giovedì 14 ottobre 2010

Lolita (Nabokov-Kubrick)

Lolita (idem, 1962) Regia di Stanley Kubrick (1962) Dal romanzo di Vladimir Nabokov. Sceneggiatura di Vladimir Nabokov, Stanley Kubrick Fotografia: Oswald Morris Musica: Nelson Riddle Con James Mason, Peter Sellers, Sue Lyon, Shelley Winters, Gary Cockrell, Jerry Stovin, Diana Decker, Lois Maxwell, Shirley Douglas (152 minuti)

Vladimir Nabokov raccolse in un volume le sue interviste, concesse in anni diversi a giornali e televisioni diverse. Il libro è “Intemperanze” (ed. Adelphi); trascrivo qui le parti relative al film che Stanley Kubrick trasse da “Lolita”.
1962, intervista alla BBC
- Oltre ai libri in russo lei ha scritto un intero scaffale di libri in inglese, e tra questi soltanto Lolita è celebre. Non le dà fastidio essere “quello di Lolita”?
« No, direi di no, perché Lolita mi sta particolarmente a cuore. E stato il mio libro più difficile - trattava un tema così distante, così remoto dalla mia personale vita emotiva che ho provato un piacere particolare nell'usare le mie doti combinatorie per renderlo reale.»
-Si è stupito dello strepitoso successo del libro?
«Mi ha stupito già il fatto che il libro fosse pubblicato.»
- Aveva qualche dubbio sulla pubblicabilità di Lolita, visto il suo argomento?
« No; in fondo, quando si scrive un libro, si immagina generalmente che venga pubblicato, in un futuro più o meno lontano. Ma la pubblicazione mi ha fatto piacere.»
- Qual è stata la genesi di Lolita?
« È nata molto tempo fa, a Parigi, doveva essere il 1939; il primo, piccolo palpito di Lolita lo sentii a Parigi nel 1939, o forse all'inizio del 1940, in un periodo in cui ero costretto a letto da un violento attacco di nevralgia intercostale, un disturbo dolorosissimo - non molto dissimile dalla proverbiale spina nel fianco. Per quel che ricordo, l'iniziale brivido di ispirazione fu provocato in modo alquanto misterioso dalla notizia - riportata, mi sembra, da Paris Soir - che una scimmia dello Zoo di Parigi, dopo mesi di blandizie da parte degli scienziati, aveva fatto finalmente il primo disegno a carboncino dovuto a un animale, e questo schizzo, riprodotto sul giornale, rappresentava le sbarre della gabbia di quella povera creatura. »
- Humbert Humbert, il seduttore di mezza età, ha un modello che lo ha ispirato?
« E un uomo inventato da me, un uomo con un’ossessione, e penso che molti dei miei personaggi abbiano ossessioni improvvise, ossessioni di tipo diverso: ma Humbert non è mai esistito. Ha cominciato a esistere quando io ho finito il libro. Mentre scrivevo il libro, mi capitava di leggere qua e là nei giornali storie d'ogni genere a proposito di maturi signori che davano la caccia a ragazzine: una coincidenza interessante, se vogliamo, ma questo è tutto.»
- E Lolita ha un modello?
« No, Lolita non ha avuto alcun modello. È nata nella mia testa. Non è mai esistita. Di fatto, non sono un gran conoscitore di ragazzine. A ben pensarci, credo di non conoscerne neanche una. Qualche volta ne ho incontrate in società, ma Lolita è una creatura della mia immaginazione.»
- Perché ha scritto Lolita?
« Mi sembrava una cosa interessante da fare. Perché ho scritto gli altri libri, in fondo? Perché mi faceva piacere, perché era difficile. Non mi prefiggo scopi sociali, né messaggi morali; non ho idee generali da sfruttare, mi piace semplicemente comporre enigmi con soluzioni eleganti.» (...)
 1962, conferenza stampa
- Vuol parlare di Lolita?
«Be', no. Tutto ciò che avevo da dire su questo libro l'ho detto nella postfazione aggiunta all'edizione americana e inglese.»
- È stato difficile scrivere la sceneggiatura di Lolita?
«La cosa più difficile fu saltare il fosso - decidere di affrontare l'impresa. Nel 1959 fui invitato a Hollywood da Harris e Kubrick, ma dopo parecchie riunioni con loro decisi che la cosa non faceva per me. Un anno dopo, a Lugano, ricevetti un telegramma in cui mi pregavano di ripensarci. Nel frattempo, non so perché, aveva preso forma nella mia immaginazione una specie di sceneggiatura, e perciò mi rallegrai che Harris e Kubrick mi rinnovassero l'offerta. Di nuovo mi misi in viaggio per Hollywood e lì, sotto gli alberi di jacaranda, lavorai per sei mesi al progetto. Trasformare un proprio romanzo in una sceneggiatura cinematografica è un po' come fare una serie di schizzi per un quadro finito e incorniciato da molto tempo. Scrissi nuove scene e nuovi dialoghi nel tentativo di preservare una Lolita che