mercoledì 22 agosto 2012

Elio Petri: "Indagine" ( III )

Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) Regia di Elio Petri. Scritto da Elio Petri e Ugo Pirro. Fotografia Luigi Kuveiller. Scenografia: Carlo Egidi. Costumi: Angela Sammaciccia. Musica di Ennio Morricone. Interpreti: Gian Maria Volonté, Florinda Bolkan (voce di Ileana Zezza), Gianni Santuccio (il questore), Salvo Randone (l’idraulico, doppiato da Corrado Gaipa), Massimo Foschi (il marito della Bolkan), Sergio Tramonti (il giovane anarchico), Orazio Orlando (il brigadiere), Aldo Rendine (Panunzio), Arturo Dominici (dottor Mangani), Vittorio Duse (Canes), Fulvio Grimaldi (il giornalista) Durata: 1h55’

“Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”, al di là delle apparenze spettacolari e della bellezza del film in sè, è un apologo sul Potere. In questo si apparenta molto a “Todo modo”, che Petri girerà sei anni dopo. Ma il potere, il rapporto interpersonale e non solo il potere politico o poliziesco, è il tema dominante di tutta l’opera di Elio Petri.
Nel capitolo forse più famoso di “Moby Dick” di Herman Melville è espresso molto bene questo concetto
Herman Melville, Moby Dick
capitolo XXXVI – IL CASSERO
« Vendetta su un bruto senz'anima! » esclamò Starbuck. « Su un bruto che ti colpì solo per il più cieco istinto! Ma è una pazzia! Capitano Achab, suona blasfemo odiare una creatura incosciente. »
« Stammi a sentire di nuovo. Andiamo ancora un po' più a fondo. Tutti gli oggetti visibili, amico, sono solo maschere di cartone. Ma in ogni cosa che succede, nell'azione viva, nel fitto preciso, lì, c'è qualche cosa di sconosciuto ma sempre ragionevole che sporge il profilo della faccia da sotto la maschera cieca. Se l'uomo vuole colpire, deve colpire la maschera! Come può evadere il carcerato se non forza il muro? Per me la balena bianca è quel muro. Me l'hanno spinto accanto. Qualche volta penso che lì dietro non c'è niente. Ma è sempre abbastanza. Mi chiama alla prova. Mi opprime. In essa vedo una forza che è un oltraggio, con una malizia inscrutabile che l'innerva. Quella cosa incomprensibile è soprattutto ciò che odio. Forse la balena bianca è il mandatario, e forse è il mandante, ma io gli rovescerò addosso questo mio odio. Non mi parlare di blasfemia, amico; colpirei il sole se mi offendesse. Perchè se il sole potesse offendermi, io potrei colpirlo: perchè c'è sempre una specie di lealtà nel gioco, e la rivalità presiede su tutta la creazione. Ma io non mi sento soggetto neanche a questa lealtà. Chi è sopra di me? La verità non ha limiti. Non mi guardare così! Uno sguardo stupido è più insopportabile dell'occhiata di un demonio! Ecco, adesso arrossisci e diventi pallido: il mio calore ti ha fuso, ora bruci di rabbia. Via, Starbuck, ciò che è detto con rabbia si disdice da sè. Le parole arrabbiate di certi uomini sono poca offesa. Non volevo provocarti. Scordiamole. Guarda lì, vedi quelle facce turche tutte chiazzate dal sole, quadri dipinti dalla luce, che vivono e respirano? I leopardi pagani, cose senza pensiero e senza culto, che esistono, e cercano, e non danno ragioni per la torrida vita che sentono. La ciurma, amico mio, la ciurma! Non sono tutti dal primo all'ultimo con Achab, in questa faccenda della balena? Guarda Stubb. Ride! Guarda laggiù quel cileno! A pensarci respira come un animale. Resistere dritta in mezzo all'uragano, la tua pianticella sola e sbattuta non lo può, Starbuck. E cos'è in fondo? Pensaci. Si tratta solo di dare una mano a colpire una pinna. Per Starbuck è cosa da niente. Che altro c'è? In questa impresuccia, dunque, la lancia migliore di Nantucket non si tirerà certo indietro, quando ogni mano di castello ha afferrato una cote. Ah, cominci a sentirti eccitato, lo vedo! L'ondata ti porta. Parla, dì qualcosa. Capisco, capisco. Allora il tuo silenzio è quello che vuoi dire. (A parte): Qualcosa è pure partito dalle mie narici gonfie, e l'ha aspirato nei polmoni. Ora Starbuck è mio. E non può più resistermi senza slealtà. »
