L’amico Paolo Bullo http://amfortas.wordpress.com/ mi manda un link che riguarda il grande tenore Sergej Lemesev, nel commento del 12 aprile scorso:
Volevo segnalarti un film in cui compare da protagonista il grande Serghei Lemeshev. http://www.youtube.com/watch?v=8Quh0c3ZqSk&feature=watch-now-button&wide=1
In effetti, la filmografia sovietica presenta molte sequenze d’opera interessanti, e meriterebbe una ricerca approfondita che però io al momento non sono in grado di fare, anche per la difficoltà nel reperire il materiale. In casi come questi, sarebbe di grande aiuto uno sponsor molto generoso; e in ogni caso servirebbe un’enorme quantità di tempo per visionare tutto il materiale...Peccato, mi sarebbe piaciuto farlo; per oggi mi limito a una piccola ricerca su Lemeshev.
Sergej Lemeshev (1902-77) secondo http://www.imdb.com/ ha girato 4 film da attore, tutti di ambiente operistico:
Muzikalnaya istoria (1941)
Demon (opera di Anton Rubinstein, da Lermontov, con Irina Arkhipova) 1960, tv
Dubrovskij, da Puskin 1961 tv
Mozart y Salieri, 1967, opera di Rimskij-Korsakov da un dramma di Pushkin.
Ovviamente, pensando alla musica e al cinema dell’ex URSS i primi nomi che vengono in mente sono quelli di Eisenstein e di Prokofiev, che hanno realizzato insieme capolavori come “Alexander Nevskij” e “Ivan il Terribile”; qui non ne ho ancora parlato perché esistono ottimi libri e articoli in proposito, sia dal punto di vista del cinema che da quello della musica. Insomma, Eisenstein e Prokofiev li darei per conosciuti, almeno qui penso di poterlo fare. Purtroppo, fuori di qui imperversano le stupidaggini di Paolo Villaggio, e io sono stanco ormai di combattere la stupidità e l’ignoranza; in fin dei conti, non spettava nemmeno a me farlo e se ci ho provato è stato solo perchè chi doveva essere in prima linea se ne è fregato o magari è passato direttamente al nemico. Molte volte, quasi sempre, questo passaggio al nemico è perfino avvenuto gratis.
A questo proposito, parlando cioè di stupidità e di barbarie, la citazione d’obbligo è per i tartari nella Cattedrale, da “Andrej Rubliov” di Tarkovskij: il mio post è già qui in archivio da molto tempo, uno dei primi che ho scritto. Dieci anni fa era materia urgente, ma ormai la Cattedrale è stata devastata e distrutta e non resta che prenderne atto.
Andrej Tarkovskij nei suoi film non ha dedicato molto spazio all’opera lirica, che certo conosceva molto bene; nei suoi film la musica è infatti grande protagonista. In tutti i film di Tarkovskij ha enorme importanza Johann Sebastian Bach, ma si ascoltano anche Verdi (il Dies irae, in “Sacrificio”), Beethoven, Purcell, Pergolesi. Eduard Artemev ha composto musiche molto belle per “Solaris”, “Stalker”, “Lo specchio”. In “L’infanzia di Ivan” si ascolta per qualche istante la voce di Fiodor Scialiapin, da un disco: una canzone russa.
Scialiapin è stato memorabile interprete, come attore, per il “Don Chisciotte” diretto da Pabst (un film di cui ho già parlato qui per esteso), e appare anche in altri due film:
Aufruhr des Blutes (1929, cecoslovacchia) regia Victor Trivas
Zar Ivan Vasilievich Grosny (1915, Russia: Ivan il Terribile) di A. Ivanovic Gai
Uno dei suoi figli, Feodor Chaliapine jr, è stato un attore caratterista (1905-1992) presente in molti film americani e anche italiani; io me lo ricordo solo come uno dei frati di “Il nome della rosa” , del 1986.
Continuando la ricerca su altri grandi bassi operistici, dopo Petri, Pinza, Scialiapin, Rossi Lemeni ho pensato a due grandi cantanti italo-bulgari: Boris Christoff, che però possiamo rivedere solo in interviste e in alcune registrazioni d’opera, e a Nicolai Ghiaurov, per il quale vale lo stesso discorso ma con moltissime registrazioni d’opera, per nostra fortuna.
Nei film di Sergej Paradzhanov degli anni ’50 c’è molta musica, quasi sempre canzoni popolari russe e ucraine. L’opera lirica è il soggetto portante di “Rapsodia ucraina” del 1961, un film che racconta di una cantante d’opera che alla fine della guerra, dopo molte sofferenze, riesce a vincere un concorso in Francia. La storia non è vera ma è molto verosimile; il film è piuttosto convenzionale ma molto piacevole. Va detto, per chi non conosce Paradzhanov, che il grande regista armeno-ucraino cambierà radicalmente il suo stile di autore poco dopo questo film, dal 1964. I film di Paradzhanov dal 1964 in poi sembrano girati da una persona diversa, rispetto a quelli precedenti: a partire da “Le ombre degli avi dimenticati”, e passando per “Sayat Nova – Il colore del melograno” e via via tutti i suoi film successivi, Paradzhanov (il cui cognome vero è Parajanian) si ricorderà delle sue origini armene e delle sue origini e tradizioni. E’ a questi film che Paradzhanov deve la sua fama e la sua grandezza; a me però non dispiacciono nemmeno i suoi inizi, si tratta di film lineari, eleganti, ben fatti e ben recitati, piacevoli e mai banali.
In “Rapsodia ucraina” la cantante si chiama Oksana Marshenko: la sua voce è di Eugenia Miroshnicenko, il suo volto è quello dell’attrice Olga Reus-Petrenko. Pensavo che fosse una cantante vera, ma forse mi confondevo con un documentario di Paradzhanov del 1957 su un’attrice vera, che si chiamava Natalia Ushvij.
Molto bello, di Paradzhanov, anche il documentario “Dumka” (1957), su un importante coro ucraino; il regista si mette completamente al servizio della musica, e si ascoltano molte canzoni. Non è richiesto un intervento come autore e Paradzhanov è molto bravo nel fare quello che gli è richiesto: segnalo questo film perché oggi, nelle medesime circostanze, si realizzano spesso pastrocchi insopportabili.
Le immagini, oltre ai nomi citati, vengono da Rapsodia ucraina e da Dumka di Paradzhanov, dall’Alexander Nevskij di Prokofiev e Eisenstein. I tartari nella Cattedrale di Vladimir sono in “Andrej Rubliov” di Tarkovskij.
(continua)
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