per me fosse accettabile. Sapevo che la sceneggiatura, se non la scrivevo io, l'avrebbe scritta qualcun altro, e sapevo anche che in questi casi, per bene che vada, il prodotto finale, più che un amalgama, è uno scontro di interpretazioni. Non ho ancora visto il film. Forse sarà come un'incantevole foschia mattutina spiata attraverso la rete di una zanzariera, o forse come le curve di una strada panoramica per le ossa del passeggero orizzontale di un'ambulanza. Le sette o otto riunioni che ebbi con Kubrick mentre scrivevo la sceneggiatura mi hanno lasciato l'impressione che egli sia un artista, e su questa impressione si fondano le mie speranze di vedere una Lolita plausibile il 13 giugno a New York.»
- A che cosa sta lavorando in questo momento?
«Sto leggendo le bozze della mia traduzione dell'Eugene Onegin di Pushkin, un romanzo in versi che, con un mostruoso commento, sarà pubblicato dalla Bollingen Foundation in quattro bei volumi di oltre cinquecento pagine ciascuno.» (...)
 1964, intervista a Playboy USA
« (...) No, non mi pentirò mai di questo libro. Scrivere Lolita è stato come mettere insieme un bel puzzle - comporlo e risolverlo nello stesso tempo, dato che l'una cosa è l'immagine speculare dell'altra, secondo come si guarda. Naturalmente Lolita ha eclissato le altre mie opere - almeno quelle scritte in inglese: La vera vita di Sebastian Knight, Bend Sinister, i racconti, il libro di ricordi; ma non posso volergliene per questo. Quella mitica ninfetta ha un suo fascino tenero e bizzarro.»
- Molti lettori e critici non sarebbero d'accordo nel definire tenero il suo fascino, ma pochi negherebbero che è bizzarro - tanto è vero che quando il regista Stanley Kubrick annunciò il progetto di trarre un film da Lolita pare che lei abbia detto: « Naturalmente dovranno cambiare la trama. Forse trasformeranno Lolita in una nana. O cambieranno le età, dando 16 anni a Lolita e 26 a Humbert ». Alla fine la sceneggiatura l'ha scritta lei, ma parecchi recensori hanno rimproverato al film di avere annacquato la relazione che è al centro della storia. Il prodotto finito la soddisfa?
« Il film mi è sembrato assolutamente di prim'ordine. I quattro attori principali meritano il massimo elogio. Sue Lyon che porta il vassoio della colazione o che in automobile infila il maglione con mosse da bambina - sono momenti indimenticabili, per la qualità della recitazione e della regia. L'uccisione di Quilty è un capolavoro, e così la morte di Mrs. Haze. Devo però precisare che non ho avuto niente che fare con la produzione vera e propria. Altrimenti avrei forse insistito perché si desse rilievo a certe cose che non ne hanno avuto - per esempio, i diversi motel in cui Lolita e Humbert si fermano. Io mi sono limitato a scrivere la sceneggiatura, e Kubrick ne ha usato una parte preponderante. L'« annacquamento », se c'è stato, non è venuto dal mio aspersorio.» (...)
- Molti critici, citando da Lolita alcune scene al vetriolo, sul tipo di quella che lei ha appena descritta, hanno definito il libro un magistrale commento satirico sulla società americana. Hanno ragione?
« Be', posso solo ribadire che non intendo essere, né sono per temperamento, uno scrittore di satire morali o sociali. Mi lascia del tutto indifferente il fatto che i critici vedano o non vedano in Lolita una presa in giro della follia umana. Mi secca invece che si sparga la bella notizia che voglio prendere in giro l'America.» (...)
- Un altro critico ha scritto di lei che « l'impresa di vagliare e scegliere la giusta successione di parole attingendo a una memoria poliglotta, di giustapporre esattamente, ogni volta, le sfumature che si riflettono in un gioco di specchi, deve essere un lavoro psichicamente estenuante ». In questo senso, quale dei suoi libri è stato più difficile da scrivere?
- Oh, Lolita, naturalmente. Mi mancavano le informazioni necessarie - e questo fu il primo ostacolo. Non conoscevo ragazzine americane di dodici anni, e non conoscevo l'America; dovetti inventare sia l'America sia Lolita. Avevo impiegato una quarantina d'anni a inventare la Russia e l'Europa occidentale, e ora mi trovavo di fronte a un compito simile, con meno tempo a mia disposizione. La ricerca degli ingredienti locali che mi consentissero di infondere una « realtà » media nei fermenti della fantasia individuale si rivelò, a cinquant'anni, un'operazione molto più difficile di quanto fosse stata nell'Europa della mia giovinezza.» (...)



