sabato 28 agosto 2010

Fra Diavolo ( I )

Fra Diavolo (1933) (altri titoli: The devil’s brother, Bogus bandits) Regia di Hal Roach e Charley Rogers. Sceneggiatura di Jeanie Macpherson, liberamente tratta dall’opera omonima di F. Auber, Scribe e Delavigne (1830). Musica di François Auber (1830); la canzone del cucù è di Marvin Hatley (1928). Interpreti: Stan Laurel, Oliver Hardy, Dennis King (il brigante Fra Diavolo), James Finlayson (Lord Rocburg) Lucille Brown (Zerlina) Arthur Pierson (Lorenzo) Thelma Todd (Lady Pamela) Henry Armetta (l’oste Matteo) James C. Morton (taglialegna) Durata 90’

Confesso subito: questi post sono solo un pretesto, una scusa per parlare di Stan Laurel e di Oliver Hardy e per mettere qui le loro immagini (ci tengo moltissimo). Su Stanlio e Ollio c’è da dire solo una cosa: che gli vogliamo tutti un gran bene. Le vicende degli altri personaggi di questo film le ho sempre considerate solo come una specie di cuscinetto, uno spazio vitale per poter riprendere fiato: “ho riso così tanto che credevo di star male” è la frase che in proposito a “Fra Diavolo” è stata ripetuta in casa mia per generazioni (il film ha quasi ottant’anni), fin da quando lo si poteva vedere soltanto al cinema. E al cinema l’ho visto anch’io, da bambino, perché fino a tutti gli anni ’60 (e anche dopo, finché ci sono stati i cinema) i film di Stanlio e Ollio non sono mai usciti dal repertorio dei film proiettati nelle sale. L’incasso, con Stanlio e Ollio, era sempre garantito.
“Fra Diavolo” è un personaggio storico, il suo vero nome è Michelangelo Arcangelo Pezza: nato a Itri nel 1771 e morto impiccato nel 1806 a Napoli: assassino e brigante ma anche ufficiale borbonico, che combattè contro Napoleone.
“Fra Diavolo” è anche il titolo di un’opera lirica del 1830, testo di Eugène Scribe e musica di François Auber, che riprende molto liberamente le gesta del leggendario bandito, trasformato in una specie di ladro gentiluomo, qualcosa tra Robin Hood e Arsenio Lupin. Scritta in francese, l’opera viene comunemente eseguita in lingua italiana; il libretto italiano è di Manfredo Maggioni. Nell’Ottocento l’italiano era una lingua importante, soprattutto per motivi culturali; questa di eseguire le opere nella nostra lingua e non nella loro scrittura originale era una prassi molto diffusa, applicata anche per Meyerbeer, per la Carmen di Bizet, per il Guillaume Tell di Rossini e perfino per il Lohengrin di Wagner. Nel film, l’originale è però cantato in inglese; nella versione italiana si ascolta un cantante famosissimo, il baritono Tito Gobbi, allora agli inizi di carriera.
François Auber (ma il nome completo è complicatissimo: Daniel-François-Esprit Auber ) nasce a Caen nel 1782 e muore a Parigi nel 1871. Fu un musicista famoso, ma subì il destino comune a molti altri musicisti del primo Ottocento, destinato ad essere dimenticato dopo l’entrata in scena di Donizetti, Bellini, Verdi, Wagner, Bizet e di tutti gli altri grandi operisti di quel periodo, che si presero completamente la scena. La sua opera più famosa è una Manon Lescaut del 1836, che precede quelle di Massenet e di Puccini; il Fra Diavolo è del 1830, e vanta un libretto scritto da Eugène Scribe, uno dei più importanti autori del teatro francese in quegli anni.
Auber è quasi completamente scomparso dal repertorio dei teatri lirici; esistono diverse registrazioni delle sue opere principali, e ogni tanto una sua opera viene riallestita, ma ormai il suo nome è ricordato solo dagli appassionati più competenti. La sua musica è sempre piacevole e si ascolta volentieri, ma non credo che si possa mettere tra i capolavori. Si può ancora dire che, per la sua natura brillante e per l’alternarsi di parti cantate e recitate, “Fra Diavolo” è da considerarsi fra i precursori dell’operetta, un genere che nel 1830 ancora non esisteva.

