mercoledì 10 giugno 2020

Musical


Il musical ha una gran quantità di fans, giustamente; io ho le mie perplessità, un po' perché sono abituato a scrivere sui film uno per uno, e un po' perché non mi piace ragionare per generi ("Mezzogiorno di fuoco" è un western? Lo considerate uguale a quelli di Sergio Leone e a quelli con John Wayne?) ma soprattutto perchè quello dei musical è un insieme molto eterogeneo, ci sono i capolavori e le mezze misure, ci sono film musicali di tutto divertimento e altri ricchi di significato (penso a Cabaret), ce ne sono di scadenti e di sopravvalutati, e ci sono capolavori nascosti o dimenticati che meriterebbero di essere citati più spesso. In più, dagli elenchi dei musical fatti dagli entusiasti o dai giornalisti mancano sempre film di livello alto o altissimo, e sono sempre quei pochi titoli quelli di cui si parla. Come mi capita spesso, viene da chiedersi se i film siano stati visti per davvero oppure se se ne parli per luoghi comuni o per citazioni di citazioni. Insomma, si fa in fretta a dire musical: sul mio piano personale, se penso a "Singing in the rain" va tutto bene, idem con Busby Berkeley ("Gold diggers of 1935" è un capolavoro sia per la musica che per le immagini) o con Fred Astaire ("Top hat" è uno dei miei film preferiti in assoluto), ma poi mi fermo e comincio a pensare.

Innanzitutto, i musical andrebbero visti nella versione originale; se doppiati si percepisce lo stacco fastidioso fra parte parlata e parte cantata, un effetto forse inevitabile per la comprensione della storia narrata, ma che disturba molto la visione. Inoltre, molti musical sono stati doppiati anche nel canto; oggi non lo si fa quasi più, ma lo si è fatto per lungo tempo e non sempre con buoni risultati. E' piacevole "Mary Poppins", per esempio, anche nella versione italiana a cui siamo tutti affezionati; ma "My fair lady" e "The sound of music" ("Tutti insieme appassionatamente") sono stati per me due film insopportabili fino a quando non è arrivata la possibilità di ascoltarli nel sonoro originale, con il dvd o con il doppio canale audio in tv. Mi sono deciso a cercare "The sound of music" solo grazie a John Coltrane e alla sua versione di "My favourite things", altrimenti lo avrei considerato irrecuperabile; quanto a "My fair lady", i tentativi di rendere l'originale usando i nostri dialetti sono molto goffi, e anche la presenza di grandi attori nei nostri remake in teatro non è che abbia aiutato molto. Qualcosa di simile mi è successo anche con "Bulli e pupe" ("Guys and dolls") dove in più c'è anche l'equivoco sulla voce di Marlon Brando: è il doppiaggio che dà l'idea di una differenza tra la voce di Brando mentre recita e mentre canta, nell'originale è tutto più naturale. Anche Gigi Proietti ha fatto a suo tempo una battuta sulla voce di Brando in "Bulli e pupe", ma va evidentemente riferita al doppiaggio italiano. Tra l'altro, "Bulli e pupe" è un film curioso: un cantante famoso viene scritturato per recitare, e un attore non certo famoso per il canto ha invece le parti cantate più importanti.

Allo stesso modo, non ho mai guardato per intero "Sette spose per sette fratelli"; non ne amo molto la musica, e nemmeno il doppiaggio italiano. Non vado molto d'accordo con Gershwin (trovo lo swing irritante, non sempre ma quasi) e quindi ho apprezzato "Un americano a Parigi" ma solo fino a un certo punto. "A star is born" di Cukor ("E' nata una stella") per me è stato punitivo, l'ho voluto vedere fino in fondo per rispetto verso Cukor ma è stata veramente una sofferenza. Ho provato anche a guardare i remake successivi, realizzati cambiando anche la musica, ma preferirei sorvolare. Su altri film con Barbra Streisand, come "Funny girl", "Funny lady", "Hello Dolly" posso solo dire che ci sono dei bei momenti ma non me la sento di gridare al capolavoro come invece fanno in tanti.

Ci sono poi i musical che ho voglia di vedere o rivedere, perché ho in mente una canzone rimasta famosa, ma che poi a conti fatti mi lasciano un po' deluso: è il caso di "Il mago di Oz", dove l'unica canzone bella è "Over the rainbow" - ma solo la parte iniziale, perché poi quel ritornello "when you wish upon a star" a me ha sempre dato l'idea del "non so più come andare avanti e ci metto una toppa". Allo stesso modo considero il più recente "Hair", dove oltre alla citatissima "Aquarius" non ho trovato nient'altro che mi sia rimasto in memoria; è comunque un bel film, su un soggetto storico importante (la guerra in Vietnam, c'era ancora la visita di leva).

Ho un mio elenco di capolavori da continuare, dopo quelli che ho citato all'inizio metto "Stormy weather", "Alta società" (specialmente quando entra in scena Louis Armstrong), Cabaret, Taking off di Milos Forman; di molti di questi ho portato qui da tempo i miei appunti personali.

