venerdì 19 agosto 2011

Robert Bresson ( II )

Pickpocket
Un capolavoro.La storia narrata è abbastanza inusuale, anche se ricorda un po’ Delitto e castigo, ma è naturalmente lo stile di Bresson nel raccontarla ad incantare. E anche un po’ ad annoiare, va detto ma sarebbe un discorso lungo, forse inutile e forse no... Attori eccellenti: Martin La Salle è il protagonista, l’ispettore è Jean Pelegri, l’amico è Pierre Lemaire, la madre Dolly Scal, il vero ladro è Kassagi e l’incantevole Marika Green è Jeanne-Dunja. Musiche di Lully. (giugno 1994)
L'argent
Fuori di ogni dubbio, un grande film; e non sono d’accordo con chi sostiene che è “cerebralismo” mostrare il prima e il dopo di una rapina, ma non la rapina mentre viene svolta: oppure mostrare un tornero cavalleresco inquadrando gli zoccoli dei cavalli. Piuttosto, visto che il film è del 1982, si tratta di un salutare provvedimento contro le sgommate e le brutalità gratuite (sempre girate allo stesso modo, perciò noiosissime) dei film e dei telefilm che ci vengono dagli Usa, la cosiddetta “fiction”. Difetto principale del film è, però, che spesso diventa difficile seguire gli avvenimenti; anche perché i due protagonisti, Yvon e Lucien, si somigliano moltissimo (non a caso, direi). Si può parlare di cerebralismo, invece, quando si è davanti ad un film che è troppo costruito e tutto sommato non perfettamente riuscito. E’ il primo Bresson che vedo, e perciò dovrò rimandare un mio giudizio. La prima impressione è però molto buona. (ottobre 1989)
Quattro notti di un sognatore
E’ il remake di “Le notti bianche” di Dostoevskij, ed è un film straordinario anche per i suoi difetti. Infatti, nonostante una attualizzazione un po’ goffa (al 1971...) e gli attori un po’ improbabili (meno la ragazza, che è quasi perfetta: è Isabelle Weingarten, che girerà poi “Lo stato delle cose” con Wenders) è davvero un film dostoevskijano: l’aria che si respira è proprio quella dei romanzi di Dostoevskij, e il film è davvero fedele nello spirito e nei fatti a “Le notti bianche”. Anche le piccole goffaggini sono condotte con mano partecipe e gentile, il tocco di Bresson è davvero magico, e anche i brani musicali sono inseriti con una grazia rarissima a vedersi. Tutto il film scorre via con una delicatezza tale che pare percorso da angeli e non da attori: vi è davvero l’aura che cercava Zolla, quella che ritiene perduta. Paragone con Visconti? Sono due film “gemelli” ma molto diversi. Visconti non aveva goffaggini, gli attori erano professionisti formidabili (nonché angelici a loro volta, come capitava spesso a Mastroianni...), il suo film era di impianto teatrale (cosa che a me piace moltissimo), più favolistico che realista, ma sempre in sintonia con Dostoevskij. Bresson è e rimane sempre un maestro, soprattutto nel filmare il “non filmabile”, come Tarkovskij. (gennaio 1997)
intervista ad Anne Wiazemsky
"Ma quello era il cinema, un' avventura affascinante che era cominciata assolutamente per caso".
- Con Robert Bresson.
"Si' . Florence Delay, l' attrice che aveva interpretato Giovanna d' Arco per lui, mi conobbe e gli disse che aveva trovato la ragazza giusta per il ruolo di Marie in Au hasard Balthazar".
- In famiglia che cosa dissero? "Bresson era il regista del Processo di Giovanna d' Arco e del Diario di un curato di campagna, naturale che nella famiglia Mauriac fosse visto di buon occhio. Anche se credo che non colsero appieno il fondo nero di quel film".
moglie di Godard, attrice per Bresson(26 marzo 2000) - Corriere della Sera
(Anne Wiazemsky: il nonno materno era François Mauriac, da parte paterna invece discendeva da una famiglia di principi russi emigrati, sposa Godard a 17 anni, quindi poco tempo dopo il film di Bresson).
(continua)

18 commenti:

giacy.nta ha detto...

Hai trovato le parole giuste: è proprio così, è capace di "filmare il “non filmabile”". Per questo tutto il resto ( qualche piccolo difetto ) può passare in secondo piano. Sottoscrivo anche la tua definizione di cerebralismo. Pensavi a qualche altro francese, per caso? ;-)

Giuliano ha detto...