( 1966, “The Paris Review”)
- Quali sono i suoi progetti di lavoro per il futuro?
«Sto scrivendo un nuovo romanzo, ma di questo non posso parlare. Un altro progetto che accarezzo da un po' di tempo è la pubblicazione della sceneggiatura integrale di Lolita che ho fatto per Kubrick. Anche se nella sua versione Kubrick ne ha usato quel tanto che basta a giustificare legalmente la mia posizione di autore della sceneggiatura, la pellicola dà solo una visione fuggevole, avara e sfocata, del film meraviglioso che io avevo immaginato e scritto scena per scena nei sei mesi di lavoro in una villa di Los Angeles. Non voglio dire che il film di Kubrick sia mediocre; a modo suo è un film di prim'ordine, ma non è quello che ho scritto io. Spesso il cinema dà un pizzico di poshlost' al romanzo che distorce e involgarisce con il suo specchio deformante. Kubrick, credo, ha evitato questo rischio nella sua versione, ma non riuscirò mai a capire perché non abbia seguito le mie indicazioni e i miei sogni. E’ un vero peccato; ma almeno potrò far leggere alla gente il mio copione di Lolita nella sua forma originale. » (...)

1968, intervista alla BBC
- Nei suoi romanzi vi sono continui riferimenti a film popolari e a prodotti della narrativa più scadente. Si direbbe che lei si crogioli nell'atmosfera di questa cultura popolare. Le piacciono gli originali? E che rapporto c'è fra questi e l'uso che lei ne fa?
« No, detesto la mercanzia popolare, detesto i complessini da discoteca, detesto la musica della giungla, detesto la fantascienza con le sue bambole e i suoi bambocci, suspense e sospensori. Detesto particolarmente i film volgari - storpi che stuprano suore sotto il tavolo o seni nudi che si stringono al torso abbronzato di giovani maschi ripugnanti. E, in verità, non credo di schernire la spazzatura popolare più spesso di quanto facciano altri autori, convinti come me che una bella risata sia il miglior pesticida. » (...)
Vladimir Nabokov, da "Intemperanze" (ed. Adelphi)

(le foto di Nabokov e di Kubrick vengono da varie riviste di cui oggi non riesco a rintracciare l'origine - probabilmente L'espresso e Repubblica - se dovessi offendere qualche copyright le levo subito).

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