domenica 19 settembre 2010

Croce di consacrazione

- NATTVARDSGÄSTERNA (t.l. I comunicandi; titolo del distributore italiano: Luci d'inverno, 1962) . Scritto e diretto da Ingmar Bergman. Fotografia: Sven Nykvist. Scenografia: P. A. Lundgren. Montaggio: Ulla Ryghe. Montaggio sonoro: Stig Slodin e Brian Wiseström, Interpreti: Gunnar Björnstrand (Tomas Ericsson), Ingrid Thulin (Marta Lundberg), Max Von Sydow (Jonas Persson), Gunnel Lindblom (Karin Persson), Allan Edwall (Algot Provik), Kolbjörn Knudtsen, Olof Thurnberg, Elsa Ebbesen, Tor Borong, Betha Sannell, Helena Palmgren. Durata: 81 minuti.
- NOSTALGHIA (1983). Regia di Andrej Tarkovskij; soggetto e sceneggiatura: Andrej Tarkovskij, Tonino Guerra; fotografia: Giuseppe Lanci; musica: Giuseppe Verdi (messa di Requiem) , Ludwig van Beethoven (finale nona sinfonia), musica tradizionale russa, musica antica cinese. Scenografia: Andrea Crisanti; costumi: Lina Nerli Taviani. Interpreti: Oleg Jankovskij (Andrej Gorchakov), Erland Josephson [voce di Sergio Fiorentini] (Domenico), Domiziana Giordano [voce di Lia Tanzi] (Eugenia), Patrizia Terreno (moglie di Gorchakov), Milena Vukotic (donna nella piscina di Bagno Vignoni), Laura De Marchi, Delia Boccardo (moglie di Domenico), Raffaele Di Mario, Rate Furlan, Livio Galassi, Elena Magoia, Piero Vida. durata: 130'.

Nella chiesa di “Luci d’inverno”, che Bergman ci mostra con grande attenzione e che è nel centro della Svezia, a Dalarnas Län (cioè Contea di Dalarna ) mi ha molto colpito ritrovare un simbolo della Croce identico a quello della chiesa allagata di Rieti, in “Nostalghia” di Tarkovskij (la chiesa di San Vittorino, vicino a Cittaducale, sulla strada per Ascoli Piceno). Di conseguenza ho fatto una piccola ricerca, e ho scoperto che non si tratta di qualcosa di voluto e di cercato, ma di un dettaglio comune a quasi tutte le chiese, e che io non avevo mai notato.

Si tratta di una “Croce di consacrazione”: ne esistono dodici per ogni chiesa, possono essere dipinte o anche appese al muro. In assenza di queste croci, dalla forma particolare, la chiesa è solo benedetta e non consacrata: ma don Mauro, che mi spiega questi dettagli importanti, aggiunge che spesso si dà troppa importanza, nel discorrere comune, alla consacrazione e alla benedizione delle chiese. Si tratta di rituali importanti, ma secondari rispetto alla sostanza delle cose, cioè del rito in sè e della liturgia. Una chiesa si può sconsacrare e riconsacrare, così come gli oggetti e i paramenti usati; ma l’importante è il rito in sè, la fede, e non l’edificio in cui si officia il rito o i suoi accessori.
Sulla Croce di consacrazione, ho trovato questa definizione: «Ciascuna delle dodici immagini con il simbolo della croce poste o spesso dipinte, incise o scolpite direttamente sulle pareti interne di una chiesa, sulle colonne o sui pilastri, sulle quali il vescovo compie le unzioni per la consacrazione dell'edificio.»

