venerdì 12 ottobre 2012

L'opera al cinema ( XIX)

E’ un’opera lirica vera e propria “Os canibais” (I cannibali) di Manoel de Oliveira, girato nel 1988. La musica è di João Paes, amico personale del regista portoghese, e rovistando su wikipedia ho scoperto che il film nasce da una scommessa fra i due amici, con Paes che dice “non saresti capace di fare un film partendo da un’opera nuova” e Oliveira che accetta la sfida, riservandosi comunque di scegliere l’argomento. E qui, dopo aver visto il film dall’inizio, posso dire che cominciano le mie perplessità: amo molto il cinema di Manoel de Oliveira, ma “Os canibais”, pur essendo un film molto ben girato e molto ben recitato, è forse il suo film che mi ha lasciato più perplesso. I motivi sono principalmente due, e si tratta proprio della musica e del soggetto dell’opera. La musica di Paes per “Os canibais” (è un musicista che non conoscevo), è fatta quasi completamente da recitativi sullo stile di molte opere del Novecento, da Malipiero fino a Britten passando per Mascagni; ma non mi è rimasto in mente nulla, e devo anzi dire che, pur essendo abituato ai film sottotitolati, ho fatto molta fatica a seguire tutto fino in fondo.
Il secondo problema è nel soggetto, che è tratto da un racconto ottocentesco di Alvaro de Carvalhal (1844-1868, morto giovanissimo per un aneurisma), non propriamente dei più felici. Siamo tra l’horror e il grottesco: in una città portoghese non identificata arriva un uomo molto ricco e molto affascinante, che fa innamorare ogni donna che lo incontra, ma che si dimostra molto schivo e riservato. Nasconde infatti un segreto, che rivelerà la prima notte di nozze con la ragazza che nonostante tutto ha voluto sposarlo, e che io mi permetto di scrivere qui perché immagino che saranno in pochi a leggere Carvalhal o a voler seguire fino in fondo “Os canibais”: quest’uomo è un automa, le uniche parti umane sono il cuore e il cervello.
Il cannibalismo a cui fa riferimento il titolo nasce da un tragico equivoco (ovviamente la storia finisce in tragedia), ma anche volendo provare a dare al tutto un significato vagamente marxista (i parenti della sposa diventano definitivamente dei cannibali quando si rendono conto che dalla tragedia si possono ottenere molti soldi), è difficile appassionarsi alla vicenda.
Insomma, l’idea era buona ma si poteva scegliere meglio; il film resta comunque da vedere, molte sequenze sono notevoli. Fra le idee buone c’è sicuramente la coppia formata dal narratore (tenore) e da un violinista giovane che appare alle sue spalle, e che rappresenta Paganini eseguendo alcune delle sue musiche più famose; i protagonisti sono interpretati da attori doppiati da cantanti, ed è un doppiaggio molto ben fatto, sembra davvero che ci siano dei cantanti davanti alla cinepresa. Per chi conosce il cinema di Oliveira è invece un’impressione strana, perché gli attori sono molto noti: Luis Miguel Cintra, Leonor Silveira e Diogo Doria appaiono in quasi tutti i film del maestro portoghese. Un po’ come se da noi qualcuno avesse girato un film d’opera con Nino Manfredi e Claudia Cardinale doppiati da cantanti d’opera veri, insomma. I nomi dei cantanti veri sono riportati nei titoli di coda, sono tutti molto bravi ma poco conosciuti.
Passando in rassegna i film girati da Ugo Tognazzi, man mano che li trovo nella programmazione televisiva, ho avuto la sorpresa di trovarmi davanti a Mario Del Monaco, in un’ottima prova di attore caratterista. Il film è “Primo amore”, anno 1978, regia di Dino Risi; Tognazzi vi interpreta la parte di un attore tra i cinquanta e i sessant’anni che si trova a passare un breve periodo in una casa di riposo per attori anziani. Si tratta di una collocazione temporanea, presto arriverà la somma cospicua che aspetta, e potrà tornare a progettare il suo futuro; ma per il momento deve scontrarsi con il militaresco e severissimo direttore della casa di riposo, che è per l’appunto Mario Del Monaco. In gran forma, viene da dire, e perfetto per la parte: i suoi “duelli” con Tognazzi sono la cosa migliore del film, che comincia bene ma poi si perde un po’ per strada, ed è un peccato. Nel cast ci sono anche Ornella Muti, molto giovane, e Caterina Boratto.
Mi sono quindi chiesto se Del Monaco abbia interpretato altri film come attore, e da una veloce ricerca su www.imdb.com ho ricavato questi titoli:
- L’uomo dal guanto grigio, 1948, regia di Camillo Mastrocinque (classificato come “crime”)
- Guai ai vinti, 1954, regia di Raffaello Matarazzo
- Schlussakkord, 1960, film tedesco con regia di Wolfgang Liebeneiner
e infine “Primo amore”, 1978, regia di Dino Risi. Sono molto più numerose le sue apparizioni come cantante. Tre di questi film non vanno dimenticati, e sono: 1) “Verdi” di Matarazzo, 1953, dove Giuseppe Verdi è Pierre Cressoy e Mario Del Monaco impersona il tenore Tamagno, primo interprete dell’Otello; 2) “Casa Ricordi” di Carmine Gallone, 1954 3) il “Puccini” tv del 1973, regia di Sandro Bolchi.
Mario Del Monaco nacque nel 1915, e morì nel 1982: “Primo amore” è dunque una delle sue ultime apparizioni in pubblico.
Scorrendo la lista degli interpreti di “Citizen Kane” di Orson Welles (1941, da noi conosciuto col titolo “Quarto potere”) ho trovato anche il nome di John McCormack; mi sono chiesto se fosse davvero il grande tenore irlandese oppure un suo omonimo, e la risposta è che si tratta proprio di lui. Nei titoli di testa il suo nome non c’è, ma nei libri è indicato che appare brevemente come “un uomo che canta alla festa per l’arrivo di Kane alla direzione dell’Inquirer”. Sono andato a controllare, ma non sono riuscito a individuare McCormack: si tratta di una festa con ballerine danzanti, c’è molta gente, non saprei dire. Welles fa un primo piano sull’uomo che conduce la danza, ma non credo che sia lui.
Sempre da www.imdb.com ho appreso che John McCormack ha un ruolo nel primo film americano a colori, “Song of my heart” del 1930, regia di Frank Borzage; sembrerebbe essere il protagonista del film, il nome del suo personaggio è Sean e con lui recitano Maureen O’Sullivan e Alice Joyce.
McCormack compare anche in “Wings of the morning” (Sangue gitano, 1937) accanto a Henry Fonda e all’attrice francese Annabella, e nel documentario “Cavalcade of Faith”, sempre del 1937. La lista degli “interpreti” di questo documentario è davvero curiosa: un papa, molti cardinali, ministri e capi di Stato incluso il buce. La spiegazione l’ho trovata su wikipedia in inglese: Mc Cormack ebbe il titolo di conte, non dalla regina d’Inghilterra ma dal papa, che era Pio XI; pare infatti che il tenore irlandese sia stato molto generoso in opere di carità. Si tratta probabilmente di un cinegiornale: accanto al papa e a John Mc Cormack c’è anche il cardinale Pacelli, che di lì a poco sarebbe diventato papa Pio XII.
Sempre in tema di attori, altre due curiosità: la madre di Sandra Bullock era una cantante d’opera; suo padre insegnava “educazione della voce“ ai cantanti d’opera (la fonte è un’intervista a L’Espresso del18.02.2010)
Il baritono inglese Thomas Allen canta la Marsigliese in “Lady Henderson presenta” di Stephen Frears, un film del 2005; mi ero chiesto chi era perché la cantava molto bene, così bella non l’avevo mai ascoltata. Il film racconta la storia vera di un teatro di vaudeville inglese negli anni ’40; è piacevole ma non memorabile, speravo in qualche bel brano di musica di cabaret ma non c’era niente di davvero bello.
(qui sotto, Sandra Bullock)
(continua)

