Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) Regia di Elio Petri. Scritto da Elio Petri e Ugo Pirro. Fotografia Luigi Kuveiller. Scenografia: Carlo Egidi. Costumi: Angela Sammaciccia. Musica di Ennio Morricone. Interpreti: Gian Maria Volonté, Florinda Bolkan (voce di Ileana Zezza), Gianni Santuccio (il questore), Salvo Randone (l’idraulico, doppiato da Corrado Gaipa), Massimo Foschi (il marito della Bolkan), Sergio Tramonti (il giovane anarchico), Orazio Orlando (il brigadiere), Aldo Rendine (Panunzio), Arturo Dominici (dottor Mangani), Vittorio Duse (Canes), Fulvio Grimaldi (il giornalista) Durata: 1h55’
Un altro momento in cui “Indagine” assomiglia a Orwell è quello in cui Florinda Bolkan chiede a Volonté di simulare un interrogatorio poliziesco, per gioco, però fatto come se fosse tutto vero.
“Dai, interrogami...” dice la Bolkan eccitata, pensando al nuovo gioco. Ma lui tace.
Bolkan, in ginocchio, sorridendo complice: Ho capito...il silenzio fa sempre paura.
Volonté: Stai dritta! (lo ripeterà altre volte, sempre con violenza, anche con gli schiaffi) Adesso cerca di immaginare che ti aspettano ore tremende, domande crudeli, inganni, ricatti, tutto. (stacca il telefono) Cerca di ricordare delle cose della tua vita che hai dimenticato, cerca di ricordare le immagini più vergognose della tua vita, e pensa che io posso sapere tutto di te, perché lo Stato mi offre tutti i mezzi per mettere a nudo un individuo (...) Solo se confessi tutto, la tua debolezza, le tue piccole vergogne quotidiane, tu puoi avere il mio perdono e la mia protezione.
Bolkan: Ho capito...fate come coi bambini.
Volontè: Ma tutto ritorna un po’ come i bambini, segnatamente al cospetto dell’autorità costituita, insomma di fronte a uno che rappresenta il Potere, la Legge, tutte le leggi, quelle conosciute e quelle sconosciute. L’indiziato ritorna un po’ bambino e io divento il padre, il modello, l’inattaccabile. La mia faccia diventa quella di Dio, della coscienza. E’ una messa in scena per toccare corde profonde e sentimenti segreti. Ma non ti turbare, vieni...(la abbraccia, sembrava seriamente spaventata) Io ti sto spiegando una mentalità perché, vedi, ma cosa credi, queste sono le basi su cui poggia l’autorità costituita. Professori, dirigenti di partito, procuratori delle imposte, capistazione... Poi finiamo col somigliarci, noi poliziotti coi delinquenti: nelle parole e nelle abitudini, qualche volta perfino nei gesti.
Bolkan: Sei come un bambino, più di tutti gli uomini che ho conosciuto.
Volontè (molto arrabbiato): Questo non lo dovevi dire, gli altri sono i bambini, io non sono un bambino!
(da “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”, minuto 37’ dall’inizio)
George Orwell, da “1984”
«...Noi non ci interessiamo minimamente a quegli stupidi delitti che hai commessi. Il Partito non s'interessa degli atti compiuti apertamente: l’unica cosa che ci interessa è il pensiero. Noi non ci contentiamo di distruggere i nostri nemici, noi li trasformiamo. Ti rendi conto di quel che voglio dire?»
Era chino su Winston. La faccia sembrava enorme a causa della vicinanza, e sembrava anche sgradevolmente brutta, per il fatto che era veduta dal basso. Oltre a ciò era pervasa da una sorta di esaltazione, da quell'intensa frenesia propria dei pazzi. Il cuore di Winston ebbe un balzo. Se fosse stato possibile, avrebbe voluto rannicchiarsi ancor di piú nel letto. Ebbe la certezza che O'Brien stava per forzare il quadrante fin sulla soglia dell'incredibile. In quel momento, tuttavia, O'Brien s'era voltato di là. Fece su e giú qualche passo e quindi riprese con accresciuto calore:
« La prima cosa di cui devi renderti conto è che in questo luogo non c'è posto per il martirio. Avrai letto delle persecuzioni religiose del passato. Nel Cinquecento c'era 1'Inquisizione. E fu un completo disastro. Fu creata con lo scopo di sradicare l'eresia e terminò invece col risultato di perpetuarla. Per ogni eretico che veniva arso sul rogo, ve n'erano altri mille che sorgevano al suo posto (...)
