sabato 14 marzo 2020

Vogliamo i colonnelli


 
Vogliamo i colonnelli (1973) Regia di Mario Monicelli. Scritto da Age, Scarpelli e Monicelli. Fotografia di Alberto Spagnoli. Musiche di Carlo Rustichelli. Interpreti: Ugo Tognazzi (onorevole Tritoni), Carla Tatò (Marcella Bassi-Lega), Pietro Tordi (generale Bassi-Lega), Luigi Lenner (Irnerio Steiner), Giuseppe Maffioli (Barbacane), Antonino Faà di Bruno (Ribaud), Giancarlo Fusco (Col. Gavino Furas), Camillo Milli (Col. Elpidio Aguzzo), Renzo Marignano (comandante Teofilo Branzino), Max Turilli (col.Turzilli), Salvatore Bilardo (col.Andreas Automatikos),Antonio Proietti (Gen.Tallone), Claude Dauphin (Presidente Repubblica), Duilio Del Prete (Monsignor Sartorello), François Périer (on. Di Cori), Lino Puglisi (on. Li Masi), Pino Zac (Armando Caffè), Tino Bianchi (On. Mazzante), Vincenzo Falanga (Ciccio Introna), Barbara Herrera (Contessa Amelia di Amatrice), Alberto Postorino, Gianni Solaro, Bruno Boschetti, Pietro Biondi, Giuseppe Castellano, Luciano Catenacci, Mico Cundari (on.Ferlingeri), Vittorio De Bisogno, Belisario De Matteis (Gen. Pariglia), Nino Formicola (Ulisse, cognato di Ribaud), Mario Frera. Rosanna Gherardi, Enzo Guarini, Enzo La Torre, Vincenzo Maranzino, Vincenzo Mazzucchi, Carla Mancini, Febo Conti, Mariolina Cannuli, Valeria Sabel (moglie Di Cori), e molti altri. Durata: 94 minuti
 
"Vogliamo i colonnelli" esce nel 1973, diretto da Mario Monicelli; è uno dei suoi film meno visti e meno citati, eppure è divertente, picaresco, uno dei suoi migliori e per di più con un Tognazzi in gran forma nel momento della sua maggior fama. Cosa c'è dietro a questa vera e propria censura, che porta anche al mancato ricordo da parte del pubblico, che magari gli preferisce film meno riusciti? Anche se il film si lascia guardare senza porsi troppe domande è utile riordinare un po' le idee, mettere in ordine un po' di date, e ripercorrere la storia recente.
 
Cominciamo dal titolo: nel 1967 in Grecia ci fu un colpo di Stato, il re Costantino fu deposto e il potere fu preso da un gruppo di militari; il regime che si instaurò fu detto "dittatura dei colonnelli" e durò fino al 1974. Formalmente, la monarchia dura ancora e il re viene deposto solo nel 1973, ma era in esilio volontario a Roma (re Costantino è ancora con noi, è nato nel 1940). Si tratta anche della fine della monarchia ellenica, dopo la dittatura dei colonnelli non c'è più stato un re in Grecia. Le cronache di quegli anni portarono alla ribalta nomi rimasti famosi: il musicista Mikis Theodorakis visse in esilio, Alexandros Panagulis testimoniò la Resistenza contro i colonnelli, in Grecia i dissidenti venivano imprigionati e subivano torture. A pochi mesi dall'uscita del film, l'11 settembre 1973, ci fu un analogo colpo di Stato militare in Cile, ancora più terribile per quanto riguarda torture e massacri.
Nel 1964 anche in Italia c'era stato un tentativo di colpo di Stato, che pare facesse capo al generale Giovanni De Lorenzo, non uno qualsiasi: ex capo del SIFAR (servizi segreti militari), ex comandante dei Carabinieri, ex Capo di Stato Maggiore dell'Esercito. Il tentativo di colpo di Stato fu tenuto sotto silenzio, e rivelato solo nel 1968 dal settimanale L'Espresso; il generale De Lorenzo querelò il direttore Eugenio Scalfari e il giornalista Lino Jannuzzi, che aveva condotto l'inchiesta; ci fu un processo che fece scalpore e ancora oggi le circostanze del fallito colpo di Stato non sono state del tutto chiarite, soprattutto per quel che riguarda le responsabilità ai vertici dello Stato. (qui per maggiori dettagli).

