Vogliamo i colonnelli (1973) Regia di
Mario Monicelli. Scritto da Age, Scarpelli e Monicelli. Fotografia di
Alberto Spagnoli. Musiche di Carlo Rustichelli. Interpreti: Ugo
Tognazzi (onorevole Tritoni), Carla Tatò (Marcella Bassi-Lega),
Pietro Tordi (generale Bassi-Lega), Luigi Lenner (Irnerio Steiner),
Giuseppe Maffioli (Barbacane), Antonino Faà di Bruno (Ribaud),
Giancarlo Fusco (Col. Gavino Furas), Camillo Milli (Col. Elpidio
Aguzzo), Renzo Marignano (comandante Teofilo Branzino), Max Turilli
(col.Turzilli), Salvatore Bilardo (col.Andreas Automatikos),Antonio
Proietti (Gen.Tallone), Claude Dauphin (Presidente Repubblica),
Duilio Del Prete (Monsignor Sartorello), François Périer (on. Di
Cori), Lino Puglisi (on. Li Masi), Pino Zac (Armando Caffè), Tino
Bianchi (On. Mazzante), Vincenzo Falanga (Ciccio Introna), Barbara
Herrera (Contessa Amelia di Amatrice), Alberto Postorino, Gianni
Solaro, Bruno Boschetti, Pietro Biondi, Giuseppe Castellano, Luciano
Catenacci, Mico Cundari (on.Ferlingeri), Vittorio De Bisogno,
Belisario De Matteis (Gen. Pariglia), Nino Formicola (Ulisse, cognato
di Ribaud), Mario Frera. Rosanna Gherardi, Enzo Guarini, Enzo La
Torre, Vincenzo Maranzino, Vincenzo Mazzucchi, Carla Mancini, Febo
Conti, Mariolina Cannuli, Valeria Sabel (moglie Di Cori), e molti
altri. Durata: 94 minuti
"Vogliamo i colonnelli" esce
nel 1973, diretto da Mario Monicelli; è uno dei suoi film meno visti
e meno citati, eppure è divertente, picaresco, uno dei suoi migliori
e per di più con un Tognazzi in gran forma nel momento della sua
maggior fama. Cosa c'è dietro a questa vera e propria censura, che
porta anche al mancato ricordo da parte del pubblico, che magari gli
preferisce film meno riusciti? Anche se il film si lascia guardare
senza porsi troppe domande è utile riordinare un po' le idee,
mettere in ordine un po' di date, e ripercorrere la storia recente.
Cominciamo dal titolo: nel 1967 in
Grecia ci fu un colpo di Stato, il re Costantino fu deposto e il
potere fu preso da un gruppo di militari; il regime che si instaurò
fu detto "dittatura dei colonnelli" e durò fino al 1974.
Formalmente, la monarchia dura ancora e il re viene deposto solo nel
1973, ma era in esilio volontario a Roma (re Costantino è ancora con
noi, è nato nel 1940). Si tratta anche della fine della monarchia
ellenica, dopo la dittatura dei colonnelli non c'è più stato un re
in Grecia. Le cronache di quegli anni portarono alla ribalta nomi
rimasti famosi: il musicista Mikis Theodorakis visse in esilio,
Alexandros Panagulis testimoniò la Resistenza contro i colonnelli,
in Grecia i dissidenti venivano imprigionati e subivano torture. A
pochi mesi dall'uscita del film, l'11 settembre 1973, ci fu un
analogo colpo di Stato militare in Cile, ancora più terribile per
quanto riguarda torture e massacri.
Nel 1964 anche in Italia c'era stato un
tentativo di colpo di Stato, che pare facesse capo al generale Giovanni De
Lorenzo, non uno qualsiasi: ex capo del SIFAR (servizi segreti
militari), ex comandante dei Carabinieri, ex Capo di Stato Maggiore
dell'Esercito. Il tentativo di colpo di Stato fu tenuto sotto
silenzio, e rivelato solo nel 1968 dal settimanale L'Espresso; il
generale De Lorenzo querelò il direttore Eugenio Scalfari e il
giornalista Lino Jannuzzi, che aveva condotto l'inchiesta; ci fu un
processo che fece scalpore e ancora oggi le circostanze del fallito
colpo di Stato non sono state del tutto chiarite, soprattutto per
quel che riguarda le responsabilità ai vertici dello Stato. (qui per
maggiori dettagli).
