martedì 10 gennaio 2012

Dino Risi ( VI )

Intervista con Dino Risi, 21.10.2004
(da un blog precedente, anno 2008)
Del dottor Dino Risi (era laureato in medicina, psichiatra) ho conservato quest’intervista con Claudio Sabelli Fioretti, che fu pubblicata sul “Corriere della sera Magazine” del 21 ottobre 2004. L’ho dovuta tagliare un po’ perché era molto lunga, ho cercato di togliere meno che potevo, solo i riferimenti all’attualità di quel momento (non c’è nulla di più effimero dell’attualità), e qualche ripetizione.
Dino Risi ha 88 anni. È stato uno dei più prolifici registi della commedia all’italiana. Ha diretto Poveri ma belli, il Sorpasso, Una vita difficile. Ha inventato i film a episodi con I mostri. Ha avuto amanti famose: da Anita Ekberg ad Alida Valli. Da dieci anni non gira più film, da trenta vive in un residence romano, da qualche mese è diventato scrittore (I miei mostri) per Mondadori.
- Aveva programmato di morire nel 2000.
«Ho già sforato di quattro anni».
- Ne siamo tutti felici.
«Mi sento come un inquilino abusivo. Sono rimasto senza amici. Erano tutti più giovani di me e se ne sono andati prima di me, Gassman, Fellini, Zapponi, Lapegna, Tognazzi, Mastroianni, Sordi, Manfredi. Non so più con chi parlare. Il linguaggio dei giovani è insopportabile. I miei nipoti vanno avanti a “puntocom” e “vuvuvu”. Io non ho nemmeno il coso, come si chiama, il fax. Imbuco sempre le lettere nella cassetta».
- La posta a cavallo l’hanno abolita, te l’hanno detto?
«Andava benissimo». (...)
- Una volta il Giornale scrisse che eri morto.
«Dieci anni fa. Feltri mi telefonò per chiedermi scusa. Mi disse: “Io sono un suo grande ammiratore, non dimenticherò mai Mani sulla città”. “Ma no! Io sono Risi. Quello è Rosi”. “Ah, mi scusi ancora”».
- Come vorresti morire?
«Non in automobile. Già vedo i titoli: “Muore in un sorpasso il regista del Sorpasso”. È una delle ragioni per cui non guido più».
- Hai preparato il tuo necrologio?
«Walter Chiari ha fatto scrivere sulla sua lapide: “Non preoccupatevi, è solo sonno arretrato”».
- Tu potresti fare scrivere: “Qui giace uno stupido infedele bugiardo vile ipocrita fatuo”. Sono parole tue.
«Una volta Nanni Loy mi disse: “Puoi definirti in tre parole?”. Io ho detto: “Sono un fallito riuscito”. Questa è la lapide per me».
- Le donne, l’amore, il sesso.
«Ormai me ne sono liberato. Era un’idea fissa. Ho cominciato all’età di tre anni». (...)
- Tu sei religioso?
«Laico dalla nascita».
- Ma con tua moglie Claudia ti sei sposato in chiesa.
«Lei. Io no. Io l’ho solo accompagnata. Lei si è sposata con me in chiesa, ma io non mi sono sposato con lei in chiesa».
- Ma dai.
«Ho fatto il matrimonio civile con lei, ma il matrimonio religioso non l’ho fatto». (...)
- A volte dici che sei stato fedele. A volte infedele.
«Si può esser infedeli e fedeli nello stesso tempo».
- Questa non è male.
«Mi piaceva l’infedeltà e mi piaceva tornare in famiglia. Una volta, a piazza Euclide, avevo finalmente avuto un appuntamento con Sylva Koscina. Stava per salire in macchina quando sentii le voci dei miei frugoletti: “Papà papà”. E dietro, la mamma».
- E Sylva Koscina?
«Sparita per sempre dalla mia vita». (...)
- E adesso la politica.
«Non sono mai stato della sinistra cinematografica. Non mi è mai piaciuto intrupparmi. Sono terzista anche se non so che cosa voglia dire».
- Hai conosciuto Berlusconi?
«Una volta ha invitato una decina di noi a cena. C’erano Magni, la Wertmüller, Age e Scarpelli. Alla fine si è messo al piano, con Confalonieri, ed ha cantato La vie en rose».
- Sempre la stessa scena.
