Werner Herzog cita, sia pure in modo non esplicito, il geografo di Vermeer in “Nosferatu” (1978, con Isabelle Adjani, Bruno Ganz, Kalus Kinski, Walter Ladengast). Herzog ha sempre bene in mente la grande pittura, ma le sue non sono quasi mai citazioni dirette. E’ piuttosto una memoria, un cercare (magari senza volerlo coscientemente) di ricreare quelle immagini meravigliose. I fermo immagine di Werner Herzog rimandano molto non solo a Vermeer ma anche a tutti i grandi pittori fiamminghi, penso a Rembrandt, a Frans Hals, a Metsu; ogni tanto gli spunta fuori anche Hyeronimus Bosch, o Bruegel, o Grünewald, o magari un Dürer: sarebbe un discorso lungo, e anche molto interessante. Le altre immagini che metto qui vengono da “Woyzeck” (sempre del 1978, con Eva Mattes: la città sullo sfondo è Telc, in Boemia) e da “Herz aus Glas” (Cuore di vetro, 1974, Herr Scheitz).
Un’altra citazione molto esplicita del “geografo” di Vermeer, però in bianco e nero, è in “Lo stato delle cose” di Wim Wenders (1982): l’attore si chiama Geoffrey Carey ed è il "buffo" del film. Una brevissima sequenza, che riguardo allo svolgimento del film (alla "trama") è del tutto ininfluente, ma molto significativa: qualcosa che era molto frequente con i grandi maestri del cinema, ma che è stato quasi completamente cancellato dalle scuole di cinema,dove si insegna quasi soltanto a lavorare in funzione degli spot pubblicitari.
Questo qui sotto invece non è Vermeer, è il suo contemporaneo Gabriel Metsu: il soggetto è un signore che sta scrivendo qualcosa. Uno scrivano, un geografo: fate voi, si potrebbe anche dire che si tratta di due astronomi, di sue scienziati, o semplicemente di due ritratti ben fatti e ben pensati.
Confesso di non aver mai avuto molta simpatia per i “titoli” affibbiati ai dipinti, quasi sempre sono dettagli che portano fuori strada e impediscono di vedere bene cosa succede. Che sia una Monna Lisa, una merlettaia, un Ercole o una Maddalena, il più delle volte si tratta di un dettaglio secondario, il quadro ci sta raccontando qualcos’altro, un’altra storia che sta a noi cogliere; ed è ben diverso quando, invece, il pittore ci indica chiaramente una “Veduta di Delft” o un San Giorgio: sapere che la città che vediamo sia Delft, città natale di Vermeer, o la Venezia del Canaletto, è sicuramente importante, così come è importante che San Giorgio sia su un cavallo bianco e si appresti a sconfiggere un drago. Su questi particolari hanno giocato molto i surrealisti nel Ventesimo secolo, ed è famosissimo il “Questa non è una pipa” di Magritte, scritto a caratteri ben visibili sulla riproduzione di una pipa: un piccolo esercizio zen che ci insegna ad andare oltre le facili definizioni puramente scolastiche, quelle che si mandano a memoria per far contenti i professori e prendere bei voti agli esami. (Detto en passant, il mondo è pieno di laureati a pieni voti che ritengono importantissimi i dettagli che io ho appena buttato nel cestino: se dovete superare qualche esame all’Università, dimenticatevi di quello che ho appena scritto io e ripetete in coro scandendo bene le parole che Giacomo Leopardi era gobbo e ed era triste, che Monet è un impressionista, che Vivaldi è barocco, e quant’altro ancora).
Così a memoria, senza cercare troppo, mi ricordo di altri due film su Vermeer: uno è appunto “La merlettaia”(1977, con Isabelle Huppert) dello svizzero Claude Goretta, che non vedo da molti anni ma che – se non ricordo male – anticipa l’operazione di “La ragazza con l’orecchino di perla” (2002, regia di Peter Webber, da un romanzo di Tracy Chevalier), cioè l’invenzione di una storia a partire da un’immagine dipinta della quale non abbiamo notizie precise. L’altro è “Tutti i Vermeer a New York” dell’olandese Jon Jost (1986), che necessiterà di un post a parte, nel quale Vermeer è, riguardo alla storia narrata, poco più che un pretesto; ma che ci offre molte belle immagini, compresa una lunga sosta al Metropolitan Museum.
