Roma imago urbis (documentario,
1987-1994). Regia di Luigi Bazzoni. Fotografia di Vittorio Storaro.
Sceneggiatura di Franco Barbaresi. Montaggio di Attilio Vincioni.
Musiche di Ennio Morricone. Produttore esecutivo Giorgio Pezzali.
Consulenza di Giulio Carlo Argan, Carlo Lizzani, Paolo Portoghesi.
Altri consulenti: Marcello Fagiolo, Clotilde D'Amato, Piero Anchisi,
Filippo Coarelli, Paolo Fedeli, Anna Zevi Gallina, Adriano Ossicini,
Carlo Pietrangeli, Salvatore Settis, Anna Mura Sommella, Paolo
Sommella, Voci fuori campo: Pino Colizzi, Luca Ward, Riccardo
Cucciolla. Durata: 15 puntate da 50 minuti ciascuna
"Roma imago urbis" è una
lunga e bella serie di documentari, con regia di Luigi Bazzoni e
immagini di Vittorio Storaro. Durano 50 minuti l'uno, il soggetto non
è tanto la città di Roma quanto l'influenza che ha avuto sullo
sviluppo della società come la conosciamo oggi. Si ripercorre la
storia romana e l'influenza che ebbe sul Rinascimento, e che dura
ancora oggi, attraverso immagini e testi, non limitandosi ad autori
classici, come Tito Livio e Virgilio, ma anche con autori come
Stendhal, Goethe, rinascimentali, settecenteschi, fino agli scrittori
del Novecento. Un difetto è che mancano spesso punti di riferimento,
anche nei titoli di coda: si vorrebbe sapere dove sarà quel luogo,
dove trovare quel testo, e sarebbe stato giusto mettere almeno i
titoli dei libri citati. I documentari sono stati girati fra il
1987 e il 1992, l'edizione definitiva è del 1994 ed era destinata a Rai Uno; l'elenco dei
patrocinatori è lungo e corposo, l'Istituto Poligrafico e la Zecca
dello Stato, la Presidenza della Repubblica e quella del Consiglio
dei Ministri, il sindaco di Roma, la Regione Lazio, l'Iri, l'Agip,
l'Unesco, una lista molto lunga che comprende anche le Sovrintendenze
alle Belle Arti (i Musei) e all'Archeologia, e gli Stati esteri (la
Libia, l'Inghilterra, la Siria, l'Egitto, la Spagna, la Francia, la
Grecia, la Turchia, la Jugoslavia...) dove si trovano importanti
vestigia romane o greche.
Di "Roma imago urbis"
esistono dvd e videocassette, ma io sono riuscito a vedere questi
documentari solo grazie a youtube; porto qui i miei appunti, sperando
che siano utili e facendo presente che c'è molto di più, sia da
vedere che da ascoltare. Sempre sul mio piano personale, aggiungo
che è bello vedere finalmente queste immagini senza un presentatore
lì davanti a mulinare le mani e a nascondercele (a impallarle, come
avrebbe detto Vittorio Gassman).
Parte I - Il mito
Un percorso storico attraverso le
religioni e le divinità greche, romane, etrusche. Si inizia dal
rapporto con la Natura, i fauni e il dio Pan, i centauri e le ninfe,
le driadi, l'acqua, la semina e il raccolto, la fecondità, la
guerra. Si parte da Pompei e si risale nel tempo fino ad arrivare
alla reggia di Caserta e a Bomarzo.
Parte II - L'immortalità
Si parla delle sepolture e del rapporto
con l'aldilà. E' uno dei documentari più belli della serie, con
molte informazioni. Si comincia dagli Etruschi e si arriva alle
catacombe e al Pantheon, monumento aperto alla luce e dedicato a
tutti gli dei. Si dice anche che il 29 giugno si festeggiano Pietro e
Paolo perché in quella data furono traslati i resti dei due santi,
non perché sia la data del loro martirio; i loro resti furono per
lungo tempo sepolti altrove, tenuti nascosti per il timore che
potessero essere distrutti. Ne traggo due citazioni da Cicerone:
- Se sbaglio a credere immortali le
anime degli uomini, sbaglio volentieri; ma anche se non siamo
destinati all'immortalità è desiderabile che l'uomo a suo tempo si
spenga. La Natura ha per il vivere, come per tutte le cose, una sua
misura. (minuto 25)
- Ricordati che non tu sei mortale, lo
è il tuo corpo. Sappi che sei un dio, se è un dio che vive, sente,
ricorda, prevede. (minuto 50)
E un'iscrizione sepolcrale: «Sono
fuori. Speranza, fortuna, vi saluto. Non ho più nulla a spartire con
voi, prendetevi gioco di qualcun altro.» (minuto 31)
Parte III - Gli acquedotti
E' la più spettacolare, gli acquedotti
e le fontane, il trasporto dell'acqua, con immagini splendide in
esterni da tutta Europa, in Spagna Merida, in Francia il Pont du
Gard, fino alla distruzione di alcuni acquedotti iniziata durante le
invasioni barbariche.
