venerdì 1 giugno 2012

L'opera al cinema ( X )

Di recente ho visto, o rivisto, tre film che apparentemente non hanno molto a che fare con l’opera, ma che invece si svolgono in luoghi molto importanti per gli appassionati: si tratta del teatro La Fenice di Venezia, dell’Arena di Verona e del Festival di Spoleto. Sono tre film che ricordo bene perché sono usciti quando io cominciavo a interessarmi al cinema, e anche ad andare al cinema; rivederli per intero, dopo così tanti anni, mi ha procurato qualche piacevole sorpresa.
I tre film sono: Anonimo Veneziano, regia di Enrico Maria Salerno (1970); Il merlo maschio, regia di Pasquale Festa Campanile (1971) e L’etrusco uccide ancora, del 1972, regia di Armando Crispino. Si tratta di tre film commerciali, pensati per un pubblico facile o comunque non troppo esigente; Anonimo Veneziano ebbe un enorme successo al botteghino, “Il merlo maschio” è ricordato più che altro per la presenza di Laura Antonelli, “L’etrusco” è invece un film del tutto dimenticato, e direi a buona ragione.
Nel dettaglio:
“Anonimo Veneziano” è la storia di un oboista e direttore d’orchestra, che sta registrando un concerto per oboe di Benedetto Marcello. Mi sono subito chiesto: sarebbe ancora possibile, oggi, un soggetto come questo? Direi proprio di no, nessun produttore finanzierebbe un film o una fiction tv dove il protagonista suona l’oboe in un’orchestra del Settecento. Il soggetto verrebbe completamente riscritto e stravolto, oppure immediatamente cassato. Insomma, per l’oboista che aveva il sogno di diventare come Karajan oggi come oggi vedrei una sola destinazione possibile: il cestino della carta straccia, magari passando per un tritarifiuti.
Invece nel 1970 tutto questo era ancora possibile, l’oboista piacque molto, e alla fine del film si ascolta per davvero il “Largo” dal Concerto in do minore di Benedetto Marcello, per intero, senza arrangiamenti.
Il film, che racconta l’incontro tra il musicista e la moglie da cui è separato, e che ha un finale tragico perché lui è gravemente ammalato, ha dei dialoghi irritanti, da fotoromanzo di quart’ordine, ma per il resto è ancora molto bello e godibile. A un certo punto mi sono trovato a pensare che se fosse stato in inglese, magari coi sottotitoli, in modo da no capire perfettamente i dialoghi, probabilmente lo avrei considerato un capolavoro; così non è, anche per via della scelta del protagonista. L’attrice protagonista è Florinda Bolkan, ed è un’ottima scelta; ma l’oboista di Tony Musante, visto da oggi, assomiglia in modo incredibile a Peter Falk. Oltretutto, l’impermeabile è identico; in alcune sequenze del film l’impressione di essere finiti per sbaglio dentro un episodio del tenente Colombo diventa fortissima, e si capirà che a questo punto è difficile prendere il film sul serio.
Ma vera protagonista del film è la città di Venezia, con riprese splendide, così bella da far venire nostalgia perché in seguito Venezia è molto cambiata. Insomma, nel film Venezia viene presentata come città morente e decadente, ma la si vede viva e abitata, con gente normale, veneziani veri e non turisti o ricconi, ancora con i bambini che giocano per strada. Perfino l’acqua dei canali non è mai verde, e questa è davvero una sorpresa. Chissà come avranno fatto, si chiede: ma forse nel 1970 era ancora così.
Dal punto di vista operistico, hanno un interesse notevole le sequenze girate all’interno della Fenice: il teatro è vuoto, ma se ne vede una panoramica girata in modo magistrale. Per chi si fosse distratto, ricordo che questa sala, quella che si vede nel film, è stata in seguito completamente distrutta da un incendio; quella che esiste oggi è stata perfettamente ricostruita, ma questa di “Anonimo Veneziano” è la stessa Fenice in cui fu girato “Senso” di Visconti. Nel finale, il Concerto di Benedetto Marcello viene eseguito nella chiesa di San Vitale, “San Vidal”, anch’essa ripresa in modo magnifico e con ampie panoramiche e dettagli sui musicisti, tutti giovani e simpatici.
L’altra sorpresa, qualcosa più di una curiosità, è la presenza nel cast di Toti Dal Monte, grandissima soprano: è l’anziana padrona di casa che affitta l’appartamento ai due sposi, in uno dei tanti flashback che percorrono il film.
Toti Dal Monte è il nome d’arte di Antonietta Meneghel, nata a Mogliano (Treviso) nel 1896 e scomparsa nel 1975, quindi pochi anni dopo aver girato “Anonimo Veneziano”. Di lei, wikipedia ci racconta che “nel 1945 si ritirò dal palcoscenico, per continuare, spinta da Renato Simoni, la sua carriera nel campo teatrale insieme alla figlia nella compagnia di Cesco Baseggio, in cui recitò testi goldoniani.“
Infatti, consultando http://www.imdb.com/  , ho scoperto che la carriera da attrice di Toti Dal Monte è tutt’altro che occasionale: non conosco questi film, ma il nome di Cesco Baseggio, grandissimo attore di teatro, dovrebbe essere una garanzia sufficiente: Toti Dal Monte è stata un’attrice vera e non una presenza occasionale.
Toti Dal Monte ha girato sette film, secondo IMDB: si comincia nel 1939 con “Il carnevale di Venezia”, regia di Giuseppe Adami e Giacomo Gentilomo. Adami è il librettista della Turandot di Puccini, importante autore di teatro; Gentilomo è un regista di cinema con molti titoli al suo attivo in quel periodo. Nel film c’è anche Cesco Baseggio, che interpreta il personaggio di Mòmolo, e Toti Dal Monte (ancora in carriera come soprano) è protagonista.
Il secondo film è del 1943, “Gli assi della risata”, regia di Roberto Bianchi Montero e Guido Brignone. E’ un film a episodi, stavolta Toti Dal Monte non è protagonista anche perché nel cast ci sono attori come Titina De Filippo, Giorgio De Rege (inventore del tormentone “vieni avanti cretino”, insieme a suo fratello), Anna Magnani, e altri attori famosi del teatro di rivista.
Il terzo film di Toti Dal Monte è “Fiori d’arancio” del 1944, regia di Dino Hobbes Cecchini, un film del tutto dimenticato con protagonisti e regista che oggi ricordano in pochi.
Nel 1950, Toti Dal Monte gira “Il vedovo allegro” di Mario Mattoli, che è un regista importante: il regista di alcuni dei film più belli e famosi di Totò, tanto per intenderci. La Dal Monte ha un ruolo secondario, protagonisti sono Carlo Dapporto, Isa Barzizza, Amedeo Nazzari, e poi ci sono ancora Ave Ninchi, Arnoldo Foà, Irasema Dilian, Cesco Baseggio.
Nel 1954 arriva il momento di “Cuore di mamma”, regia di Luigi Capuano, che è il classico film su misura per un cantante all’epoca molto popolare, il napoletano Giacomo Rondinella: Toti Dal Monte è, per l’appunto, la mamma che dà il titolo al film.
L’ultimo film di Toti Dal Monte prima di “Anonimo Veneziano” è del 1969, una vita di Oliver Cromwell diretta da Vittorio Cottafavi per la RAI. Si tratta di uno sceneggiato con Sergio Fantoni, Eros Pagni, Giancarlo Sbragia e altri ottimi attori, nel quale Toti Dal Monte interpreta la madre di Cromwell. Il titolo dello sceneggiato è “Oliver Cromwell”.
(le immagini vengono tutte da “Anonimo Veneziano”, tranne ovviamente le due con Toti Dal Monte da giovane).
(continua)

