La Ville des pirates (La città dei pirati, 1983). Scritto e diretto da Raul Ruiz. Fotografia: Acàcio de Almeida. Montaggio: Valeria Sarmiento. Musica: Jorge Arriagada. Esterni girati in Portogallo (Baleal, Peniche). Interpreti: Hugues Quester, Anna Alvaro, Melvil Poupaud, André Angel, Duarte de Almeida, Clarisse Dole, André Gomes. Durata: 111 minuti
1h10’
voce femminile: Ci sono dei pomeriggi in cui vorrei imbarcarmi e partire senza meta, e in silenzio allontanarmi da qualunque porto, mentre il giorno muore.
voce maschile: Le nostre vite sono fiumi che vanno verso il mare, che è la morte.
poi Anne sugli scogli, e Tobi che la chiama “Vieni qui, Isidore..” .Tobi interpreta se stesso (Jeremy?), la sorella Carmela, il colonnello, la madre
1h13
appare il teschio; Isidore dice “Ah no, adesso basta!”
1h15
- Vorrei mostrarti il mio giardino segreto, il giardino allegorico. Ogni anno, in primavera, scoppia una battaglia navale. Guarda: le navi di Filippo II, ed ecco i pirati che le abbordano. Scoppia la battaglia. I pirati abbordano, ferocemente, ferocemente...
- Chi vincerà?
- Non si sa. Quest’anno i pirati hanno il sopravvento. Capisci, questo giardino è molto importante. Il nostro destino dipende da questa battaglia. Capisci, mia regina? (si inginocchia)
- Sì, amor mio.
- Baciami. (...)
(forse una citazione da La bella e la bestia?)
1h25
torna Malo, il bambino; rivelazione finale per Isidora (sulla spiaggia)
Malo: Cos’hai fatto tutto questo tempo?
Isidore (sorridendo): E’ una storia troppo lunga.
Malo: Mi piacciono le storie lunghe. Comincia dall’inizio.
Isidore: Non ricordo l’inizio. Ricordo da quando mi sono svegliata. (...)
1h28
voci femminili, fuori campo
- Non è forse vero che ci sono giorni in cui tutto diventa metallico, collisione di sentimenti, e il viola della crosta sanguinante e vespertina rende acuta l’intendenza mestruale di tante battaglie...
- Che idee ti suggeriscono le stelle, madre mia?
(sempre il giochino surrealista, suppongo)
Poi Isidora incontra Tobi, chiede notizie della famiglia, apprende che sono tutti morti e in quali circostanze.
Isidore: E la mamma?
Tobi: Non è mai esistita. Facevano tutti finta. Era uno scherzo della famiglia. (pausa, cambia tono di voce) Infine, una buona notizia: i pirati hanno vinto la battaglia del giardino allegorico. La caduta della Spagna è inevitabile, e con essa inizia la festa del sangue.
Isidora: Ma, se sono tutti morti, chi siete voi?
Tobi: Io? Non lo so...
Isidora: Mi racconti la storia della sua vita.
Tobi: Io non ho storia (...)
1h36
Isidora è in prigione; due militari vengono a trovarla. Il testo che segue, oltre che scombinato come al solito, può sembrare troppo crudo o blasfemo: ma i riferimenti alla realtà diventano precisi, non casuali, non appena ci si ricorda che Raul Ruiz è cileno e che fu uno dei molti esuli dopo il colpo di Stato cruento del generale Pinochet, l’undici settembre del 1973.
Primo Militare: Noi non la conosciamo, ma le dobbiamo alcune spiegazioni.
Isidora: Mi condurrete al patibolo, vero?
1 – Abbiamo tutti questa meta nella vita, vero caporale?
2: E’ la felicità del no.
1: Ci autorizzano ad essere fucilati in uniforme, è un grande privilegio.
2: Grazie all’intervento della Vergine di Lourdes.
1: (si volta e lo schiaffeggia; poi torna a sorridere rivolgendosi a Isidora): La Vergine di Lourdes non esiste, è un travestimento di Don Bastian, il re dei puri. Dimentico sempre che è a causa del diavolo.
