venerdì 6 marzo 2020

Galileo (Liliana Cavani, 1968)


 
Galileo (1969) Regia di Liliana Cavani. Scritto da Liliana Cavani, Tullio Pinelli, Fabrizio Onofri. Consulenza storica di Boris Ulianich. Fotografia di Alfio Contini. Musiche di Ennio Morricone. Interpreti: Cyril Cusack (Galileo), Giulio Brogi (Sagredo), Georgi Kalojancev (Giordano Bruno), Nevena Kokanova (Marina), Nikolaj Dojcev (Bellarmino), Georgi Cerkelov (Paolo Sarpi), Jean Rougel (Paolo V), Piero Vida (Urbano VIII), Gigi Ballista (inquisitore), Lou Castel (padre Charles), John Karlsen (Clavius), Paolo Graziosi (Bernini). Durata: 1h32'

Si inizia nel teatro anatomico di Padova, dove Paolo Sarpi tiene lezione sezionando un cadavere: prima il cervello, poi il cuore. Si confutano Aristotele e Galeno; tra il pubblico Galileo e Giordano Bruno. Si dice che Galeno è il più grande medico mai esistito, ma Sarpi mostra che la sua descrizione del cuore è completamente sbagliata. Gli si ribatte che sezionare i cadaveri è sacrilego, ma comunque la lezione termina senza incidenti.
Al minuto 6, Paolo Sarpi dà a Galileo un cannocchiale, comperato da degli olandesi; è uno strumento molto rudimentale. Tornato a casa, Galileo smonta il cannocchiale e con l'aiuto del fedele operaio Mazzoleni, specialista in ottica, inizia a perfezionarlo; disegna le lenti e Mazzoleni le realizzerà.
 

Al minuto 8, c'è un banchetto in casa del ricco Mocenigo, si fa festa ma circolano comunque disegni anatomici, tra risate e polemiche. Tra gli ospiti ci sono Giordano Bruno e Galileo; di fatto, Bruno è coprotagonista per i primi venti o trenta minuti del film, più avanti si vedrà anche il rogo ma per adesso non ci sono problemi. Bruno dice che l'universo non è stato costruito per l'uomo, che l'uomo è solo una piccola parte del tutto, ed espone altre sue idee. Mocenigo lo prende da parte e lo rimprovera, sono delle eresie e lui non vuole guai con l'Inquisizione. A Venezia l'Inquisizione era meno dura, ma comunque presente. Di seguito, un dialogo fra Bruno e Galilei che verte sulla materia di cui è costituito l'Universo, fin lì rappresentato come un susseguirsi di nove sfere di cristallo perfetto, con la Terra immobile al centro. Su domanda di Galileo, Giordano Bruno risponde che non ha prove delle sue affermazioni ma gli basta la ragione; Galileo risponde "se non ho le prove preferisco non parlare" e ricorda che anche Copernico non aveva prove delle sue teorie, e per questo fu gettato nel ridicolo.
Bruno dice anche a Galileo che molti nascono servi e che magari anche lui, Galileo, un giorno finirà per inginocchiarsi davanti a qualcuno: «...l'uomo è stato creato ribelle perché è stato creato libero, ma della libertà non sa cosa farsene ed è molto felice quando trova qualcuno che lo costringe a ubbidire, perché gli piace tanto poter piegare la testa, dover baciare i piedi a qualcuno.» Galileo gli risponde che lui non è fatto così, ma Bruno scuote la testa: di fatto, la sua sarà una profezia destinata a realizzarsi. Più avanti, Mocenigo denuncerà Bruno e lo consegnerà all'Inquisizione.
 
 
Al minuto 13 Galileo è casa sua, con la sua compagna Marina che lo lava nella tinozza (c'è una scena analoga in Brecht): lei aspetta un figlio ed è già il secondo, vorrebbe il matrimonio ma Galileo non è d'accordo. Vediamo Galileo vestito per andare a insegnare all'Università, con la palandrana e la grossa gorgiera tipica dell'epoca, molto scomoda. Qui entra Sagredo, amico e collaboratore di Galileo, e gli dà la notizia della denuncia di Bruno fatta da Mocenigo. Adesso, Giordano Bruno è nelle mani dell'Inquisizione.
Di seguito, vediamo Galileo all'Università di Padova, mentre insegna il cielo secondo Aristotele e i dettami antichi, la teoria geocentrica, le sfere di cristallo; ma introduce anche le idee di Copernico e di Bruno, fingendo di confutarle. Sagredo è tra il pubblico, si alza e se ne va, sconsolato. Al minuto 18, Galileo è di nuovo al lavoro sul cannocchiale.
Al minuto 20 vediamo il processo a Giordano Bruno, molto dettagliato. "Voi credete che gli uomini siano una specie animale", dicono gli inquisitori (domenicani come Bruno), e lo considerano ancora peggio di Lutero e di Calvino. Bruno difende le sue idee, e dice che "nell'Universo sono parte di Dio tutte le cose, e lo è anche l'uomo perché siamo tutti fatti della stessa materia".


