"Anonymous" (2012) Regia di
Roland Emmerich. Scritto John Orloff. Fotografia di Anna Foerster.
Musiche per il film di Harald Kloser e Thomas Wanker, più il Requiem
di Mozart. Interpreti: Rhys Ifans (De Vere adulto), Jamie
Campbell-Bower (De Vere da ragazzo), Vanessa Redgrave (la regina
anziana), Joely Richardson (la regina da giovane), David Thewlis
(William Cecil), Edward Hogg (Robert Cecil). Xavier Samuel
(Southampton), Sam Reid (Essex-Roberto Devereux), Helen Bakendale
(Anne Cecil), Sebastian Armesto (Ben Jonson), Rafe Spall (William
Shakespeare), Tristan Gravell (Christopher Marlowe), Derek Jacobi
(narratore nel prologo), Robert Emms (Thomas Dekker), Paolo De Vita
(Francesco), e molti altri. Durata: 130 minuti
"Anonymous" di Roland
Emmerich, scritto dall'americano John Orloff, è un film su
Shakespeare e sul suo periodo; riprende una delle teorie secondo le
quali William Shakespeare non è il vero autore delle sue opere, che
in questo caso sarebbe Edward De Vere conte di Oxford. La teoria fu
esposta nel 1920 da J. Thomas Looney nel libro "Shakespeare
identified".
Nel film si vede De Vere, da bambino,
che dà spettacoli a corte (c'è già Puck con Bottom, come nel
"Sogno di una notte di mezza estate"); per la sua posizione
sociale, però (De Vere cresce in casa di William Cecil, consigliere
della Regina), scrivere poesie e commedie è sconveniente. Ma lui non
può smettere: dice di avere "delle voci" che lo spingono a
comporre in versi, e se ne libera solo scrivendo. A teatro, De Vere
ormai adulto nota il lavoro di Ben Jonson (1572-1637) e pur di vedere
in scena i lavori che ha continuato a scrivere di nascosto propone al
commediografo già celebre di di mettere in scena, in segreto
assoluto, i suoi drammi (quelli di De Vere) ma continuando a firmarli
con il nome Ben Jonson. Lo scrittore è finito in carcere proprio per
via dei suoi drammi, De Vere gli offre la libertà e molti soldi: non
gli resta che accettare. Una volta libero, Ben Jonson si confida con
l'amico attore William Shakespeare (qui presentato come "analfabeta
e puttaniere"), e Shakespeare si offre di farlo al suo posto,
perché i soldi gli fanno gola e perché non è giusto che un autore
affermato come Ben Jonson debba firmare con il suo nome opere scritte
da altri.
La prima opera che va in scena dopo il
patto tra De Vere e Ben Jonson è "Henry V", presentata
come opera di un anonimo. Il dramma storico ha grande successo e la
gente reclama a gran voce l'autore ignoto sul palcoscenico. De Vere è
presente a teatro, e con suo grande stupore vede avanzarsi non l'uomo
con cui aveva sottoscritto il contratto (Ben Jonson), ma un'altra
persona. William Shakespeare sorprende tutti e prende nelle sue mani
la situazione; d'ora in avanti, per forza di cose, l'autore dei
drammi di De Vere sarà lui, e non Ben Jonson. Si riesce comunque a
mantenere il segreto; William Shakespeare più avanti busserà a
soldi (concessi) e con questi soldi farà costruire il Globe Theatre.
Su questa esile trama, che non ha fondamenti reali, si vede scorrere
la storia inglese del periodo elisabettiano, soprattutto la grande
potenza di William Cecil e poi di suo figlio Robert Cecil. Si dice
anche apertamente che la "regina vergine" ebbe molti figli
(come Essex e Southampton) tutti tenuti segreti. Solo alla fine
Robert Cecil svelerà il terribile segreto e De Vere si ritroverà,
come Edipo, inconsapevole padre del giovane Southampton.