« Dio mi protegga! Ci protegga tutti! » mormorò Starbuck a bassa voce.
(Herman Melville, Moby Dick, versione di Nemi D’Agostino, ed.Garzanti)
Questo aspetto, “la rivalità che presiede su tutta la creazione”, insieme a quello di una gerarchia da rispettare e che non può essere infranta, è ben presente in tutti i film di Petri e soprattutto in “La classe operaia va in Paradiso”.
Forse questo aspetto dei film non è ben chiaro ad una prima visione, ed è reso difficile anche dal fatto che su gran parte dei film di Petri (quasi tutti) vige da più di trent’anni una forma di censura molto subdola. Sui film di Petri non c’è alcun divieto, ma sono difficili da vedere e da trovare. In tv, “Todo modo” è per esempio quasi introvabile, a quanto mi risulta non c’è nemmeno il dvd: la scusa ufficiale è che si accenna all’uccisione di Aldo Moro un anno prima della sua vera morte, ma anche il Moro di Gianmaria Volonté è solo una maschera, non è il vero Aldo Moro, e questo dovrebbe essere evidente a uno spettatore attento. Viene piuttosto il dubbio che il forte messaggio di critica al Potere sia stato ben colto solo da chi davvero detiene il Potere
- L’uso della libertà minaccia da tutte le parti i poteri tradizionali, le autorità costituite. L’uso della libertà che tende a fare di qualsiasi cittadino un giudice, e ci impedisce di espletare liberamente le nostre sacrosante funzioni. Noi siamo a guardia della Legge, che vogliamo immutabile, scolpita nel tempo. Il popolo è minorenne, la città è malata, ad altri spetta il compito di curare e di educare, a noi il dovere di reprimere. La repressione è il nostro vaccino. Repressione è civiltà!
(da "Indagine" di Elio Petri, monologo di Volonté al minuto 30-31)
A questo proposito vorrei sottolineare una parola del monologo: “sacrosanta”. “Le nostre sacrosante funzioni”: non è solo un modo di dire, la funzione del Potere qui assume un valore sacerdotale, e questo valore sacro e santo sarà ben visibile in “Todo modo”. Un valore sacerdotale del comando che però sconfina nel blasfemo, nel paganesimo e nell’idolatria: come ha spiegato in modo eccezionale Herman Melville nel brano che ho portato qui sopra.
Ovviamente, tutto quello che ho scritto qui sopra si può anche dimenticare, e guardare “Indagine” come se fosse un normalissimo film d’intrattenimento: funziona anche così, funziona benissimo, ed è grande merito di Elio Petri, grande narratore per immagini, in questo molto simile a Stanley Kubrick.
Tra gli attori, detto tutto il bene possibile di Volonté e di Florinda Bolkan, scorrendo la locandina ci si imbatte in tre grandissimi attori del teatro italiano: Gianni Santuccio (il questore), Salvo Randone (l’idraulico, doppiato da Corrado Gaipa), Massimo Foschi (il marito della Bolkan).
Gianni Santuccio è il questore, il capo di Volonté: un attore che ha fatto pochissimo cinema, è presente in alcuni sceneggiati Rai, ma soprattutto è stato una colonna portante del Piccolo Teatro di Milano, accanto a Giorgio Strehler, a Tino Carraro, e ad altri grandissimi attori, dal 1945 fino a quando è stato possibile, per decenni e in ogni ruolo immaginabile. Qui bastano poche sequenze per capirne la grandezza: il gesto con cui conduce i suoi nell’ispezione del pozzo, il rimbrotto finale a Volonté, il modo in cui respinge (una per una ) le sue confessioni.
