Galileo (1969) Regia di Liliana Cavani.
Scritto da Liliana Cavani, Tullio Pinelli, Fabrizio Onofri.
Consulenza storica di Boris Ulianich. Fotografia di Alfio Contini.
Musiche di Ennio Morricone. Interpreti: Cyril Cusack (Galileo),
Giulio Brogi (Sagredo), Georgi Kalojancev (Giordano Bruno), Nevena
Kokanova (Marina), Nikolaj Dojcev (Bellarmino), Georgi Cerkelov
(Paolo Sarpi), Jean Rougel (Paolo V), Piero Vida (Urbano VIII), Gigi
Ballista (inquisitore), Lou Castel (padre Charles), John Karlsen
(Clavius), Paolo Graziosi (Bernini). Durata: 1h32'
Si inizia nel teatro anatomico di
Padova, dove Paolo Sarpi tiene lezione sezionando un cadavere: prima
il cervello, poi il cuore. Si confutano Aristotele e Galeno; tra il
pubblico Galileo e Giordano Bruno. Si dice che Galeno è il più
grande medico mai esistito, ma Sarpi mostra che la sua descrizione
del cuore è completamente sbagliata. Gli si ribatte che sezionare i
cadaveri è sacrilego, ma comunque la lezione termina senza
incidenti.
Al minuto 6, Paolo Sarpi dà a Galileo
un cannocchiale, comperato da degli olandesi; è uno strumento molto
rudimentale. Tornato a casa, Galileo smonta il cannocchiale e con
l'aiuto del fedele operaio Mazzoleni, specialista in ottica, inizia a
perfezionarlo; disegna le lenti e Mazzoleni le realizzerà.
Al minuto 8, c'è un banchetto in casa
del ricco Mocenigo, si fa festa ma circolano comunque disegni
anatomici, tra risate e polemiche. Tra gli ospiti ci sono Giordano
Bruno e Galileo; di fatto, Bruno è coprotagonista per i primi venti
o trenta minuti del film, più avanti si vedrà anche il rogo ma per
adesso non ci sono problemi. Bruno dice che l'universo non è stato
costruito per l'uomo, che l'uomo è solo una piccola parte del tutto,
ed espone altre sue idee. Mocenigo lo prende da parte e lo
rimprovera, sono delle eresie e lui non vuole guai con
l'Inquisizione. A Venezia l'Inquisizione era meno dura, ma comunque
presente. Di seguito, un dialogo fra Bruno e Galilei che verte sulla
materia di cui è costituito l'Universo, fin lì rappresentato come
un susseguirsi di nove sfere di cristallo perfetto, con la Terra
immobile al centro. Su domanda di Galileo, Giordano Bruno risponde
che non ha prove delle sue affermazioni ma gli basta la ragione;
Galileo risponde "se non ho le prove preferisco non parlare"
e ricorda che anche Copernico non aveva prove delle sue teorie, e per
questo fu gettato nel ridicolo.
Bruno dice anche a Galileo che molti
nascono servi e che magari anche lui, Galileo, un giorno finirà per
inginocchiarsi davanti a qualcuno: «...l'uomo è stato creato
ribelle perché è stato creato libero, ma della libertà non sa cosa
farsene ed è molto felice quando trova qualcuno che lo costringe a
ubbidire, perché gli piace tanto poter piegare la testa, dover
baciare i piedi a qualcuno.» Galileo gli risponde che lui non è
fatto così, ma Bruno scuote la testa: di fatto, la sua sarà una
profezia destinata a realizzarsi. Più avanti, Mocenigo denuncerà
Bruno e lo consegnerà all'Inquisizione.
Al minuto 13 Galileo è casa sua, con
la sua compagna Marina che lo lava nella tinozza (c'è una scena
analoga in Brecht): lei aspetta un figlio ed è già il secondo,
vorrebbe il matrimonio ma Galileo non è d'accordo. Vediamo Galileo
vestito per andare a insegnare all'Università, con la palandrana e
la grossa gorgiera tipica dell'epoca, molto scomoda. Qui entra
Sagredo, amico e collaboratore di Galileo, e gli dà la notizia della
denuncia di Bruno fatta da Mocenigo. Adesso, Giordano Bruno è nelle
mani dell'Inquisizione.
Di seguito, vediamo Galileo
all'Università di Padova, mentre insegna il cielo secondo Aristotele
e i dettami antichi, la teoria geocentrica, le sfere di cristallo; ma
introduce anche le idee di Copernico e di Bruno, fingendo di
confutarle. Sagredo è tra il pubblico, si alza e se ne va,
sconsolato. Al minuto 18, Galileo è di nuovo al lavoro sul
cannocchiale.
