GIORDANO BRUNO (1973) Regia di Giuliano Montaldo Scritto da Lucio De Caro e Giuliano Montaldo Fotografia di Vittorio Storaro Musiche originali di Ennio Morricone con Gian Maria Volonté, Hans Christian Blech (Sartori), Josè Quaglio, Mark Burns (Bellarmino), Renato Scarpa (frate Tragagliolo), Mathieu Carrière (Orsini) Giuseppe Maffioli (arsenalotto) Mario Bardella, Massimo Foschi (frate Celestino) Charlotte Rampling (Fosca) durata 115’
Nel viaggio verso Roma, sulla nave che lo porterà nelle galere pontificie, ascoltiamo Bruno leggere brani sul Sole, sulla Luna, le Stelle, il moto degli astri, il mestruo, le stagioni. Una nuova visione del Cosmo sta per aprirsi, cui dovrà corrispondere una nuova visione dell’Uomo. Bruno ripensa alle sue lezioni alla Sorbona, che vediamo in flashback con discussioni molto accese. «Se è la Terra a girare attorno al Sole, se esistono altri sistemi solari, allora Dio non è in alto sopra di noi, ma è in ogni particella di materia, è la materia stessa.» E’ un inno alla ricerca e alla libera autonomia di scienza e filosofia: bisogna scacciare “bigotti e pedanti” dall’insegnamento, aprire a tutti l’Università, dare le cattedre ai sapienti e non ai dogmatici. Bruno auspica «una società in cui il lavoro delle mani e quello dell’ingegno siano onorati in ugual misura.» Solo così potrà nascere l’homo novus.
Ma siamo già a Roma, il viaggio in nave è finito, il processo riprende. Bruno rifiuta il difensore, dice che conosce bene l’arte della dialettica e che farà da solo. Prende corpo la figura del cardinal Sartori, che avevamo già intravisto in altre scene. L’Inquisitore dice a Bruno che l’abiura veneziana è stata una ignobile commedia, e che per questo il processo deve essere rifatto da capo.
Bruno dice di essere un filosofo e non un teologo, ma l’Inquisizione gli ricorda le sue espressioni sulla Trinità e lo Spirito Santo, sull’esistenza dei preadamiti e sull’inesistenza dell’inferno.
Bruno ammette di non aver mai capito il dogma della Trinità, dice che questa espressione (“persona”) non esiste nei Vangeli, e nemmeno in sant’Agostino; e dice di non capire perché deve esistere l’inferno, che senso ha? L’Inquisitore, incalzato da Bruno nei suoi ragionamenti, chiude il discorso rispondendo che non vi sono due verità, ma una Verità sola.
Continua la lettura dalle opere di Bruno, che stavolta è accusato di magia e di blasfemia. Nei suoi scritti, Bruno ha dichiarato che Mosè e Gesù furono maghi.
- Esiste una magia naturale, che riflette e rivela l’ordine divino della Natura.... – ripete Bruno, stanco ma ostinato nel ripetere il suo punto di vista.
L’Inquisitore gli ricorda cosa comporterebbe una condanna per magia, e lo invita a collaborare.
Ma Bruno ha anche scritto che Gesù morì impiccato, e che morire gli dispiacque molto, non voleva morire. E inoltre Bruno ha scritto che Gesù faceva solo miracoli apparenti, per sedurre il popolo. Il terzo inquisitore ricorda la ferocia con cui Bruno si è scagliato contro i preti. Il quarto gli ricorda il suo parere favorevole al matrimonio dei preti. Il quinto legge: “nessuna religione è buona perché sono tutte strumenti di potere che spingono gli uomini a lotte e guerre”.
Bruno risponde che queste cose le ha scritte, ma che non si possono estrapolare delle frasi dal loro contesto, che facevano parte di ragionamento più complesso; chiede che si prenda atto di tutta la sua opera e non solo di qualche pezzo preso ad arte.
Il sesto inquisitore gli ricorda altre frasi durissime contro il Clero e gli ordini religiosi, distanti dagli Apostoli e dal loro insegnamento perché attaccati al potere e al denaro.
- Non così! – grida Bruno, - Non così, non così...
E corre ai suoi libri, li prende in mano, li mostra agli inquisitori. Ma non serve a nulla.
Il Papa ha letto i verbali, che gli sono stati portati da frate Tragagliolo (l’attore Renato Scarpa).
Il cardinal Sartori si è dato molto da fare per portare Bruno a Roma, ma il Papa Clemente VIII è perplesso. Dice al frate che non ama i roghi, che questo è il primo processo per eresia del suo pontificato, il primo così importante; e che se Sartori vuole la condanna il rogo dovrà essere più che giustificato.