Orloff ed Emmerich, insomma, le sparano
grosse e su internet queste teorie vengono demolite senza pensarci
troppo. Wikipedia mette il link a un articolo del Guardian ( qui ) che
sottolinea le maggiori incongruenze: 1) i Cecil furono effettivamente
avversi ad Essex, però Essex era favorevole a Giacomo I; qui invece
si mostra la sua ribellione che gli costerà la testa, avvenuta per
tutt'altri motivi. 2) Henry V non è un canovaccio o una sceneggiata
napoletana, gli spettatori sapevano benissimo che i "francesi"
erano solo attori e non sono mai saliti sul palco contro " 'o
malamente" 3) Hamlet va in scena quando William Cecil è già
morto; qui invece si dice che Polonio è William Cecil, e si mostra
che Edward De Vere uccise veramente un uomo che si era appartato
dietro una tenda credendo che fosse il suo tutore William Cecil. 4)
si confonde Riccardo III con Riccardo II e si dice che la gobba e la
deformità di Riccardo III siano aperta e riconoscibile caricatura
del giovane Cecil, che aveva preso il posto del padre morto come
potente consigliere della regina. Ma così non è, perché Riccardo
III è andato in scena dopo i fatti di cui si narra. 5) i buoni sono
biondi e con i capelli fluenti, i cattivi e i mediocri hanno i
capelli scuri e sono piccoli di statura. Eccetera.
Va detto che Emmerich risponde per le
rime all'autore dell'articolo, ma anche da semplici lettori e non da
esperti, vedere Shakespeare rappresentato come analfabeta e Ben
Jonson così incolore dà da pensare sull'attendibilità della
sceneggiatura. Esperti di Shakespeare, come Giorgio Melchiori, danno
una versione convincente della realtà: William Shakespeare portò
alla stampa i testi così come si erano stratificati durante le
recite, con molte cose non di sua mano ma opera degli attori
(improvvisazioni, come la scena del portinaio nel Macbeth, o come la
didascalia "entra l'orso", senza altre spiegazioni) o
magari veramente di filosofi e scrittori o scienziati come Bacone. Da
parte mia, sto con Alphonse Allais, secondo il quale "tutte le
opere di William Shakespeare sono state in realtà scritte da
un'altra persona che si chiamava anch'egli William Shakespeare".
Guardo con interesse ipotesi e ricostruzioni d'epoca, anche le più
stravaganti (del tipo: Shakespeare sarebbe in realtà un valtellinese
che si chiamava Crollalanza), ma già a leggere William Shakespeare
c'è da perdersi e non si finisce mai di trovarci qualcosa di nuovo.
Di conseguenza, preferisco rileggere l'Amleto piuttosto che perdere
del tempo a fare congetture.
Molti difetti si vedono anche a
prescindere dalla verità storica: la sceneggiatura è molto confusa,
già è difficile districarsi fra nomi e persone e a complicare le
cose arrivano i moltissimi flashback che rendono arduo capire cosa
succede. Per esempio, quando salta fuori Marlowe che tenta di
uccidere Essex (o era De Vere?): non lo si era mai visto prima, da
dove salta fuori Christopher Marlowe? E poi gli attori spesso si
somigliano, difficile capire al volo chi è Essex e chi è De Vere da
giovane, ci si confonde fra Ben Jonson e altri personaggi, eccetera.
Il vero soggetto del film sembra però
essere un altro, ed è questo: scrivere poesie, scrivere libri, è
una cosa sconveniente? E' roba per deboli, per falliti? Lo dice
apertamente, nel finale, Robert Cecil a De Vere: « mio padre aveva
scelto te, e ti aveva fatto sposare mia sorella, perché pensava che
tu saresti diventato re dopo Elisabetta.» Ma il piano viene presto
accantonato perché al giovane De Vere-Oxford interessa solo il
teatro, il dramma, la poesia. Tutto questo non si conviene a un vero
uomo di Stato, e William Cecil dovrà rinunciare ai suoi piani sul
giovane De Vere. Forse è questo il punto che interessava veramente
Orloff ed Emmerich, non tanto la storia di William Shakespeare quanto
dimostrare che chi scrive non è necessariamente uno sfigato.