Al minuto 25 Galileo lavora ancora al cannocchiale, ed è ormai a buon punto. E' presente sua madre, venuta da Pisa, che gli ricorda i debiti e gli parla di soldi. Ma il cannocchiale adesso funziona, anche grazie all'opera di Mazzoleni, e viene mostrato a Sagredo. Di notte, Galileo osserva la luna piena con il cannocchiale: non è liscia, non è una sfera di cristallo, "è materia rugosa come la terra". Galileo mostra a Sagredo che sulla luna sorge il sole, e che ci sono delle montagne come da noi, e delle valli sulle quali il sole irradia la sua luce.
Al minuto 29 si chiude il processo a Giordano Bruno: "credo che pronuncerete la sentenza con maggior timore di quello che avrò io nell'ascoltarla". Segue la sequenza del rogo, presenti anche dei bambini, costretti a vedere.
 
 
Al minuto 34, grazie al cannocchiale, Galileo scopre le lune di Giove: "devo capire presto, devo trovare le prove". Con le prove della sua teoria, Bruno si sarebbe salvato; o almeno così pensa Galileo. Segue un dialogo con Sagredo. Di seguito, Galileo con l'aiuto di Mazzoleni porta in Università le sue prove, cioè i disegni delle lune di Giove e la disposizione dell'Universo che ne consegue; si toglie anche la fastidiosa gorgiera, si appassiona all'argomento. I domenicani presenti lo contestano duramente, perché tra le altre cose ha detto che "nel cielo non ci sono né angeli né santi", con riferimento alla teoria delle nove sfere concentriche. Più tardi, all'osservatorio a casa di Galileo, Sagredo gli dirà che il rettore lo vuole sospendere. Galileo torna all'Università, propone a tutti di guardare dentro il cannocchiale e di constatare con i loro occhi, ma tutti gli sono contro: "mi si imbrogliano gli occhi e basta" dice l'unico che ci prova, e nessun altro vuole più provare. "E' tutta una farsa e ci rendiamo ridicoli", dicono; Galileo prende un cane e lo porta davanti al cannocchiale, almeno lui avrà guardato.
 
 
Al minuto 39 Galileo è costretto a lasciare Padova e fa le valigie; Marina è arrabbiatissima. Tornerà in Toscana, anche se Sagredo gli ricorda che a Firenze l'Inquisizione è più vicina; Galileo gli risponde che il Granduca è suo amico, e poi Bruno è stato arrestato proprio a Venezia. Galileo vuole andare a Roma, da papa Paolo V, per esporgli le sue scoperte.
Al minuto 42 siamo a Roma, dove è in corso una processione contro gli eretici, con feste e giochi (vediamo il gioco della pignatta); vi assistono preti e cardinali e c'è anche Galileo, giunto a Roma dopo essere passato a Firenze dal Granduca (Galileo è cittadino toscano, e il Granduca lo protegge). I domenicani contestano a Galileo il cannocchiale, lui si difende rispondendo che è solo uno strumento, "come la vanga". Galileo è protetto dai gesuiti, cosa che lo rende ancora più inviso ai domenicani (che hanno in mano l'inquisizione). Lo vediamo poi mentre presenta il cannocchiale ai cardinali, ci sono anche Bellarmino, inquisitore per Giordano Bruno, e Barberini, che poi diventerà papa Urbano VIII e che dimostra grande simpatia per Galileo. Tra i presenti padre Clarke, studioso di matematica; tutti guardano nel cannocchiale e l'incontro sembra essere andato bene, ma l'Inquisitore dice a Clarke che le idee di Galileo gli ricordano troppo quelle di Giordano Bruno.
Al minuto 47 Galileo è ricevuto da papa Paolo V, grazie all'amicizia con il cardinal Barberini; il papa stava commentando la morte di Giordano Bruno. Paolo V si mostra amichevole e possibilista, ma congeda subito Galileo, che ne è deluso; il cardinal Barberini gli consiglia prudenza. L'inquisitore porta Galileo da due teologi, che gli ricordano Bruno: "è bene che l'errore venga corretto in tempo".
 