Massimo Foschi qui ha un piccolo ruolo, il marito di Florinda Bolkan interrogato da Volonté e subito scagionato. Foschi nel 1970 aveva già interpretato da protagonista uno spettacolo leggendario, l’Orlando Furioso messo in scena da Luca Ronconi; è protagonista anche della versione tv di quello spettacolo. Il mio primo ricordo di Massimo Foschi è legato al Calibano della Tempesta di Shakespeare, sempre per la regia di Giorgio Strehler.
Ed è quasi superfluo ricordare l’importanza di Salvo Randone, che nei film di Petri va sempre a toccare il lato più oscuro e inquietante del film, quello che va a toccare noi stessi in prima persona. Randone appare qui più enigmatico e sfuggente del solito: ha visto tutto, ha capito tutto, gli hanno perfino spiegato tutto fino in fondo, ma il gioco si è fatto troppo grande per lui. Il suo personaggio è uno stagnaro, come in “I giorni contati”: avendo visto quel film, che è il primo di Elio Petri, sorge spontanea una domanda: dunque Volonté impersona la morte? E’ l’incontro con la Morte a spaventarlo così tanto, come accade con Bergman nel Settimo Sigillo, come lo stesso Randone nelle primissime sequenze di “I giorni contati”? E' la morte ad apparire a Florinda Bolkan e a giocare con lei?
Purtroppo, però, in  questo film Salvo Randone non ha la sua vera voce ma è doppiato; probabilmente era impegnato in qualche tournée in teatro e non era disponibile al momento. La voce di Randone in “Indagine” è comunque quella di un ottimo attore, Corrado Gaipa, di timbro molto simile alla sua.
Altri interpreti, volti e nomi più o meno famosi fra tv e teatro e cinema (anche di serie B e serie C), sono Sergio Tramonti (il giovane anarchico), Orazio Orlando (il brigadiere), Aldo Rendine (Panunzio), Arturo Dominici (il dottor Mangani), Vittorio Duse (Canes), e Fulvio Grimaldi che interpreta il giornalista ed è un vero giornalista, che ha lavorato a lungo per la Rai e per Paese Sera.
Paese Sera è un quotidiano veramente esistito, si pubblicava a Roma e fa da sfondo anche a un film che è strettamente parente di “Indagine”, “Sbatti il mostro in prima pagina” di Marco Bellocchio, sempre con Volonté protagonista, uscito nel 1972.
Su wikipedia ho trovato scritto che nel film appare anche Elio Petri, nei panni di un poliziotto addormentato: io l’ho cercato ma non l’ho visto, ammetto che mi sono distratto.
Altre mie note sparse: 1) Volonté dissemina di indizi ovunque, per tutto il film, ovunque ed evidentissimi, macroscopici, con lo scopo di farsi trovare sapendo che non verrà svelato; così nella Creazione gli indizi sono ovunque, così accade anche in Orwell 1984 2) Petri cita Kafka, ma il finale di “Indagine su un cittadino” è Pirandello purissimo: la verità che scompare, e addirittura un fantasma che scagiona il colpevole, quasi come in Rashomon. Un film che diventa grandioso proprio grazie a questo finale, che lo fa volare alto, ben sopra le polemiche sulla polizia e sul ’68, e ben oltre la marcata caratterizzazione di Volonté. Non a caso anche qui, in questo finale, c’è Salvo Randone. 3) “sei un bambino, fai l’amore come un bambino” dice la Bolkan a Volonté, ed è l’unica frase che veramente lo disturba, prima si arrabbia quando lei glielo dice, poi si nasconde e cerca riparo proprio come farebbe un bambino 4) i manifestanti di sinistra: “appena li abbiamo messi in galera si sono subito divisi in tanti gruppi e gruppetti” 5) le bombe, come quelle dei giorni di Piazza Fontana, qui si dice “alla questura e all’American Express” ma anche nel dicembre 1969 le bombe furono molte, non solo a Piazza Fontana 6) la tortura con acqua e sale, da bere fino a star male, fu davvero usata anche in seguito: ben documentato è il momento in cui fu usata per arrivare a liberare il generale Dozier, a Verona. 