 
Sul dvd di "Vogliamo i colonnelli" si trova una bella intervista a Mario Monicelli, che racconta della nascita del film. Monicelli parla apertamente del generale De Lorenzo, di Junio Valerio Borghese e della Decima Mas, e spiega che molti particolari che vediamo nel film, per quanto possano sembrare assurdi, sono veri. Per esempio, è preso dal vero l'arrivo della Forestale in moto (giunsero fino a Roma), i campi di addestramento militare per neofascisti sono veri, la palestra di pugilato è vera, i colonnelli in Grecia c'erano; Monicelli ne parla come di personaggi goffi e ridicoli e in effetti il colpo fallì, ma c'era molto sotto e non era affatto scontato che fallisse. Va ricordato che quel 1964 non è molto lontano dal 1969 della strage di Piazza Fontana, e che gli anni '70 furono funestati da stragi e da bombe di matrice neofascista più che certa, da Piazza della Loggia a Brescia alle bombe sui treni, fino alla strage di Bologna nel 1980. Parlano chiaro anche alcuni nomi di personaggi nel film: Mazzante, Delle Chiaviche, si rifanno a personaggi realmente esistenti. I campi paramilitari si possono vedere, al cinema, anche in "L'udienza" di Marco Ferreri (1971), la loro storia è lunga e prosegue fino ai campi Hobbit degli anni '80 e alle odierne Casa Pound e Forza Nuova, formalmente senza legami con l'eversione (va detto) ma con legami ben visibili a quell'ideologia e a quel modo di porsi. Su wikipedia ci sono tutti i link necessari per chi avesse voglia di fare una ricerca in proposito; aggiungo altri nomi da cercare di quel periodo: Stefano Delle Chiaie, Pino Rauti, Avanguardia Nazionale.

 
"Vogliamo i colonnelli" inizia con un attentato al Duomo che fa cadere la Madonnina, il punto più alto di Milano e simbolo della città; la stampa e la tv incolpano subito le sinistre estreme, e anche questo è un riflesso della verità storica, con l'anarchico Pietro Valpreda indicato per anni come responsabile dell'attentato di Piazza Fontana, e poi rivelatosi del tutto innocente. Siamo a pochissimi anni di distanza da quei fatti, e anche questo non è un particolare inventato, per quanto assurdo possa sembrare. Preso dal vero è anche il programma politico dei colonnelli nella loro riunione segreta, a partire dalla "riapertura dei bordelli" che è ancora oggi un cavallo di battaglia della destra, fino al "proibire le chitarre" inserito da Tritoni-Tognazzi pensando al figlio "degenere e pacifista" (c'è un episodio analogo, preso dal vero, in "Heimat 2" di Edgar Reitz: un ragazzo pestato solo perché aveva la chitarra, essendo studente di Conservatorio). Vero è anche il dettaglio del Presidente della Repubblica colpito da ictus: anche se il contesto è diverso, è inevitabile pensare ad Antonio Segni, nel 1964.

 
Di mio aggiungo il ridicolo di certi personaggi della destra più vicina al fascismo: in quegli anni ero un bambino o poco di più ma ricordo bene i "come parla bene Almirante" che mi spinsero ad ascoltare il segretario del MSI (la "Grande Destra" del film, e l'onorevole Mazzante a lui somigliantissimo) nelle tribune politiche. Almirante veniva da una antica famiglia di attori di teatro, molti suoi parenti recitavano nel cinema (il più famoso è probabilmente Ernesto Almirante, ottimo caratterista nei primi film di Fellini) e quindi conosceva bene l'arte di parlare in pubblico; ma, al di là dell'aspetto formale della comunicazione, era poi uno dei tanti che non rispondevano alle domande e che nascondeva le sue vere intenzioni dietro lunghi giri di parole. Negli anni '80 ho poi avuto l'opportunità di leggere quasi ogni giorno "Il Giornale" fondato e diretto da Indro Montanelli, e credo proprio che Monicelli abbia attinto a piene mani da quelle fonti: non dal "Giornale" che nel 1973 non c'era ancora, ma quasi sicuramente dal "Borghese" e da altri fogli simili, l'ambiente è quello e quello è il modo di pensare e di comportarsi. Sono personaggi grotteschi, ma Monicelli non si è inventato niente.
So che è difficile da credere, ma i personaggi di "Vogliamo i colonnelli" non sono caricature, ma ritratti ben riconoscibili. Come si fa a prenderli sul serio, mi chiedevo; come si fa a votarli e a mandarli al governo? Ebbene, con il Nuovo Millennio è arrivata la generazione che li prende come persone serie, e che decide di affidare la sorte di noi tutti proprio a questi pagliacci. Metto qui un link utile (Elemire Zolla e Federico Fellini) e faccio qualche nome dell'oggi, tanto per non rimanere sul vago: Giorgia Meloni e Matteo Salvini fanno parte di quel mondo, appena un po' dirozzati, e Ignazio La Russa (ex ministro della Difesa) potrebbe benissimo partecipare di persona a un remake di "Vogliamo i colonnelli", senza nemmeno il bisogno di passare dal truccatore; idem per l'ex presidente della regione Lazio, Storace, e per l'altro ex ministro Gasparri.

