Inquietudine
(Inquietude, 1998). Regia di Manoel de
Oliveira, Tre episodi tratti da "Os imortais" di Helder
Prista Monteiro, "Suzy" di Antonio Patricio, "A mâe
de um rio" di Agustina Bessa-Luis; adattamenti e sceneggiatura
di Manoel de Oliveira. Fotografia di Renato Berta. Scene e costumi di
Isabel Branco. Musica: Rachmaninov, Bruant (musiche del varietà,
ballabili), musica liturgica greca e canzoni popolari greche.
Interpreti: primo
episodio, Luis Miguel Cintra (figlio), Josè
Pinto (padre) Isabel Ruth (Marta) secondo episodio:
Diogo Doria (il dandy), David Cardoso (amico del dandy), Leonor
Silveira (Suzy), Rita Blanco (Gabi). terzo
episodio: Leonor Baldaque (Fisalina), Ricardo
Trepa (l'innamorato), Irene Papas (madre di un fiume) Durata totale: 110 minuti
"Inquietudine"
di Manoel de Oliveira è formato da tre episodi molto ben collegati
fra di loro; dato che questo non è spiegato con chiarezza
all'inizio, la visione risulta un tantino problematica, anche perché
i primi due episodi sono piuttosto criptici o lenti, e solo il terzo
(quindi dopo un'ora e mezzo) è davvero un capolavoro.
Il primo episodio è "Os
imortais", "Gli immortali", tratto da un racconto di
Helder Prista Monteiro. Lo interpretano Luis Miguel Cintra (che è il
figlio) e Josè Pinto (il padre); il figlio è sui sessanta, il padre
di vent'anni più anziano, entrambi professori universitari. Il padre
si è convinto che morendo si eviti la "divisione in due"
del nostro essere, e quindi il raggiungimento dell'immortalità;
cerca dunque di convincere il figlio ad ammazzarsi, e alla fine lo fa
cascare dalla finestra col pretesto di sistemare una tenda. Il padre
ha cercato di far pubblicare questa sua teoria, a più riprese; ci è
perfino riuscito, ma la gente (chissà perché) si è invece convinta
che sia arteriosclerosi. Nel cast anche Isabel Ruth, l'ex allieva di
cui entrambi sono innamorati (ma ormai siamo tutti e due troppo
vecchi, dice il padre). L'episodio, e quindi tutto il film, si apre
su una meravigliosa stanza con lavagna, libri, scrivania (forse
dentro l'università?) e con il padre che dice al figlio "màtete";
e termina con il suicidio del vecchio, deciso anch'esso a divenire
immortale e ad evitare la "scissione in due parti" del suo
essere.
Però poi si scopre che
era una recita in teatro, tutti gli attori arrivano in palcoscenico a
salutare e a prendere gli applausi, e cala il sipario. Tra gli
spettatori ci sono Diogo Doria e David Cardoso, e da qui inizia il
secondo episodio, "Suzy", scritto da Antonio Patricio.
Il secondo episodio è il
meno interessante, anche se concerne l'origine dell'ispirazione
poetica, la Musa. Che in questo caso è una prostituta d'alto bordo,
bella ed elegante, Suzy (Leonor Silveira). Completa il cast Rita
Blanco, che impersona un'amica di Suzy. Il personaggio affidato a
Diogo Doria si innamorerà della giovane pur sapendo tutto di lei; è
un diplomatico di professione ma si ritroverà suo malgrado, dopo
questo incontro, a scrivere come un vero scrittore. Nel finale
vediamo i due amici ancora insieme, mentre commentano la notizia
della morte di Suzy a causa di un'operazione improvvisa.
E' a questo punto che il
personaggio affidato a David Cardoso, sullo sfondo di una finestra
con panorama molto bello (alberi e neve, ma vistosamente finto,
disegnato) inizia a raccontare il terzo episodio, "Mâe
de um rio", "Madre di un fiume", scritto da Agustina
Bessa-Luis (un romanzo uscito nel 1971), che è molto bello ed è
interpretato da Irene Papas, Leonor Baldaque e Ricardo Trepa.
Cardoso e Doria (i loro
personaggi) davanti alla notizia della morte di Suzy concordano che
"La vita è un mistero"
e che "alla fine, tutto è legato".
E' una riflessione su vita e morte, ma anche sulla creazione poetica
e sull'immortalità; la morte e la poesia, la creazione del mondo,
l'eterno ciclo di trasformazione della materia (e del pensiero?) che
si svolge qui sulla Terra (e nell'universo intero?).
La morte è anche il
motivo delle nostre riflessioni sull'aldilà, e da qui parte il
racconto del personaggio affidato a Cardoso, una storia di
immortalità (come nei due precedenti episodi, ma seria) e di
stregoneria, o forse magia.
Siamo a Serra das Naves,
in montagna, dove vive una ragazza detta Fisa, o Fisalina (Leonor
Baldaque) che faceva sogni inspiegabili; l'immaginazione la
tormentava, "sognava esseri dalle labbra
di marmo che pronunciavano parole sconosciute"
(il che mi rimanda al "Sogno degli eroi di Adolfo Bioy Casares).