7) Pannunzio, con due enne, è il cognome di un famoso giornalista degli anni ’50: Mario Pannunzio. 8) la sala computer che si vede nel film, con le schede perforate e i nastri enormi a girare nelle loro bobine, era qualcosa di nuovissimo e di mai visto prima. Ci viene mostrata la nuova tecnologia, quella che permetterà di schedare e trovare immediatamente ognuno di noi: oggi non solo tutto questo è realtà, ma i mezzi per farlo sono avanzati così tanto che un semplice telefonino è enormemente più potente di tutta questa sala computer. 9) Antonio Pace è il nome del giovane anarchico
Il film vinse l’Oscar come miglior film straniero, ha una fotografia limpida e meravigliosa (opera di Luigi Kuveiller), scenografie e locations di grande impatto, ed una colonna sonora notevolissima, firmata da Ennio Morricone:
da wikipedia:
La comune predilezione per i timbri espressivi dell'iperbole, del grottesco, dello "straniamento di matrice brechtiana", rendono il connubio tra Elio Petri e il musicista Ennio Morricone uno dei più produttivi, quantitativamente e qualitativamente, del cinema italiano. La colonna sonora di Indagine, che pare aver esercitato una notevole impressione sullo stesso Stanley Kubrick, ne rappresenta, forse, il vertice. Qui, la contaminazione tra ambito classico ed ambito popolaresco (ad esempio il mandolino suonato come fosse un clavicembalo) con gli "inserti ritmicamente imprevedibili del marranzano, del sax soprano e del contrabbasso elettrico" risultano perfettamente funzionali nell'accompagnamento dei moti convulsi della psiche disturbata del protagonista.
Una cosa curiosa di questo film è l’elenco delle scritte cancellate sui muri, che viene fatto al minuto 51, quando appare un grande W MAO.
Si tratta dell’inventario delle scritte sui muri dal 1945 in qua; sarebbe interessante completarlo, chissà se qualcuno lo ha fatto.
- Nell’anno 1948 furono cancellate duemila scritte inneggianti a Stalin, cinquanta a Lenin, mille a Togliatti, trenta al maresciallo Tito, trecento al buce, quattrocentoundici all’Uomo Qualunque. Nel 1956 invece gli Stalin scendono a cento, un calo enorme.
- E Togliatti?
- Stazionario.
- Nel 1958 un centinaio di viva Krusciov, cinquanta Mao Tze, e spuntarono anche un cinquecento “abbasso” Stalin...
- Dottore, faccio notare che per ordini superiori non furono cancellate, ovviamente.
- L’anno scorso i viva Mao arrivarono a tremila, Ho Chi Minh arrivò a diecimila, Che Guevara mille, Marcuse undici tra viva e abbasso.
- Un fatto nuovo: abbiamo notato un paio di viva a un certo Sade.
- (Volontè, ironico) eh, il marchese.
- Per l’anno prossimo si prevedono diecimila viva Mao, cinquecento viva Trotzkij, e una decina di viva Amendola, e forse ancora un cinque-seicento di viva Stalin.
(da Indagine di Elio Petri, la riunione nell’ufficio di Volonté, minuto 51)

2 commenti:

giacy.nta ha detto...

A proposito dei tuoi appunti sparsi, significativo il nome che vien dato all'anarchico, "Pace". Inevitabile pensare ai uno dei tre Slogan di 1984

( "la rivalità presiede su tutta la creazione." - mi sono emozionata leggendo Melville, come è illuminante il passo che hai riportato ! - )

Giuliano ha detto...

Pace era un calciatore, giocava nel Bologna. Anche Massa, La classe operaia va in Paradiso, era un calciatore di quegli anni (Lazio e poi Inter).
:-)
(mi sono dimenticato di scriverlo, disdetta!!)
Piero Chiara diceva che andava i cercare i cognomi dei suoi romanzi tra i necrologi dei quotidiani, il metodo di Petri e Pirro mi sembra più simpatico

Queste pagine di Melville sono da sempre scolpite nella mia memoria...il mondo funziona davvero così