"Love" (Nina Hart) – 2:17
"Fields Of Green And Gold" – 1:40
"Let's Get A Little Sentimental/Sosaloosa" (Mike Leander/Eddie Seago) – 2:22
"And Even The Horses Had Wings" (Kathy "Bobo" Bates) – 3:39
"Long Term Physical Effects" (Carly Simon/ Tim Sauders) – 1:54
"Ode To A Screw" (Tom Eyen / Peter Cornell) – 1:35
"Stabat Mater Opus 58" di Dvorak – 2:54
"Lessons In Love" (Catherine Heriza) – 2:35
"Nocturne" – 2:38
"Goodbye, So Long" (Tina Turner/Ike Turner) – 3:07
"Air" (Performed by The Incredible String Band, Composed by Mike Heron) – 3:10
"He's Got The Whole World In His Hands" – 1:50
"Stranger In Paradise" – :49
"Feeling Sort Of Nice" (Shellen Lubin) – 1:59





 

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