Il "non filmabile" viene dalla rivista Segno Cinema, alla quale ero abbonato negli anni '90...Gli avevano dedicato un numero intero, però non ho conservato quei giornali: ovviamente, il pensiero corre subito a Tarkovskij, che ha sempre scritto con ammirazione sul cinema di Bresson.
Con i francesi non ho un gran rapporto, al cinema...mi piacciono enormemente Clair e Renoir, poi poco o niente.
Ho guardato proprio ieri "Le notti bianche" di Visconti, dopo vent'anni o forse più: c'è anche una lunga scena di ballo, rock and roll di Bill Haley, tra ballerini formidabili si esibiscono anche Mastroianni e Romy Schneider, è una scena molto lunga ma me l'ero completamente dimenticata!
:-)

giacy.nta ha detto...

Si,"le notti bianche " è meraviglioso . Abbiamo gusti molto simili. Sto ascoltanto ininterrottamente Tim Buckley da quando me lo hai fatto scoprire. Ha una voce che ti colpisce ( ti cito )"al plesso solare, là dove nascono le emozioni più forti e incontrollabili". :-)

Giuliano ha detto...

curioso parlare di Tim Buckley partendo da Bresson...
:-)
il primo lp che ho ascoltato è stato il più difficile, "Lorca": ne sono rimasto incantato. Ma tutti i primi, fino a Starsailor compreso, sono fuori dal comune (su Starsailor c'è l'edizione "definitiva" di Song to the siren, ma sarà dura trovarlo)

giacy.nta ha detto...

Ho appena finito di ascoltare l'unico CD che per adesso possiedo. E' una compilation ( The best of Tim Bucley). Qui c'è la versione definitiva di Song to siren. E' molto diversa da quella che ho postato. E' sofferta, stridula a tratti. Ma mi piace. Non te l'ho ancora detto ma dipingo ad olio. Figure, essenzialmente. Non faccio ancora niente di "mio". Riproduco opere già note. Ti manderò la foto del quadro che sto realizzando avendo come colonna sonora Tim. Penso che sia l'angelo custode ideale. :-)
p.s.
la voce di Tim è incantevole in Song for janie.
Di Lorca qui ho solo I had a talk with my woman.

Giuliano ha detto...

"song for Jaynie" è nel primo disco: il disco di un ragazzo di 16-17 anni, le canzoni le scriveva con l'amico Larry Beckett, stessa età (è incredibile, se vai a leggere "Goodbye and hello"...). Nei negozi si trova facilmente "Dream letter", del 1968, e anche una raccolta con i primi due lp. Penso che si trovi facilmente anche "Happysad", molto bello, oltre che "Lorca"; poi c'è "Live at the Troubadour", magnifico, così come "Live at the Folklore Center". Lascia perdere gli altri titoli, per ora...

giacy.nta ha detto...

grazie per i consigli!

Giuliano ha detto...

ciao! torniamo a Bresson...
:-)

giacy.nta ha detto...

Sto per rivedere Balthazar. Ho bisogno di una rinfrescata per parlarne.
Ho visto i film di Bresson molto tempo fa. A me piacciono il b/n, il silenzio "carico di echi", gli sguardi, i ritmi lentissimi, la condivisione della solitudine ( non è un ossimoro per me ), la dolce malinconia, lieve quanto un soffio( La smetto, rischio di straparlare). Dunque Bresson non può non piacermi. :-)

Giuliano ha detto...

ok, a dopo.
:-)

giacy.nta ha detto...

Fatto. Mi ha dato un'impressione completamente diversa. Sai che dopo aver rivisto ultimamente Bergman e Tarkovskij mi sembra che a tutti gli altri registi manchi qualcosa? Oppure sto lì a notare i difetti...
Per esempio, mentre guardavo Au hasard Balthazar, ho iniziato ad associare Bresson a qualche suo piagnucoloso e sterilmente/infantilmente rancoroso regista conterraneo. Ma è stato solo un attimo. Poi i rumori isolati dal silenzio, gli oggetti che sa animare così bene mi hanno riconciliato con lui. Bella anche la sonata n.20 di Schubert che sottolinea solo alcuni momenti del film, come la scalata, del caro B., di una altura. E poi quel pane sotto la pioggia e la radiolina sul davanzale che contestualizza ( meglio di una conferenza ) la vicenda e le dà un respiro universale. Senza parlare poi del padre, a letto, che si lascia morire, lui, ammalato di orgoglio,di onestà, in un tempo che di questi valori non sa che farsene.
Ho pensato a certi poeti del correlativo oggettivo, a Montale. Ma Bresson è francese e si vede. Ho pensato a Tarkovskij e mi son detta che Andreij ci immette in un mondo poetico. Bresson ci introduce con poesia nella realtà. Cruda.
Un caro saluto e grazie!

Giuliano ha detto...