Al minuto 51 Galileo è tornato a Firenze, ed è con la figlia suora; si è fabbricato un microscopio e le mostra come è fatta una pulce. Sta scrivendo il "Dialogo sopra i due massimi sistemi" (verrà pubblicato nel 1632), che ha dedicato al nuovo papa Urbano VIII, cioè il cardinal Barberini suo amico. Galileo dice alla figlia che tornerà a Roma, ha fiducia in Urbano VIII.
Al minuto 54 Galileo viene ricevuto da Urbano VIII, che lo tratta quasi come fece Paolo V, non concedendogli molto e congedandolo velocemente. Ma i teologi stanno distruggendo il "Dialogo", soprattutto insistono sul "personaggio ridicolo" al quale sono affidate le idee della Chiesa. Il libro ha però ricevuto l'imprimatur per essere stampato e se ne cerca il responsabile, che è padre Riccardi. Riccardi difende e spiega il suo giudizio positivo, e anche Urbano VIII prova a difendere Galileo ma ha contro i cardinali. In particolare il cardinale Borgia, spagnolo, gli ricorda la lotta contro i protestanti e gli rimprovera la sua alleanza con la Francia, nemica della Spagna; Borgia è anche l'ambasciatore spagnolo a Roma.
 

Al minuto 58 vediamo i gesuiti discutere su Galileo; molti lo difendono e dicono che Copernico è insegnato senza problemi nelle loro scuole in America. In Europa però c'è la minaccia dello scisma, e la loro conclusione è che l'autorità della Chiesa deve venire prima di tutto. Intanto, dal pulpito, i domenicani predicano violentemente contro Galileo e il "Dialogo". Di seguito, vediamo esponenti dell'Inquisizione fare irruzione nell'officina di un tipografo, e sequestrare tutte le copie già pronte dei libri di Galileo: il permesso di stampa è stato revocato e le copie, già finite (manca solo la copertina) verranno distrutte.
Urbano VIII si intrattiene con Gianlorenzo Bernini, molto giovane, che sta progettando il monumento in suo onore; è a pranzo con l'ambasciatore toscano e vediamo all'opera gli assaggiatori del cibo del papa. Urbano VIII ha infatti paura di essere avvelenato dagli spagnoli. Il papa spiega all'ambasciatore che Galileo verrà citato davanti al Sant'Uffizio, e il Granduca non dovrà fare obiezioni. Galileo sarà portato a Roma in ogni caso, anche con la forza; solo, "non deve essere allarmato". A 1h03 vediamo Galileo a Firenze, con la figlia suora e con Sagredo; si accorge di essere sorvegliato, l'Inquisizione ha timore che possa fuggire. Prima di partire per Roma, Galileo nasconde il suo libro in un baule scavando una buca vicino ad un albero, aiutato dalla figlia Virginia.


A 1h05 Galileo è a Roma, e viene alloggiato nella cella di un convento insieme a un domenicano ventenne, padre Charles, che è a tutti gli effetti una spia. Non è ufficialmente prigioniero, ma viene costantemente sorvegliato. Galileo vuole parlare con l'ambasciatore di Toscana e con il papa; l'ambasciatore arriva ma gli spiega che ci sono delle difficoltà, meglio stare cauti, meglio non discutere e non fare resistenza. Comincia il processo a Galileo, davanti all'Inquisizione. Si alternano sequenze del processo con altre nella cella, dove Galileo è con padre Charles. Galileo ha scritto una lettera e vuole che sia consegnata al papa, ma padre Charles ride: "non si scrive mica così al papa!". Prosegue il processo, tra i cardinali si parla anche dell'eretico Gilbert, che descrive la Terra come un magnete: si tratta dell'inglese William Gilbert (1544-1603) che pubblicò le sue osservazione nel 1600, l'anno della morte sul rogo di Giordano Bruno.
A 1h12 Galileo mostra il cannocchiale a padre Charles, che ne ride: "siete un po' matto, avete seccato tutti quanti, credete forse di essere un profeta?". Di seguito, vediamo Galileo dal confessore che lo rimprovera e gli dice: "voi volete capire troppe cose, pensate che tutti i vostri giudici siano degli incompetenti?" Galileo viene poi portato davanti agli inquisitori, è già pronto il tavolo della tortura. Galileo cede, abiurerà. A letto, nella sua cella, Galileo sogna o immagina un monologo in difesa delle sue idee, che non reciterà.
A 1h18, Galileo sorprende padre Charles con il cannocchiale: "allora ti interessa? o forse ti hanno detto di portarmelo via?". Poi vediamo Gianlorenzo Bernini al lavoro sul monumento a Urbano VIII, mentre espone il suo progetto davanti al Papa utilizzando modelli viventi; qui arriva l'Inquisitore che informa il Papa dell'abiura di Galileo. Ma l'abiura non basta, Urbano VIII vuole una punizione esemplare. Galileo viene condotto per le vie di Roma a cavallo di un mulo, con in testa un copricapo ridicolo. A 1h22 una scimmietta corre davanti ai cardinali e ai domenicani dell'Inquisizione schierati per assistere all'abiura; Galileo si inginocchia e subisce ma afferma "io sono cristiano e tale voglio restare, a dispetto di tutto quello che mi avete fatto".
Il film si chiude sul monumento di Bernini a Urbano VIII, ancora in bozza; il volto del Papa è una maschera che ricorda molto uno scheletro.  La vita di Galileo però non finisce qui, anzi: nei dieci anni successivi scriverà "Discorsi e dimostrazioni matematiche", che verrà pubblicato in Olanda e sarà alla base della scienza nei secoli a venire, il celebre "metodo galileiano".


