venerdì 23 ottobre 2009
Il dottor Stranamore
Dr. Strangelove, or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb (Il dottor Stranamore, ovvero: Come imparai a smettere di preoccuparmi e ad amare la bomba) Regia: Stanley Kubrick (1964) Sceneggiatura: Stanley Kubrick, Terry Southern, Peter George (dal suo romanzo Red Alert) Fotografia: Gilbert Taylor Musica: Laurie Johnson Scenografia: Ken Adam Arredamento: Peter Murton Musica: Laurie Johnson
Interpreti: Peter Sellers (capitano Lionel Mandrake/presidente Muffley/dottor Stranamore), George C. Scott (generale «Buck» Turgidson), Sterling Hayden (generale Jack D. Ripper), Keenan Wynn (colonnello «Bat» Guano), Slim Pickens (maggiore T.J. «King» Kong, pilota), Peter Bull (ambasciatore De Sadesky), James Earl Jones (tenente Lothar Zogg), Tracy Reed (Miss Scott) Durata: 94 minuti
Il Pakistan ha la bomba atomica. Non lo ricorda quasi nessuno, nemmeno gli speakers dei telegiornali, mentre scorrono le immagini dell’omicidio di Benazir Bhutto, proprio in questi giorni a cavallo tra Natale e Capodanno.
Quando Kubrick girò “Il dottor Stranamore”, più di quarant’anni fa, l’atomica ce l’avevano solo gli USA e l’URSS; oggi le bombe atomiche sono un po’ dappertutto, l’URSS non c’è più e al suo posto ci son tanti Stati più piccoli, ognuno con qualche missile o qualche deposito di scorie o qualche centralina nucleare. Per esempio, il Kazakhistan: cosa ne sappiamo del Kazakhistan? E’ uno stato immenso, da quelle parti (non so di preciso in quale Stato) c’è perfino Baikonur, da dove partono le navette spaziali. Chi comanda in Kazakhistan? Chi comanda in Pakistan? Chi comanda in India? Cosa farà Israele? E la Corea del Nord? E ormai, e anche questa non è più una novità in questo inizio di millennio, non sono più solo gli Stati a poter avere l’atomica, ma anche organizzazioni criminali e terroristiche, privati cittadini, mafie varie americane o italiane o russe o cinesi o giapponesi, Al Qaeda...
Mamma mia! Meglio continuare a non pensarci, e a smettere di avere paura della Bomba.
Il film è famosissimo, su questo film (e su tutto il cinema di Kubrick) libri e articoli abbondano, e il doppio dvd pubblicato dalla Columbia Classics contiene molti extra che saranno utilissimi a chi volesse approfondire, compresa un’intervista con Robert McNamara, ministro degli esteri USA negli anni in cui uscì il film. Per queste ragioni, sul soggetto del film mi soffermo brevemente: da un errore umano, dall’ordine di un ufficiale impazzito, nasce il bombardamento atomico che produrrà la fine del mondo. Il soggetto è trattato in chiave umoristica, con momenti di comicità irresistibile, ed è questo trattamento (che solo a un grande del cinema poteva riuscire) a renderlo ancora più agghiacciante.
Il titolo del film, che è la traduzione italiana dell’originale “Dr. Strangelove”, si riferisce a uno dei personaggi chiave: lo scienziato che è alla base dei progetti americani sulle nuove tecnologie belliche. E’ di origine tedesca, ed è chiaramente ispirato a Werner von Braun, un esperto di missilistica che lavorò con Hitler e poi fu assunto dalla NASA, e al quale devono molto i grandi successi dell’esplorazione spaziale USA negli anni ’60. Nel corso del film veniamo anche a sapere il nome originale del personaggio: Merkwurdichliebe, in inglese Strangelove, in italiano Strano Amore.
E’ il primo film di Kubrick in cui la musica assume un ruolo importante, narrativo e non decorativo. I titoli di testa dicono che la musica è di Laurie Johnson, ma quello che ascoltiamo per tutto il film, un vero e proprio leitmotiv soprattutto nelle sequenze a bordo dell’aereo, è l’arrangiamento di una famosa canzone tradizionale americana, “When Johnny comes marching home”. Nel finale, le immagini della bomba sono associate in maniera geniale a una vecchia canzone d’amore, “One day we’ll meet again” (le sue parole dicono: “un giorno ci incontreremo ancora, non so dove, non so quando”: e a questo punto verrebbe da aggiungere: “non so sotto quale forma”...) ; e, all’inizio del film, le immagini del rifornimento degli aerei in volo hanno come sottofondo “Try a little tenderness”, un’altra canzone d’amore.
(...) «Ormai la bomba non è quasi più reale ed è diventata un'astrazione completa, rappresentata da alcune inquadrature di cinegiornale con il fungo atomico», ha dichiarato Kubrick. «La gente reagisce soprattutto all'esperienza diretta, non alle astrazioni: è molto raro trovare qualcuno che riesca a provare coinvolgimento emotivo per un'astrazione. Più a lungo esisterà la a bomba senza che succeda nulla, meglio la gente riuscirà a negarne l'esistenza dal punto di vista psicologico. È diventata astratta quanto il fatto che prima o poi moriremo tutti, cosa che di solito siamo abilissimi a negare. Per questo motivo, alla maggior parte della gente interessa pochissimo la guerra nucleare. È diventata un problema molto meno interessante, per esempio, del governo delle città; e più a lungo viene rimandato un evento nucleare, più cresce l'illusione che la nostra sicurezza stia aumentando costantemente, come gli interessi su un deposito bancario. Col passare del tempo il pericolo aumenta, credo, perché quel problema diviene sempre più remoto nella mente delle persone. Nessuno può prevedere il panico che si genera all'improvviso quando si spengono tutte le luci, quel qualcosa di indefinibile che può condurre un leader ad abbandonare i suoi piani tanto ben congegnati. Sono state spese molte energie per cercare di immaginare possibili incidenti nucleari e cercare una protezione. Ma dubito che gli esseri umani siano davvero in grado di immaginare le minime varianti e alternative psicologiche di quell'eventualità. Le strategie nucleari che concepiscono tutti i possibili scenari di guerra non sono mai fantasiose quanto la realtà, e i capi politici e militari non sono mai tanto sofisticati quanto credono di essere».
(Stanley Kubrick, intervista al New Yorker, 12 dicembre 1966) (da “Non ho risposte semplici”, editore Minimumfax, pag.57)
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