Al minuto 20 vediamo il processo a
Giordano Bruno, molto dettagliato. "Voi credete che gli uomini
siano una specie animale", dicono gli inquisitori (domenicani
come Bruno), e lo considerano ancora peggio di Lutero e di Calvino.
Bruno difende le sue idee, e dice che "nell'Universo sono parte
di Dio tutte le cose, e lo è anche l'uomo perché siamo tutti fatti
della stessa materia".
Al minuto 25 Galileo lavora ancora al
cannocchiale, ed è ormai a buon punto. E' presente sua madre, venuta
da Pisa, che gli ricorda i debiti e gli parla di soldi. Ma il
cannocchiale adesso funziona, anche grazie all'opera di Mazzoleni, e
viene mostrato a Sagredo. Di notte, Galileo osserva la luna piena con
il cannocchiale: non è liscia, non è una sfera di cristallo, "è
materia rugosa come la terra". Galileo mostra a Sagredo che
sulla luna sorge il sole, e che ci sono delle montagne come da noi, e
delle valli sulle quali il sole irradia la sua luce.
Al minuto 29 si chiude il processo a
Giordano Bruno: "credo che
pronuncerete la sentenza con maggior timore di quello che avrò io
nell'ascoltarla". Segue la sequenza del rogo, presenti
anche dei bambini, costretti a vedere.
Al minuto 34, grazie al cannocchiale,
Galileo scopre le lune di Giove: "devo capire presto, devo
trovare le prove". Con le prove della sua teoria, Bruno si
sarebbe salvato; o almeno così pensa Galileo. Segue un dialogo con
Sagredo. Di seguito, Galileo con l'aiuto di Mazzoleni porta in
Università le sue prove, cioè i disegni delle lune di Giove e la
disposizione dell'Universo che ne consegue; si toglie anche la
fastidiosa gorgiera, si appassiona all'argomento. I domenicani
presenti lo contestano duramente, perché tra le altre cose ha detto
che "nel cielo non ci sono né angeli né santi", con
riferimento alla teoria delle nove sfere concentriche. Più tardi,
all'osservatorio a casa di Galileo, Sagredo gli dirà che il rettore
lo vuole sospendere. Galileo torna all'Università, propone a tutti
di guardare dentro il cannocchiale e di constatare con i loro occhi,
ma tutti gli sono contro: "mi si imbrogliano gli occhi e basta"
dice l'unico che ci prova, e nessun altro vuole più provare. "E'
tutta una farsa e ci rendiamo ridicoli", dicono; Galileo prende
un cane e lo porta davanti al cannocchiale, almeno lui avrà
guardato.
Al minuto 39 Galileo è costretto a
lasciare Padova e fa le valigie; Marina è arrabbiatissima. Tornerà
in Toscana, anche se Sagredo gli ricorda che a Firenze l'Inquisizione
è più vicina; Galileo gli risponde che il Granduca è suo amico, e
poi Bruno è stato arrestato proprio a Venezia. Galileo vuole andare
a Roma, da papa Paolo V, per esporgli le sue scoperte.
Al minuto 42 siamo a Roma, dove è in
corso una processione contro gli eretici, con feste e giochi (vediamo
il gioco della pignatta); vi assistono preti e cardinali e c'è anche
Galileo, giunto a Roma dopo essere passato a Firenze dal Granduca
(Galileo è cittadino toscano, e il Granduca lo protegge). I
domenicani contestano a Galileo il cannocchiale, lui si difende
rispondendo che è solo uno strumento, "come la vanga".
Galileo è protetto dai gesuiti, cosa che lo rende ancora più inviso
ai domenicani (che hanno in mano l'inquisizione). Lo vediamo poi
mentre presenta il cannocchiale ai cardinali, ci sono anche
Bellarmino, inquisitore per Giordano Bruno, e Barberini, che poi
diventerà papa Urbano VIII e che dimostra grande simpatia per
Galileo. Tra i presenti padre Clarke, studioso di matematica; tutti
guardano nel cannocchiale e l'incontro sembra essere andato bene, ma
l'Inquisitore dice a Clarke che le idee di Galileo gli ricordano
troppo quelle di Giordano Bruno.
Al minuto 47 Galileo è ricevuto da
papa Paolo V, grazie all'amicizia con il cardinal Barberini; il papa
stava commentando la morte di Giordano Bruno. Paolo V si mostra
amichevole e possibilista, ma congeda subito Galileo, che ne è
deluso; il cardinal Barberini gli consiglia prudenza. L'inquisitore
porta Galileo da due teologi, che gli ricordano Bruno: "è bene
che l'errore venga corretto in tempo".