Parte IV - Le mura
Un altro percorso attraverso la storia
di Roma, da Romolo e Remo (il solco tracciato, inizio delle cinte
murarie) fino a Porta Pia nel 1870 e alla difesa dei partigiani
contro i nazisti nel 1944 a Porta San Paolo. Molto bello e ricco di
informazioni, le Mura Aureliane, le invasioni e il sacco di Roma, i
tempi di Michelangelo e Giordano Bruno con le fortificazioni erette
dai papi, i lanzichenecchi del 1527, e molto altro. Vi si dice anche
che Aureliano prese modello dalle mura di Palmira, che aveva visto
difendersi strenuamente.
Parte V - I volti
Una carrellata sugli imperatori romani,
e sul Potere, attraverso gli innumerevoli busti o statue intere che
sono arrivati fino a noi. Si parte da Silla e si arriva a Costantino;
la parte finale è per Canova e per Napoleone.
Parte VI - Le gesta
Percorre le guerre di Roma, da Romolo e
Remo in poi, attraverso Tito Livio e altri, tramite i monumenti, la
Colonna Traiana, gli archi di trionfo, la statuaria. Il finale è con
le città fortificate del Rinascimento, Machiavelli che deplora i
mercenari, Firenze, Urbino, eccetera. Le ultime immagini sono per
Castel del Monte, né fortezza né palazzo d'abitazione.
Parte VII - La casa
Parte da Piazza Armerina, passa poi
alle ville pompeiane e non trascura le prime abitazioni, grotte, case
di fortuna o provvisorie. E' un altro percorso storico, che dopo 30'
circa approda ai castelli medievali e ai palazzi rinascimentali
(Mantova, Palazzo Te) che spesso richiamano quelli romani, come il
palazzo di Diocleziano a Spalato. Si fa cenno anche agli abitanti,
attraverso nomi celebri come quello di Messalina. Il finale è tutto
per il Palladio.
Parte VIII - Gli dei
E' molto ricco di notizie, da rivedere.
Mi segno qualcosa: 1) Giano è divintà locale, non greca o
d'importazione; ha qualche similitudine con l'induista Ganesh, nel
senso che è il dio delle porte, degli inizi, ma è anche legato alla
guerra, perché anche la guerra è un mutamento. Quando si era in
guerra, le porte del tempio di Giano rimanevano aperte. 2)
Esculapio, che riprende il greco Asclepio, è legato ad Apollo ma è
anche sul lato oscuro di Giove; ha il suo tempio nell'Isola Tiberina,
non nelle zone di Apollo ma in quella del Giove oscuro. 3) Fortuna:
chi si rivolge a Fortuna sa che il futuro può essere solo subìto,
perché ci si sta affidando al caso, mentre chi si rivolge a Giove ha
una sua decisione già presa e cerca solo un assenso o un diniego. La
Fortuna ha il suo tempio a Preneste; ci si rivolgeva a Fortuna un po'
come con l'I-Ching, con il lancio dei dadi o tramite sorteggi,
vaticini con piccoli rami, eccetera.
Parte IX - Le opere
Segue ancora la storia romana ma da un
punto di vista più periferico, un percorso costruito intorno alle
lettere di un personaggio d'invenzione, Gaio Dalmazio che si immagina
come un esule che non può tornare a Roma e che scrive all'amico
Tullio da distanti province dell'Impero, nel corso degli anni,
ricevendo notizie delle invasioni barbariche (lo si immagina nel 400
d.C.) dei saccheggi di Roma, etc. Ho pensato che fosse un personaggio
della Yourcenar, spesso citata, ma nelle Memorie di Adriano è
Adriano stesso a parlare. Altri testi sono di sant'Agostino (sul
teatro, dalle Confessioni).
Si parte dall'Egittto (le piramidi) poi
la Libia, i Balcani, si arriva a Palmira (dove i morti vengono
sepolti in alto, su colonne rivolte al sole: sembra Calvino) passando
in rassegna teatri, acquedotti, cloache (importantissime, al pari
degli acquedotti), palazzi, etc.
« Nel Pantheon la cupola evoca la
volta celeste, l'oculo è il disco del sole, il cerchio è la
perfezione, la sfera è l'universo. Attraverso geometrie semplici,
princìpi pitagorici e platonici, si esprime l'ordine cosmico di
Roma. » Anche i barbari prenderanno il Pantheon a modello (siamo
subito all'inizio del documentario).
Parte X - Natura e mito
Nella versione disponibile su youtube è
identica alla puntata "Il mito" (n.1) Un errore?
Parte XI - Lo Stato e il diritto
Inizia nel 1200 con il ritrovamento dei
Digesta voluti da Giustiniano, a Bisanzio, nel VI secolo d.C. Il
ritrovamento avviene a Bologna, con Irnerio (1060-1130), e dà vita
alla rinascita del Diritto. "Digesta" è una selezione di
testi di diritto, spesso arbitraria ma molto vasta, che ha permesso
di ricostruire il Diritto romano e farne le basi per i nuovi Stati
che stavano sorgendo. Il documentario prosegue con un percorso di
storia romana, che arriva fino a Carlo Magno, al Barbarossa, e altro
ancora.