Non saprei dire di preciso cos'hanno di diverso Bergman Tarkovskij Kubrick Bresson, eccetera, rispetto agli altri. Sta di fatto che mi sono sempre trovato a combattere con chi fa spallucce, sbuffa, mi guarda con compatimento, e queste cose qua. Ormai, sono quasi quarant'anni che incontro persone così, hanno vinto loro, Bergman Tarkovskij Kubrick e Bresson sono ormai ignoti a quelli che hanno meno di trent'anni, che fare? (Kubrick resiste, ma solo fatto a pezzetti e senza capirlo nemmeno minimamente). Che fare? Ma tu prova a prendere Vittorio De Sica, la scena col bambino che gioca a scopa in "L'oro di Napoli", per esempio: sembra una cosa da poco, ma nessun altro è riuscito a farla così.
Tornando a Bresson, mi piacciono molto le ragazze che sceglie per i suoi film, così come mi piacciono le ragazze di Olmi. Un altro dei luoghi comuni da sfatare sui "registi cattolici", sia Olmi che Bresson vanno a toccare temi molto scabrosi, e il loro rapporto con la fede è molto al di fuori del semplice andare a messa, molto più vicino a papa Giovanni. A me piace guardare i film come se fosse la prima volta, saltando quello che si è detto e scritto - poi ci torno sopra volentieri, ma l'altro giorno su un blog una se ne è uscita con la parola "calligrafismo", santo cielo! Mi sono sentito come Nanni Moretti in "Palombella bianca": che parole usi???
:-)

Giuliano ha detto...

"Palombella rossa" !!!
(che gaffe...)

giacy.nta ha detto...

E' che vuoi dare al volatile il suo reale colore... :-)) W le gaffe.

Anche io sopporto a fatica la "critica cinematografica", per questo mi piace il tuo blog che, essenzialmente, racconta i film e registra emozioni, considerazioni derivanti dalla visione o offre la possibilità di cogliere livelli di lettura che altrimenti andrebbero persi.

Moretti, gran fustigatore dei "dottorini"...

De Sica è un altro regista sorprendente. "Miracolo a Milano" mi colpì profondamente da bambina, quando lo vidi per la I volta. Non l'ho più dimenticato.
Vado a rivedere la scena dell'Oro di Napoli... ( spero di trovarla in rete )
Ciao.

Giuliano ha detto...

ci sono film e registi dei quali non parlo qui, ma che ammiro moltissimo. La ragione è semplice: con Vittorio De Sica, tanto per rimanere sul nome che abbiamo citato, che cosa vuoi aggiungere? Non è che ci sia molto da dire, si guarda il film e si capisce tutto, quasi tutto. Poi lo si riguarda e si colgono cose che non si erano viste, ma non c'è bisogno di spiegazioni e qui sta forse la vera grandezza. Con Tarkovskij Bergman e Bresson si va oltre, ci sono più cose da chiedersi, qui nasce la necessità di riflessione. Ma lo capiscono in pochi, ti danno subito del cinefilo supponente e non si accorgono che sono loro a volerti negare la possibilità di vedere quello che ti interessa, loro non ci arrivano e quindi negano con tutte le loro forze che ci sia qualcosa da capire. (penso che si capisca a chi mi riferisco...).
Fosse per me, Stanlio e Ollio e Bugs Bunny!!
:-)

giacy.nta ha detto...

A volte penso che molte persone abbiano paura di pensare ed immaginare ( le uniche facoltà libere che abbiamo ). Forse per questo fanno spallucce a chi ha una certa autonomia. Personalmente non mi sono mai data pena di certi atteggiamenti di sufficienza. Sta di fatto che i film dei registi che amiamo possono essere guardati ogni volta come se fosse la prima. Gli altri no.
Vado a dipingere ( devo finire entro una settimana il quadro ed il blog è la mia rovina... Bye :-)))

p.s.
ho glissato prima sulle donne dei film di Bresson ed Olmi ma penso di capire perchè ti affascinano ( silenziose, legate alla terra, alla natura, capaci di sopportare segretamente il peso della sofferenza, e poi parlano con gli occhi ). Ho indovinato?

giacy.nta ha detto...

Ho visto ieri Pickpocket. Non lo conoscevo. Hai ragione, gli attori sono eccezionali.
Anch'io ho pensato subito a Delitto e castigo. Al di là del tema, me l'hanno ricordato la stanzetta e il metrò ( una sorta di traduzione in chiave moderna dei quartieri degradati, dei bassifondi che hanno nel romanzo una parte importante ).
Ciao!

Giuliano ha detto...

Dostoevskij è uno dei punti fermi di Bresson, c'è qualcosa di suo in ogni film - è una delle poche cose che ho veramente capito su Bresson!
:-)