domenica 1 settembre 2019

Amazing grace ( II )


Amazing grace (2006) regia di Michael Apted. Scritto da Steven Knight Fotografia di Remi Adefarasin. Musiche per il film di David Arnold. Interpreti: Ioan Gruffudd (Wilberforce), Benedict Cumberbatch (Pitt), Albert Finney (John Newton), Youssou N'Dour (Olaudah Equiano), Rufus Sewell (Thomas Clarkson), Romola Garai (Lady Wilberforce), Michael Gambon (Lord Fox), Ciaran Hinds (Lord Tarleton), Toby Smith (Clarence), Jeremy Swift (maggiordomo). Durata: 110 minuti

2.
Altro personaggio chiave è John Newton, autore della canzone "Amazing grace"; è interpretato da Albert Finney.
da wikipedia.it: John Henry Newton (1725 – 1807) è stato un marinaio e compositore inglese.
Prese il mare in gioventù e per alcuni anni fu imbarcato su navi negriere. Visse una conversione religiosa che lo portò a diventare un pastore anglicano e uno scrittore di inni, tra cui il più famoso fu Amazing Grace. Negli ultimi anni di vita divenne un grande sostenitore dell'abolizione della schiavitù.
"Dietro la canzone che ami c'è una storia che non potrai dimenticare" è lo slogan sulla locandina del film "Amazing grace". In effetti, è una canzone che tutti abbiamo ascoltato almeno una volta; ammetto che prima della visione del film di Michael Apted anch'io ignoravo completamente la storia di questa canzone, che avevo sempre considerato uno spiritual americano, forse per via delle magnifiche interpretazioni di cantanti afroamericane, come Jessye Norman. Invece, non è affatto così:
da wikipedia.it: La melodia è forse di derivazione irlandese e comparve per la prima volta tra i canti popolari d'America in una raccolta intitolata Virginia Harmony di Carrell e Clayton (1831).
L'autore è John Newton, ex capitano di navi negriere, e può considerarsi un inno di ringraziamento a Dio per la grazia della sua conversione, tanto più "sorprendente", quanto più infima era la sua professione. (...) Nelle sue memorie lascia un ricordo di quel periodo, che doveva segnare profondamente la sua coscienza, e del disagio che lo condurrà infine all'abbandono di quella professione e alla conversione religiosa: «Durante il tempo in cui ero occupato nel commercio degli schiavi, io non ebbi mai il minimo scrupolo in quanto alla legittimità di tale traffico. In generale io ne ero soddisfatto, come di una cosa che la Provvidenza stessa mi aveva destinato, sebbene per molti riguardi era lungi dall'essere di mia scelta... Io considerai me stesso come una specie di carceriere o di guardiano e alle volte ero disgustato di un impiego dove non si trattava d'altro che di ceppi, catene e ferri. Considerando questo, io avevo spesso pregato il Signore che egli, a suo proprio tempo, si compiacesse di situarmi in situazione più umana...»

Sposatosi con Mary Catlett, della quale era realmente innamorato, si riavvicinò gradualmente alla fede, iniziando a dedicare alla preghiera un'ora ogni sera e obbligando anche i suoi marinai, la domenica, a pregare insieme. Probabilmente fu la lettura dell'Imitazione di Cristo, testo spirituale medievale forse opera del monaco Tommaso da Kempis, a risvegliare in lui il desiderio di riavvicinarsi alla fede, ma sicuramente ebbe influenza anche il fatto di essere scampato a morte quasi certa durante una terribile tempesta. Da quel momento iniziò a crescere in lui il disagio per l'attività che conduceva, e per quanto inizialmente tentasse di conciliarla con la ritrovata fede cristiana, adoperandosi per rendere più umane le condizioni degli schiavi trasportati, si rese infine pienamente conto dell'impossibilità di farlo, e decise di abbandonare il lavoro sulle navi che operavano la tratta. Il cambio di occupazione lo portò a diventare ispettore delle navi al porto di Liverpool. Tuttavia la maturazione della conversione avvenuta a bordo delle navi negriere lo portò ad una ricerca spirituale sempre più profonda che culminò nella vocazione religiosa. (...) S'impegnò nella stesura di testi abolizionisti (come i Pensieri sulla tratta degli schiavi africani, 1788) dove contrastava le teorie degli schiavisti, e scrisse inoltre degli inni notevoli contenuti in Olney Hymns. Dopo aver servito per 17 anni la parrocchia di Olney, gli venne affidata la chiesa di St. Mary Woolnoth a Londra, dove rimase altri 26 anni e dove poi morirà. Fino all'ultimo, malgrado problemi di salute che lo ridussero quasi cieco e la memoria che cominciava ad abbandonarlo, volle continuare a testimoniare la propria conversione, considerata una strabiliante manifestazione della grazia di Dio, per indicare che, se aveva toccato lui, nessun peccatore ne era escluso, qualunque fossero i suoi peccati. Diceva infatti: «Come potrebbe un vecchio persecutore dell'Africa smettere di parlare fino a che può farlo?». E ancora, durante un sermone: «La mia memoria è quasi del tutto svanita, ma ricordo due cose: che io sono un grande peccatore e che Cristo è un grande salvatore».
Morì nel 1807, esattamente l'anno che vide l'abolizione della tratta degli schiavi in tutti i domini inglesi. (...)




Non è facile tradurre "Amazing grace" in italiano; il mio dizionario, alla voce "Amazing" traduce "sorprendente, sbalorditivo". Una Grazia inattesa, sbalorditiva, ma anche molto dolce, dolce come la melodia che accompagna il testo. Per la traduzione competa rimando a www.wikipedia.it, che ha una voce dedicata alla canzone di John Newton; trascrivo solo una delle fonti di ispirazione per il testo: «Per questa grazia, infatti, siete stati salvati mediante la fede; questo non viene da voi ma è grazia di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene.»
(San Paolo, Lettera agli Efesini 2,8-9)
E poi questi due versi, che mi commuovono ogni volta:
Ero perduto, ma ora sono stato ritrovato.

Il testo della canzone è questo:
«Amazing Grace! How sweet the sound.
That saved a wretch like me!
I once was lost, but now I am found.
Was blind but now I see.
It was Grace that taught my heart to fear.
And Grace my fears relieved:
How precious did that Grace appear
The hour I first believed!
Through many dangers, toils and snares
I have already come;
This Grace has brought me safe thus far,
And grace will lead me home.
The Lord has promised good to me.
His word my hope secures;
He will my shield and portion be
As long as life endures.
Yea, when this flesh and heart shall fail,
And mortal life shall cease,
I shall possess, within the veil,
A life of joy and peace.»
«The earth shall soon dissolve like snow,
The sun forbear to shine;
But God, who call'd me here below,
Will be forever mine.»
Wikipedia racconta che esiste una strofa finale alternativa, non presente nell'originale di John Newton e tramandatasi oralmente per un cinquantennio; fu riportata da Harriet Beecher Stowe nel romanzo La capanna dello zio Tom. È spesso inserita come strofa di chiusura già dopo la quarta.
«When we've been there ten thousand years,
Bright shining as the sun,
We've no less days to sing God's praise
Than when we first begun.»

qui per l'ascolto

(2 - continua)

Nessun commento: