venerdì 8 novembre 2019

Klimt (Raoul Ruiz)


Klimt (2006) Regia: Raoul Ruiz. Sceneggiatura: Raoul Ruiz, Herbert Vesely. Fotografia: Ricardo Aronovich. Montaggio: Valeria Sarmiento, Beatrice Clerico. Musica: Jorge Arriagada. Scenografia: Georg Resetschnig. Costumi: Birgit Hutter. Interpreti: John Malkovich, Veronica Ferres, Saffron Burrows, Stephen Dillane, Paul Hilton, Sandra Ceccarelli, Karl Fischer, Irina Wanka, Antje Charlotte Sieglin, Nikolai Kinski, Joachim Bissmeier, Peter Appiano, Hevesi Gunther Gillian, Alexander Strobele, Dennis Petkovic, Annemarie Düringer, Marion Mitterhammer, Nicole Beutler, Miguel Herz-Kestranek, Aglaia Szyszkowitz, Alexandra Hilverth, Miriam Heard, Rose-Lise Bonin, Martin Brambach, Julie Bräuning, Georg Friedrich, Ariella Hirshfeld, Erwin Leder Pochlatko, Andreas Schmid, Ira Zloczower. Durata: due versioni, 127 minuti o 1h40'

"Klimt" di Raul Ruiz (2006) è un ottimo lavoro dove Ruiz rinuncia un po' al suo stile consueto e cerca di essere più narrativo, mescolando comunque realtà e allucinazione (che nasce dal delirio di Gustav Klimt morente all'ospedale). Purtroppo non sono riuscito a guardare la versione completa del film; quella che ho visto è la versione ridotta, 1h40' circa invece di due ore, ed è più che probabile che tutto sia più chiaro nel disegno originale voluto dall'autore.
 

Il film di Ruiz comincia con Egon Schiele che va a trovare all'ospedale l'amico ormai morente e quasi privo di conoscenza, steso su un lettino; da qui partono ricordi reali e fantasie, oppure vere e proprie allucinazioni dovute anche ai farmaci contro il dolore. Parte di queste allucinazioni è un funzionario statale, che appare a più riprese nel film e con il quale Klimt crede di parlare; il funzionario lo controlla e lo spia, ma con amabilità e buona educazione, anche riguardo al fisco. Il dettaglio fa pensare a una situazione analoga (ma più che reale) vissuta da Ingmar Bergman, che ne parla in alcuni suoi film (Il rito) e nella sua autobiografia. Una vera e propria angoscia, ma che è in realtà il prodotto della sua immaginazione e delle sue preoccupazioni.

Klimt è infatti gravemente malato, e questo porta alle sue allucinazioni; nel film si parla apertamente di una sifilide ormai avanzata, altre fonti biografiche parlano invece di un ictus o dell'influenza spagnola (siamo nel 1918). Ruiz non spiega molto, nel corso del film; le immagini sono sempre molto belle e gli attori molto bravi, ma converrà cercarsi una biografia attendibile di Klimt per capire cosa è vero e cosa non lo è. La narrazione è comunque comprensibile, richiede però attenzione e conoscenza di quel periodo storico. Molto bello anche il lavoro su colori e scenografie, è davvero un Klimt trasposto al cinema.
 

Un'altra difficoltà durante la visione è dovuta alla voluta mescolanza di personaggi veri (Egon Schiele, Kokoschka, lo stesso Klimt...) con altri di fantasia o rielaborati; si vede poco o nulla Emilie Floege. Per esempio (lo apprendo da internet) la Lea de Castro del film è ispirata a Cléo de Mérode, all'epoca molto famosa. Lea de Castro (l'attrice è Saffron Burrows) percorre tutto il film; lei e il suo doppio (l'attrice è Georgia Reeve) conquistano Klimt. Ottimo protagonista è John Malkovich, che riesce perfino ad essere molto somigliante al vero Klimt; ancora più somigliante, mi sembra, è Nicolai Kinski nei panni di Schiele. Molte belle donne nel film, c'è anche Sandra Ceccarelli.
Nel film si parla dei moltissimi figli di Klimt, "quasi tutti avuti da modelle ebree"; su wiki si dice che ne furono riconosciuti 14 dopo la sua morte. La sorella e la madre di Klimt si vedono nel film; pare che la madre avesse seri problemi psichiatrici ma Klimt non volle mai farla ricoverare.


Georges Méliès, vale a dire la nascita del cinema, è molto presente nel film; lo vediamo mentre proietta un film su Lea de Castro che colpisce molto Klimt; e nel film muto c'è anche Klimt. Non mi pare però che Melies abbia davvero girato un film su Klimt, e nemmeno su Cleo de Merode; il catalogo di Méliès è comunque molto vasto, può darsi che il film sia davvero esistito. Nel film vediamo anche Klimt mentre spreme una fetta di torta nuziale in faccia a un critico, che poi gli spiega le sue ragioni; Klimt lo ripulisce e gli chiede scusa. Si dice che un fotografo ha ripreso la scena, chissà se è vero. Nel film si vede anche che Klimt "rubò" le sue opere in mostra, già vendute, e che anche qui fu fotografato per strada con un suo quadro sottobraccio; anche in questo caso non so dire se sia un'invenzione di Ruiz o se ci sia qualcosa di vero; tutte queste scene sono comunque ben fatte e divertenti, e hanno un loro senso all'interno del film.
Le musiche originali di Jorge Arriagada sono belle, come sempre, ma forse è costretto dal periodo storico ad essere meno personale; poi mi sembra di ricordare citazioni da altri autori, forse Debussy, ma non ho trovato un elenco preciso delle musiche.
 

Altri appunti presi durante la visione: 1) Klimt era figlio di un orafo boemo, visse fra il 1862 e il 1918. 2) Molte parolacce di Klimt, pare che ne dicesse davvero tante. 3) Klimt fa anche a cazzotti, nel film, e dimostra una buona tecnica di boxe, e potenza. 4) Cleo de Merode, cioè Lea de Castro, mostra il ritratto a lei fatto da Whistler, ma non ne ho trovato traccia su internet. Cleo de Merode fu comunque ritratta da molti pittori importanti dell'epoca, come Boldini e Lautrec, ed esistono moltissime sue foto. 5) Il dottore che cura Klimt gli dice che metà Vienna ha la sifilide, e probabilmente c'era del vero; lo cura con mercurio, che è un veleno, ma erano quelle le medicine del 1910. Gli antibotici e le altre medicine moderne arriveranno solo trent'anni dopo. 6) Klimt guadagna bene e ha molti appoggi, stando a ciò che si vede nel film. 7) Divertente la scena delle foglie d'oro al minuto 56, con Sandra Ceccarelli che sbatte volutamente la porta. Le foglie d'oro costano poco, perché pesano poco; l'oro può essere infatti stirato in foglie sottilissime ed è usato comunemente anche dai rilegatori di libri. Klimt le impiegò per un periodo piuttosto lungo, ispirato da una visita ai mosaici di Ravenna e dall'arte bizantina. (Qui c'è anche un mio ricordo personale - la foglia d'oro intendo, purtroppo non la Ceccarelli).


 
(le immagini vengono dal sito www.imdb.com )


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