West and Soda (1965) Regia di Bruno Bozzetto Film di animazione. Sceneggiatura di Bruno Bozzetto, Sergio Crivellaro, Attilio Giovannini Musica: Giampiero Boneschi Fotografia: Luciano Marzetti, Roberto Scarpa (86 minuti)
Un film di Bruno Bozzetto lo si guarda sempre volentieri. Basta anche un’immagine sola per mettere di buon umore: che sia il signor Rossi, il cane Gastone, MiniVip, o qualche altro omino o donnina, il segno di Bozzetto lo si riconosce subito ed è sempre una bella compagnia, anche solo per l’attimo in cui si guarda una vignetta sul giornale.
“West and soda” esce insieme ai grandi successi di Sergio Leone, nello stesso anno di “Per un pugno di dollari”; il cowboy pistolero protagonista è vestito di nero e malinconico come Henry Fonda, ed è silenzioso e infallibile come Clint Eastwood, che però Bozzetto non ha ancora visto quando il cartoon è in lavorazione.
Non c’è molto da dire sulla storia in sè, questo è un cartone animato e non ha molto senso raccontare le gag e i disegni; magari si può perdere un po’ di tempo a pensare a quale film stava pensando Bozzetto in questa o quella scena, ma la sua funzione principale, il suo scopo o la sua missione (fate voi) è divertire: e ci riesce benissimo. E dunque preferisco cedere la parola a Bozzetto stesso, anche perché ho qui nel cassetto una sua intervista e posso farlo comodamente.
«Una volta c'era solo Walt Disney. Se d'improvviso spuntava un cartoon italiano, era un avvenimento. È stato il caso dei Pagot con “I fratelli Dinamite” nel '49. E successo di nuovo nel '65 col mio “West and Soda”. Oggi il cinema d'animazione è un arcipelago di tecniche e stili, dal Giappone all'Europa. Negli stessi Usa, la Disney è presa d'assedio dalla concorrenza. In una situazione del genere, ogni nuova avventura animata, specie in Italia, priva di qualsiasi strategia promozionale e distributiva, è a rischio d'estinzione immediata. Come s'è visto, purtroppo, nelle ultime stagioni. Paradossalmente, oggi, l'autore a matita sta peggio di ieri. Una volta, si passava dal silenzio all'evento nel giro di 24 ore: oggi, nel giro di 24 ore, si può passare dall'evento al silenzio. E al rischio dell'anonimato s'aggiunge un altro handicap: il costo altissimo di attrezzature e tecnologie».
- Alternative?
«Una è la via d'Oriente, seguita da molte società di produzione. Per abbattere i costi, specie in quelle catene di montaggio che sono le serie, si affida il grosso del lavoro a manodopera del terzo mondo. Un lungometraggio si può ancora realizzare in Europa, ma i costi non scendono mai sotto i 5 milioni di euro. Per il 3D, esiste, da poco, anche l'opzione India, paese emergente nella manodopera animata. Ma per chi preferisce il fai da te, esiste un'altra via, che non consiglierei a nessuno con velleità di guadagno, meno che mai ai giovani».
- Quale?
«Internet. E la computer animation. Ho cominciato sei anni fa con “Europe & Italy”, profetica previsione dell'eccezione tricolore in area UE, continuando a baloccarmi con invenzioni veloci tipo “To Bit or not to Bit“ o “Olympics”, una "paperissima" dei Giochi. I vantaggi sono due, entrambi straordinari: sei libero di fare quel che vuoi e non hai nemmeno bisogno di un distributore, perché in un attimo puoi raggiungere una platea infinita. C’è solo un piccolo problema: non guadagno una lira. Adesso posso permettermelo, perché sono ufficialmente pensionato; ma per un giovane che comincia è molto più complicato.»
- Davvero nessuno sbocco commerciale?
« Insistendo, sì. “I Cosi”, nati cinque anni fa per internet, diventano ora una serie animata per bambini con episodi di cinque minuti, che la Rai comincerà a trasmettere a fine anno.
- A Positano verrà festeggiato per i 40 anni di “West and Soda”, con un evento speciale.
«Sì, con un excursus su "Il West animato dagli italiani", insieme a Guido Manuli, all'epoca mio principale collaboratore, e forse Bud Spencer. Nell'occasione presenteremo i dvd dei tre lungometraggi - West and Soda, Vip e Allegro non troppo - restaurati dalla Cineteca Italiana.»
- Nel '65, “West and Soda” non ha solo fatto da stella cometa al made in Italy a matita, ma è stato pure, a colpi di gag, gemello di cartoon del cinema di Sergio Leone. Vi siete mai incontrati?
«Sono andato a trovarlo dopo il grande successo, nel '77, di “Allegro non troppo”, per chiedergli, invano, di produrmi il seguito, che avrei realizzato a partire da sette o otto racconti fantasy. “Per un pugno di dollari” aveva anticipato di un anno la mia parodia animata, che però avevo cominciato a progettare e disegnare molto prima. Il successo di Leone ha aiutato molto il cartoon, entrato d'ufficio tra i titoli pionieri dell'era-spaghetti. Sotto altri aspetti mi ha un po' bruciato: la parodia del becchino, per esempio, è divertente nel cartoon, ma nel cinema vero è esplosiva». (...)
Bruno Bozzetto, intervista a Mario Serenellini, La Repubblica 28 aprile 2005
(la foto qui sotto è stata pubblicata dal mensile Linus nel maggio 1966)
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