martedì 17 marzo 2020

Bisturi la mafia bianca


 
Bisturi la mafia bianca (1973) Regia di Luigi Zampa. Scritto da Dino Maiuri e Massimo De Rita. Fotografia di Giuseppe Ruzzolini. Musiche di Riz Ortolani. Interpreti: Gabriele Ferzetti, Enrico Maria Salerno, Claudio Gora, Senta Berger, Enzo Garinei, Piera Degli Esposti, Antonella Steni, Vittorio Mezzogiorno, Tina Lattanzi, Luciano Salce, e molti altri Durata: 1h43'

Prima di cominciare, un ringraziamento a tutti i medici e gli infermieri del Servizio Sanitario Nazionale, e a tutti quelli che lavorano con loro e li aiutano in questi giorni drammatici.

Non è un capolavoro, "Bisturi la mafia bianca", ma vale comunque la pena di parlarne perché ha una sua importanza dal punto di vista storico: esce infatti poco dopo la riforma del Servizio Sanitario Nazionale, datata 1969, della quale si è appena ricordato il cinquantenario. E' una riforma che è stata in gran parte affossata da leggi più recenti, in primo luogo quella fortemente voluta in Lombardia dall'allora presidente Formigoni e dalla Lega Nord, che ha concesso ampio spazio di manovra ai privati. Quello che è successo negli ultimi due decenni è ben sintetizzato da un titolo recente: «Mancano 56mila medici, 50mila infermieri e sono stati soppressi 758 reparti in 5 anni. Per la ricerca solo lo 0,2 per cento degli investimenti. Così la politica ha dissanguato il sistema sanitario nazionale che ora viene chiamato alla guerra» (L'Espresso, febbraio 2020: la "guerra" è quella al corona virus).

 
Negli ultimi vent'anni c'è stata una proliferazione straordinaria di centri clinici privati, che di fatto incassano soldi pubblici perché sono stati equiparati alla Sanità pubblica e convenzionati con essa; Formigoni (che nel frattempo è stato condannato in via definitiva a cinque anni di carcere proprio per reati legati alla Sanità) l'ha portata come esempio di libertà, "possiamo scegliere dove curarci". Come conseguenza, gli ospedali e gli ambulatori pubblici sono stati chiusi o ridimensionati, chiusi i "piccoli ospedali", tutta una serie di tagli che ha, di fatto, portato all'intasamento del Pronto Soccorso un po' in ogni parte d'Italia. Per esempio, nel Comune dove vivo (ben servito dai mezzi pubblici) la locale Azienda Sanitaria del Servizio Pubblico è stata praticamente svuotata, resiste ancora ma fa poco più dei prelievi di sangue; quando io ero bambino c'erano nei suoi locali molti ambulatori, oggi anche solo per fare una radiografia o un'ecografia bisogna andare altrove. L'altrove in questione è a pochi chilometri di distanza, in un centro privato, in un altro Comune mal servito dai mezzi pubblici: un evidente non senso, che si spiega solo con una questione puramente - come dire - economica. Del resto, la Lombardia è stata teatro di clamorosi scandali (recenti e recentissimi) nella Sanità: dall'ospedale San Raffaele in giù, la lista di condanne e le indagini in corso sui soldi sperperati (uso un altro eufemismo) vanno a costituire un elenco praticamente senza fine.
 
"Bisturi la mafia bianca", non è un brutto film, ma neanche un film di Elio Petri come forse voleva essere; la denuncia si ferma un po' prima, direi per colpa degli sceneggiatori. E' interpretato da alcuni grandi attori del cinema italiano di quegli anni: Gabriele Ferzetti è un primario senza scrupoli, ma anche venerato come capace di "miracoli" e benefattore; Enrico Maria Salerno è il suo alter ego, ex collega d'università che affoga le crisi di coscienza nell'alcool. Difficile riparametrarsi a quasi cinquant'anni fa: si parla di una possibile riforma (di sinistra) che statalizzerebbe la Sanità togliendo soldi ai baroni come il protagonista di questo film e ad altri, come il personaggio interpretato da Claudio Gora, titolare di alcune cliniche concorrenti, e questo fa pensare ai cinquant'anni dalla riforma del Servizio Sanitario (1969-2019) e alle controriforme volute soprattutto da Formigoni e iniziate in Lombardia, delle quali il Ferzetti e il Gora di questo film sarebbero stati contentissimi (un sogno!). Così come l'eliminazione dal servizio pubblico di una macchina per il rene artificiale, che disturbava gli introiti della clinica di Gora, che vediamo imballata e pronta per essere trasferita altrove; nel frattempo, dato che questa macchina non è disponibile, vediamo morire un bambino arrivato dal Pronto Soccorso.

 
Il film è stato scritto da Dino Maiuri e Massimo De Rita; nel cast Senta Berger nel ruolo di una suora e infermiera, con un flirt mancato con Enrico Maria Salerno: oggi vedere una suora è diventato una rarità, anche negli ospedali, ormai le suore si trovano quasi solo in tv, nella fiction. Altri attori: Piera Degli Esposti è la moglie di un malato, Enzo Garinei è un medico, aiuto fidato di Ferzetti; Luciano Salce fa una macchietta inutile, che si poteva eliminare; Tina Lattanzi è la madre di Ferzetti, Vittorio Mezzogiorno ha una piccola parte, un giornalista; riconoscibile anche Antonella Steni. Il regista Luigi Zampa non è tra i migliori del cinema italiano, ha un suo nome conosciuto e una sua professionalità, ma non riesce ad andare fino in fondo nella denuncia e scivola spesso nel fotoromanzo; è responsabile anche di "Il medico della mutua" del 1968, con Alberto Sordi, film dichiaratamente comico. Scrivo queste parole perché ho esperienza di cos'era la Sanità lombarda prima delle riforme di Formigoni: nel maggio 1995 ho trascorso tre settimane nell'Istituto dei Tumori di Milano, da paziente, e posso garantire in prima persona che l'eccellenza lombarda esisteva già da prima che arrivassero i "miglioratori". Luigi Zampa ha buona stampa, ma i suoi film sono spesso superficiali e in questo caso particolare direi che la superficialità danneggia molto il risultato. Le musiche, piuttosto banali, sono di Riz Ortolani. Produttore è Roberto Loyola, pittore e occasionalmente finanziatore di film che finivano subito in terza visione, oggi più che dimenticati.
Questa superficialità di "Bisturi la mafia bianca" dispiace, perché l'argomento era importante e gli attori scritturati sono ottimi; è un film ormai più che dimenticato, anche se all'epoca fece scalpore, e tutto questo dispiace. Insomma, ci sarebbe molto da pensare anche con un film come questo, una volta fatta la tara sulla sceneggiatura e con lo sguardo rivolto a cosa è successo dopo. Le colpe sono anche degli elettori, mai dimenticarselo.


 
(le immagini sono tra le poche che ho trovato in rete;
ringrazio chi le ha rese disponibili)

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