Bisturi la mafia bianca (1973) Regia di
Luigi Zampa. Scritto da Dino Maiuri e Massimo De Rita. Fotografia di
Giuseppe Ruzzolini. Musiche di Riz Ortolani. Interpreti: Gabriele
Ferzetti, Enrico Maria Salerno, Claudio Gora, Senta Berger, Enzo
Garinei, Piera Degli Esposti, Antonella Steni, Vittorio Mezzogiorno,
Tina Lattanzi, Luciano Salce, e molti altri Durata: 1h43'
Prima di cominciare, un ringraziamento a tutti i medici e gli infermieri del Servizio Sanitario Nazionale, e a tutti quelli che lavorano con loro e li aiutano in questi giorni drammatici.
Prima di cominciare, un ringraziamento a tutti i medici e gli infermieri del Servizio Sanitario Nazionale, e a tutti quelli che lavorano con loro e li aiutano in questi giorni drammatici.
Non è un capolavoro, "Bisturi la
mafia bianca", ma vale comunque la pena di parlarne perché ha
una sua importanza dal punto di vista storico: esce infatti poco dopo
la riforma del Servizio Sanitario Nazionale, datata 1969, della quale
si è appena ricordato il cinquantenario. E' una riforma che è stata
in gran parte affossata da leggi più recenti, in primo luogo quella
fortemente voluta in Lombardia dall'allora presidente Formigoni e
dalla Lega Nord, che ha concesso ampio spazio di manovra ai privati.
Quello che è successo negli ultimi due decenni è ben sintetizzato
da un titolo recente: «Mancano 56mila medici, 50mila infermieri
e sono stati soppressi 758 reparti in 5 anni. Per la ricerca solo lo
0,2 per cento degli investimenti. Così la politica ha dissanguato il
sistema sanitario nazionale che ora viene chiamato alla guerra»
(L'Espresso, febbraio 2020: la
"guerra" è quella al corona virus).
Negli ultimi vent'anni c'è stata una
proliferazione straordinaria di centri clinici privati, che di fatto
incassano soldi pubblici perché sono stati equiparati alla Sanità
pubblica e convenzionati con essa; Formigoni (che nel frattempo è
stato condannato in via definitiva a cinque anni di carcere proprio
per reati legati alla Sanità) l'ha portata come esempio di libertà,
"possiamo scegliere dove curarci". Come conseguenza, gli
ospedali e gli ambulatori pubblici sono stati chiusi o
ridimensionati, chiusi i "piccoli ospedali", tutta una
serie di tagli che ha, di fatto, portato all'intasamento del Pronto
Soccorso un po' in ogni parte d'Italia. Per esempio, nel Comune dove
vivo (ben servito dai mezzi pubblici) la locale Azienda Sanitaria del
Servizio Pubblico è stata praticamente svuotata, resiste ancora ma
fa poco più dei prelievi di sangue; quando io ero bambino c'erano nei suoi
locali molti ambulatori, oggi anche solo per fare una radiografia o
un'ecografia bisogna andare altrove. L'altrove in questione è a
pochi chilometri di distanza, in un centro privato, in un altro
Comune mal servito dai mezzi pubblici: un evidente non senso, che si
spiega solo con una questione puramente - come dire - economica. Del
resto, la Lombardia è stata teatro di clamorosi scandali (recenti e
recentissimi) nella Sanità: dall'ospedale San Raffaele in giù, la
lista di condanne e le indagini in corso sui soldi sperperati (uso un
altro eufemismo) vanno a costituire un elenco praticamente senza
fine.
"Bisturi la mafia bianca",
non è un brutto film, ma neanche un film di Elio Petri come forse
voleva essere; la denuncia si ferma un po' prima, direi per colpa
degli sceneggiatori. E' interpretato da alcuni grandi attori del
cinema italiano di quegli anni: Gabriele Ferzetti è un primario
senza scrupoli, ma
anche venerato come capace di "miracoli" e benefattore;
Enrico Maria Salerno è il suo alter ego, ex collega d'università
che affoga le crisi di coscienza nell'alcool. Difficile
riparametrarsi a quasi cinquant'anni fa: si parla di una possibile
riforma (di sinistra) che statalizzerebbe la Sanità togliendo soldi
ai baroni come il protagonista di questo film e ad altri, come il
personaggio interpretato da Claudio Gora, titolare di alcune cliniche
concorrenti, e questo fa pensare ai cinquant'anni dalla riforma del
Servizio Sanitario (1969-2019) e alle controriforme volute
soprattutto da Formigoni e iniziate in Lombardia, delle quali il
Ferzetti e il Gora di questo film sarebbero stati contentissimi (un
sogno!). Così come l'eliminazione dal servizio pubblico di una
macchina per il rene artificiale, che disturbava gli introiti della
clinica di Gora, che vediamo imballata e pronta per essere trasferita
altrove; nel frattempo, dato che questa macchina non è disponibile,
vediamo morire un bambino arrivato dal Pronto Soccorso.
Il film è stato scritto da Dino Maiuri
e Massimo De Rita; nel cast Senta Berger nel ruolo di una suora e
infermiera, con un flirt mancato con Enrico Maria Salerno: oggi
vedere una suora è diventato una rarità, anche negli ospedali,
ormai le suore si trovano quasi solo in tv, nella fiction. Altri
attori: Piera Degli Esposti è la moglie di un malato, Enzo Garinei è
un medico, aiuto fidato di Ferzetti; Luciano Salce fa una macchietta
inutile, che si poteva eliminare; Tina Lattanzi è la madre di
Ferzetti, Vittorio Mezzogiorno ha una piccola parte, un giornalista;
riconoscibile anche Antonella Steni. Il regista Luigi Zampa non è
tra i migliori del cinema italiano, ha un suo nome conosciuto e una
sua professionalità, ma non riesce ad andare fino in fondo nella
denuncia e scivola spesso nel fotoromanzo; è responsabile anche di
"Il medico della mutua" del 1968, con Alberto Sordi, film
dichiaratamente comico. Scrivo queste parole perché ho esperienza di
cos'era la Sanità lombarda prima delle riforme di Formigoni: nel
maggio 1995 ho trascorso tre settimane nell'Istituto dei Tumori di
Milano, da paziente, e posso garantire in prima persona che
l'eccellenza lombarda esisteva già da prima che arrivassero i
"miglioratori". Luigi Zampa ha buona stampa, ma i suoi film
sono spesso superficiali e in questo caso particolare direi che la
superficialità danneggia molto il risultato. Le musiche, piuttosto
banali, sono di Riz Ortolani. Produttore è Roberto Loyola, pittore e
occasionalmente finanziatore di film che finivano subito in terza
visione, oggi più che dimenticati.
Questa superficialità di "Bisturi
la mafia bianca" dispiace, perché l'argomento era importante e
gli attori scritturati sono ottimi; è un film ormai più che
dimenticato, anche se all'epoca fece scalpore, e tutto questo
dispiace. Insomma, ci sarebbe molto da pensare anche con un film come
questo, una volta fatta la tara sulla sceneggiatura e con lo sguardo
rivolto a cosa è successo dopo. Le colpe sono anche degli elettori, mai dimenticarselo.
(le immagini sono tra le poche che ho trovato in rete;
ringrazio chi le ha rese disponibili)
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