2: (spiegando) Il bambino meraviglioso che l’ha condotta sull’isola dei Pirati è il nostro profeta Don Sebastiano, che è conosciuto nel mondo intero: in Inghilterra lo chiamano Peter Pan, in Damimarca Skalagrimson, in Russia Michele Strogoff, sull’isola di Pasqua Utamatùa. Riappare ogni dieci anni, uccide con gioia la sua famiglia, ci insegna a morire, e cioè che è più importante ci insegna a uccidere. Vero, caporale?
1: Sì, mio tenente. (a Isidora) Sa dov’è Don Bastian?
Isidora: Non lo so.
1: E’ sull’Isola dei Pirati. (poi, indicando il ventre di Isidora) Ma è già lì!
Isidora: Perché vi fucilano?
2: E’ un malinteso, abbiamo ammazzato ventisette coppie mentre facevano l’amore, ma fuori dalle ore di servizio.
1: Ci hanno lasciato la cosa più importante, l’uniforme. Verremo fucilati domenica dopo la messa, sarà molto bello. Vorrei già essere lì. (poi si rivolge all’altro militare) Caporale! Prestiamo giuramento!
I due militari si inginocchiano davanti al ventre di Isidora, e alzando il braccio in un saluto decisamente nazifascista recitano insieme questo giuramento, in spagnolo (il film è parlato in francese):
Primo e secondo militare, insieme: Noi soldati della grande battaglia del mondo promettiamo di morire e di uccidere per ingrandire l’esercito dei morti e per maggior gloria della nostra Patria, il cimitero. Promettiamo di reincarnarci per l’onore e di morire di nuovo, per la gloria dei nostri Padri della Patria, i vermi. Promettiamo di continuare la nostra lotta per il trionfo della morte, per perpetuare la nostra gloria in altri nulla.
Delirio? No, è il linguaggio del fascismo e di molti fanatici militaristi, pieno di richiami a teschi e alla morte, il linguaggio della RSI italiana del 1943, delle SS naziste, dei franchisti: probabilmente è la parodia di un giuramento realmente esistente. E va ricordato che molti giovani, ragazze e ragazzi, morirono per mano dei soldati nelle dittature cilene e argentine degli anni 70: i desaparecidos, le cui madri andarono a protestare in Plaza de Mayo in Argentina, i cui figli furono adottati dagli stessi militari che avevano ucciso e torturato i loro genitori. E’ storia vera, purtroppo. Questa volta, sotto l’apparenza parodistica, Raul Ruiz appare davvero molto serio; e probabilmente anche preoccupato, visto che il film è dei primi anni ’80, quindi ancora molto vicino a quelle tragedie che erano ancora in corso.
1h38
- Figlia mia, non è forse vero che questo Paese è solo la tomba degli uomini liberi, e la copia felice del Paradiso?
- Ah, madre mia...
Il figlio di Malo e di Isidore nasce deforme e cattivo; infine Isidore ritrova Tobi dentro una grotta, impossibilitato a muoversi.
Tobi: Isidore, felice di rivederti. Scusami se non ti dò la mano, ma ogni mio gesto provoca catastrofi.(...)
Un terremoto in Cile, una guerra in Iraq: per queste catastrofi basta un semplice gesto.
Nelle ultime immagini, morte e decomposizione, due mummie alla finestra salutano il risorgere del bambino e del male, la nuova vita e anche la distruzione.
Le due voci femminili:
- Guarda... ancora! Mio Dio, quanto tempo durerà ancora? Pazienza... Tutto ricomincia. A volte mi dico che l’infanzia deve essere questa: vivere e rivivere, solo per tutte queste enormità. Pazienza, madre. Pazienza, figlia mia. Tutto ricomincia. (cantilenando, salutano il bambino lontano all’orizzonte) Noi siamo qui...
Il ricordo corre agli immortali di Swift, e di Borges: o, se si preferisce, alle leggende sui vampiri: l'eternità non come mantenimento in eterno della giovinezza, ma il suo esatto contrario. Qui finisce il film.
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