 
Gli attori: protagonista Ugo Tognazzi, bravissimo come sempre, poi ci sono molti altri poco noti o che non erano attori di professione pur gravitando intorno al mondo del cinema. Tra gli attori professionisti va segnalato Camillo Milli (il colonnello Elpidio Aguzzo), molto presente in teatro e nella tv degli anni '60, e soprattutto Carla Tatò (la figlia del generale Bassi-Lega) che ha un curriculum di tutto rispetto sia come attrice che come regista. Duilio Del Prete (il disinvolto cappellano militare) sarà poi uno dei protagonisti del primo "Amici miei". Il personaggio del fotografo è interpretato da Pino Zac (doppiato da Gigi Reder), autore di fumetti e regista di cartoni animati; Riccardo Cucciolla è la voce fuori campo. Il generale Ribaud è Antonino Faà di Bruno (1910-1981) un autentico generale, un marchese piemontese che discende da una dinastia comprendente santi, ambasciatori, militari e personaggi storici di grande livello. Giancarlo Fusco (1915-1984) è stato scrittore, giornalista, pugile, ne ha fatte di tutti i colori e su di lui si raccontano storie epiche e divertenti; qui interpreta il colonnello Furas. All'inizio di questo post ho voluto riportare l'elenco quasi completo dei personaggi e degli interpreti perché è divertente leggere nomi e corrispondenze, e anche perché sono tutti bravi e meritano di essere ricordati.
Soprattutto, è molto forte l'impressione che tutti si divertano molto, come capita spesso con i film di Monicelli (vedi "L'armata Brancaleone", per fare un solo titolo). Probabilmente, in molte sequenze stavano ridendo anche i tecnici delle luci e gli operatori alla macchina da presa, ma erano professionisti seri e la cosa non si nota.

 
Alla mia prima visione di "Vogliamo i colonnelli", qualche anno fa, ne scrivevo così: "...appare molto diverso da come lo pensavo: è una farsa divertita e divertente con un grande Tognazzi, ma Monicelli avverte: molte delle cose che vediamo nel film sono veramente accadute. Attori eccellenti, quasi tutti non professionisti. C'è una specie di censura su questo film, per vederlo ho dovuto cercare il dvd sulla bancarella degli anarchici, alla Fiera di Sinigaglia a Milano; nei negozi è introvabile e le tv evitano con cura di programmarlo. Ci si può domandare: perché si cita sempre la "supercazzola" di "Amici miei" e non ci si diverte sul generale Bassi-Lega? Perché non si replicano più spesso questo film o magari "La marcia su Roma" di Dino Risi? Le risposte, purtroppo, sono molto chiare.
 
Aggiungo qualche notizia utile presa da wikipedia, riguardo al processo De Lorenzo:
Lino Jannuzzi iniziò la carriera giornalistica scrivendo per L'Espresso. Nel 1967 Jannuzzi, capo dei servizi politici del settimanale, pubblicò insieme a Eugenio Scalfari l'inchiesta sul Servizio Informazioni Forze Armate (i servizi segreti militari dell'epoca) che fece conoscere il progetto di colpo di Stato chiamato piano Solo. Il generale De Lorenzo li querelò e i due giornalisti furono condannati (a Jannuzzi fu irrogata una pena di 13 mesi), malgrado la richiesta di assoluzione fatta dal Pubblico Ministero Vittorio Occorsio, che era riuscito a leggere gli incartamenti integrali prima che il governo ponesse il segreto di stato. Ambedue i giornalisti evitarono il carcere grazie all'immunità parlamentare loro offerta dal Partito Socialista Italiano: alle elezioni politiche del 1968 Jannuzzi fu eletto senatore. (da www.wikipedia.it )
Non si può tacere sul nome del giudice Occorsio: fu ucciso nel 1976, proprio da neofascisti, autore materiale dell'omicidio Pierluigi Concutelli che lo spiegò (e lo spiega ancora oggi) come conseguenza delle indagini di Occorsio sui legami tra Ordine Nuovo e sui sequestri di persona a scopo di finanziamento, che costellarono gli anni '70 e che sono all'origine dello strapotere odierno della 'ndrangheta.
Comunque sia, buona visione: potete divertirvi con "Vogliamo i colonnelli" come se fosse "L'armata Brancaleone" o "Audace colpo dei soliti ignoti", anche senza porvi troppe domande.
 
 

 


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