Parte XII - Gli spettacoli
Parte da Parma, dove il Teatro Farnese
è visto come punto di passaggio architettonico fra il teatro greco e
ciò che verrà, cioè i teatri rinascimentali e settecenteschi e poi
il teatro come lo intendiamo oggi. Più di metà del documentario è
dedicato ai gladiatori e al "circo": i romani provarono a
importare la cultura greca, ma erano molto più grossolani e il
tentativo fallì. Non piacevano le tragedie greche, così come non
piacevano le gare olimpiche, la corsa, il giavellotto. A Roma piaceva
il pancrazio, pugilato violentissimo, che poi sarebbe diventato la
lotta dei gladiatori, con le armi, contro animali o tra uomini. Si
dice che i gladiatori derivano dai sacrifici umani, che gli Etruschi
avevano abolito passando a un combattimento mortale fra due
prigionieri. Solo Tiberio, fra gli imperatori romani, si oppose
decisamente ai gladiatori, ma senza mai vietarli per timore del
grande seguito popolare. Al minuto 13 si parla delle gare con i
cavalli: " Dagli Etruschi, che l'hanno portata a Roma, la corsa
dei carri trae un carattere sacro su cui si innestano significati
cosmici: i 4 cavalli sono le stagioni, i 4 colori delle squadre sono
gli elementi del creato, i 7 giri di pista sono i giorni, le 12
corsie sono i mesi dell'anno e lo zodiaco."
Dopo 30 minuti (su 50) si passa al
teatro: i romani costruiscono teatri come quelli greci, ma alla gente
la tragedia greca e il teatro dei greci non piacciono, preferiscono
cose più ruspanti e volgari. Hanno successo Plauto e Terenzio, poi
si afferma il mimo, antenato della Commedia dell'Arte, con canovacci
ridotti al minimo, un comico senza maschera intorno a cui ruotano
tutti gli altri attori. Nel mimo recitano anche le donne, subito
tacciate come prostitute. Da questi spettacoli arriva anche Nerone.
Con l'avvento del Cristianesimo le cose cambiano, e nel VI secolo
Giustiniano abolisce il teatro. Si riprenderà nel Rinascimento, sul
modello greco ma con scrittori nuovi e originali. L'immagine di
chiusura è su uno stadio di calcio, il tifo esasperato era già
quello dell'antica Roma, compresa l'idolatria per i colori delle
squadre e per i campioni.
Parte XIII - I colli sacri
Si parte dalla Grecia, da Atene,
Corinto, Delfi, e si arriva fino ai papi con i colli romani
attraverso citazioni da Stendhal, Goethe, De Brosse, Zola, etc. Di
Stendhal è la pagina che riporto qui sotto, dove parla della chiesa
di San Clemente, "dove il Sancta Sanctorum" è separato dal
resto del tempio quasi come nel rito greco e sotto la quale è
conservato un mitreo: «... sappiamo ben poco sul
Cristianesimo dei primi secoli perché dal grande san Paolo a oggi la
religione cristiana ha cambiato strada ogni due o tre secoli come i
grandi fiumi che aggirano gli ostacoli lungo il percorso. Si lascia
dunque credere che l'attuale liturgia sia antica, e non rielaborata
dopo il Concilio di Trento; ciò fa comodo a chi ne ricava, citando
san Carlo Borromeo, "morbide carrozze e il godimento del potere"» (al minuto 35)
Parte XIV - Le vie dell'impero
Parla delle grandi strade romane,
compreso il Vallo di Adriano; fa ancora cenni sugli acquedotti e
termina con ampio spazio per Palmira e per Petra, per il collegamento
con l'Oriente, Egitto incluso. Molto spettacolare, tutto in esterni.
Parte XV - L'immagine
Forse la più affascinante, l'immagine
di Roma raccontata da poeti antichi e moderni, con Vittorio Storaro
in gran forma. Si comincia con le sculture in legno di Ceroli (del
'900), passando poi per Roma, Costantinopoli, Efeso. Tra gli altri
testi, ascoltiamo Giovanni Pascoli e la poesia di Kavafis sull'arrivo
dei barbari. Si prosegue con Poussin e i dipinti "romani"
del '700 e '800, John Ruskin e il fascino delle rovine; si passa poi
a una lettera di Raffaello al Papa sulle vestigia romane distrutte o
inglobate. Si continua con le impressioni di Goethe, Stendhal,
Montaigne, e di altri viaggiatori celebri, arrivando a Napoleone, e
al Campidoglio di Washington. Si parla dello scultore americano di
origine norvegese Hendrik Christian Andersen e della sua casa museo a
Roma, si legge un breve testo di Tommaso Campanella, si mostrano
alcuni dipinti dell'inglese Alma-Tadema, sempre in tema di romanità.
Si termina con l'altare della Patria a Roma, il Vittoriano, progettao
dall'architetto Giuseppe Sacconi, davanti al quale viene letto un
momento del Faust di Goethe, il dialogo fra l'impresario e il poeta.
(i fotogrammi vengono dalle puntate III e XV )
(il cavallo alato è di Mario Ceroli)
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