4 commenti:

giacy.nta ha detto...

Incuriosita, ho visto in Youtube una sintesi del film di Manoel de Oliveira. Ipnotica una scena in cui ci sono candele e una tavola imbandita e la cinepresa che riprende il violinista che le gira intorno.

Giuliano ha detto...

Oliveira è davvero grande, è la scelta del soggetto che mi lascia perplesso; anche la musica, mah. (però se hai visto il violinista era qualcosa di Paganini)

Amfortas ha detto...

Ciao Giuliano, come sempre excursus molto interessante nel tuo post, al quale ho ben poco da aggiungere.
Il soggetto del film di de Oliveira mi ha ricordato - vagamente - lo stralunato Hoffmann, con quel seduttore automa. Ovviamente mi riferisco, lo puntualizzo non certo per te, alla bambola meccanica dell'opera di Offenbach tratta dal famoso racconto Der Sandmann (l'uomo della sabbia).
Su Del Monaco, del quale proprio ieri ricorreva l'anniversario della morte, c'è poco da dire: grandissimo tenore e personaggio a tutto tondo. Molti lo giudicano enfatico nella recitazione e non a torto, ma come sempre bisogna saper valutare il contesto storico. Oggi sono molte le cose di 40-50 anni fa che ci fanno sorridere o addirittura spuntare un sorrisetto di sufficienza. Chissà che diranno di noi, tra 50 anni. Meglio non saperlo, credo.
Ciao!

Giuliano ha detto...

il film di Oliveira ha molte sequenze decisamente belle, e il paragone con Hoffmann mi sembra perfetto. Peccato che non tutto fili come dovrebbe, soprattutto in musica. (chissà com'è la musica di Joao Paes, oltre a questa)
Del Monaco nel film di Risi è in gran forma; l'ho rivisto nel film di Bolchi su Puccini, dove canta E lucean le stelle e Ch'ella mi creda, si vede bene perché passava per gigione!
:-)
però di sicuro aveva una gran presenza, peccato non esserci stati ma insomma.
Un giorno ci procureremo la macchina del tempo, nel caso a me piacerebbe ascoltare Pertile, sarei davvero curioso