Al minuto 51 Galileo è tornato a
Firenze, ed è con la figlia suora; si è fabbricato un microscopio e
le mostra come è fatta una pulce. Sta scrivendo il "Dialogo
sopra i due massimi sistemi" (verrà pubblicato nel 1632), che
ha dedicato al nuovo papa Urbano VIII, cioè il cardinal Barberini
suo amico. Galileo dice alla figlia che tornerà a Roma, ha fiducia
in Urbano VIII.
Al minuto 54 Galileo viene ricevuto da
Urbano VIII, che lo tratta quasi come fece Paolo V, non concedendogli
molto e congedandolo velocemente. Ma i teologi stanno distruggendo il
"Dialogo", soprattutto insistono sul "personaggio
ridicolo" al quale sono affidate le idee della Chiesa. Il libro
ha però ricevuto l'imprimatur per essere stampato e se ne cerca il
responsabile, che è padre Riccardi. Riccardi difende e spiega il suo
giudizio positivo, e anche Urbano VIII prova a difendere Galileo ma
ha contro i cardinali. In particolare il cardinale Borgia, spagnolo,
gli ricorda la lotta contro i protestanti e gli rimprovera la sua
alleanza con la Francia, nemica della Spagna; Borgia è anche
l'ambasciatore spagnolo a Roma.
Al minuto 58 vediamo i gesuiti
discutere su Galileo; molti lo difendono e dicono che Copernico è
insegnato senza problemi nelle loro scuole in America. In Europa però
c'è la minaccia dello scisma, e la loro conclusione è che
l'autorità della Chiesa deve venire prima di tutto. Intanto, dal
pulpito, i domenicani predicano violentemente contro Galileo e il
"Dialogo". Di seguito, vediamo esponenti dell'Inquisizione
fare irruzione nell'officina di un tipografo, e sequestrare tutte le
copie già pronte dei libri di Galileo: il permesso di stampa è
stato revocato e le copie, già finite (manca solo la copertina)
verranno distrutte.
Urbano VIII si intrattiene con
Gianlorenzo Bernini, molto giovane, che sta progettando il monumento
in suo onore; è a pranzo con l'ambasciatore toscano e vediamo
all'opera gli assaggiatori del cibo del papa. Urbano VIII ha infatti
paura di essere avvelenato dagli spagnoli. Il papa spiega
all'ambasciatore che Galileo verrà citato davanti al Sant'Uffizio, e
il Granduca non dovrà fare obiezioni. Galileo sarà portato a Roma
in ogni caso, anche con la forza; solo, "non deve essere
allarmato". A 1h03 vediamo Galileo a Firenze, con la figlia
suora e con Sagredo; si accorge di essere sorvegliato, l'Inquisizione
ha timore che possa fuggire. Prima di partire per Roma, Galileo
nasconde il suo libro in un baule scavando una buca vicino ad un
albero, aiutato dalla figlia Virginia.
A 1h05 Galileo è a Roma, e viene
alloggiato nella cella di un convento insieme a un domenicano
ventenne, padre Charles, che è a tutti gli effetti una spia. Non è
ufficialmente prigioniero, ma viene costantemente sorvegliato.
Galileo vuole parlare con l'ambasciatore di Toscana e con il papa;
l'ambasciatore arriva ma gli spiega che ci sono delle difficoltà,
meglio stare cauti, meglio non discutere e non fare resistenza.
Comincia il processo a Galileo, davanti all'Inquisizione. Si
alternano sequenze del processo con altre nella cella, dove Galileo è
con padre Charles. Galileo ha scritto una lettera e vuole che sia
consegnata al papa, ma padre Charles ride: "non si scrive mica
così al papa!". Prosegue il processo, tra i cardinali si parla
anche dell'eretico Gilbert, che descrive la Terra come un magnete: si
tratta dell'inglese William Gilbert (1544-1603) che pubblicò le sue
osservazione nel 1600, l'anno della morte sul rogo di Giordano Bruno.
A 1h12 Galileo mostra il cannocchiale a
padre Charles, che ne ride: "siete un po' matto, avete seccato
tutti quanti, credete forse di essere un profeta?". Di seguito,
vediamo Galileo dal confessore che lo rimprovera e gli dice: "voi
volete capire troppe cose, pensate che tutti i vostri giudici siano
degli incompetenti?" Galileo viene poi portato davanti agli
inquisitori, è già pronto il tavolo della tortura. Galileo cede,
abiurerà. A letto, nella sua cella, Galileo sogna o immagina un
monologo in difesa delle sue idee, che non reciterà.