Confrontando l’opera di Auber con il film, la prima sorpresa è questa: la protagonista è Zerlina, la figlia dell’oste. E’ attorno a Zerlina che si muove tutta l’azione, e a Zerlina sono riservate le arie “da applausi”, in teatro e nei dischi la parte di Zerlina è sempre affidata a soprani importanti. Di tutto questo nel film rimane ben poco, ma qui sta per arrivare la seconda sorpresa, che è questa: i personaggi di Stanlio e Ollio esistono anche nell’opera di Auber, e si chiamano Beppo e Giacomo, i due servitori del brigante. Ovviamente, sono due comprimari; niente a che vedere con quello che si sono inventati Laurel & Hardy, ma ci sono. Una scena importante che li riguarda la vediamo anche nel film, nel finale: quando Stan Laurel ubriaco si mette a cantare la canzone di Zerlina davanti allo specchio. Forse ci si ricorderà (magari a partire dalla decima visione del film, quando si riesce finalmente a prendere un po’ di fiato e si può ragionare su quel che succede) che Stanlio, Ollio e Fra Diavolo (la scena è dopo che sono saliti sul balcone) si trovano senza volerlo a spiare Zerlina davanti allo specchio. Zerlina pensava di essere da sola, invece ecco che Stanlio-Beppo, ubriaco, si mette a canticchiare proprio quella canzone; e così facendo si tradisce e fa intuire chi sia davvero il gentiluomo che si presenta come Marchese di San Marco.
Ed è proprio Zerlina, nell’opera, a intonare per prima la famosa aria di Fra Diavolo, quella che nel film fa da motivo conduttore:
Quell’uom dal fiero aspetto
guardate sul cammino
lo stocco ed il moschetto
ha sempre a sè vicino.
Guardate, un fiocco rosso
ei porta sul cappello
e di velluto indosso
ricchissimo ha il mantel.
Tremate! fin dal sentier del tuono
dell’eco viene il suono: diavolo, diavolo, diavolo!
Queste parole sono cantate solo da Zerlina (soprano); la seconda strofa spetta a Fra Diavolo, travestito da Marchese. Nel testo successivo, il Marchese difenderà il brigante (cioè se stesso).
Quest’aria, usata nel film come motivo conduttore, nell’opera viene citata tre volte, prima Zerlina poi di seguito FD, poi in due concertati, uno dei quali è il finale.

Nel film, la canzone di Fra Diavolo, la ascoltiamo fin dall’inizio, nella versione italiana con la voce di Tito Gobbi, qui agli inizi di carriera, grande e famoso baritono degli anni ’50. Va detto che forse la voce di Gobbi è un po’ pesante per la parte (in Auber è scritta per tenore); nelle vecchie pellicole il sonoro era spesso esagerato, quest’aria cantata in questo modo l’avevo sempre trovata fastidiosa, molto appiccicata e poco naturale; ma il film è stato di recente restaurato e anche la voce di Gobbi è finalmente inserita nel modo giusto. Non ho trovato indicazioni sugli altri cantanti della versione italiana, penso che almeno la voce di Zerlina meriterebbe un’indicazione anche se – va detto anche questo – nel film la parte musicale è molto approssimativa.
(continua)

2 commenti:

Ismaele ha detto...

il più bello, necessario e doveroso ricordo e omaggio ai nostri due eroi sarà solo poco rispetto al bene che hanno fatto a tutti quelli che hanno potuto godere dei loro film.

però tu continua a ricordarli :)

Giuliano ha detto...

la musica mi sembra un ottimo pretesto per portar qui qualche bella foto!
:-)