Sul dvd di "Vogliamo i colonnelli"
si trova una bella intervista a Mario Monicelli, che racconta della
nascita del film. Monicelli parla apertamente del generale De
Lorenzo, di Junio Valerio Borghese e della Decima Mas, e spiega che
molti particolari che vediamo nel film, per quanto possano sembrare
assurdi, sono veri. Per esempio, è preso dal vero l'arrivo della
Forestale in moto (giunsero fino a Roma), i campi di addestramento
militare per neofascisti sono veri, la palestra di pugilato è vera,
i colonnelli in Grecia c'erano; Monicelli ne parla come di personaggi
goffi e ridicoli e in effetti il colpo fallì, ma c'era molto sotto e
non era affatto scontato che fallisse. Va ricordato che quel 1964 non
è molto lontano dal 1969 della strage di Piazza Fontana, e che gli
anni '70 furono funestati da stragi e da bombe di matrice neofascista
più che certa, da Piazza della Loggia a Brescia alle bombe sui
treni, fino alla strage di Bologna nel 1980. Parlano chiaro anche
alcuni nomi di personaggi nel film: Mazzante, Delle Chiaviche, si
rifanno a personaggi realmente esistenti. I campi paramilitari si
possono vedere, al cinema, anche in "L'udienza" di Marco
Ferreri (1971), la loro storia è lunga e prosegue fino ai campi
Hobbit degli anni '80 e alle odierne Casa Pound e Forza Nuova,
formalmente senza legami con l'eversione (va detto) ma con legami ben
visibili a quell'ideologia e a quel modo di porsi. Su wikipedia ci
sono tutti i link necessari per chi avesse voglia di fare una ricerca
in proposito; aggiungo altri nomi da cercare di quel periodo: Stefano
Delle Chiaie, Pino Rauti, Avanguardia Nazionale.
"Vogliamo i colonnelli"
inizia con un attentato al Duomo che fa cadere la Madonnina, il punto
più alto di Milano e simbolo della città; la stampa e la tv
incolpano subito le sinistre estreme, e anche questo è un riflesso
della verità storica, con l'anarchico Pietro Valpreda indicato per
anni come responsabile dell'attentato di Piazza Fontana, e poi
rivelatosi del tutto innocente. Siamo a pochissimi anni di distanza
da quei fatti, e anche questo non è un particolare inventato, per
quanto assurdo possa sembrare. Preso dal vero è anche il programma
politico dei colonnelli nella loro riunione segreta, a partire dalla
"riapertura dei bordelli" che è ancora oggi un cavallo di
battaglia della destra, fino al "proibire le chitarre"
inserito da Tritoni-Tognazzi pensando al figlio "degenere e
pacifista" (c'è un episodio analogo, preso dal vero, in "Heimat
2" di Edgar Reitz: un ragazzo pestato solo perché aveva la
chitarra, essendo studente di Conservatorio). Vero è anche il
dettaglio del Presidente della Repubblica colpito da ictus: anche se
il contesto è diverso, è inevitabile pensare ad Antonio Segni, nel
1964.
Di mio aggiungo il ridicolo di certi
personaggi della destra più vicina al fascismo: in quegli anni ero
un bambino o poco di più ma ricordo bene i "come parla bene
Almirante" che mi spinsero ad ascoltare il segretario del MSI
(la "Grande Destra" del film, e l'onorevole Mazzante a lui
somigliantissimo) nelle tribune politiche. Almirante veniva da una
antica famiglia di attori di teatro, molti suoi parenti recitavano nel
cinema (il più famoso è probabilmente Ernesto Almirante, ottimo
caratterista nei primi film di Fellini) e quindi conosceva bene
l'arte di parlare in pubblico; ma, al di là dell'aspetto formale
della comunicazione, era poi uno dei tanti che non rispondevano alle
domande e che nascondeva le sue vere intenzioni dietro lunghi giri di
parole. Negli anni '80 ho poi avuto l'opportunità di leggere quasi
ogni giorno "Il Giornale" fondato e diretto da Indro
Montanelli, e credo proprio che Monicelli abbia attinto a piene mani
da quelle fonti: non dal "Giornale" che nel 1973 non c'era
ancora, ma quasi sicuramente dal "Borghese" e da altri
fogli simili, l'ambiente è quello e quello è il modo di pensare e
di comportarsi. Sono personaggi grotteschi, ma Monicelli non si è
inventato niente.
So che è difficile da credere, ma i personaggi di "Vogliamo i colonnelli" non sono caricature, ma ritratti ben riconoscibili. Come si fa a prenderli sul serio, mi chiedevo; come si fa a votarli e a mandarli al governo? Ebbene, con il Nuovo Millennio è arrivata la generazione che li prende come persone serie, e che decide di affidare la sorte di noi tutti proprio a questi pagliacci. Metto qui un link utile (Elemire Zolla e Federico Fellini) e faccio qualche nome dell'oggi, tanto per non rimanere sul vago: Giorgia Meloni e Matteo Salvini fanno parte di quel mondo, appena un po' dirozzati, e Ignazio La Russa (ex ministro della Difesa) potrebbe benissimo partecipare di persona a un remake di "Vogliamo i colonnelli", senza nemmeno il bisogno di passare dal truccatore; idem per l'ex presidente della regione Lazio, Storace, e per l'altro ex ministro Gasparri.