A 1h18, Galileo sorprende padre Charles
con il cannocchiale: "allora ti interessa? o forse ti hanno
detto di portarmelo via?". Poi vediamo Gianlorenzo Bernini al
lavoro sul monumento a Urbano VIII, mentre espone il suo progetto
davanti al Papa utilizzando modelli viventi; qui arriva l'Inquisitore
che informa il Papa dell'abiura di Galileo. Ma l'abiura non basta,
Urbano VIII vuole una punizione esemplare. Galileo viene condotto per
le vie di Roma a cavallo di un mulo, con in testa un copricapo
ridicolo. A 1h22 una scimmietta corre davanti ai cardinali e ai
domenicani dell'Inquisizione schierati per assistere all'abiura;
Galileo si inginocchia e subisce ma afferma "io sono
cristiano e tale voglio restare, a dispetto di tutto quello che mi
avete fatto".
Il film si chiude sul monumento di
Bernini a Urbano VIII, ancora in bozza; il volto del Papa è una
maschera che ricorda molto uno scheletro. La vita di Galileo però non finisce qui, anzi: nei dieci anni successivi scriverà "Discorsi e dimostrazioni matematiche", che verrà pubblicato in Olanda e sarà alla base della scienza nei secoli a venire, il celebre "metodo galileiano".
Qualche data utile per orientarsi:
Galileo Galilei nasce nel 1564 e morirà nel 1642. Dopo la fama
acquisita a Pisa, nel 1592 si trasferisce a Padova e lì resterà
fino al 1610. Marina Gamba, la sua compagna veneziana (1570-1612) gli
dà tre figli, due femmine e un maschio: Virginia, Livia e Vincenzio.
Le due femmine diventeranno entrambe suore, quella che vediamo nel
film è Virginia.
Paolo Sarpi, teologo e astronomo,
grande erudito, è frate dei Servi di Maria (1552-1623); anche lui
ebbe seri problemi con l'Inquisizione. Giovanfrancesco Sagredo,
nobile veneziano (1571-1620) è amico e collaboratore di Galileo; uno
dei personaggi del "Dialogo" porta il suo nome. Marcantonio
Mazzoleni, artigiano veneto, abitava nella stessa casa di Galileo ed
era un ottimo costruttore di lenti per occhiali. La presentazione del
cannocchiale è del 1609; la descrizione della Luna e dei satelliti
di Giove è pubblicata nel "Sidereus nuncius", anno 1610.
Galileo torna a Firenze nel 1610; nel
1614 il domenicano Tommaso Caccini inizia le sue predicazioni contro
di lui e contro le idee di Copernico. L'elezione di papa Urbano VIII
è del 1623, Galileo è a Roma nel 1624.
Christoph Clavius, tedesco (1538-1612)
era l'astronomo del Papa; a lui si devono molte scoperte importanti.
Padre Riccardi, che dà il consenso per il libro di Galileo, è
Niccolò Riccardi (domenicano, 1538-1612). Il "Dialogo sopra i
massimi sistemi" viene scritto nel periodo 1624-1630, e
pubblicato nel 1632. La partenza di Galileo per Roma, e il processo
che ne segue, sono datati al 1633.
Boris Ulianich, consulente storico per
il film, è nato a Pola nel 1925; vissuto a lungo in Umbria, è stato
collaboratore di Dossetti ed ha pubblicato libri su Paolo Sarpi e sul
suo periodo storico.
Gli attori: Galileo è Cyril Cusack
(voce di Giuseppe Rinaldi); Sagredo è Giulio Brogi. Troviamo poi
molti attori bulgari, in linea con la coproduzione del film: Georgi
Kalojancev è Bruno (voce di Ferruccio Amendola), Nevena Kokanova è
Marina, Nikolaj Dojcev è Bellarmino, Georgi Cerkelov è Sarpi. I due
papi sono Jean Rougel (Paolo V) e Piero Vida (Urbano VIII ). Gigi
Ballista, doppiato, è un inquisitore domenicano nel processo per
l'abiura; Lou Castel è il giovane frate che abita nella cella con
Galileo durante il processo. John Karlsen è Clavius, Paolo Graziosi
è lo scultore Bernini che vediamo progettare il monumento per Urbano
VIII. Le musiche sono di Ennio Morricone: per una volta bruttine,
pesante imitazione di canti religiosi. I costumi sono di Ezio
Frigerio.
Pochi i difetti del film, quasi tutti
legati alla scelta degli attori: per esempio Giordano Bruno è un po'
troppo in carne, e appare troppo in ordine dopo tutte quelle torture
e la prigionia. Notevole la scena in cui Lou Castel (padre Charles)
fa spallucce sul cannocchiale; Cyril Cusack è un buon protagonista,
anche se forse non il migliore che si potesse avere in quegli anni.
Nel complesso il "Galileo"
di Liliana Cavani è un film notevole, da rivedere e da ripensare,
molto diverso da Brecht; è il suo secondo film, il primo per il
cinema dopo il "San Francesco" tv del 1968.
(alcune di queste immagini sono state reperite on line;
ringrazio chi le ha rese disponibili)
Nessun commento:
Posta un commento