lunedì 2 agosto 2010

Vermeer, Wenders, Scarlett


La luce di Vermeer è presente in molti film. E’ troppo bella per non essere sfruttata: una luce che arriva da sinistra, e che illumina un interno in modo molto particolare.
Jan Vermeer (olandese di Delft, 1632-1675) non è il solo a usare la luce in modo speciale: tra i grandi pittori, a me piace molto Piero della Francesca, ma va detto che la “luce di Piero” (che viene dal fondo del quadro, di fronte a noi ma nascosta) ha qualcosa di soprannaturale che mette i brividi è che molto difficile da rendere al cinema o in fotografia. Un discorso simile si può fare anche con Caravaggio, che è molto più corporeo e che lavora forse più col buio che non con la luce, come se dipingesse i colori su un fondo nero.
Invece la luce di Vermeer è quanto di più naturale e quotidiano ci possa essere, eppure è un miracolo continuo che non si finisce mai di osservare.
Dei dipinti di Vermeer al cinema, il più famoso è in un film recente, “La ragazza con l’orecchino di perla” di Peter Webber (2002), che a me è piaciuto molto. Certo, va detto che è un lavoro di pura fantasia: del vero Vermeer non sappiamo molto, così come della ragazza (poco più che bambina) che gli fece da modella. Una volta ho trovato un articolo di giornale che metteva a confronto il ritratto di Vermeer con la Beatrice Cenci attribuita a Guido Reni (bolognese, 1575-1642): la somiglianza è molta, e si suppone che Vermeer (che non risulta abbia mai viaggiato molto, a differenza dei suoi colleghi fiamminghi e olandesi) possa averne visto una copia. Metto qui sotto le tre versioni in ordine cronologico: Guido Reni, Vermeer, Scarlett Johansson.



Una citazione molto fedele del dipinto di Vermeer è anche in “Fino alla fine del mondo” di Wim Wenders (1991). Ne metto tre immagini: nel film si immagina che l’apparecchio che ha in testa la ragazza di spalle (Solveig Dommartin) serva per registrare le immagini prendendole direttamente dal cervello, in modo da poterle far vedere anche ai ciechi: è un’invenzione di Wenders, che oggi potrebbe essere tradotta in realtà. La ragazza con il turbante, che nel film rappresenta la sorella di William Hurt, è interpretata dall’attrice Christine Oesterlein - che non è una bambina come l’originale, e non è nemmeno diciottenne come Scarlett Johansson, ma a me sembra che l’omaggio a Vermeer fatto in questo modo sia ancora migliore. di quello del film di Webber.



2 commenti:

Christian ha detto...

Non ricordavo questa scena nel film-fiume di Wenders (prima o poi dovrò cercare di rivedermi l'edizione integrale di 4 ore e mezza!). La citazione è evidentissima, direi! E concordo nel preferirla (in tutti i sensi) alla versione con la Johansson.

Giuliano ha detto...

Su Vermeer andrò avanti per un bel po'...non so se hai idea di quante citazioni esplicite si trovano. Qui Wenders (con tutti i suoi collaboratori) è stato magnifico: due quadri di Vermeer in una sola inquadratura!