So che è difficile da credere, ma i personaggi di "Vogliamo i colonnelli" non sono caricature, ma ritratti ben riconoscibili. Come si fa a prenderli sul serio, mi chiedevo; come si fa a votarli e a mandarli al governo? Ebbene, con il Nuovo Millennio è arrivata la generazione che li prende come persone serie, e che decide di affidare la sorte di noi tutti proprio a questi pagliacci. Metto qui un link utile (Elemire Zolla e Federico Fellini) e faccio qualche nome dell'oggi, tanto per non rimanere sul vago: Giorgia Meloni e Matteo Salvini fanno parte di quel mondo, appena un po' dirozzati, e Ignazio La Russa (ex ministro della Difesa) potrebbe benissimo partecipare di persona a un remake di "Vogliamo i colonnelli", senza nemmeno il bisogno di passare dal truccatore; idem per l'ex presidente della regione Lazio, Storace, e per l'altro ex ministro Gasparri.
Gli attori: protagonista Ugo Tognazzi,
bravissimo come sempre, poi ci sono molti altri poco noti o che non
erano attori di professione pur gravitando intorno al mondo del
cinema. Tra gli attori professionisti va segnalato Camillo Milli (il
colonnello Elpidio Aguzzo), molto presente in teatro e nella tv degli
anni '60, e soprattutto Carla Tatò (la figlia del generale
Bassi-Lega) che ha un curriculum di tutto rispetto sia come attrice
che come regista. Duilio Del Prete (il disinvolto cappellano
militare) sarà poi uno dei protagonisti del primo "Amici miei".
Il personaggio del fotografo è interpretato da Pino Zac (doppiato da
Gigi Reder), autore di fumetti e regista di cartoni animati;
Riccardo Cucciolla è la voce fuori campo. Il generale Ribaud è
Antonino Faà di Bruno (1910-1981) un autentico generale, un marchese
piemontese che discende da una dinastia comprendente santi,
ambasciatori, militari e personaggi storici di grande livello.
Giancarlo Fusco (1915-1984) è stato scrittore, giornalista, pugile,
ne ha fatte di tutti i colori e su di lui si raccontano storie epiche
e divertenti; qui interpreta il colonnello Furas. All'inizio di
questo post ho voluto riportare l'elenco quasi completo dei
personaggi e degli interpreti perché è divertente leggere nomi e
corrispondenze, e anche perché sono tutti bravi e meritano di essere
ricordati.
Soprattutto, è molto forte
l'impressione che tutti si divertano molto, come capita spesso con i
film di Monicelli (vedi "L'armata Brancaleone", per fare un
solo titolo). Probabilmente, in molte sequenze stavano ridendo anche
i tecnici delle luci e gli operatori alla macchina da presa, ma erano
professionisti seri e la cosa non si nota.
Alla mia prima visione di "Vogliamo
i colonnelli", qualche anno fa, ne scrivevo così: "...appare
molto diverso da come lo pensavo: è una farsa divertita e divertente
con un grande Tognazzi, ma Monicelli avverte: molte delle cose che
vediamo nel film sono veramente accadute. Attori eccellenti, quasi
tutti non professionisti. C'è una specie di censura su questo film,
per vederlo ho dovuto cercare il dvd sulla bancarella degli
anarchici, alla Fiera di Sinigaglia a Milano; nei negozi è
introvabile e le tv evitano con cura di programmarlo. Ci si può
domandare: perché si cita sempre la "supercazzola" di
"Amici miei" e non ci si diverte sul generale Bassi-Lega?
Perché non si replicano più spesso questo film o magari "La
marcia su Roma" di Dino Risi? Le risposte, purtroppo, sono molto
chiare.
Aggiungo qualche notizia utile presa da
wikipedia, riguardo al processo De Lorenzo:
Lino Jannuzzi iniziò
la carriera giornalistica scrivendo per L'Espresso. Nel 1967
Jannuzzi, capo dei servizi politici del settimanale, pubblicò
insieme a Eugenio Scalfari l'inchiesta sul Servizio Informazioni
Forze Armate (i servizi segreti militari dell'epoca) che fece
conoscere il progetto di colpo di Stato chiamato piano Solo. Il
generale De Lorenzo li querelò e i due giornalisti furono condannati
(a Jannuzzi fu irrogata una pena di 13 mesi), malgrado la richiesta
di assoluzione fatta dal Pubblico Ministero Vittorio Occorsio, che
era riuscito a leggere gli incartamenti integrali prima che il
governo ponesse il segreto di stato. Ambedue i giornalisti evitarono
il carcere grazie all'immunità parlamentare loro offerta dal Partito
Socialista Italiano: alle elezioni politiche del 1968 Jannuzzi fu
eletto senatore. (da www.wikipedia.it )
Non si può tacere sul nome del giudice
Occorsio: fu ucciso nel 1976, proprio da neofascisti, autore
materiale dell'omicidio Pierluigi Concutelli che lo spiegò (e lo
spiega ancora oggi) come conseguenza delle indagini di Occorsio sui
legami tra Ordine Nuovo e sui sequestri di persona a scopo di
finanziamento, che costellarono gli anni '70 e che sono all'origine
dello strapotere odierno della 'ndrangheta.
Comunque sia, buona visione: potete
divertirvi con "Vogliamo i colonnelli" come se fosse
"L'armata Brancaleone" o "Audace colpo dei soliti
ignoti", anche senza porvi troppe domande.
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