sabato 10 marzo 2012

The dreamers ( IV )

The dreamers (2003) regia di Bernardo Bertolucci Da un racconto di Gilbert Adair. Sceneggiatura di Bernardo Bertolucci e Gilbert Adair Fotografia: Fabio Cianchetti Musica: Jimi Hendrix, The Doors, Bob Dylan, Fred Astaire, Michel Polnareff, Charles Trenet, Françoise Hardy, Nino Ferrer, Martial Solal, The Platters, Edith Piaf. Con Michael Pitt, Eva Green e Louis Garrel ; Anna Chancellor e Robin Renucci (i genitori), Jean-Pierre Kalfon, Jean-Pierre Léaud, Henri Langlois (immagini di repertorio), Florian Cadiou, Pierre Hancisse (115 minuti)

«...(ad una terza parte di Novecento) ci pensavo all’inizio degli anni 90: quando, ingenuo e illuso come sono a volte, ho pensato che con Mani Pulite l’Italia avesse l’occasione di ri pensarsi e di fare un grande esame di coscienza. Non mi sono reso conto che proprio l’atmosfera degli anni 70, Berlinguer e Moro, il compromesso storico, gli operai cattolici che fanno sciopero a braccetto con gli operai comunisti, era irripetibile. Affascinante, e finita per sempre. E che quel terzo Novecento ormai non potevo farlo.»
- Ma “The dreamers” non è un film sulla nostalgia .
«No, è un film sul presente. Sono tre ragazzi di oggi che si confrontano con quelli che erano i miti di allora, perché al cinema il tempo di quando giri è sempre il presente. Non c’è l’imperfetto come non c’è il passato remoto. (...) Prima del 1968 l’Italia era un paese che pullulava di piccole autorità assurde e inattaccabili. Il discredito verso il ’68 è un modo per tenersi al riparo.»
- Da cosa?
«Penso ai ragazzi no global che vanno ai Social Forum. Per ora sono una minoranza, eppure mi chiedo se quelli che partecipano a questi movimenti no global riescano a sentire il link con il ’68. Quelli erano anni di passione e di filosofia. Io ricordo che a quei tempi uscire di casa senza un libro in tasca era quasi imbarazzante. (...) Spero che questo film possa essere contagioso. Che possa contagiare i più giovani sul desiderio di futuro. Noi andavamo a dormire nel ’68 sapendo che il giorno dopo non era l’indomani ma era il futuro. Se c’è un futuro, vuol dire che il mondo può cambiare e che anche tu sei parte di questo cambiamento.»
Bernardo Bertolucci, intervista a L’Espresso 2 ottobre 2003 ( R.Cotroneo)
La colonna sonora, molto ricca, si può dividere grosso modo in quattro parti:
Musica americana:
Jimi Hendrix "Third Stone from the Sun" (1967), i titoli di testa
Bob Dylan: "Queen Jane Approximately" (1965)
The Doors: "Maggie M'Gill" e "The Spy" (1970), due brani tra i meno famosi del gruppo di Jim Morrison.
The Grateful Dead: "Dark Star" (1968) un grande classico del gruppo californiano
Janis Joplin e il suo gruppo, Big Brother and the Holding Company: "I Need a Man to Love" (1968)
"Ball and Chain" (1967) "Combination of the Two" (1968)
"Hey Joe" (1962) Written by Billy Roberts Performed by Michael Pitt and The Twins of Evil featuring Ben Coleman (Electric Violin) (Michael Pitt è il protagonista del film)
"Song for Our Ancestors" (1968) della Steve Miller Band
Musica francese:
Michel Polnareff: "Love Me Please Love Me" (1966) una canzone che si ascoltava ovunque in quegli anni, la so a memoria anch’io (è in francese)
Charles Trenet "La mer" (1945) 
Nino Ferrer "C'est irreperable" (1966) (Nino Ferrer fu molto popolare anche in Italia)
Françoise Hardy "Tous les garçons et les filles" (1962)
Édith Piaf "Non, je ne regrette rien" (1956)
Musica tratta dai film:
Due brani di Irving Berlin "No Strings (I'm Fancy Free)" (1935) from "Top Hat" Written by Irving Berlin Performed by Fred Astaire e "Let's Face the Music and Dance" (1936) Written by Irving Berlin Performed by Roy Fox and His Band
The Platters "You'll Never Never Know" (1956) taken from the OST of "The Girl Can't Help It" Written by Jean Miles, Paul Robi and Tony Williams. (i Platters sono famosi per Only you)
"Music from Sam Fuller's 'Shock Corridor'" (1963) Written by Paul Dunlap
"New York Herald Tribune" (1959) taken from "Fino all'ultimo respiro (1960)" Written by Martial Solal 1959
"Les Quatre cent coups" (1959)" by François Truffaut Composed by Jean Constantin (c) 1966
"Night in the Throne Room" (1933) taken from "Queen Christina" (Greta Garbo) Written by Herbert Stothart
"Hot Voodoo" (1932) taken from "Blonde Venus" Music by Sam Coslow Lyrics by Ralph Rainger
"Ferdinand" (1965) taken from "Pierrot le fou" Written by Antoine Duhamel
Musica per orchestra
"El paso del Ebro" (1808) Harmonised by Rodolfo Halffter Choeur et Orchestre Directed by Rodolfo Halffter Courtesy of Le Chant du Monde
(da http://www.imdb.com/  )
L’elenco dei film che vengono citati e di cui si vedono le immagini è alla fine dei titoli di coda, è molto lungo e per questa volta me lo risparmio. Posso solo aggiungere questa riga: non sono quasi mai i film che avrei scelto io, tranne naturalmente Chaplin e Keaton. A proposito, non c'è affatto bisogno di scegliere tra Keaton e Chaplin, io me li tengo stretti tutti e due e voglio bene a tutti quanti nello stesso modo.

2 commenti:

Marisa ha detto...

Entrare nella vita adulta con tutte le sue responsabilità fa paura a tutti, e non è detto che chi non ha problemi economici con genitori che lasciano assegni in bianco, sia più avvantaggiato; anzi sappiamo benissimo come il dover affrontare la vita concretamente per necessità può favorire la non dispersione e tenere l'interesse finalizzato ad un progetto, mentre gli adolescenti che non hanno questo pungolo, rishiano maggiormente la dispersione, la noia e il perdersi dietro fantasie che finiscono per diventare morbose.
Bertolucci ha magistralmente reso la difficoltà di un certo ambiente giovanile e i rischi che si corrono, compreso il pericolo di passare da un eccesso all'altro, dalla chiusura in un mondo iperprotetto alla violenza di un esterno che butta allo sbaraglio.
La trovata poi dei gemelli, come hai già intuito, rende meglio la confusione anche a livello di identità sessuale e sposta l'incesto da una madre irraggiungibile ed assente, alla sorella, suo alter ego.

Giuliano ha detto...

sì, è per tutte queste ragioni che il film continua a piacermi. Il difetto secondo me è l'eccessiva insistenza sulle scene di sesso, che "annacquano" troppo e fanno perdere di vista il vero senso di cosa vuol dire l'autore. E' un difetto ricorrente di Bertolucci, qui come in Novecento, alcune scene di sesso e di violenza si potevano tranquillamente tagliare (il discorso cambia con Ultimo tango). Ma l'autore è lui, e io rispetto sempre le scelte dell'autore.
Ci sono molte somiglianze anche con La Luna, avrei dovuto scriverlo.