Roland Emmerich è tedesco, nato nel
1955, e ha al suo attivo molti grandi successi: "Stargate",
"Indipendence Day", "Godzilla", "Diecimila
aC", "Duemiladodici", quindi grandi voli di fantasia e
mentalità molto commerciale. L'autore dell'articolo sul Guardian lo
mette fra i permalosi, dice che "come tutti i seguaci di Looney
e delle sue teorie non accetta critiche e segue quelle fantasie come
se fossero una fede religiosa intoccabile" (la frase tocca anche
Orloff e non solo Emmerich). (Detto en passant, "Stargate" è uno dei miei film preferiti, lo rivedo sempre volentieri).
Gli attori: Rhys Ifans è De Vere
adulto, Jamie Campbell-Bower è De Vere da ragazzo. Vanessa Redgrave
è la regina anziana, sua figlia Joely Richardson è la regina sui
30-35 anni, nei flashback al tempo della sua relazione con De Vere
dalla quale (secondo Orloff ed Emmerich) nacque Southampton. David
Thewlis è William Cecil, Edward Hogg è suo figlio Robert Cecil.
Xavier Samuel è Southampton, Sam Reid è Essex (Roberto Devereux
conte di Essex), Helen Bakendale è Anne, figlia di William Cecil e
sorella di Robert Cecil nonché moglie di Edward De Vere (a cui
rinfaccia di aver passato il suo tempo scrivendo, facendo così
fallire le proprietà di famiglia).
Sebastian Armesto è Ben Jonson (ruolo
da protagonista, con De Vere). Rafe Spall è William Shakespeare,
Tristan Gravell è Christopher Marlowe (parte brevissima). C'è una
battuta anche per Thomas Kyd, un altro dei più importanti
commediografi elisabettiani: scrisse molto, ma di suo ci è arrivato
solo "Una tragedia spagnola".
Derek Jacobi introduce il film nelle
prime sequenze (ai nostri giorni), Robert Emms è Thomas Dekker. Un
misterioso Francesco al servizio di Essex o di De Vere (l'attore si
chiama Paolo De Vita) è il fedele servitore che morirà durante la
rivolta di Essex e che rappresenta uno dei tanti buchi nella
sceneggiatura: a un certo punto c'è questo Francesco, chi è e da
dove viene? In un film queste cose vanno spiegate, introdotte, spesso
basta poco. Un film non è un saggio con le note a piè di pagina...
Il film si svolge fra il 1598 e il
1603, con alcuni flashback su De Vere bambino che allestiva
spettacoli a corte molto graditi dalla Regina Elisabetta ma invisi ai
puritani Cecil, per i quali il teatro è un'invenzione del diavolo,
molto sconveniente. L'opera messa in scena dal bambino De Vere è già
"Sogno di una notte di mezza estate".
Il matrimonio di Edward De Vere con la
figlia di William Cecil ha per sottofondo il Requiem di Mozart (mica
male come anacronismo, Mozart nascerà solo nel 1756). Il vero
Marlowe fu effettivamente spia dei servizi segreti e fu coinvolto in
molte risse con il coltello, però non ho trovato nulla su un suo
coinvolgimento in congiure contro De Vere o Essex, e sulle cause del
suo omicidio ancora si discute.
Il film è quindi poco attendibile,
però molte cose sono ben fatte, la ricostruzione al computer della
Londra elisabettiana è così perfetta da sembrare vera, e
soprattutto film come questo sono di grande aiuto per me nel tenere
in memoria almeno qualche nome e qualche fatto storico, al di là
delle invenzioni della sceneggiatura o di qualche inevitabile
imprecisione storica. A questo proposito si può abbinare la visione
di "Anonymous" a quella di "Shakespeare in Love",
per bilanciare le informazioni o magari per aumentare la confusione,
che fa pur sempre parte della nostra vita.
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