Fisalina ha un ragazzo,
interpretato da Ricardo Trepa, che però abita lontano; è il figlio
del campanaro di un altro villaggio. Il ragazzo le dice che il suo
paese (quello di Fisalina) è abitato da vecchi, che è fatto di
pietra e che ci si perde dentro, e che i vecchi vanno in processione
con la lanterna anche quando è giorno; e che vorrebbe tanto portarla
via da lì. Fisalina lo ama molto, anche lei vorrebbe andar via, e
stare con lui.
NARRATORE (voce fuori
campo, minuto 6): Fisalina sapeva che nessuna ragazza se ne era mai
andata, nessuna si era mai sposata fuori. Lei ora voleva sfidare
quella vecchia legge, la sua anima aspirava a vincere e a trasgredire
le leggi, anche quelle che non conosceva. Voleva trovare il modo di
isolarsi. Provava collera, e l'amore le mozzava il respiro. Non
sapeva se il suo amato sarebbe stato l'artefice della sua
liberazione, o se lo aveva scelto come pretesto per trovare la forza
di reagire.
Al minuto 12 (sui 37
totali di questo episodio) Fisalina si decide e va a trovare "la
strega", cioè la "madre di un fiume". La strega è
Irene Papas.
Irene Papas (recita
in greco Esiodo, la Teogonia):
«Prima di tutto nacque il
Caos,
poi la Terra dai larghi
fianchi,
dimora sicura, offerta per
sempre
a tutti i viventi. Da
Baratro nacquero
Tenebre e Buia Notte.
Dalla Notte (nikròs)
a sua volta nacquero Etere
e Luce del Giorno.
Poi la Terra generò un
essere uguale a lei,
capace di coprirla tutta
intera: Cielo Stellato,
che doveva offrire agli
dei felici
una dimora sicura per
sempre.»
Esiodo, Teogonia. Ho usato
la pronuncia moderna, quella antica si è perduta nei secoli; nessuno
la ricorda, nemmeno io. Non canto più come un tempo, quando bevevo
il succo dei corbezzoli; e i miei piedi non sentono più il mormorio
della terra. Al villaggio mi hanno dimenticata, e io non conosco più
i bambini delle nuove generazioni. I bambini, sono tutti uguali.
Fisalina:
Che cosa vuoi da me?
Madre: Parla,
non temere. Cosa devi dirmi?
Fisalina:
Ho molte cose da dirti, Acqua Profonda. Ho sempre vissuto nel
villaggio, sono ormai quasi vent'anni. Le vie mi seguono e si
richiudono davanti a me, sono cresciute come spighe di pietra e ora
non posso più uscirne. I muri sono cresciuti, le pietre si sono
unite sempre di più. Come posso respirare, se non esco dai miei
polmoni? Come posso vivere, senza smettere di sentire la terra sotto
i piedi? Ascoltami, Madre di un fiume, io voglio camminare ma non so
muovermi. Maledicimi, ma fammi essere libera.
Madre (a
memoria, recitando): Il sole è fatto di
fuoco e di sale. Chi è libero spegne il fuoco e disperde il sale, ma
non ha più posto in questo mondo. (sospira
profondamente) Come vorrei dimenticare! (poi,
più dura) Tu chi sei? Cosa fai qui? E' tanto
tempo che non vedo nessuno, non so più niente della gente, non ho
più niente a che vedere con loro. (le si
avvicina lievemente) I custodi della verità
non sono eterni, devono essere sostituiti.
Fisalina:
Va bene. Sono nata nel villaggio qui vicino, amo un ragazzo che ha
dei bei denti, fremo quando mi cinge la vita, ma non so cosa fare per
sposarlo. Non è mai accaduto da noi, mai (che
una ragazza lasciasse il villaggio).
Madre
(sorridendo): Lo so bene. Quando avevo la tua
età mi piaceva stendermi nuda a contatto con la terra, e ascoltare
il bisbigliare delle formiche che correvano tra i fili d'erba appena
nati. La terra profumava di buono, i rospi si nascondevano nel fango
dello stagno... (sorridono insieme)
Fisalina: In
estate e in autunno mettevo nel mio grembiule delle pietre bianche,
che usavo per proteggere le aiuole del giardino dove piantavo le
genziane; ma la grandine le spazzava via. Non fa niente, non mi
piacciono i fiori che durano troppo tempo. (si
avvicina all'altra donna) O Acqua Profonda,
perché sono sempre triste? (l'altra donna
abbassa lo sguardo e tace) Anche quando posso
mangiare un po' di carne, o quando vedo i passeri beccarsi i piedi al
calore del sole, provo solo disperazione e una tenerezza mortale per
tutto ciò che vive. E' forse amore? La presenza del mio amato non mi
calma. Dimmi, come posso uscire dal villaggio, e fuggire col figlio
del vecchio campanaro? La mia bocca sa dire solo menzogna.
