Faust, eine deutsche Volkssage (1926)
Regia di Friedrich Murnau. Tratto da Goethe e da "Historia von
Doktor Faust" (1587). Sceneggiatura di Hans Kyser. Interpreti:
Emil Jannings, Camilla Horn, Gösta Ekman, Wilhelm von Dieterle,
Frida Richard, Yvette Guilbert, Hanna Ralph, e molti altri. Durata:
115 minuti.
Il "Faust" di Murnau è uno
dei capolavori assoluti nella storia del cinema, un film così grande
che non ho mai smesso di chiedermi come mai non sia mai stato
programmato sui canali del servizio pubblico, e nemmeno reso
disponibile su dvd. E' difficile parlarne, perché sono proprio le
immagini in movimento a spiegarne la grandezza: era così ai tempi
del grande cinema di prima del sonoro, è stato così per i più
grandi autori del cinema dopo l'arrivo del sonoro, come Stanley
Kubrick e Akira Kurosawa. Dietro al "Faust", ovviamente,
c'è Goethe; e gli orizzonti si ampliano ancora di più. Difficile
parlare del "Faust", meglio lasciar la parola a chi ne sa
più di me; per oggi mi limito a segnalare la presenza del film di
Murnau anche su youtube, finalmente reso disponibile a chiunque.
"Faust" è del 1926, pochi
anni e molti film dopo il leggendario "Nosferatu" del 1922.
E' l'ultimo film di Murnau in Germania, insieme a "Tartufo"
(da Molière: una commedia); poi ci sarà l'America, "Sunrise",
e la tragica morte in un incidente d'auto. Grandioso e visionario nei
momenti drammatici, visto da oggi il "Faust" di Murnau si
perde un po' quando si trova in momenti di commedia (la parte
centrale, Gretchen con i gioielli, la scena di Martha) ma questo era
scontato e bisogna pur tener conto del tempo che è passato.
Oltre che dall'elisabettiano
Christopher Marlowe e da Goethe, questo "Faust" è tratto
da "Historia von Doktor Faust", del 1587; la narrazione
inizia con Faust che cerca di debellare la peste, e ci riuscirà solo
con l'aiuto del diavolo. Ma poi il dottor Faust arretra davanti al
crocifisso di una malata, la gente intuisce cosa può essere
successo, e si ribella a questa guarigione infernale. Prima ancora,
c'è il prologo in cielo, come in Goethe (e come nel Libro di Giobbe)
con l'arcangelo Michele e satana, evidente modello per "Fantasia"
di Disney, con un grande Emil Jannings. Per il resto, il percorso
narrativo è abbastanza simile al "Faust" di Gounod, senza
dimenticare di citare Georges Méliès per i voli di Mefistofele e
Faust.
Emil Jannings, un altro attore
leggendario, è un satana veramente infernale, mentre come
Mefistofele è scattante e laido, quasi untuoso, visibilmente doppio
e perfido, tutt'altro che simpatico a differenza del Michel Simon del
film di René Clair (La bellezza del diavolo, 1949). Le scene di
Gretchen nella neve, quando perde il bambino, ricordano e anticipano
nello stile "Sunrise" (sempre di Murnau, nel periodo
americano). Camilla Horn è Gretchen, molto brava; Faust giovane è
Gösta Ekman, forse il punto debole del film, incipriato e rigido
nella recitazione, a tratti sembra un golem o una marionetta.
L'arcangelo Michele è Werner Fütterer, che somiglia molto a Ekman;
ho pensato infatti che fosse lo stesso Ekman a interpretarlo, ma così
non è. Wilhelm Dieterle, futuro regista di Hollywood, impersona
Valentin: è alto e robusto, molto prestante fisicamente, ed è una
buona interpretazione. Hanna Ralph è la duchessa di Parma, un ruolo
secondario.
Il Faust di Murnau ripropone la domanda
di Giobbe: il Signore a cui ci rivolgiamo è assente e non dà
risposte. Dio e le preghiere non ci salvano dalla peste, Mefistofele
invece ci riesce. Serve, servirebbe, una fede smisurata in Dio:
Giobbe l'aveva ma dovette sopportare la perdita di ogni bene e anche
delle persone a lui più care (la peste, la guerra, la malattia in
genere...) oltre alle più terribili malattie personali. Facile
pensare che Giobbe muore, come il Faust di Murnau, e solo dopo la
morte può ricominciare; ma anche questa è una lettura troppo
semplicistica e solo la lettura dei grandi testi, come i Vangeli, il
Libro di Giobbe, e anche il Faust di Goethe, può aiutare a farci una
ragione delle nostre eterne domande.
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