Dal sito www.simmetria.org prendo in prestito queste righe:
Riti e ritmica di consacrazione di una chiesa cristiana (di C.Lanzi, da "Ritmi e Riti", pag 123)
«(...) Dentro la chiesa vengono dipinte, nel giorno di vigilia, 12 croci. Tre croci per ognuno dei quattro punti cardinali (naturalmente si parla di chiesa orientata).Sotto ogni croce vengono poste delle Candele. (...) Nella notte di vigilia la chiesa viene lasciata in custodia ad un diacono vestito di bianco che veglia fino al mattino, quando il Vescovo arriva davanti alla porta e, accompagnato dal collegio sacerdotale, recita i salmi penitenziali. E' fondamentale comprendere che nel rituale viene sempre premessa la fase di purificazione a qualsiasi altra. (...) Dopo una serie di riti che tralasciamo, il Vescovo bussa alla porta della chiesa e pronuncia la splendida frase: "Attollite portas, principes, vestras, et elevamini, portae aeternales, et introibit Rex Gloriae" (Salmo 23,7)" Segue poi una fitta serie di invocazioni, preghiere e canti che accompagnano altre due richieste di apertura. La terza volta sia il vescovo che gli astanti dicono in coro: "Aperite, aperite, aperite" (...) »
Il rituale è molto lungo, mi fermo qui e penso che per questo post basti e avanzi.

Da wikipedia prendo invece due illustrazioni di altre Croci di consacrazione, facendo presente che basta andare su un motore di ricerca per trovare molte altre immagini simili. La seconda di queste è una “croce patente a cerchio”: Croce patente a cerchio (fr: croix pattée alisée, en: cross pattée alisée) croce patente inscritta in un cerchio. Assume il nome di croce della consacrazione quando il cerchio circoscritto è dello stesso smalto.



Concludo il post con una panoramica degli arredi e affreschi della chiesa, che è molto bella e merita da sola la visione del film; don Mauro aggiunge che probabilmente è una chiesa molto antica, risalente a prima dello scisma luterano.
L'immagine sopra l’altare rappresenta la Trinità, il Padre che sorregge il figlio: ecco un’altra cosa a cui da solo non sarei mai arrivato.




2 commenti:

Marisa ha detto...

Molto belle le riflessioni sull'importanza del rito vissuto con partecipazione rispetto alla "cornice".
Nei popoli in cui la distinzione tra sacro e profano non esiste, perchè tutta la vita è sacra, (penso soprattutto agli aborigeni dell'Austalia e agli indiani d'America), non c'è bisogno di chiese. Bastano una roccia, un albero,un luogo particolarmente suggesivo e la cerimonia può avviarsi; la ierofania è sentita reale e permea tutta la terra.
Più le culture avanzano differenziado sacro e profano, più la vita si allontana dalla natura come sacra in sè e diventa peccato, più i luoghi adibiti al sacro si irrigidiscono e rischiano di diventare luoghi di controllo sociale e discriminazione, oltre che semplici musei, per quanto belli.

Tarkovskj lo sapeva bene , perciò i suoi "spazi sacri" non coincidono con quelli ufficiali delle grandi cattedrali, dove si celebrano i riti del potere, ma chiese diroccate (S.Galgano), abbandonate ed allagate (S.Vittorino di Cittaducale), piscine termali al centro di un paese (Bagno Vignoni). Luoghi insomma ripresi dalla Natura per ricelebrare il bisogno dell'uomo moderno di riconciliarsi con essa e risanare la frattura tra sacro e profano.

Detto questo le chiese mi piacciono molto (quelle poche non pasticciate con continue aggiunte pataccate) e mi ci fermo volentieri, poche oasi nel caos dello stravolgimento delle nostre città.

Giuliano ha detto...

Cara Marisa, l'avessi saputo prima, avrei cercato ovunque le Croci di Consacrazione! Mi sono subito detto: quante cose che non so, e che peccato essere ignoranti!
I riti e la liturgia sono cose belle e profonde, ma c'è sempre il rischio di cadere nell'idolatria e nella superstizione. Il problema con il Concilio, per esempio, è stato soprattutto questo: che in tanti hanno capito "allora non conta più niente", e invece era vero il contrario, almeno nelle intenzioni di papa Giovanni.
Ma, evitando i discorsi complicati, ci sono film che si vedono e si rivedono sempre volentieri perché anche i luoghi sono scelti per meravigliare: penso a Tarkovskij ma anche a Herzog, a Wenders, a Bertolucci...