10 commenti:
caro Giuliano, mi sono fatta una bella risata al tuo sfogo sui dettagli che non contano e i professori universitari. Hai ragione, Cechov (e allora non uso apposta i segni diacritici!!) diceva che lo specialista è come uno che ha un ascesso e vede, sente, pensa solo a questo. Però pensa come è dura la vita di chi si occupa solo di cose che agli altri sembrano minuzie! Scherzo naturalmente, ma volevo spezzare una lancia in favore della categoria, ultimamente bistrattata non poco. Invece, i tuoi bellissimi ultimi post mi hanno fatto venire in mente uno strano film che ho visto qualche tempo fa con un orribile doppiaggio russo che lasciava sentire sotto l'olandese. Rembrandt fecit 1669 di Stelling, lo ricordo come un tentativo di riprendere la luce, lo scavo dei volti del grande pittore.
Avrai notato l'accenno al cavallo bianco di San Giorgio: questa è una cosa che ho ascoltato tanti anni fa da un pittore di icone che spiegava un po' di cose, e questi sono dettagli importanti, e anche belli da sapere. E' anche molto bello sapere i dettagli sui quadri che rappresentano i Santi, bello e importante. Ma, e tutte quelle discussioni su chi era Monna Lisa e sul "codice da Vinci"? Aggiungere un bel "sì, makìssene" mi sembra quasi d'obbligo. Tanti anni fa, così tanti che non mi ricordo nemmeno più chi me l'ha spiegato, mi hanno detto: se vai al Cenacolo, guarda il paesaggio sullo sfondo. Ed è vero, verissimo, Leonardo ha fatto davvero un capolavoro: poi, certo, ci sono anche le figure degli Apostoli... (e non è una battuta, io quando ci sono stato non volevo più uscire, da quel paesaggio...)(purtroppo hanno messo dei limiti di tempo, che tristezza)
Di quel film non so niente! Così come dovrei avere un aiuto per parlare a dovere di Andrej Rubliov e di Teofane, da solo non ce la farò mai. Vedremo.
concordo su tutto, e per Rublev, è una cosa che interessa anche a me, devo solo liberarmi di una serie di incombenze. Oh sì che ho notato San Giorgio... e per le libere associazioni un po' arbitrarie mi era venuto in mente Kandinskij e il suo alter ego sciamanico.
Stelling qui non l'avevo mai sentito, in Russia è molto amato. non so perché.
E' divertente tirar fuori queste immagini, e imparo qualcosa anch'io. Su un altro blog avevo un amico che mi dava parecchi consigli, adesso questo amico non c'è più e qui purtroppo devo fare tutto da solo. Questi post sono anche un modo per ricordarlo (si chiamava Primo Casalini, cioè Solimano).
Candida, ho lasciato un paio di commenti da te ma vedo che si sono persi...Ogni tanto capitano queste cose, vai a capire perché (mi dicono che capita anche qui da me).
Una domanda oltremodo imbecille: come fai a sapere tutte queste belle cose? Le hai lette su quelle cose che mi pare si chiamino libri? :)
Un'ottima fonte d'informazione erano la Rai, il Corriere della Sera, anche sul Corriere dei Piccoli degli anni '60 trovavo tanti spunti.
Questi discorsi li faccio spesso, e di solito non mi capiscono: i più giovani sono scusati, ma che non mi capiscano i cinquantenni mi sembra grave. In sintesi: prima dell'avvento delle tv commerciali, giornali e tv erano in mano a persone serie, con una grande cultura alle spalle, e anche con molta voglia di trasmetterla. E' vero, le trasmissioni erano spesso noiose, ma qualcosa si finiva per imparare.
Altra grande fonte di informazione: Stanley Kubrick. Prova a guardare i suoi film da questo punto di vista, anche "Arancia meccanica" e perfino "Full metal jacket" ...
Un discorsone!
:-)
(io ho il diploma di perito chimico, i miei genitori nemmeno quello: ma mia mamma risolve ancora da sola i cruciverba della Settimana Enigmistica, basta volere e si ottiene tutto)
non sapevo si perdessero commenti per l'etere. che peccato, sono curiosa, cosa dicevi? non ci sarà un modo per recuperarli?
Per l'etere e anche via cavo...Purtroppo capita spesso! Me lo hanno segnalato anche altri, quando un commento è perso è perso e amen. Che dire, mettiamola in positivo e speriamo di avere sempre dei problemi di queste dimensioni!
:-)
Sei come la mia betulla davanti a casa. I giorni scorsi ha buttato via una miriade di semini senza far caso alla loro sorte futura.
Si vede che non mi conosci di persona...più che betulla, una quercia un po' panciuta o un baobab.
:-)
Nel commento perduto ti ringraziavo per aver messo i versi di Margherita Guidacci, che non conoscevo.
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