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Guardando "Master and Commander", l'ultimo film di Peter Weir fino ad oggi, mi sono trovato a chiedermi che cosa avesse attratto Weir a questo soggetto. La prima risposta è facile: ogni tanto bisogna fare cassetta, altrimenti non ti fanno più fare film. La seconda risposta è ancora più facile: una bella vacanza in mezzo al mare, in posti meravigliosi e in giro per il mondo.
Il soggetto è tratto da un ciclo di romanzi marinareschi di Patrick O’Brian (1914-2000, irlandese), che pare sia molto famoso nei paesi di lingua inglese, romanzi d’avventura e di mare. Il protagonista del ciclo è il Capitano Jack Aubrey, e siamo al tempo delle guerre napoleoniche, il possesso dei mari e delle colonie d’oltreoceano in una continua guerra tra inglesi e francesi. Scene e costumi (e le navi) sono molto simili a quelle che abbiamo visto in tanti film, primo fra tutti “L’ammutinamento del Bounty” con Marlon Brando e Charles Laughton; ma nessun marinaio o ufficiale dotato di buon senso si ribellerebbe mai al Capitano Aubrey.
Jack Aubrey, “padrone (signore) e comandante”, oppure “maestro e comandante” (in Italia il titolo non è stato tradotto), oltre ad essere severo e valoroso è anche un uomo di cultura, e tiene sempre in gran conto il suo equipaggio, evitando di sottoporlo a rischi non necessari e sapendo bene quanto valgono i suoi uomini.
Russell Crowe si trova davanti un personaggio tutto sommato semplice da interpretare, ci dà dentro, si diverte e piace molto. Forse la cosa più difficile per lui sarà stata l’imparare a suonare almeno un po’ il violino: fa parte del personaggio e Weir è sempre molto esigente anche nei dettagli.
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Le scene di battaglia e di navigazione sono meravigliose, spettacolari, e sembra di essere capitati in un film degli anni ’50, di quelli belli che non danno da pensare.
Ma poi, nel film, lentamente ma con fermezza, avanza la figura del medico di bordo, il dottor Stephen Maturin: è un bravo chirurgo e lo vediamo all’opera mentre risolve con spettacolare fermezza e ottima riuscita casi impervi (trapana la testa di un marinaio ferito, lo salva da morte sicura e poi chiude la ferita con una moneta; viene ferito all’addome e si opera da solo, guardando in uno specchio tenuto fermo da Aubrey). Ma è anche un musicista, e vediamo i suoi duetti (violino e violoncello) col capitano Aubrey, del quale è ottimo amico. Paul Bettany, che lo interpreta, diventerà famoso per l’albino del “Codice Da Vinci”: ma è in questo film, e anche in “Il destino di un cavaliere” (dove interpreta il poeta Chaucer, in un film curioso e molto divertente), che si vede che è un attore di grandissima qualità.
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Nelle musiche, una sfilata di capolavori: le Suites per violoncello di Bach, un Adagio di Corelli (dal Concerto grosso op.6 n.8), il Concerto per violino K316 di Mozart, la “Ritirata di Madrid” op.6 n.3 di Boccherini, e la “Fantasia su un tema di Thomas Tallis” di sir Ralph Vaughan-Williams (1872-1958), e naturalmente molte musiche e canzoni tradizionali inglesi, scozzesi e irlandesi (“Spanish Lady”, “O’Sullivan’s March”, “Raging Sea /Bonnie ship the diamond”, “Don’t forget ye old shipmates”).
Mi soffermo un attimo sulle musiche di Vaughan-Williams. Se guardate questo film e ascoltate una melodia lenta e meravigliosa, intensa, che forse vi sembra di conoscere, è sua. Se non conoscete sir Ralph, e la sua “Fantasia su un tema di Tallis”, vi siete persi qualcosa di bello nella vita ed è tempo di rimediare.
Ci sono molti personaggi nel film, e tra questi non possono non colpire i due giovanissimi ufficiali di bordo, quasi dei bambini, che fanno a tutti gli effetti parte dell’equipaggio. Uno di loro viene presto ferito, e perderà un braccio: anche questo fa parte della Storia, di quella Storia che non si racconta mai; ed è anche di questo che Peter Weir ci parla, così come aveva già fatto descrivendo la guerra in “Anni spezzati” e in “Un anno vissuto pericolosamente”.
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Russell Crowe, intervista da “L’Espresso” 27 novembre 2003
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4 commenti:
Recensione della settimana!!! Recensione della settimana!!! Naturalmente i tuoi post sono sempre interessanti, ma a volte è difficile seguirti, specie se prendi E la nave va e gli dedichi 10 scritti.
Interrompo il mio digiuno dalla blogosfera e collaterali (se non per recensire i film), e ti inserisco nella mia pagina Facebook.
http://www.facebook.com/pages/A-Gegio-film/114712391784
Thank you Gegio! io su Facebook non ci sono, però apprezzo molto. (A Peter Weir farei un monumento, forse si può dire che oggi è il più grande di tutti)(ma quanto durano le sue vacanze? beato lui!!!)
:-)
Non so come mai questo film non sia piaciuto al pubblico ed alla critica. In verità, senza essere un capolavoro, è un buonissimo film, con eccellenti attori, con un fascino forte e, talvolta, molto poetico. Ti ringrazio per varmi fatto conoscere questa splendida musica di Waughan-Williams: la sto ascoltando in sottofondo, è un brano dolcissimo e malinconico.
Mah, mi sembra che sia andato piuttosto bene, al botteghino: ricordo che il cinema era pieno. Russell Crowe esprimeva legittimi dubbi prima dell'uscita del film, e l'ho riportato qui perché ha dato una definizione perfetta: e aggiungo che i grandi fanno i film per se stessi, e poi pensano al pubblico.
A me piaceva molto questa capacità dei grandi autori di spiazzarci, noi poveri mortali: ti aspetti questo, ma io sono già da un'altra parte...E un film così non se lo aspettava nessuno: chissà come sarà il prossimo! Imdb lo dà in lavorazione da un sacco di tempo...
Ci sono molti musicisti inglesi del 900 grandi, penso a Britten (le soirée musicales, per esempio: Rossini rivisitato) o ad Elgar, o Walton... Non sempre capolavori, ma sempre musica molto bella.
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