Riprende il processo. A Bruno vengono contestati i contatti con calvinisti e luterani, e anche le cospirazioni politiche. Bruno è stanco, parla a fatica:
- Risponderò solo al Pontefice, in udienza privata.
L’Inquisitore lo accusa di aver fondato una setta, i Giordanisti.
- Non esiste la setta, trovatemi un solo appartenente a quella setta e portatemelo qui...
L’Inquisitore fatica a trovare prove, Bruno verrà quindi torturato. Alla tortura è presente frate Tragagnolo, che riferirà al Papa. Bruno vede in flashback un rogo di streghe a cui ha assistito da bambino, nel beneventano.
Tragagliolo riporta al Papa il comportamento severo e sereno di Bruno. Clemente VIII gli dice: “Lei ha usato le parole che si usano per il comportamento dei santi... stia attento a come ne parla in giro.” Il frate riferisce al Papa anche le parole esatte di Bruno: “Risponderò solo al Pontefice, in udienza privata.”
Siamo nel 1594, e in carcere a Roma arriva anche Francesco Pucci, un altro eretico. (Con lui in quel periodo c’era anche Tommaso Campanella in carcere con Bruno, ma non lo vediamo nel film. ) Bruno è legato al letto, Pucci parla a Bruno senza vederlo, mentre passa dal corridoio tra gli armigeri.
- Eretico, recidivo, sai cosa significa? Riposati Bruno, cerca di raccogliere le tue forze, Dio sa se ne hai bisogno...
Bruno è in cella sul letto di contenzione, arriva il Papa che spia da un foro nella porta. Bruno si accorge che c’è qualcuno, grida “Chi sei?” e Clemente VIII si allontana.
Appare Roberto Bellarmino, giovane e già influente gesuita, futuro cardinale, a colloquio con il cardinal Sartori. Bellarmino ha parole di apprezzamento per Bruno.
Sartori: Questo Bruno ha stregato anche voi. Sarà un rogo molto difficile da accendere. (...) Non possiamo rischiare. un uomo solo può fare più danni di un esercito di barbari. Ricordatevi di Lutero.
Nel cortile del carcere si monta il palco per la decapitazione di Pucci. Bruno, in piedi nella sua cella, vede tutto.
Bruno, ripulito e in ordine, viene portato da Bellarmino attraverso San Pietro fino alla biblioteca.
- Vorreste separare la chiesa dai suoi figli? – chiede Bellarmino a Bruno, mostrandogli la basilica piena di fedeli. Nella biblioteca, Bellarmino rimprovera a Bruno la sua mancanza di umiltà; con la sua preparazione e la sua intelligenza a quest’ora avrebbe potuto essere cardinale.
GB: Mi avete fatto venire nella vostra casa per esprimere un giudizio sul mio carattere? (...)
Bellarmino: Così, hai girato l’Europa intera solo per concludere che tutto sommato la religione cattolica è quella che ti piace di più... Anche se ha bisogno di “nuove regole”, così hai detto: una Riforma per riunire la Cristianità. Non è questo che ci volevi proporre? E’ questo? (silenzio prolungato di Bruno). La tua insistenza di voler parlare direttamente con il Papa è motivo di irritazione per i tuoi giudici. La Chiesa ha le sue gerarchie, le sue strutture. Non puoi sfidare un ordinamento che dura da secoli senza pregiudicare la tua stessa causa.
GB: E’ solo uno strumento di conservazione.
Bellarmino: Le Chiesa vive nella storia. I nostri tempi richiedono grande forza d’animo. E anche crudeltà: ma i tempi passano, e la Chiesa rimane.
GB: E quindi perseguitate tutti coloro che chiedono la libertà, che non siete disposti a concedere.
Bellarmino: Che non possiamo concedere. La Chiesa è dilaniata da continui scismi, ovunque (...) , i regnanti ci combattono...
GB: I regnanti hanno imparato dalla Chiesa a usare la fede come strumento di potere. e allora ogni Stato tende a darsi una propria religione.
Bellarmino: Per questo siamo stati costretti a difenderci con tanta forza.
GB: Difendervi come? Servendovi della Spagna... (...) La Chiesa cattolica oggi sta scavando un solco profondo che divide l’Europa. (...) Per piacere, fatemi riaccompagnare nella mia cella.
A Venezia, nel frattempo, l’Inquisizione sta torchiando gli ex compagni di cella di Bruno: frate Celestino ne parla come di uno stregone, che in cella delirava ed era in contatto con i demoni; pensa così di salvarsi. Saranno in tutto tre gli “eretici” che deporranno contro Bruno. Siamo nel 1595.
(continua)
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