Sono invece rimasto deluso anche dai musical dell'epoca rock, come "Tommy" e "Quadrophenia" con musica dei Who (hanno fatto di meglio, salverei quasi soltanto "See me, feel me"...). A quattordici anni ero andato al cinema per "Jesus Christ Superstar", ero ancora poco smaliziato, venivo dalle canzonissime e dai festival di Sanremo in tv e il film mi era piaciuto, ma poi ho cominciato a conoscere la vera grande musica e ho lasciato perdere Andrew Lloyd-Webber. In seguito, ho ascoltato qualcosa da Evita, Cats, e altri musical di Lloyd-Webber (scopro che ha solo dieci anni più di me, non l'avrei mai creduto) e chiedo scusa agli appassionati del genere ma non riesco a credere che si valuti "Don't cry for me Argentina" come una grande canzone. A me sembra qualcosa che si trova facilmente sul pianoforte mentre si fanno gli esercizi, e quando avevo preso lezioni di musica (tanti anni fa, ormai mi sono dimenticato come si fa) mi era capitato di pensare che c'è più musica nel Czerny e nel Longo (gli esercizi per le cinque dita) che in Lloyd-Webber o in John Williams.

 
Sono rimasto del tutto estraneo a eventi come "Flashdance", "Grease", "La febbre del sabato sera": in quel periodo ascoltavo Nick Drake, Leonard Cohen, i Pentangle e Tim Buckley, e poi ho cominciato ad andare alla Scala per Claudio Abbado, Maurizio Pollini, Carlos Kleiber, Giuseppe Sinopoli, Wolfgang Sawallisch, Riccardo Muti, Leonard Bernstein... Di "Grease" mi disturbava anche che si riesumasse la brillantina, per la mia generazione "roba da vecchi", ma così vanno le mode. Non ho mai sopportato i Bee Gees con quei falsetti fastidiosi, li ricordavo con canzoni estive e simpatiche, trovarli ridotti in quel modo mi aveva fatto tristezza ma se a voi piace, che fare. Scrivendo, mi torna alla memoria anche una chiacchierata con un amico in loggione che faceva il commesso alla libreria Cortina: perchè dobbiamo occuparci di Madonna Ciccone, ci chiedevamo negli anni '80. Già, perché mai: e invece, eccoci ancora qui (la Ciccone ha la mia stessa età, detto en passant) a dover subire cose che non ci sono mai piaciute.

 
Ho una considerazione altissima per John Huston, ma ho trovato bruttino il musical "Annie" e non riesco a capire come mai se ne sia occupato: è proprio la musica che è brutta. Allo stesso modo non ho capito "Jersey boys" di Clint Eastwood, e deploro il fatto che il suo "Bird", su Charlie Parker, sia completamente uscito dalla programmazione. "Bird" è un capolavoro, ma nelle rassegne dedicate a Eastwood non c'è mai, non appare nemmeno oggi ai festeggiamenti per i suoi novant'anni.
Trovo belli e divertenti i film di Richard Lester con i Beatles, non tanto per le canzoni ma proprio perché sono divertenti; vedo malvolentieri i film con Frank Sinatra come cantante (non mi piace Sinatra) ma mi piace Bing Crosby; mi sono trovato distantissimo da "Alexander's ragtime band" (mah) e dal mondo di film come "Gigì", "Can can", o magari "Follie d'inverno" ("There's no business like show business"), e mi sono annoiato a morte con Resnais e Scola e i loro film sulle sale da ballo (Ballando ballando, etc) non per i film in sè ma per le musiche scelte.

 
Infine, i film con i cantanti degli anni '60, che vedevo arrivare nel cinema del mio paese da bambino e che ritrovo su RaiMovie all'ora di cena: oggi c'è chi li chiama "musicarelli", che brutta parola. Per quanto mi riguarda, a dodici anni ero già stanco di Albano, di Rita Pavone e di tutte quelle cose che passavano in tv e che ero obbligato ad ascoltare e vedere da bambino; ma oggi mi capita di fermarmi a vederne qualche sequenza perché ci sono tanti bravi attori nelle parti di fianco (Gino Bramieri, Raffaele Pisu, Aroldo Tieri, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia...) e perché si vedono le città come erano quando io ho cominciato a conoscerle. Molti di quei film sono incentrati sul servizio militare (Gianni Morandi era davvero in caserma quando girava "Non son degno di te") e penso sempre che bisognerebbe spiegare ai ventenni del Nuovo Millennio che cos'era il servizio di leva, e come mai è stato abolito. Un grosso favore che è stato loro regalato dalle generazioni precedenti, i primi a beneficiarne sono stati i nati nel 1986 se non ricordo male. Oggi chi fa il servizio militare lo fa da volontario, ma prima non era così, la cartolina precetto arrivava a tutti. Per cambiare, sono stati necessari molti decenni di lotte e di sacrifici; è una storia che andrebbe raccontata, ed in questo possono essere utili film come "Hair" di Milos Forman, e anche quelli del ventenne Gianni Morandi.
 
qui  e qui per alcune sequenze da "Gold diggers of 1935" di Busby Berkeley
qui per una sequenza da "Stormy weather"

 
(nelle immagini, dall'alto:
Fred Astaire con Audrey Hepburn, Eleanor Powell,
Rita Hayworth, Ginger Rogers, Dolores Del Rio; 
Louis Armstrong e Grace Kelly in "High society; 
due fotogrammi da "Bird" di Clint Eastwood)

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