martedì 30 ottobre 2012

La città delle donne

La città delle donne (1980) Regia: Federico Fellini - Soggetto e sceneggiatura: Federico Fellini, Bernardino Zapponi, Brunello Rondi - Fotografia: Giuseppe Rotunno - Ideazione scenografica: Federico Fellini - Scenografia: Dante Ferretti - Assistente scenografia: Claude Chevant - Architetto: Giorgio Giovannini . Musica: Luis Bacalov, diretta da Gianfranco Plenizio - Canzoni: "Una donna senza uomo è" (parole e musica: Mary Francolao), "Donna addio" (versi: Antonio Amurri) - Balletto: Mirella Aguiaro - Consulente coreografie: Leonetta Bentivoglio - Arredamento: Bruno Cesari, Carlo Gervasi - Scenotecnico: Italo Tomassi - Aiuto architetto: Nazzareno Piana - Sculture: Giovanni Chianese - Pitture e affreschi: Rinaldo e Giuliano Geleng - Costumi: Gabriella Pescucci - Effetti speciali: Adriano Pischiutta - Durata: 145'.
Interpreti: Marcello Mastroianni (Snàporaz), Anna Prucnal (sua moglie, voce di Valeria Moriconi), Bernice Stegers (la signora del treno), Ettore Manni (Dr. Sante Katzone), Iole Silvani (la motociclista-contadina grassa), Donatella Damiani (Donatella, la soubrettina), Fiammetta Baralla ("Ollio"), Helene G. Calzarelli, Catherine Carrel, Marcello Di Falco, Silvana Fusacchia, Gabriella Giorgelli (la pescivendola), Dominique Labourier, Stephane Emilfork, Sylvie Mayer, Meerberger Nahyr, Sibilla Sedat, Katren Gebelein, Alessandra Panelli, Nadia Vasil, Loredana Solfizi, Fiorella Molinari, Rosaria Tafuri (Sara, seconda soubrettina), Sylvie Wacrenier, Carla Terlizzi (una femminista), Jill e Viviane Lucas (le gemelle), Mara Ciukleva (la vecchia signora di 85 anni), Mimmo Poli, Nello Pazzafini, Armando Parracino, Umberto Zuanelli e Pietro Fumagalli (i tre vecchi maghi nella sequenza dei ricordi).

Non sono riuscito a rivedere “La città delle donne”, o forse non ne avevo una gran voglia; però è l’unico film di Fellini che manca da questo blog, e qualcosa devo fare.
In attesa di rivedere il film, porto qui i miei appunti così come sono, ancora da sviluppare.
Fellini si diverte e gioca
Sogni di Akira Kurosawa
Un’altra citazione da Little Nemo di Winsor McCay: Mastroianni che dorme e si risveglia, ma poi cerca di dormire ancora, e il treno s’infila nel tunnel che chiude il film (Sante Katzone è un suo compagno di scuola ma parla in russo, come nei fumetti dell’autore di Little Nemo)
La bambina di Toby Dammit, ma moltiplicata per 10, per 20.... (sono le bambine cattive che costringono Marcello a rifugiarsi da Katzone, in una scena notturna e nebbiosa)
Riepilogo di tutti i film precedenti di Fellini, specialmente Giulietta degli spiriti, Otto e mezzo, i Clowns, Amarcord; e un ritratto di Sutherland come Casanova nella scena del processo.
Otto e mezzo soprattutto per le scene con la moglie (Anna Prucnal) che somiglia molto alla moglie di Marcello in quel film.
“Ma che razza di film è questo?” chiede Marcello, dopo gli spari davanti alla villa di Katzone.
Katzone ha due cani ai quali è molto affezionato; l’irruzione delle poliziotte provoca la morte di uno di essi (Italo) e la conseguente chiusura della villa, perché Sante adesso è in lacrime, e non vuole più combattere contro l’intimazione di sfratto e di demolizione.
La popolarità di Fellini si basa in fin dei conti su un equivoco, gli spogliarelli e le scene di sesso in La dolce vita, Anita Ekberg nella Fontana di Trevi, queste cose qui: era il 1960, bisogna tener presente che cos’era la censura “sessuale” allora, Ma il vero Fellini non è mai stato quello, quello è il Fellini che gioca e si diverte, solo una piccola parte. Ormai dovremmo saperlo tutti, vista la quantità di film che ha girato.
Un altro falso film muto.
Un’altra scena di bordello.
Marcia turca di Mozart, chitarre rock più o meno caricaturali, ritmi disco molto caricaturali. Citazioni “rifatte” di Bizet (Carmen) Traviata, Mackie Messer: anticipo di “E la nave va”. E poi molto musical americano, Cheek to cheek
Uno dei "tre vecchietti" sulla giostra è il clown Fumagalli, che chiudeva "I clowns".