«Alla fine gli ho dato un biglietto da diecimila lire: “Per l’orchestra”. Lui è stato spiritoso, l’ha strappato in due: metà l’ha data a Confalonieri».
- Voteresti mai per lui?
«Mai. Non ha la faccia da capo del governo. Io sono faccista». (...)
- Ci sono bravi attori oggi?
«Ce ne sono molti di medio livello».
- Tognazzi, Manfredi, Mastroianni, Gassman, Sordi.
«Nessuno al livello dei cinque colonnelli».
- Definiscili.
«Tognazzi simpatico, divertente, terreno, vivo, umano. Gassman intelligente e complicato. Manfredi noioso e rompiballe. Arrivava alle tre di notte e bussava alla mia porta in albergo per correggere una frase».
- E tu che gli dicevi?
«Vaffanculo. Sordi divertente ma non affidabile, chiuso. Mastroianni l’ho visto piangere per amore. Chi l’avrebbe mai detto?».
- Il più amico?
«Gassman. All’inizio lo odiavo. Era antipatico. Ma le maestre impazzivano per le sue belle gambe».
- Hai detto una volta di Visconti: è un buon arredatore.
«Ci divertivamo con Gassman a creare queste definizioni cattive. Visconti un arredatore, Fellini un fotografo. Avevamo fatto la classifica dei grandi cani mondiali. Primo, più cane di tutti, Gregory Peck».
- Quali erano i rapporti fra voi registi?
«Non ci frequentavamo quasi. Antonioni una volta mi disse: “Facevi belle cose. Perché adesso fai schifezze?”. Avevamo appena visto la prima di un mio film. Lui era con Monica Vitti. A lei piacevano i miei film, molto più dei film di Antonioni».
- Chi frequentavi?
«Qualche volta andavo col gruppo Monicelli, Scola, Age e Scarpelli. Si riunivano negli anni Sessanta per fare quegli stupidi giochi di società tipo le attinenze, i mimi. Non sapevano ancora di essere comunisti».
- I critici ti piacciono?
«Li leggo pochissimo. Non mi piace quello del tuo giornale, Paolo Mereghetti, con quelle sue frasette: “Per farsi del male”, “Riuscito a metà”, “Se non avete di meglio”, “Meglio una pennichella che vedere questo film”».
- E tu rispondi.
«Meglio una pennichella che leggere Mereghetti».
- A un giornalista una volta dicesti: “La sua è una domanda del cazzo”.
«Era vestito da cowboy. Già faceva ridere senza fare domande. Alle conferenze stampa fanno sempre domande imbecilli».
- Hai detto che Riso Amaro è un pessimo film.
«Un film terribile. Un po’ anche per colpa di Gassman. Una di quelle gigionate da vergognarsi per tutta la vita».
- Ha avuto successo.
«Grazie alle cosce di Silvana Mangano».
- Gioco della torre. Muccino o Moretti?
«Butto Moretti. Si piace troppo. Esagera».
- Di Moretti hai detto una cosa tremenda: “Spostati che non mi fai vedere il film”.
«Non mi era piaciuto. Una sdolcinatura».
- Vi siete sentiti dopo?
«Gli ho anche chiesto scusa per aver esagerato».
- Loren o Lollobrigida?
«Butto la Lollo».
- Ti sei mai innamorato della Loren?
«Mai. Non è il mio tipo. È troppa. Una bellezza prepotente».
- Monroe o Bardot?
«La Bardot aveva l’alito cattivo, come tutti i francesi che mangiano rane e cipolle».
- Che ne sai dell’alito di BB?
«Me lo disse Gassman dopo averla baciata».
- In un film. Immagino.
«Nella vita. Immagino». (...)
(Dino Risi, intervista con Claudio Sabelli Fioretti, Corsera Magazine 21 ottobre 2004)
(le immagini vengono tutte da "Vedo nudo", un film di Dino Risi del 1969)

2 commenti:

Matteo Aceto ha detto...

Credo di averla anch'io questa intervista, da qualche parte. Tra il 2002 e il 2006 avevo l'abitudine di comprare il Corriere Magazine e di ritagliarmi gli articoli che più mi piacevano. :)

Giuliano ha detto...

spero che un giorno pubblichino in volume tutte le interviste di Risi, meriterebbero una lettura attenta (e anche un bel dvd, o special tv)