lunedì 23 dicembre 2019

Prigionieri del passato (Random Harvest)


 
Prigionieri del passato (Random harvest, 1942). Regia di Mervyn Le Roy. Tratto dal romanzo di James Hilton. Sceneggiatura di Claudine West, George Froescher, Arthur Wimperis. Fotografia di Joseph Ruttenberg. Musiche di Herbert Stothart. Interpreti: Ronald Colman, Greer Garson,Philip Dorn, Susan Peters, Henry Travers, Reginald Owen, e molti altri. Durata: 122 minuti
 
James Hilton è l'autore di uno dei romanzi più famosi del Novecento, "Lost Horizon", che diffuse e rese popolare il mito di Shangri-La, la terra misteriosa perduta tra le cime dell'Himalaya dove regna l'armonia e dove non esistono malattie, forse nemmeno la morte. Da "Lost Horizon" fu tratto un ottimo film, con regia di Frank Capra: il titolo italiano è "Orizzonte perduto" (qui). Un altro libro famoso di James Hilton è "Goodbye Mr.Chips", che racconta una storia più normale: il percorso di vita di un professore in un college inglese. Il film che ne fu tratto, diretto da Sam Wood, non è però memorabile. Un terzo romanzo, "Random Harvest" ("Prigionieri del passato" è il titolo italiano) è all'origine di questo film di Mervyn Le Roy.

 
Il soggetto, notevole, parla dei reduci della guerra 1914-1918, molti dei quali subirono traumi spaventosi non solo a livello fisico ma anche e soprattutto mentale; la descrizione di cosa succede loro occupa le prime pagine del libro, e da questo punto di vista "Random Harvest" va a collocarsi con altri libri più famosi, come quelli di Erich Maria Remarque (Niente di nuovo sul fronte occidentale), di Dalton Trumbo (E Johnny prese il fucile) o di Emilio Lussu (Un anno sull'altipiano). Un romanzo pacifista, insomma, che si differenzia dagli altri libri citati perché nei capitoli successivi la storia prende percorsi più convenzionali, salvo poi capovolgere tutto nel finale. Lo shock della perdita di una grande quantità di giovani è rimasto per decenni nella memoria degli inglesi, le classi scolastiche vuote alla fine della guerra sono state raccontate in diversi libri e film; testimone diretto ne fu anche Benjamin Britten, che era troppo giovane per partecipare alla guerra ma fu ben presente e attento negli anni immediatamente successivi.
Protagonista è Mr. Rainier, membro di una famiglia di industriali ed erede di un patrimonio importante, che viene ritrovato dopo mesi e mesi dalla sua famiglia: gravemente ferito, si è ristabilito fisicamente ma ha perso la memoria ed è ancora ricoverato in ospedale perché non era in grado di dire il suo nome. Tornato a casa, gradatamente Rainier riprende il suo posto nella vita normale e anche il suo posto nella direzione dell'azienda; tutto sembra superato, sembrano aprirsi anche nuovi affetti, ma c'è ancora un vuoto da colmare nella sua memoria.

 
Il film del 1942 diretto da Mervyn Le Roy è una onesta versione del romanzo di James Hilton, che purtroppo non riesce a rendere la profondità dell'originale, se non a tratti. Come capita sempre con i libri molto complessi ci sono tagli e modifiche, e purtroppo qui si tagliano o si riducono a pochi istanti anche pagine fondamentali. Tra i personaggi tagliati, spiace soprattutto per il vicario Blampied, qui ridotto a poco più di un'apparizione ma che nel libro ha alcune delle pagine più belle. La sceneggiatura è comunque fatta con intelligenza, e chiarisce perfino qualche punto oscuro nella trama complessa della vicenda. La regia è pulita ed essenziale, con un bel ritmo. Greer Garson è perfetta per il ruolo, anche se la sua caricatura di scozzese in teatro è un po' così. Ronald Colman è un po' troppo vecchio per alcuni momenti del film, ma è comunque un ottimo attore e nel finale commuove davvero. Nel libro ci sono pagine di alto livello, l'argomento è di quelli importanti ed è un peccato che Hilton sia stato rimosso dal nostro immaginario; io ho trovato i suoi libri solo sulle bancarelle, in vecchie edizioni dei primi anni '60, e non so dire se i suoi libri siano stati ristampati di recente.
Qualche nota biografica: James Hilton è inglese, 1900-1954; dagli anni '30 lavora a Hollywood come sceneggiatore. "Lost Horizon" esce nel 1933, subito dopo ne viene tratto un film di grande successo diretto da Frank Capra; "Goodbye Mr Chips" esce nel 1938, poi ne verrà tratto un film diretto da Sam Wood. "Random Harvest" (Prigionieri del passato) è del 1941, l'anno dopo esce il film di Mervyn Le Roy. Di James Hilton è anche la sceneggiatura per "Mrs. Miniver" del 1942, regia di William Wyler.