Invidia somma pensando a Fellini che ha potuto ricostruire i suoi sogni e i suoi ricordi (anche per le donne che ha incontrato), potessi farlo anch’io, ma non so nemmeno disegnarli.
Mosaici di Ravenna e cammei settecenteschi nella “salita” verso il ring nel finale, dove Marcello troverà la “donna ideale”: ma c’è la vecchina già vista tante volte, poi la grande donna-mongolfiera.
Questo della “donna ideale”, la donna che hai sempre desiderato, riporta a Tarkovskij e alla Stanza di Stalker. Anche Marcello se lo chiede: “Chissà mai quale sarà, la mia donna ideale...”
Finale quasi come in 2001, con l’enorme donna (somiglia a Donatella Damiani) invece del feto enorme. E’ sempre un tornare bambini, sia per Kubrick che per Fellini: la madre, o il feto. (ninna nanna “dormi bambino”).
Ricordo anche del Cristo volante che apre La dolce vita.
La bionda dagli occhi luminosi che appare a Marcello è una vera apparizione, non caricaturale ma più vera del vero.
Sul Corriere della Sera del 10 dicembre 1996, Antonio Debenedetti dice che, molto probabilmente, Georges Simenon è il modello a cui si è ispirato Fellini per il personaggio di Sante Katzone. Fellini e Simenon furono amici, e l’autore di Maigret si vantava spesso della sua attività sessuale, della quale teneva anche un resoconto, un catalogo privato. L’articolo di Debenedetti era una recensione al libro “Georges Simenon” di S.G.Eskin, ed. Marsilio.

5 commenti:

giacy.nta ha detto...

"Invidia somma pensando a Fellini che ha potuto ricostruire i suoi sogni e i suoi ricordi (anche per le donne che ha incontrato), potessi farlo anch’io, ma non so nemmeno disegnarli.". Perchè invidia? tu puoi raccontarli!

p.s.
bellissima la locandina, rende molto bene l'idea della donna come domina.

Giuliano ha detto...

raccontare non è ricostruire...
:-)

Matteo Aceto ha detto...

Nel mio caso è uno di quei rari film che, visti per la seconda volta, mi sono sembrati meno belli. Dovrei comunque rivedermelo una terza volta, questa "Città delle donne", anche perché è uno dei pochi film di Fellini che si trovano con facilità sul mercato. Dovrei comprarmelo in dvd, insomma, come ho fatto un po' di tempo fa col "Casanova".
Anche a me piace molto la locandina: è opera di Andrea Pazienza, e mi sono sempre chiesto perché tra i due artisti - Fellini e Pazienza, per l'appunto - non vi siano state all'epoca delle collaborazioni ulteriori.
Un ultimo appunto, caro Giuliano, quando scrivi: "Ricordo anche del Cristo volante che apre Otto e mezzo". Ma non era "La dolce vita"?

Giuliano ha detto...

Lapsus! grazie per la segnalazione, scrivere La dolce vita invece di Otto e mezzo (e viceversa) è un errore molto facile...è soprattutto Mastroianni che mi fa confondere, poi Anouk Aimée...
:-)
a quel tempo Pazienza era molto giovane, se non sbaglio aveva la mia età (nel 1980, poco più di vent'anni). Manara invece ha qualche anno in più, per questo ha fatto in tempo

Matteo Aceto ha detto...

Sempre restando in tema di fumetti, di Fellini e di Manara, ho da poco finito di leggere "Viaggio a Tulum", scritto dal celebre regista e disegnato proprio da Manara. Davvero bello. E' la storia di un altro film mai realizzato da Fellini (come il "Mastorna"), che più o meno racconta la stessa vicenda di "Yucatan", il libro di De Carlo del quale parlavamo un po' di tempo fa. Insomma, sto rimettendo insieme i pezzi sparsi :)