Qualche data utile per orientarsi: Galileo Galilei nasce nel 1564 e morirà nel 1642. Dopo la fama acquisita a Pisa, nel 1592 si trasferisce a Padova e lì resterà fino al 1610. Marina Gamba, la sua compagna veneziana (1570-1612) gli dà tre figli, due femmine e un maschio: Virginia, Livia e Vincenzio. Le due femmine diventeranno entrambe suore, quella che vediamo nel film è Virginia.
Paolo Sarpi, teologo e astronomo, grande erudito, è frate dei Servi di Maria (1552-1623); anche lui ebbe seri problemi con l'Inquisizione. Giovanfrancesco Sagredo, nobile veneziano (1571-1620) è amico e collaboratore di Galileo; uno dei personaggi del "Dialogo" porta il suo nome. Marcantonio Mazzoleni, artigiano veneto, abitava nella stessa casa di Galileo ed era un ottimo costruttore di lenti per occhiali. La presentazione del cannocchiale è del 1609; la descrizione della Luna e dei satelliti di Giove è pubblicata nel "Sidereus nuncius", anno 1610.
Galileo torna a Firenze nel 1610; nel 1614 il domenicano Tommaso Caccini inizia le sue predicazioni contro di lui e contro le idee di Copernico. L'elezione di papa Urbano VIII è del 1623, Galileo è a Roma nel 1624.
Christoph Clavius, tedesco (1538-1612) era l'astronomo del Papa; a lui si devono molte scoperte importanti. Padre Riccardi, che dà il consenso per il libro di Galileo, è Niccolò Riccardi (domenicano, 1538-1612). Il "Dialogo sopra i massimi sistemi" viene scritto nel periodo 1624-1630, e pubblicato nel 1632. La partenza di Galileo per Roma, e il processo che ne segue, sono datati al 1633.
Boris Ulianich, consulente storico per il film, è nato a Pola nel 1925; vissuto a lungo in Umbria, è stato collaboratore di Dossetti ed ha pubblicato libri su Paolo Sarpi e sul suo periodo storico.
 

Gli attori: Galileo è Cyril Cusack (voce di Giuseppe Rinaldi); Sagredo è Giulio Brogi. Troviamo poi molti attori bulgari, in linea con la coproduzione del film: Georgi Kalojancev è Bruno (voce di Ferruccio Amendola), Nevena Kokanova è Marina, Nikolaj Dojcev è Bellarmino, Georgi Cerkelov è Sarpi. I due papi sono Jean Rougel (Paolo V) e Piero Vida (Urbano VIII ). Gigi Ballista, doppiato, è un inquisitore domenicano nel processo per l'abiura; Lou Castel è il giovane frate che abita nella cella con Galileo durante il processo. John Karlsen è Clavius, Paolo Graziosi è lo scultore Bernini che vediamo progettare il monumento per Urbano VIII. Le musiche sono di Ennio Morricone: per una volta bruttine, pesante imitazione di canti religiosi. I costumi sono di Ezio Frigerio.
Pochi i difetti del film, quasi tutti legati alla scelta degli attori: per esempio Giordano Bruno è un po' troppo in carne, e appare troppo in ordine dopo tutte quelle torture e la prigionia. Notevole la scena in cui Lou Castel (padre Charles) fa spallucce sul cannocchiale; Cyril Cusack è un buon protagonista, anche se forse non il migliore che si potesse avere in quegli anni.
Nel complesso il "Galileo" di Liliana Cavani è un film notevole, da rivedere e da ripensare, molto diverso da Brecht; è il suo secondo film, il primo per il cinema dopo il "San Francesco" tv del 1968.



 
(alcune di queste immagini sono state reperite on line;
ringrazio chi le ha rese disponibili)
  



Nessun commento: