venerdì 6 agosto 2010

Luce e ombra

Witness (Il testimone, 1985). Regia di Peter Weir. Scritto da William Kelley, Pamela Wallace, Earl W. Wallace. Fotografia di John Seale. Musica originale di Maurice Jarre. Canzoni: What a wonderful world (Cooke-Alpert-Adler), Shocking behaviour (Chiten-Sheridan), Party down (Brackett-Sherry). Girato in Pennsylvania (Philadelphia e Contea di Lancaster). Con Harrison Ford, Kelly McGillis, Lukas Haas (il bambino), Jan Rubes (Eli, il suocero), Alexander Godunov (Daniel Hochleitner), Brent Jennings (Carter), Josef Sommer, Danny Glover, Angus Mac Inness, Patti Lupone, Frederick Rolf, Viggo Mortensen. Durata 112 minuti

Georges de La Tour (1593-1662) è il maestro del buio e della poca luce, la luce di una candela gli basta e avanza per creare vere e proprie magie. Si sa che per il cinema la luce è fondamentale, e che girare con poca luce richiede grande perizia. Direi che il risultato ottenuto in “Witness” da Peter Weir e da John Seale, direttore della fotografia, è di quelli da non passare sotto silenzio.

Al maestro francese si era già rivolto, con citazione dichiaratissima, Werner Herzog per il suo “Nosferatu”; qui Peter Weir cerca altre atmosfere, la storia è completamente diversa e non ci sono misteri sovrannaturali, se non quelli che circondano l’amore e i sentimenti.
Il film è ambientato nel 1984, ma la luce delle candele diventa necessaria perché si racconta una storia ambientata nella comunità Amish della Pennsylvania: per loro l’elettricità è un lusso inutile, preferiscono continuare a vivere come quando arrivarono in America, ben prima della nascita degli USA, in fuga dalle persecuzioni europee contro chi non aderiva a una delle religioni “ufficiali”.
Del film ho già parlato molto, questo è forse il quarto o quinto post che gli dedico (ormai ho perso il conto), ma direi che è tempo ben speso.
La mia Garzantina dice che La Tour (bisogna cercarlo sotto la elle, nelle enciclopedie) è un pittore francese di formazione caravaggesca, “che dipinse scene notturne e composizioni con sapienti effetti di luce artificiale.” Direi che Weir è molto lontano da Caravaggio, anche se si tratta sempre di un grande maestro le differenze sono profonde. Con Georges de La Tour mi sento invece di dire che ci siamo, la corrispondenza è perfetta.
Un altro momento magico è quello in cui Harrison Ford, protagonista del film, intruso moderno in un mondo antico che non gli appartiene, sorprende la giovane donna intenta a lavarsi. Un altro regista ne avrebbe tratto una scena forte, ma Weir non è quel tipo di regista. I due protagonisti sono molto attratti l’uno dall’altra, ma sanno in partenza che i loro mondi non sono destinati a incontrarsi, che questa è solo una parentesi. La delicatezza e la dolcezza di Peter Weir in questa scena mi ha sempre colpito molto, e mi è venuto spontaneo pensare ad altre bagnanti, per esempio al lombardo Bernardino Luini (1480/85-1532). Luini è uno dei pittori che vengono subito dopo Leonardo, e che da lui furono fortemente influenzati; al punto che nell’Ottocento si pensava che molti dei dipinti di Luini fossero in realtà opera di Leonardo stesso. Così non era, ma la meraviglia di fronte alla perfezione di questi volti e di questi gesti rimane intatta.


Il magnifico viso rinascimentale di Kelly McGillis (un’attrice che dopo “Witness” ha girato tanti film, ma nessuno l’ha mai più resa così bella e indimenticabile) si presta moltissimo anche a paragoni più antichi. Non sono un esperto, ma mi piace sfogliare i libri di Storia dell’Arte: non so dire nemmeno io perché ma ripensando al film l’occhio mi si è fermato sulla famiglia Gentileschi, padre e figlia.
Orazio Gentileschi nasce a Pisa nel 1563 ed è grandissimo pittore; altrettanto grande è la figlia, Artemisia (Roma 1597- Napoli 1652ca). Anche qui, spiega la mia enciclopedia, l’influenza di Caravaggio è notevole. Non so se Weir abbia visto anche i dipinti di La Tour, di Luini e dei Gentileschi, oltre alla mostra sui pittori olandesi di cui parla nell’intervista acclusa al dvd; a me piace pensare di sì, e anzi, più guardo queste immagini più mi sento sicuro della mia ipotesi. (la ragazza con il liuto è opera di Orazio Gentileschi, la giovane pittrice è di sua figlia Artemisia).

Nessun commento: