martedì 28 aprile 2020

Orfeo negro


Orfeo negro (Orfeu negro, 1959) Regia di Marcel Camus. Soggetto di Vinicius de Moraes. Sceneggiatura di Marcel Camus e Jacques Viot. Fotografia di Jean Bourgoin. Musiche di Carlos Jobim e Luis Bonfà Interpreti: Breno Mello, Marpessa Dawn, Lourdes de Oliveira, Lea Garcia, Adhemar Ferreira da Silva, Alexandro Costantino, Waldemar de Souza, Aurino Cassiano, Jorge Dos Santos, e molti altri. Durata: 1h45'
 
"Orfeo negro" è un film del 1959 girato a Rio de Janeiro, diretto dal francese Marcel Camus (nessuna parentela con lo scrittore), tratto da un romanzo di Vinicius de Moraes e ispirato al mito classico di Orfeo ed Euridice. In una delle primissime sequenze, Orfeo va con la sua fidanzata a preparare le carte per il matrimonio, e l'impiegato sentendo il nome di lui conclude ridendo che la futura moglie non può che essere una Euridice, suscitando le ire della gelosissima Mira. Guardando questa scena mi sono chiesto quanti davvero conoscono la storia di Orfeo ed Euridice, o se la ricordino anche solo vagamente: io a diciott'anni, per esempio, non credo che avrei saputo cogliere i rimandi del testo. Quindi provo a mettere un po' di punti di riferimento, prima di cominciare a parlare del film. In estrema sintesi, la storia è questa: mentre si preparano le nozze di Orfeo con Euridice, la promessa sposa muore fuggendo da Aristeo che la insidiava. Orfeo discende negli inferi e con il suo canto riesce a commuovere anche gli spiriti dell'Oltretomba; le divinità degli Inferi gli concedono di riportare Euridice nel mondo dei viventi, a patto però che non si volti a guardarla durante il cammino. Ma Orfeo si volta, ed Euridice ritorna nel mondo dei morti.
 

Quello di Orfeo è un mito molto antico, quasi una religione a sè stante; le prime notizie storiche si trovano in Ibico di Reggio, VI secolo a.C. Notizie e testi sul culto di Orfeo si possono trovare in "Frammenti orfici" (ed. TEA) e in "I mistici dell'Occidente" di Elemire Zolla, con l'avvertenza che si tratta di libri non facili, da specialisti. Di Orfeo parlano o accennano anche Eschilo, Euripide, Platone (nel Simposio), oltre a numerosi frammenti anonimi come le "lamine orfiche". Orfeo fa anche parte degli Argonauti alla ricerca del Vello d'Oro, come raccontato da Apollonio Rodio in "Le Argonautiche", dove però non si parla di Euridice.

La storia di Orfeo ed Euridice è descritta da Ovidio (Metamorfosi, libro decimo) ed è citata da Virgilio (Eneide, libro sesto) per la discesa di Enea nell'Ade. Nel Rinascimento ha grande rilievo l'Orfeo del Poliziano, a cui si rifarà Ottavio Rinuccini sul finire del '500 scrivendo un libretto per Iacopo Peri e per Giulio Caccini: è una "Euridice" che viene rappresentata per la prima volta nell'anno 1600, data di nascita dell'opera lirica. Sette anni dopo, nel 1607, Claudio Monteverdi mette in musica il suo "Orfeo" che sarà di modello per molti musicisti negli anni successivi. Un altro "Orfeo" fondamentale è quello di Gluck, datato 1762: in queste opere liriche la storia di Orfeo ed Euridice è esposta con molta chiarezza e con musica splendida. Al cinema, sono fondamentali i due film di Jean Cocteau: "Orfeo" del 1950 e "Il testamento di Orfeo" del 1959; si può forse aggiungere "Solaris" di Andrej Tarkovskij, che ha molti punti in comune con il mito, ma Hari non è un'Euridice e il protagonista del film non è un Orfeo.
In "Orfeo negro" la prima metà del film è leggera, in tono da commedia; di drammatico c'è solo un accenno iniziale all'uomo che ha costretto Euridice a lasciare la sua casa e a rifugiarsi dalla cugina, in città. Dal minuto 45, con l'apparizione della Morte, le cose cambiano ma ha comunque gran parte il Carnevale di Rio. La giovane Euridice arriva in città, a Rio de Janeiro, per sfuggire un uomo che la minaccia; andrà ad abitare con una cugina, ma ha tempo di conoscere Orfeo, un giovane che lavora come tranviere ma che è molto conosciuto perché musicista e animatore del Carnevale. Orfeo ha modi semplici e cordiali, piace molto alle donne, ed è fidanzato con la gelosissima Mira. Siamo in un clima da commedia, ma l'apparizione di una maschera misteriosa con il costume della Morte cambia improvvisamente tutto: è l'uomo da cui sta fuggendo Euridice. L'apparizione spinge inoltre Orfeo a capire che è Euridice la donna di cui è innamorato, suscitando la rabbia e la gelosia di Mira. Il finale sarà tragico, ma i due bambini amici di Orfeo incontrano una bambina, suonano insieme mentre sorge il sole, e il mondo potrà rinascere.
 

Gli attori: Orfeo è Breno Mello, Euridice è l'americana Marpessa Dawn. La gelosissima Mira è Lourdes de Oliveira, Lea Garcia interpreta la cugina, il resto del cast è composto da ottimi attori brasiliani da noi poco conosciuti, dai due bambini amici di Orfeo (Aurino Cassiano e Jorge Dos Santos), e dalla bambina che li accompagnerà nel finale. Una curiosità riguarda l'interprete della maschera della Morte, che è Adhemar Ferreira da Silva, un atleta brasiliano che vinse nel salto triplo la medaglia d'oro alle Olimpiadi di Helsinki del 1952. Le musiche sono di Antonio Carlos Jobim e Luis Bonfà.

Altri miei appunti presi durante la visione: 1) Mira è una furia, gelosissima e violenta, e forse per questo, da Furia, alla fine ucciderà il suo Orfeo anche senza volerlo, tirandogli la pietra che gli farà perdere l'equilibrio. 2) Hermes, cioè Mercurio, è il nome del vecchio tranviere, collega di Orfeo, che farà da tramite per la conoscenza di Euridice con Orfeo. L'attore che lo interpreta, Alexandro Costantino, somiglia molto a Morgan Freeman, ed è una bella presenza, elegante e gentile. 3) quando perde Euridice, durante il carnevale, Orfeo la va a cercare e viene mandato all'ufficio persone scomparse, dove nel corridoio trova un inserviente che sta spazzando via vecchie carte. L'inserviente lo porta nelle stanze dove c'è l'archivio delle persone scomparse, ma gli spiega che qui c'è solo carta non è possibile trovare altro che carta. C'è una scena molto simile in "Meduse" di Etgar Keret (2007), resa però in modo molto realistico. 4) l'inserviente accompagna Orfeo a un rito probabilmente candomblé (simile al voodoo, o alla santeria cubana: chiedo scusa ma non sono un esperto) dove un officiante in trance, sigaro in bocca, celebra un rito di possessione. Una donna, posseduta da uno spirito, dice di essere Euridice e si rivolge a Orfeo con la voce dell'amata, come la medium di una seduta spiritica; ma Orfeo la respinge con rabbia. 5) Fuggito dall'inganno dello spiritismo, Orfeo va all'obitorio dove trova il corpo di Euridice e lo porta via, ma Mira (resa furiosa dalla gelosia) porrà fine alla storia in maniera tragica, ripercorrendo il finale dell'Orfeo di Poliziano e del mito greco, dove Orfeo viene sbranato dalle Furie. 6) nel mito originale, Euridice muore mentre sta fuggendo da Aristeo; nel film non c'è un rivale maschile, a meno di non considerare tale la Morte. C'è solo la gelosia di Mira. 7) nel film non è presente la scena in cui Euridice viene resa a Orfeo come creatura vivente, e quindi manca anche il momento in cui Orfeo si volta verso Euridice. 8) nel Carnevale vediamo quasi soltanto costumi settecenteschi, con parrucche e abiti di prima della Rivoluzione Francese. 9) le sequenze del Carnevale, che hanno molto spazio, mi hanno fatto pensare a "Il sogno degli eroi" di Adolfo Bioy Casares (argentino, amico e collaboratore di Borges) però in "Orfeo negro" non c'è una possibilità di cambiare il destino, e non c'è un mago Taboada che permetta il tentativo di ricominciare la vita. 10) Sul mio piano personale, ho trovato "Orfeo negro" molto bello anche se un po' datato, e trovo comunque qualcosa di irrisolto che però non disturba, non è sempre giusto risolvere tutto e il film è comunque riuscito.
 

Infine, il titolo originale è proprio "Orfeu negro", tradotto quindi molto bene in italiano: siamo alla fine degli anni '50, è un titolo che oggi creerebbe dei problemi ma in spagnolo e in portoghese "nero", "black", si dice proprio "negro", e a me viene da pensare che in quegli stessi anni il grande poeta senegalese Leopold Sédar Senghor, insieme con il martinicano Aimée Césaire, lanciava l'elogio della Negritudine, "négritude", l'orgoglio di essere neri di pelle. Ancora a metà anni '60, nel famoso discorso "I have a dream", anche Martin Luther King usava le parole "negro people". Forse in questo inizio di millennio ci stiamo facendo troppi problemi sulle parole, perdendo di vista la realtà. Mi viene da pensare che se usassimo tranquillamente la parola "negro", come sessant'anni fa, probabilmente toglieremmo molto spazio ai razzisti - ma non sta a me decidere, e per oggi temo solo che questo post venga censurato dai motori di ricerca (eccetera) o che qualcuno che passa di qui si senta offeso e mi scriva commenti di pessima qualità.


 
 
(le immagini vengono dal sito www.imdb.com )
 
 

2 commenti:

marchandedecailloux ha detto...

Ho letto con piacere la descrizione del film e non solo per la regia francese, (purtroppo ho il difettuccio di dare un'attenzione particolare a tutto quello che viene dalla Francia!!!). Mi è piaciuta l'idea di non lasciare molto spazio alle illusioni e alle soluzioni. Grazie

Giuliano ha detto...

si può vedere su youtube, in tre edizioni: l'originale parlato in brasiliano e la versione americana, con il film restaurato, e quella italiana un po' fortunosa ma comunque utile.
L'avevo visto in tv da bambino, poi è sparito completamente dalla programmazione (una delle tante "censure" assurde fatte da funzionari incapaci).