Madre: (le
mostra le sue dita d'oro, le avvicina alla candela)
Fisalina:
O Acqua Profonda, scopri il mio cuore; io non posso farlo.
Madre:
(si alza, la prende per mano, le indica il
cunicolo che introduce alla grotta-labirinto):
Va'.
Fisalina inizia il
percorso iniziatico nel labirinto, che però noi vediamo come un
semplice corridoio con candele accese sui due lati; poi l'acqua
sgorga davanti a lei, è nato un fiume...)
Fisalina:
E' dunque vero, Madre di un fiume? Mi hai liberata?
Si volta, ma l'altra, che
la seguiva, adesso non c'è più. E' l'altra donna che è libera,
Fisalina ha ormai preso il suo posto.
Al minuto 22, mentre
scrive alla luce della candela, a casa sua, Fisalina si accorge di
avere le dita d'oro.
NARRATORE (voce
fuori campo): Fisalina si ricordò i versi di
Esiodo che la Madre di un fiume le aveva letto, pronunciandoli con
accento moderno perché quello vecchio si è perso. Aveva
detto:«nessuno lo ricorda, neanche io». I versi così recitavano:
Dunque, per primo fu il
Caos
e poi Gaia (la
Terra, nell'originale portoghese)
dall'ampio petto e dalla
forma mai vista prima.
Dal Caos nacquero Erebo e
Nera Notte;
Notte, unita ad Erebo in
amore, concepì Etere e Giorno.
Gaia per prima generò,
simile a sè, Urano Stellato (o "cielo
stellato")
che la avvolgeva tutta
intorno.
Fisalina guardò la
finestrella, e una strana sensazione le pervase il corpo, percepì
una relazione complice tra le sue dita d'oro e le stelle del cielo.
Da qui in avanti, la
ragazza dovrà nascondere le dita sotto i guanti, e stare molto
attenta nei suoi comportamenti: disegnare per terra con un filo di
paglia (Archimede?) è cosa che turba i suoi vicini (analfabeti?).
Ora Fisalina non sente più l'urgenza di andar via dal villaggio, c'è
qualcosa che la trattiene; e anche il fidanzato viene visto in
maniera diversa, con sempre maggiore indifferenza.
Al minuto 28 c'è un
incontro tra Fisalina e il fidanzato, durante il quale lui inizia in
modo felice ma poi si rende conto della freddezza di lei.
FIDANZATO: ...anche nel
mio villaggio c'è una cisterna; quando guardo il suo interno buio
vedo l'acqua profonda scintillare; allora dico il tuo nome, e l'eco
me lo ripete mille volte: Fisalina...
(il ragazzo è figlio di
un campanaro, significa qualcosa?) (queste scene ricordano molto Raul
Ruiz, il film è del 1998)
Infine, al villaggio c'è
la Processione del Cristo Morto: che non è un'invenzione ma avviene
realmente, il nome del paese è Alvite, in portoghese Alveus. (alveo,
letto di un fiume, madre di un fiume?). Durante la processione, le
donne si accorgono delle dita d'oro di Fisalina; lei si inginocchia
davanti alla Croce, reverente, ma si segna con la sinistra; deve
scappare. Le donne la inseguono gridando "a bruja", "la
strega". (si pronuncia quasi come Bruges in francese, come se
non ci fosse la a finale). A questa scena è presente anche il
fidanzato; che ne è sconvolto e sale sul campanile, suonando insieme
tutte le campane "come fece nel giorno in cui suo padre morì".
NARRATORE (minuto 33):
Anche i custodi dello spirito umano devono essere sostituiti, e le
acque della saggezza abitate da nuovi maestri. Fisalina, incauta e
predestinata, ora vive ai piedi dell'Acqua Profonda. Lì aspetterà
altri mille anni prima di scambiare il suo destino con qualcun altro.
La gente di Alvite, il vecchio villaggio di Alveus, esiste ancora; ma
non si conosce più questa storia. Le donne, tuttavia, d'inverno
portano ancora guanti che lasciano scoperte le dita: dicono che sono
più comode per filare la lana. Non sarà che forse temono le dita
d'oro, e stanno attente?
Qui finisce il film. Diogo
Doria e David Cardoso sono nella stanza dove era iniziato il
racconto, "Inquietudine" di Manoel de Oliveira è finito,
forse le tre storie sono la stessa storia.
La musica del film: nel
primo episodio (Gli immortali) c'è il secondo concerto per
pianoforte di Rachmaninov, nel secondo (Suzy) ci sono musiche del
varietà, tango, tutti i titoli e gli esecutori sono indicati nei
titoli di coda. In "Madre di un fiume" ascoltiamo canzoni
popolari greche cantate da Irene Papas e - nei titoli di coda -
rielaborate per pianoforte da Jean François Auger.
Nei primi due episodi si
vedono il Teatro Sâo
Paulo di Oporto e il Casinò di Madrid; il villaggio è probabilmente
proprio Alvite.
Il dettaglio delle dita
d'oro è nella fiaba "La figlia della Madonna" dei Grimm;
le dita d'oro sono associate alla visione della Trinità (vedere)
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