martedì 5 maggio 2020

Così è andata - Gente di montagna


Così è andata - Gente di montagna (Rai, 1987) Regia di Ermanno Olmi, Toni De Gregorio, Maurizio Ricci. Fotografia: Fabio Olmi, Maurizio Zaccaro, Fabrizio Borelli. Testi di Mario Rigoni Stern, Emilio Lussu, Piero Jahier, Filippo Sacchi, Alberto Fumagalli, Nuto Revelli. Durata: 40' circa

"Così è andata - Gente di montagna" è un documentario del 1987, a colori, firmato da Ermanno Olmi con Toni De Gregorio e Maurizio Ricci. Si parte da Rigoni Stern e dal suo libro "Il bosco degli urogalli": Un giorno incontrai per la montagna un tale che aveva inciso sul cinturino del cappello questa frase: l’è andà così. Gli chiesi: com’è andata? E lui, guardando lontano e stringendosi nelle spalle rispose: "mah, così è andata.” (Mario Rigoni Stern, Il bosco degli urogalli, Einaudi 1962.)

"Così è andata" è un documentario realizzato con immagini di archivio e fotografie alternate a riprese filmate recenti; il montaggio di questi materiali è eccellente, le musiche sono ben scelte ed è ottima la scelta dei testi, presi da Mario Rigoni Stern, Emilio Lussu, Piero Jahier, Filippo Sacchi, Nuto Revelli. Non ho trovato indicazioni sulla voce che legge i testi fuori campo, ed è un peccato.
E' una breve storia della vita in montagna: per secoli un lungo isolamento, con la gente che vi abitava quasi ignorata, poi il trauma della prima guerra mondiale, che rese famosi i nomi di molte località: Pasubio, Ortigara, Adamello, Monte Grappa. A tratti sembra di vedere uno dei documentari che resero celebre Werner Herzog, con immagini di Natura, terra, acqua, con l'organo in sottofondo a rendere tutto lievemente ipnotico.

La guerra è raccontata attraversi brani di "Un anno sull'altipiano" di Emilio Lussu, un capolavoro ben noto a chiunque sia andato a scuola (almeno, lo spero). Segue un lungo estratto da un libro meno noto, di Piero Jahier, sempre sul tempo di guerra: il soldato Luigi Somacàl, dapprima deriso, si scopre ottimo tiratore e buon soldato: viene da pensare al Kubrick di "Full metal jacket", Somacàl come il soldato Pyle ma senza follia, né in lui né in chi gli sta intorno.
Piero Jahier, da "Con me e con gli alpini"
... il soldato Somacàl Luigi da Castiòn, recluta dell'84, terza categoria, era stato cretino dalla nascita, e manovale fino alla chiamata. Cretino vuol dire trascurato da piccolo, denutrito, inselvatichito. Manovale vuol dire servo, operaio, mestiere sprezzato. Il suo lavoro consiste in nulla essere, tutto fare: ne porta i segni il corpo presentato alla visita militare. Somacal ha offerto alla patria un mucchio d'ossa in posizione da manovale. Sporge in fuori l'osso dell'anca, che aiuta a camminare sciancati quando si deve equilibrare la secchia della calcina. Gli ingranaggi dei suoi ginocchi pesanti, gonfi di noccioline reumatiche, empiono i pantaloni. Il suo busto è una groppa che aspetta in eterno di ricevere pesi; la testa si rannicchia fra le spalle come cosa ingombrante perché, a un uomo che porta, la testa gli dà noia. Le sue mani di corame chiaro stringono sempre il badile; lo sguardo cerca terra per non inciampare. Questa è la posizione di manovale in cui Somacal si è presentato. Somacal deve stare sulla posizione di attenti, invece la posizione di attenti è la negazione della sua vita. Somacal vorrebbe essere un buon soldato: prova l'attenti, prova il saluto, ma quando gli par d'esser riuscito, la mano non resiste più a mantenersi tesa, le ginocchia cominciano a tremare, e quando il caporale arriva a lui tutto ha ceduto. E' tornata la posizione da manovale. Somacal in uniforme è un burattino, e ridono tanto i suoi paesani, cottimisti come lui per la Germania che era anche allora una macia (?) , ci vuole un carovana per sopportar la fatica. Somacal gli hanno impedito di imparare l'operaio perché era un così buon manovale; ora gli impediranno di imparare il soldato per serbarlo ridicolo. E' vero che Somacal s'infagotta, che si mette il cappello torto, ma se c'è una giacca macchiata alla vestizione finirà certo sulla groppa di Somacal Luigi; e la scarpa del gigante che nessuno ha voluto, e la borraccia che geme - ma appunto perché si sente un burattino diventare un soldato a modo è la gloria. C'è speranza. (...)(Piero Jahier, citato da Olmi in "Gente di montagna")
Piero Jahier (1884-1966), alpino dal 1916, sottotenente, alla fine della guerra da antifascista fu bastonato e imprigionato; in seguito lavorò come ferroviere, e collaborò a "La Voce" di Prezzolini.


Segue un brano di Filippo Sacchi, sui cinque alpini ritrovati sull'Adamello col disgelo; il titolo è "I cinque alpini", trovati ancora in ordine di marcia: "andarono alla guerra ma odiando la guerra".
Filippo Sacchi (1887-1971), giornalista del Corriere della Sera, dal 1914 inviato in tutto il mondo (Australia e Nuova Zelanda comprese), firma di punta del Corriere, fu antifascista e per questo cacciato dal giornale; gli amici lo aiutarono facendogli pubblicare sotto pseudonimo critiche cinematografiche, attività che continuò poi anche dopo la caduta del fascismo; fu direttore di "La Lettura".
Il testo successivo è di Nuto Revelli: "L'anello forte" sui contadini di montagna . Nuto Revelli (1919-2004) alpino, fu volontario nell'Armir, partigiano dopo l'8 settembre, autore di libri e inchieste sulla realtà contadina e sul mondo del lavoro. In queste pagine si parla dello spopolamento della montagna. Le pagine di Revelli sono abbinate a quelle di Alberto Fumagalli, da "La casa e il contadino": si parla del cibo scarso e povero, la polenta, le patate, il burro, niente carne. Le famiglie erano numerose, sul confine piemontese c'era una forte emigrazione in Francia (a Barcellonette); anche i bambini e le bambine (c'è la testimonianza di un'undicenne) venivano "affittati" per lavorare come pastori, sui pascoli. Le donne e le bambine vendevano i capelli: c'era un florido commercio e i capelli, per fare parrucche, erano ben pagati. Si parla poi della musica, del ballo, delle società mandolinistiche molto diffuse; il ballo era fondamentale per i fidanzamenti, la vita in montagna era poi molto dura sia per i mariti che per le mogli.

Arriva poi la seconda guerra mondiale, che stavolta si svolge in luoghi lontani: la Russia, l'Albania, l'Africa, la Grecia... Soprattutto la disfatta dell'Armir porterà segni profondi tra la gente di montagna. Dopo l'otto settembre del 1943 arriveranno sulle montagne i partigiani, la Resistenza che porterà alla democrazia e alla Repubblica.
Un documentario da vedere e da far conoscere, e che è disponibile anche su youtube.



2 commenti:

marchandedecailloux ha detto...

Grazie Giuliano, molto interessante. Pur essendo nata in un paesino sperduto di montagna preferisco le località di mare. Per tanto tempo ho avuto contatti con la "gente di montagna", che apprezzo molto, ma con la quale non mi sono mai sentita particolarmente affine. Resta il fatto che sono realtà che meritano di essere conosciute

Giuliano ha detto...

è un tema molto presente nei film di Ermanno Olmi, che abitava ad Asiago ed era amico di Rigoni Stern. I testi presentati sono tutti molto significativi, ormai sono testimonianze di un mondo lontano e qualcosa andrebbe spiegato, per esempio i soldati erano tutti di leva, cioè non volontari come oggi ma costretti a fare i soldati.