 
Alcuni estratti dal libro, che mancano nel film: il titolo originale è “Random Harvest” dove harvest è la mietitura (il raccolto), e random significa “a caso, casuale”:
Nel libro, il narratore incontra Rainier quando ancora non ricorda i tre anni passati dalla trincea al "risveglio" a Liverpool:
- Dunne dice che casi simili sono dovuti a sogni ricordati a metà. Dovrebbe leggere il suo libro "Un esperimento nel tempo"; dice (...) che i sogni predicono realmente il futuro, però quando infine si avverano noi li abbiamo dimenticati, tranne che per quel guizzo irritante della memoria (...)
James Hilton , Random Harvest, pagina 10 ed.Garzanti 1965
 

Siamo nel 1939: Mr. Blampied è un sacerdote inglese di campagna, che diventa amico di Rainieri; e la Lega delle Nazioni è l’antenata dell’ONU.
« Biffer se ne infischia », era un modo inadeguato di esprimere l'entusiasmo col quale egli aveva accettato la proposta di Paola. L'ex pugile era in realtà felice di contribuire a mettere nel sacco le autorità, il maligno potere che da quando era scoppiata la guerra continuava a ostacolare in tutti i modi la sua amministrazione del « Barbagianni ». Gioviale, obeso e un po' torpido d'ingegno dopo le centinaia di collisioni che il suo cranio aveva dovuto sopportare negli anni passati, Biffer rimaneva un prodotto di un'educazione antiquata che gli aveva insegnato a leggere con difficoltà le parole stampate e a crederle con facilità; così che egli aveva più fiducia nelle cose che leggeva meno difficilmente : per esempio, la cronaca sportiva dei quotidiani, le predizioni di « Old Moore » e gli « articoli poderosi » dei giornalisti più banali del momento. Aveva alcuni odi veementi (per esempio, per la burocrazia, per le interferenze del governo e per l'opinione pubblica) e alcuni affetti non meno veementi tra l'altro per Horatio Bottomley, per « il buon vecchio » (ossia il defunto Edoardo VII) e per Oxford durante le regate. S'inorgogliva dell'affermazione diffusa che « non c'è in tutta Londra un locale più signorile del Barbagianni, e il fatto che il «Barbagianni» avesse la ventura di ospitare una vittima delle cose da lui più odiate, aggiungeva sapore a un naturale impulso generoso. (...)
(James Hilton, Prigionieri del passato, pag.193 ed. Garzanti 1965)
 
 
« Segua quella visione, » disse una volta Blampied. « La segua dovunque ne sarà guidato. Ci rifletta. Ne scriva. La predichi, le direi, se questa parola non fosse stata profanata da tanti miei confratelli. »
« Non potrei predicare, sa? Dopo quell'unica volta non mi presenterò mai più al pubblico. »
« Ma non occorre un pubblico per predicare. Occorre solo quello che lei ha già, una fede. »
« La sua è la stessa fede? »
« Lei ha la sua visione dell'Inghilterra, io ho la mia del mondo, ma la sua Inghilterra si adatterà al mio mondo. » Aggiunse, dopo una pausa: « Le sembro arrogante. Non a torto forse. Ma non dobbiamo aver paura di una segreta speranza. Dopo tutto siamo le spie di Dio e il nostro compito è di esplorare un territorio rubatoci dal nemico quando la fede era perduta. » Si toccò il colletto con gli occhi : brillanti di malizia. « Non le parlo così, sa, per via di questo. La religione è solo una delle cose che possono morire senza fede. Prendiamone un'altra, qualcosa che secondo lei io possa discutere con maggiore imparzialità : la Lega delle Nazioni, per esempio. La Lega soffre ora della più mortale delle moderne malattie, l'approvazione popolare senza la fede privata; morrà perchè esigeva una crociata e noi le demmo invece una campagna sui giornali, perchè merita la nostra passione e noi la sommergiamo con voti di fiducia e atti d'indifferenza. Sarebbe uscita viva dall'anima di un santo; ma una clausola di un trattato poteva mettere solo al mondo un nato morto. Avrebbero dovuto predicarla finchè non ne fossimo tutti infiammati; l'hanno invece esaltata e gonfiata finchè oramai ne siano quasi tutti stufi. Ho perfino pensato qualche volta che avremmo dovuto darle un rito, un gesto da farsi ogni volta che se ne citava il nome, il Segno della Croce per i fedeli mettiamo, o, per gl'infedeli, il fiammifero che si spegne dopo avere acceso due sigarette. » Come ricordandosene a quel punto tirò fuori la pipa e cominciò a riempirla. « Questo è il momento giusto per dirvi come sarei felice che rimaneste con me sempre - voi due - se qui siete felici, si capisce. »
« Siamo molto felici. Ma io devo trovare il modo di guadagnarmi la vita. »
« La vita è più importante che il modo di guadagnarsela. Una quantità di gente che si guadagna la vita non vive, ma muore lentamente. Non la imiti mai. Sono i becchini della nostra civiltà, gli uomini prudenti, quelli che cercano i compromessi, i fabbricatori di denaro, gl'impiccioni. La politica è piena di gente così, e anche gli affari, e anche la Chiesa. Sono popolari, hanno successo, alcuni di essi lavorano duro, altri se la prendono comoda, ma sono tutti dei gran parolai. Non ci sono mai stati nella storia del mondo dei becchini così affascinanti, e il loro fascino viene in gran parte dal fatto che essi non sanno chi sono, come ignorano quello che siamo noi. Ci definiscono dei matti, degli stravaganti, dei relitti della società, dei pazzi innocui che non è possibile comprare col denaro o blandire coi complimenti. Ma verrà forse il giorno in cui noi, gli uomini pericolosi, saremo uccisi o fatti re, perchè verrà forse anche un tempo in cui non basterà amare l'Inghilterra come uno stanco uomo d’affari ama il suo sonnellino dopo i pasti. (...)»
(James Hilton, Prigionieri del passato, pag.257 ed. Garzanti 1965)
 
 

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