3 commenti:

Amfortas ha detto...

Mi ricordo i film che passi in rassegna oggi, anche l'orrendo Etrusco, ma era il momento di quel genere di giallo horror, no?
E hai più che ragione anche sulla pericolosa sovrapposizione tra Tony Musante e Peter Falk!
A proposito (relativo) di opera lirica e film ieri ho visto in TV "Funny games" versione 2007 di Haneke e all'inizio si sente un duetto dalla Cavalleria Rusticana cantato da Bjorling e la Tebaldi, che non risentivo da tanto tempo: è stata una delusione quasi peggiore del film stesso. Boh!
Quando sento nominare la Del Monte - magari a conferma l'ho già scritto anche qui - mi viene in mente un altro duetto, questa volta dal Don Pasquale: "Tornami a dir che m'ami", insieme a Tito Schipa. Era uno dei brani operistici preferiti dai miei genitori :-)
Ascoltato oggi, fa un po' tenerezza, perchè i gusti sono cambiati, ma loro cantano divinamente.
Non so come mettere direttamente il video, perciò ti lascio il link
Ciao Giuliano!

http://amfortas.wordpress.com/

Amfortas ha detto...

Uff!

http://www.youtube.com/watch?v=iyAoKgqiJq8

Giuliano ha detto...

mah, l'Etrusco visto pochi mesi fa non era così orrendo, c'era anche Enzo Cerusico - però ne parlo domani o dopo, e metterò anche almeno una foto di Laura Antonelli
:-)
sui link sono imbranatissimo, dopo 5 anni di blog non ho ancora capito come funzionano - però si può sempre copiare e incollare
(cosa che consiglio a chi passa di qui, AmfortasPaolo è uno che le cose le sa, mica come me)

Sai che non conosco quella registrazione? Ho l'altra, l'opera completa con la Saraceni e Schipa.
Toti Dal Monte è stata uno dei miei primi ascolti operistici in assoluto, un pezzo della Butterfly su 78 giri che dovrei ancora avere in cantina: "nello shosi or farem due forellini...". Direi che era perfetta.