The company men (2010) Scritto e
diretto da John Wells. Fotografia di Roger Deakins. Musiche di Aaron
Zigman. Interpreti: Ben Affleck, Tommy Lee Jones, Craig T. Nelson,
Chris Cooper, Kevin Costner, Maria Bello, Rosemarie de Witt, Patricia
Kalember, e molti altri. Durata:110 minuti.
Un giovane e promettente manager si
ritrova licenziato e fatica a rendersi conto di cosa succede; più
vicina alla realtà è la moglie che capisce subito che non si potrà
più pagare il mutuo della ricchissima casa in cui vivono, e questo è
solo l'inizio. Inutili anche i "corsi" per riqualificare i
manager licenziati, inutili i contatti con persone influenti che
credevi amiche, inutili colloqui e inserzioni, inutili anche le
agenzie. Dietro il licenziamento del giovane c'è una storia di
management e di finanza spregiudicata, ma questo è solo l'inizio del
film.
Il soggetto di "The company men"
è molto simile a quello di "Margin call" di J.C.Chandor
(che uscirà un anno dopo), ma il regista John Wells viene dai
telefilm (E.R. e altre) e la differenza si vede, lo stile del
racconto è più scolastico ed è basato soprattutto sulle singole
storie dei protagonisti; si tratta comunque di un film di buon
livello, e molto interessante. Devo dire che mi è molto difficile
entrare in empatia con questi personaggi, dipinti come simpatici e
piacevoli quando non lo sono affatto (qui "Margin call"
sarà più vicino alla realtà) e che vedere il mondo
operaio (qui rappresentato da Kevin Costner) rappresentato come "altro" è
l'opposto del mondo in cui io sono cresciuto (quindi, per me ancora
più estraneità) però il film è buono, ben fatto, e l'intento con
cui è realizzato è più che lodevole. Buoni gli attori, anche se
non siamo ai livelli di "Margin Call".
C'è un discorso appena accennato e che
secondo me meritava invece più spazio: il nuovo business è la
sanità. Come da noi in Italia, si è scoperto che è un settore che
rende; è appena il caso di ricordare che da noi uno dei primi a
muoversi in questa direzione (i ticket sanitari, l'apertura ai
privati) è stato di recente condannato a cinque anni di carcere,
condannato in via definitiva (per chi non ci arriva, si tratta di
Roberto Formigoni, per quindici anni consecutivi governatore della
Lombardia). La ditta del film, "The Company", fu fondata a
partire dai cantieri navali, dal lavoro manuale cioè; i cantieri,
ormai quasi abbandonati, vengono venduti all'inizio del film.
L'industria pesante non dà più profitti come era prima, quindi si
chiude e si licenzia, ed è questa la "normalità" per i
manager del Nuovo Millennio. Di quel periodo iniziale, del cantiere
navale, sono rimasti solo in tre: i più anziani, tre dirigenti,
tutti sui sessant'anni. Uno è il grande capo (Craig T. Nelson) che
si disferà alla fine anche dei due più fidati dei suoi vice, come
lui due ex operai del cantiere originario: uno è quello interpretato
da Tommy Lee Jones, che se la caverà nonostante tutto e proverà a
far ripartire il cantiere ora abbandonato. L'altro è il più fragile
Phil, interpretato da Chris Cooper, che invece si toglierà la vita
non potendo più pagare il mutuo e la scuola di sua figlia.
Il protagonista dovrebbe essere Ben
Affleck, ma mi è davvero difficile solidarizzare con questo suo
personaggio; che nel film verrà "redento" dal lavoro
manuale, quasi come la storia del sultano malato nelle "Mille e
una notte". Nelle "Mille e una notte" il giovane
sultano è malato e nessun medico riesce a guarirlo; alla fine uno
sconosciuto ci riesce, ma facendolo lavorare duramente, come un
operaio o come uno schiavo. In realtà, il medico venuto da lontano
aveva la medicina giusta e poteva dargliela direttamente, ma ha
preferito metterla sugli strumenti di lavoro (pala, piccone...) così
da farla assorbire al sultano malato tramite la pelle. La storia
continua, ma è meglio tornare al film. Il personaggio affidato a Ben
Affleck ha una moglie che gli vuol bene e lo sostiene (Rose Marie de
Witt), due figli adolescenti (maschio e femmina), e anche un suocero
affettuoso ma burbero (Kevin Costner) che è un operaio che si è
messo in proprio e che lo aiuterà a rinascere facendolo lavorare nel
suo cantiere edile (infissi, pannelli di legno, eccetera).
Tra gli altri attori, tutti di buon
livello, segnalo Maria Bello che è l'addetta alle "risorse
umane" (capo del personale), aitante e giovane amante di Tommy Lee Jones, un
personaggio a cui si cerca di dare una carica di umanità, il che è
fantascienza (mia esperienza personale, chiedo scusa se qualcuno si
sente offeso) però Maria Bello è apprezzabile nella sua
interpretazione.
Mi sono segnato questo monologo di
Phil, nel finale, poco prima del suicidio: l'amico e collega (Tommy
Lee Jones) lo trova intento a tirar sassi, di notte, contro la sede
della compagnia:
Phil: ... la cosa brutta è che il
mondo non si è fermato. Ogni mattina trovo ancora il mio giornale,
quel cavolo di impianto di irrigazione parte alle sei, e Jeff il mio
vicino ogni domenica lava la sua auto. La mia vita si è fermata, e
nessuno se ne è accorto.
(da "The company" di John
Wells a 1h16)
"The company men" è un film da
conoscere, perché tocca direttamente la cronaca degli ultimi anni;
consiglierei di vederlo abbinandolo a "Margin Call" di J.C.
Chandor, ce ne è abbastanza per un saggio o per una tesi di laurea.
(le immagini vengono dal sito www.imdb.com )
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