lunedì 18 giugno 2012

L'opera al cinema ( XVII )

Comincia con l’aria di Mimì dalla Bohème di Puccini un film per la tv girato da Mario Monicelli nel 1986, tratto da un racconto di Achille Campanile: siamo in teatro, nel secondo atto la cantante si ritrova afona e siccome non è presente la sostituta viene interrotta la rappresentazione. Succede così che uno degli spettatori (Galeazzo Benti) torni a casa un po’ troppo presto, sorprendendo un ladro nel suo appartamento. Dato che siamo in un racconto di Campanile, l’incontro è abbastanza surreale; i due finiscono col fare amicizia, e già che ci sono il ladro (Carlo Giuffré) racconta al padrone di casa una storia a cui ha assistito, proprio in quello stesso appartamento. La storia è già riassunta nel titolo: “La moglie ingenua e il marito malato”. E’ qui che comincia il film vero e proprio, che è molto breve (meno di un’ora) e che ha molti ottimi interpreti oltre ai due che ho citato.
Dai titoli di testa apprendo che a cantare “Mi chiamano Mimì” è il soprano Anna Tammaro, che appare tondetta proprio come si immaginano le cantanti d’opera quelli che non conoscono l’opera; il tenore (ne ascoltiamo pochissime battute) si chiama Carlo Di Giacomo.
Un’aria da camera di Donizetti viene eseguita per intero, in un salotto e davanti a un Edmond Dantès molto annoiato, nel “Conte di Montecristo” tv girato nel 1966 per la Rai, con la regia di Edmo Fenoglio (forse la penultima puntata, sesta o settima). Purtroppo, la esegue un attore e non un cantante; l’interpretazione è dilettantesca e molto scarsa, ma nel copione a Dantès tocca dire “che bella voce”. L’aria è comunque molto bella, chissà se esiste cantata da Schipa. Non ho registrato quella puntata (andata in onda di recente su Rai Storia), anche perché pensavo di poter recuperare facilmente quest’aria; invece su http://www.lieder.org/ (un sito di musica e poesia che consiglio a tutti) ho scoperto che Donizetti ne ha scritte moltissime, anche con titoli molto simili, ed è quindi impossibile rintracciarla senza riascoltare, peccato.
Visto che ho citato Tito Schipa (del quale mi sono già occupato), vado avanti con la mia indagine occupandomi dei tenori. Ho già parlato di Luciano Pavarotti, quindi adesso tocca ad altri tre grandi suoi contemporanei: Kraus, Carreras, Domingo.
Alfredo Kraus, classe 1926, è stato amatissimo dagli appassionati d’opera e anch’io ho avuto la fortuna di ascoltarlo molte volte. E’ stato considerato l’erede di Tito Schipa, e in effetti la voce era molto simile; la vera differenza stava forse nel fatto che Schipa era più grande come interprete. Di Kraus non si sono mai occupate le cronache leggere e neppure i telegiornali, di persona era piuttosto riservato, di conseguenza la sua fama non è mai uscita dal giro degli appassionati d’opera: ma la sua classe era cristallina, l’interprete straordinario, è stato uno dei grandissimi del Novecento. Kraus era spagnolo, nativo delle Canarie, Alfredo Kraus Trujillo era il suo nome completo; data l’eleganza della figura ci si aspetterebbe qualcosa di più, al cinema, invece su www.imdb.com ho trovato di Kraus solo un film biografico sul tenore Gayarre, girato in Spagna nel 1959 (tra i personaggi c’è anche Adelina Patti, siamo a fine ‘800), un altro titolo come “El vagabundo y la estrella” del 1960, con poche indicazioni (può darsi che sia una zarzuela, l’operetta spagnola). Alfredo Kraus somiglia moltissimo ad Anton Walbrook, attore protagonista di grandi film degli anni ’40 e ’50 come “Scarpette rosse” di Powell e Pressburger e La Ronde di Max Ophuls. Ne metto qui due foto, sono quasi gemelli e vi sfido a indovinare chi è l'uno e chi è l'altro.
Poco interessante anche la carriera cinematografica di Placido Domingo e di Josè Carreras: a parte le registrazioni in teatro e di concerti, c’è pochissimo.
Domingo ha interpretato da protagonista il film che Jean Pierre Ponnelle trasse dalla Madama Butterfly di Puccini (un film vero, come il Don Giovanni di Losey), insieme a Mirella Freni, ed è presente in un episodio del Bill Cosby Show del 1989: la serie tv molto vista anche da noi, con il titolo “I Robinson” (mi sembra che Domingo sia apparso anche nei Simpson, ma come cartone animato...)
Josè Carreras lo si trova solo in un film tv americano che si intitola “Top Kids” del 1991, dove interpreta Enrico Caruso; il regista si chiama Michael Pfleger e nel cast c’è anche Niki Lauda: direi che è qualcosa da vedere assolutamente, così a occhio ci manca solo Topolino.
Franco Corelli, altro grandissimo tenore, aveva anche un fisico notevole, da decatleta; al cinema lo troviamo però solo in un film nel 1957 per la regia di Sergio Corbucci, “Non c’è pace per chi ama” (o anche “Suprema confessione”, ha due titoli) protagonisti Anna Maria Ferrero, Massimo Serato, Andrea Checchi (si direbbe una comparsata come ospite), e in un telefilm tedesco nel 1982, sempre non da protagonista
Carlo Bergonzi appare come attore solo in Il giovane Toscanini di Zeffirelli (1988) dove interpreta Bertini: di più non so dire, perché evito con cura i film di Zeffirelli successivi a La bisbetica domata.
Molto più divertente e discontinua, in linea con il personaggio, la biografia cinematografica di Giuseppe Di Stefano:
Canto per te 1953 Marino Girolami ci sono Carlo Campanini e Ave Ninchi, da protagonista, probabilmente un film su misura “stile Gigli”
La cobarde 1953 film messicano di Julio Bracho, con Irasema Dilian (di questo film non so niente di niente)
Meucci 1970 Daniele D’Anza, protagonista Paolo Stoppa (Meucci lavorava nei teatri)
Lo zio di Brooklyn 1995 di Ciprì e Maresco (uno dei due boss Nano)
Due grandi tenori americani: Richard Tucker appare in “Song of surrender” di Mitchell Leisen (titolo italiano “La colpa della signora Hunt”, 1949), Jan Peerce conta otto film e apparizioni tv tra 1938 e 1969. Something in the wind con Deanna Durbin e Donald O’Connor 1947, interpreta un poliziotto; altri film Parata di splendore, eccetera
Su Aureliano Pertile, niente di niente: ed è un peccato. Pèrtile, padovano, 1885-1952, è uno di quei cantanti per i quali farei volentieri un viaggio con la macchina del tempo. I suoi dischi sono molti, per nostra fortuna, ma è difficile capire come risuonasse la sua voce in teatro. Per chi non l’avesse mai ascoltato, la voce di Pertile (così come quella di Peerce, o di Bergonzi) non era bellissima di timbro, ma era comunque formidabile. A molti faceva storcere il naso, ed in effetti il primo impatto non è piacevolissimo – soprattutto se si è abituati a timbri di voce come quelli di Carreras, Di Stefano, Pavarotti, ma basta andare avanti nell’ascolto e si rimane incantati dalla forza e dalla bravura di Pertile, sia tecnica che come interprete.
Nella scelta delle immagini, mi sono divertito molto con Placido Domingo (soprattutto in versione cartoon, irresistibile); poi ci sono Alfredo Kraus col suo "gemello" Anton Walbrook, la giostra da "La Ronde" di Max Ophuls, Domingo in concerto con Waltraud Meier, e infine Aureliano Pertile e ancora Domingo in versione spot.
(continua)

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