(...) Tacque, e per un momento riprese quella sua aria di maestro di scuola che fa le domande a uno scolaretto promettente:
« Come fa un uomo ad affermare il suo potere su un altro uomo, Winston?»
Winston ci pensò un po' su. « Facendolo soffrire » disse infine.
« Esattamente. Facendolo soffrire. L'obbedienza non basta. Se non soffre, come si fa a essere sicuri che egli non obbedisca alla sua volontà, anziché alla tua? Il potere consiste appunto nell'infliggere la sofferenza e la mortificazione. Il potere consiste nel fare a pezzi i cervelli degli uomini e nel ricomporli in nuove forme e combinazioni di nostro gradimento. Riesci a vedere, ora, quale tipo di mondo stiamo creando? Esso è proprio l'esatto opposto di quella stupida utopia edonistica immaginata dai riformatori del passato. Un mondo di paura, di tradimenti e di torture, un mondo di gente che calpesta e di gente che è calpestata, un mondo che diventerà non meno, ma píú spietato, man mano che si perfezionerà. Il progresso, nel nostro mondo, vorrà dire soltanto il progresso della sofferenza. Le civiltà del passato pretendevano di essere fondate sull'amore e sulla giustizia. La nostra è fondata sull'odio. Nel nostro mondo non vi saranno altri sentimenti oltre la paura, il furore, il trionfo, e l'auto mortificazione. Tutto il resto verrà distrutto, completamente distrutto. Già stiamo abbattendo i residui del pensiero che erano sopravvissuti da prima della Rivoluzione. Abbiamo abolito i legami tra figli e genitori, tra uomo e uomo, e tra uomo e donna. (...)
(George Orwell, da “1984”, parte terza capitolo III)
Al finto interrogatorio di Florinda Bolkan (ma le sberle sono vere) segue dal minuto 47 l’interrogatorio vero con il marito di lei, primo sospettato ma del tutto innocente. Lo interpreta un grande attore di teatro, Massimo Foschi; Volonté gli offre un caffè, parla degli arredi in Liberty, è amichevole e comprensivo. Quando se ne va, il gesto con cui lo prende in giro come omosessuale è perfetto, l’ho visto fare anch’io molte volte. Prima dice “non è colpevole” scherzando e facendogli il verso, poi lo dice seriamente, con durezza.
Sono passati pochi mesi dal caso Boffo, dal caso Marrazzo: un giornalista e un politico che si sono trovati ad essere ricattabili, per gli stessi motivi che toccano a Massimo Foschi in questo film. Oggi, come nel 1970, l’importante è schedare, poi le schedature rimangono e possono essere usate. A completare la somiglianza, in questa sequenza di “Indagine” si parla anche di travestiti, come nel caso dell’ex presidente della Regione Lazio. Se invece gli "eccessi" sono compiuti da una persona potente, o vicina ai potenti, qualsiasi cosa succeda viene fatta passare per un'inezia. Droga compresa, s'intende.
Sono dettagli che a prima vista sfuggono. Distratti dalla bellezza della Bolkan e dall’accento siciliano di Volonté, dalla politica, dagli arredi, e da tutto il resto, non ascoltiamo e non vediamo quello che succede veramente nel film. Di queste cose, gli autori del film (Elio Petri, Ugo Pirro, lo stesso Volonté) erano certamente consapevoli, ma il loro intento era quello di fare un film spettacolare, qualcosa che tutti potessero vedere e che facesse un buon incasso al botteghino. Con il cinema, fino a tutti gli anni ’70, era possibile rivolgersi a tutti e far discutere un’intera nazione; dagli anni ’80, con la nascita delle tv commerciali, dei videogiochi e delle pay tv, tutto è cambiato. Oggi non è più pensabile far partire un dibattito che coinvolga tutti, a partire da un film: ognuno se ne sta nella sua nicchia, ci sono i canali tematici, si possono passare anche giorni interi senza sapere cosa succede nel mondo, passando da una partita di calcio a un videoclip, da un videogame a un video porno, magari passando attraverso un canale di cucina e di viaggi. La realtà è completamente cancellata o distorta, ed è qualcosa che fa davvero paura. Il mondo descritto da Orwell, per l’appunto.
George Orwell, da “1984”:
O’Brien lo guardava con aria inquisitrice. Aveva più che mai l'aspetto di un maestro che si prenda pena d'insegnare a un ragazzo capriccioso, ma promettente.
« C'è uno slogan del Partito che riguarda il controllo del passato » disse. « Ripetilo, per piacere. »
« Chi controlla il passato, controlla il futuro; chi controlla il presente, controlla il passato» ripeté Winston, sottomesso.
« Chi controlla il presente, controlla il passato » disse O'Brien con un lento cenno d'approvazione del capo. «Credi davvero, Winston, che il passato abbia una esistenza reale?»
Di nuovo quella sensazione d'impotenza s'impadronì di Winston. I suoi occhi corsero al quadrante. Non solo egli non sapeva se la risposta che lo avrebbe salvato dalla sofferenza fisica era "sì” o "no", non sapeva nemmeno quale delle due risposte fosse quella ch'egli credeva realmente esatta.
O'Brien sorrise debolmente. « Tu non sei un metafisico, Winston» disse. « Fino a questo momento non hai mai considerato che cosa propriamente s'intenda per esistenza. Cercherò d'essere piú chiaro. Il passato esiste forse concretamente nello spazio? C'è da qualche parte un luogo, un mondo d'oggetti solidi, dove il passato sta ancora avvenendo? »
« No. »
« Quindi, dove esiste il passato, seppure esiste?»
« Nei documenti. Esso vi è registrato.»
«Nei documenti. E...?»
« E nella mente. Nella memoria degli uomini. »
« Nella memoria, allora. Noi, il Partito, controlliamo tutti i documenti, e controlliamo tutte le memorie. E quindi controlliamo il passato. Non è vero? »
« Ma come si può impedire alla gente di ricordarsi delle cose? » esclamò Winston, dimenticando ancora una volta il quadrante. « È un atto involontario. È fuori di noi stessi: Come potete controllare la memoria? Voi non avete controllato la mia! »
Le maniere di O'Brien divennero di nuovo brusche. Posò una mano sul quadrante.
«Al contrario » egli disse. « Sei tu che non l'hai controllata. Per questo ora sei qui. Sei qui perché hai mancato di umiltà, di disciplina verso te stesso. Tu non hai voluto fare l’atto di sottomissione che è il prezzo della saggezza. Hai preferito essere un pazzo, essere la minoranza di uno. Solo le menti disciplinate possono vedere la realtà, Winston. (...)
(George Orwell, da “1984”, parte terza capitolo III)
Nell’interrogatorio, la violenza viene delegata ad altri, ai sottoposti. Volonté è invece amichevole, vuole i nomi, è amichevole come O’Brien con Winston; e come O’Brien tortura, ma restando amichevole e confidenziale. Così si racconta anche dei torturatori cileni e argentini degli anni ’70: le cronache e le testimonianze, gli atti dei processi celebrati, raccontano di torturatori che alla fine della loro giornata si fermavano a chiacchierare con le loro vittime, dividendo il pasto, parlando di calcio, raccontando loro dei figli e della moglie che non li capisce. E poi riprendevano a torturare, come se nulla fosse: sembrano cose inventate, invece sono agli atti, se ne è parlato nei tribunali, Orwell non si è inventato niente. Questo aspetto nel film non c’è, non viene trattato apertamente ma è appena accennato: Elio Petri ha scelto la strada dell’iperrealismo, una realtà quasi caricaturale, così vera da sembrare finta. Ma questo commissario assassino, che compie di proposito un omicidio e che dissemina di indizi ogni suo passo per farsi riconoscere, non è e non può essere soltanto un commissario di polizia, la dimensione che gli spetta è un’altra, così come accade per l’O’Brien di Orwell. Ma Petri non vuole troppe analisi, la metafisica non gli interessa, e anche lui – come il suo commissario protagonista – sta solo seminando indizi ovunque, certo che saranno in pochi a rendersene conto, e quei pochi (come il personaggio affidato a Salvo Randone) avranno molte difficoltà a parlarne.
George Orwell, da “1984”:
Quell’antica sensazione che cioè, tutto sommato, non importava affatto se O'Brien fosse un amico o un nemico, era di nuovo tornata. O'Brien era semplicemente una persona con la quale si poteva parlare. Forse non c'era tanto bisogno e quindi desiderio di essere amati quanto di essere capiti. O'Brien lo aveva
torturato fino a fargli intravedere la soglia della pazzia, e tra breve, ne era sicuro, l'avrebbe anche messo a morte. Non importava nulla. In qualche senso che andava anche oltre l'amicizia, essi erano, l'uno con l'altro, in una profonda intimità (...)
(...) Winston fu colpito, come lo era stato già prima del resto, dalla stanchezza che si leggeva sulla faccia di O'Brien. Era forte, carnosa, brutale, era piena di intelligenza e d'una specie di misurata passione dinanzi alla quale egli si sentiva disarmato, ma era stanca. Aveva borse sotto gli occhi, la pelle pendeva dagli zigomi. O'Brien si chinò su di lui, quasi per fargli meglio vedere quella sua faccia consunta.
«Tu stai pensando » disse « che la mia faccia è vecchia e stanca. Tu pensi che io sto parlando del potere e che tuttavia non sono nemmeno capace di impedire al mio corpo di invecchiare e decadere. Ti rendi conto, Winston, che l'individuo è soltanto una cellula? E che l'uso, appunto, della cellula costituisce la forza dell'organismo? Muori forse quando ti tagli le unghie? »
Quindi si levò e si allontanò dal letto e riprese a camminare su e giú, con la mano in tasca.
« Noi siamo i sacerdoti del potere» disse. « Iddio è il potere. Ma in questo momento, per quanto riguarda te, il potere è soltanto una parola. Siamo arrivati al punto in cui è bene che tu abbia una qualche idea di che cosa realmente significa il potere. La prima cosa che tu devi capire è che il potere è collettivo. L'individuo raggiunge il potere solo in quanto cessa di essere individuo. Tu conosci lo slogan del Partito: "La libertà è schiavitú". Hai mai pensato che si può rovesciarlo? La schiavitú è libertà. Fino a quando è solo e libero, l'essere umano è sempre condannato alla sconfitta. Deve essere cosí, perché ogni essere umano è condannato a morire, il che costituisce la maggiore di tutte le possibili sconfitte. Ma se egli riesce a fare una completa, totale sottomissione e rinunzia, se riesce a evadere dalla sua stessa identità, se si può completamente immedesimare nel Partito, in modo da fare che egli sia il Partito, solo allora riesce a essere onnipotente e immortale. La seconda cosa che tu devi capire è che il potere significa il potere sugli uomini. Sul corpo... ma soprattutto sulla mente. Il potere sulla materia, quella che tu chiami realtà esterna, non è importante. Il nostro controllo della materia è già assoluto e totale.»
Per un attimo Winston ignorò il quadrante. Fece uno sforzo per sollevarsi a sedere e riuscì, seppure con pena, a piegare un po' il corpo.
« Ma come potete controllare la materia? » esplose. « Non riuscite nemmeno a controllare le condizioni atmosferiche o la legge di gravità. E ci sono le malattie, il dolore, la morte... »
Con la mano O'Brien gli fece cenno di tacere. « Noi controlliamo la materia perché controlliamo lo spirito. La realtà sta dentro il cranio. Tu impari, a poco a poco, Winston. Non c'è . nulla che noi non possiamo fare. Invisibilità... levitazione... tutto! Io potrei librarmi di su questo pavimento come una bolla di sapone, se volessi. Non lo voglio, perché il Partito non lo vuole. Devi mettere da parte, devi liberarti di quelle tali cognizioni ottocentesche attorno alle leggi di natura. Le facciamo noi, le leggi di natura.»
« Ma non le fate affatto voi! Non siete nemmeno padroni di tutt'intero questo pianeta. Che dirai dell'Eurasia e della Estasia? Non le avete ancora vinte!» (...)
(George Orwell, da “1984”, parte terza capitolo III)
(continua)
3 commenti:
Nella parte terza del capitolo III è evidentissimo il riferimento all'Ente. L'intuizione che avevi avuto sulle intenzioni di Orwell sembra qui trovare conferma piena.
so perchè hai scelto proprio la locandina francese...
il riferimento a Orwell non l'ho trovato da nessuna parte, mi sembra strano... Io ho avuto la fortuna di avere in mano proprio la terza parte del libro mentre rivedevo il film, altrimenti non so se ci sarei arrivato.
Di certo Petri e Pirro avevano grande cultura e curiosità.
La locandina francese?
:-)
No, pura pigrizia. Mi serviva un'immagine del ragazzo interrogato, non avevo voglia di registrare tutto il film e questa era l'unica immagine di quella scena che ho trovato in rete...
(sono tutte sulla Bolkan!)
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