Così è andata - Gente di montagna
(Rai, 1987) Regia di Ermanno Olmi, Toni De Gregorio, Maurizio Ricci.
Fotografia: Fabio Olmi, Maurizio Zaccaro, Fabrizio Borelli. Testi di
Mario Rigoni Stern, Emilio Lussu, Piero Jahier, Filippo Sacchi,
Alberto Fumagalli, Nuto Revelli. Durata: 40' circa
"Così è andata - Gente di
montagna" è un documentario del 1987, a colori, firmato da
Ermanno Olmi con Toni De Gregorio e Maurizio Ricci. Si parte da
Rigoni Stern e dal suo libro "Il bosco degli urogalli": Un giorno incontrai per la montagna un tale che aveva inciso sul cinturino del cappello questa frase: l’è andà così. Gli chiesi: com’è andata? E lui, guardando lontano e stringendosi nelle spalle rispose: "mah, così è andata.” (Mario Rigoni Stern, Il bosco degli urogalli, Einaudi 1962.)
"Così è andata" è un documentario realizzato con
immagini di archivio e fotografie alternate a riprese filmate
recenti; il montaggio di questi materiali è eccellente, le musiche
sono ben scelte ed è ottima la scelta dei testi, presi da Mario
Rigoni Stern, Emilio Lussu, Piero Jahier, Filippo Sacchi, Nuto
Revelli. Non ho trovato indicazioni sulla voce che legge i testi
fuori campo, ed è un peccato.
E' una breve storia della vita in
montagna: per secoli un lungo isolamento, con la gente che vi abitava
quasi ignorata, poi il trauma della prima guerra mondiale, che rese
famosi i nomi di molte località: Pasubio, Ortigara, Adamello, Monte
Grappa. A tratti sembra di vedere uno dei documentari che resero
celebre Werner Herzog, con immagini di Natura, terra, acqua, con
l'organo in sottofondo a rendere tutto lievemente ipnotico.
La guerra è raccontata attraversi
brani di "Un anno sull'altipiano" di Emilio Lussu, un
capolavoro ben noto a chiunque sia andato a scuola (almeno, lo
spero). Segue un lungo estratto da un libro meno noto, di Piero
Jahier, sempre sul tempo di guerra: il soldato Luigi Somacàl,
dapprima deriso, si scopre ottimo tiratore e buon soldato: viene da
pensare al Kubrick di "Full metal jacket", Somacàl come il
soldato Pyle ma senza follia, né in lui né in chi gli sta intorno.
Piero Jahier, da "Con me e con gli
alpini"
... il soldato Somacàl Luigi da
Castiòn, recluta dell'84, terza categoria, era stato cretino dalla
nascita, e manovale fino alla chiamata. Cretino vuol dire trascurato
da piccolo, denutrito, inselvatichito. Manovale vuol dire servo,
operaio, mestiere sprezzato. Il suo lavoro consiste in nulla essere,
tutto fare: ne porta i segni il corpo presentato alla visita
militare. Somacal ha offerto alla patria un mucchio d'ossa in
posizione da manovale. Sporge in fuori l'osso dell'anca, che aiuta a
camminare sciancati quando si deve equilibrare la secchia della
calcina. Gli ingranaggi dei suoi ginocchi pesanti, gonfi di
noccioline reumatiche, empiono i pantaloni. Il suo busto è una
groppa che aspetta in eterno di ricevere pesi; la testa si rannicchia
fra le spalle come cosa ingombrante perché, a un uomo che porta, la
testa gli dà noia. Le sue mani di corame chiaro stringono sempre il
badile; lo sguardo cerca terra per non inciampare. Questa è la
posizione di manovale in cui Somacal si è presentato. Somacal deve
stare sulla posizione di attenti, invece la posizione di attenti è
la negazione della sua vita. Somacal vorrebbe essere un buon
soldato: prova l'attenti, prova il saluto, ma quando gli par d'esser
riuscito, la mano non resiste più a mantenersi tesa, le ginocchia
cominciano a tremare, e quando il caporale arriva a lui tutto ha
ceduto. E' tornata la posizione da manovale. Somacal in uniforme è
un burattino, e ridono tanto i suoi paesani, cottimisti come lui per
la Germania che era anche allora una macia (?) , ci vuole un carovana
per sopportar la fatica. Somacal gli hanno impedito di imparare
l'operaio perché era un così buon manovale; ora gli impediranno di
imparare il soldato per serbarlo ridicolo. E' vero che Somacal
s'infagotta, che si mette il cappello torto, ma se c'è una giacca
macchiata alla vestizione finirà certo sulla groppa di Somacal
Luigi; e la scarpa del gigante che nessuno ha voluto, e la borraccia
che geme - ma appunto perché si sente un burattino diventare un
soldato a modo è la gloria. C'è speranza. (...)(Piero Jahier, citato da Olmi in
"Gente di montagna")
Piero Jahier (1884-1966), alpino dal
1916, sottotenente, alla fine della guerra da antifascista fu
bastonato e imprigionato; in seguito lavorò come ferroviere, e
collaborò a "La Voce" di Prezzolini.
Segue un brano di Filippo Sacchi, sui
cinque alpini ritrovati sull'Adamello col disgelo; il titolo è "I
cinque alpini", trovati ancora in ordine di marcia: "andarono
alla guerra ma odiando la guerra".
Filippo Sacchi (1887-1971), giornalista
del Corriere della Sera, dal 1914 inviato in tutto il mondo
(Australia e Nuova Zelanda comprese), firma di punta del Corriere, fu
antifascista e per questo cacciato dal giornale; gli amici lo
aiutarono facendogli pubblicare sotto pseudonimo critiche
cinematografiche, attività che continuò poi anche dopo la caduta
del fascismo; fu direttore di "La Lettura".
Il testo successivo è di Nuto Revelli:
"L'anello forte" sui contadini di montagna . Nuto Revelli
(1919-2004) alpino, fu volontario nell'Armir, partigiano dopo l'8
settembre, autore di libri e inchieste sulla realtà contadina e sul
mondo del lavoro. In queste pagine si parla dello spopolamento della
montagna. Le pagine di Revelli sono abbinate a quelle di Alberto
Fumagalli, da "La casa e il contadino": si parla del cibo
scarso e povero, la polenta, le patate, il burro, niente carne. Le
famiglie erano numerose, sul confine piemontese c'era una forte
emigrazione in Francia (a Barcellonette); anche i bambini e le
bambine (c'è la testimonianza di un'undicenne) venivano "affittati"
per lavorare come pastori, sui pascoli. Le donne e le bambine
vendevano i capelli: c'era un florido commercio e i capelli, per fare
parrucche, erano ben pagati. Si parla poi della musica, del ballo,
delle società mandolinistiche molto diffuse; il ballo era
fondamentale per i fidanzamenti, la vita in montagna era poi molto
dura sia per i mariti che per le mogli.
Arriva poi la seconda guerra mondiale,
che stavolta si svolge in luoghi lontani: la Russia, l'Albania,
l'Africa, la Grecia... Soprattutto la disfatta dell'Armir porterà
segni profondi tra la gente di montagna. Dopo l'otto settembre del
1943 arriveranno sulle montagne i partigiani, la Resistenza che
porterà alla democrazia e alla Repubblica.
2 commenti:
Grazie Giuliano, molto interessante. Pur essendo nata in un paesino sperduto di montagna preferisco le località di mare. Per tanto tempo ho avuto contatti con la "gente di montagna", che apprezzo molto, ma con la quale non mi sono mai sentita particolarmente affine. Resta il fatto che sono realtà che meritano di essere conosciute
è un tema molto presente nei film di Ermanno Olmi, che abitava ad Asiago ed era amico di Rigoni Stern. I testi presentati sono tutti molto significativi, ormai sono testimonianze di un mondo lontano e qualcosa andrebbe spiegato, per esempio i soldati erano tutti di leva, cioè non volontari come oggi ma costretti a fare i soldati.
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