sabato 18 aprile 2020

L'idiota (Rai 1959)


 
L'idiota (1959) Regia di Giacomo Vaccari. Tratto dal romanzo di Fiodor Dostoevskij. Riduzione e sceneggiatura di Giorgio Albertazzi. Musiche di Luciano Chailly. Interpreti: Giorgio Albertazzi (Myskin), Gianmaria Volonté (Rogozin), Anna Proclemer (Nastassia), Anna Maria Guarnieri (Aglaia), Sergio Tofano (Lebedev), Antonio Pierfederici (Gania), Lina Volonghi (Lizavieta Prokofievna), Gianni Santuccio (generale Ivolghin), Augusto Mastrantoni (generale Epancin), Davide Montemurri (Kolia), Mario Bardella (Sergej Pavlovic), Carlo Hintermann (Keller), Pina Cei (Daria), Franca Nuti (Varvara), Gianna Giachetti (Adelaide), Ferruccio De Ceresa (Ferdiscenko), Aldo Pierantoni (Totski), e molti altri. Durata: 6 puntate di un'ora e un quarto circa (sette ore totali)

"L'idiota" del 1959 è una delle produzioni Rai di maggior valore, ancora oggi famoso e molto citato; la regia è di Giacomo Vaccari, la sceneggiatura è opera di Giorgio Albertazzi, che ne cura la riduzione dal romanzo di Dostoevskij. Il cast è formidabile, come capitava spesso in quegli anni fortunati, ed è ottima la regia di Giacomo Vaccari. Gli attori e le attrici erano quasi tutti molto giovani in quel periodo, e molti di loro erano ancora poco noti ma avrebbero fatto la storia del teatro e del cinema italiano: Gianmaria Volonté è alle sue primissime apparizioni tv e non aveva ancora fatto cinema, Giorgio Albertazzi era maggiore di dieci anni rispetto a Volonté ed era già un nome di punta nel teatro italiano, così come Anna Proclemer sua coetanea (nati entrambi nel 1923). Anna Maria Guarnieri, figlia del grande direttore d'orchestra Antonio Guarnieri, era più o meno coetanea di Volonté (1933 e 1934) ma già con un curriculum di tutto rispetto. Sergio Tofano, che interpreta Lebedev, è un attore di grande nome, insegnante e maestro di molte generazioni di grandi attori, ed è anche l'autore del Signor Bonaventura: mi posso fermare qui, consiglio a chi non lo conoscesse di fare una ricerca in rete per scoprire i suoi molti talenti. Altri grandi attori di teatro, già affermati, sono presenti nello sceneggiato: due nomi per ora possono bastare, Lina Volonghi e Gianni Santuccio.
Il regista Giacomo Vaccari morì molto giovane, in un incidente stradale all'inizio degli anni '60. Ci ha lasciato solo gli sceneggiati Rai, in buon numero ma purtroppo quasi nessuno disponibile; è un vero peccato perché "L'idiota" è un capolavoro di regia. Dispiace solo che i mezzi di registrazione televisiva dell'epoca fossero ancora molto precari, come dimostrano anche i fotogrammi che metto qui, ma basterà la sequenza iniziale sul treno (fedelissima a Dostoevskij) per intuire il suo talento.


La riduzione di Giorgio Albertazzi è molto fedele al romanzo di Dostoevksij, anche se con alcuni tagli anche importanti. Viene tagliato del tutto il personaggio di Ippolit, il giovane tisico che ha una parte molto consistente nel libro, e sparisce anche il principe anonimo (indicato con la sola iniziale del cognome) che corteggia Adelaide. Nel complesso, è comunque un ottimo lavoro che rende bene il lavoro di Dostoevskij, a partire dall'immagine sui titoli di testa che è il "Cristo morto" di Hans Holbein, che occupa pagine importanti nel libro. Per chi volesse leggere le pagine dedicate al "Cristo morto", si tratta di: 1) parte seconda capitolo quarto (Rogozin e Myskin) 2) parte terza capitolo sesto (verso la fine del capitolo, il racconto di Ippolit ).
Due dettagli curiosi: nel romanzo, Aglaia regala a Myskin un riccio e non un gattino; Rogozin risveglia Nastassia svenuta prendendo con due dita l'acqua da un vaso di fiori, ma nel romanzo (alla fine del capitolo VIII dell'ultima parte) si parla soltanto di un bicchier d'acqua. Il dettaglio del vaso di fiori c'è anche nel film di Akira Kurosawa del 1951: Rogozin è interpretato da Toshiro Mifune, e rovescia tutto il contenuto del vaso addosso a Nastassia; qui Volonté è leggero e sarcastico, gli bastano due dita e un leggero spruzzo per sottolineare che secondo lui Nastassia sta fingendo.
Un altro dettaglio curioso è la pronuncia del nome di Rogozin: qui si dice Parfèn, ma dovrebbe essere qualcosa come Parfiòn.

 
Giorgio Albertazzi, biondo e pallido, estatico, ricorda molto l'Amleto di Laurence Olivier del film; Volonté è Rogozin esattamente come lo avevo immaginato, impressionante. Anche Gianni Santuccio e Sergio Tofano sono altrettanto perfetti come generale Ivolghin e Lebedev, difficile immaginare un'interpretazione migliore; un giovane Ferruccio De Ceresa interpreta Ferdiscenko.
Le donne invece le avevo immaginate diverse, ma risolvono ogni dubbio con la recitazione: appena inizia a parlare Anna Proclemer è Nastassia Filippovna, e Anna Maria Guarnieri non è da meno. Lina Volonghi si impossessa del personaggio della loro madre, generalessa Epancin; Angela Cardile è una credibile Vera Lebedeva. Il Kolia di Davide Montemurri è più adulto dell'originale, che è poco più di un bambino, ma rende comunque bene il personaggio. Il Gania dell'ottimo Antonio Pierfederici fa pensare a Kafka, e in effetti c'è già molto di Kafka in Dostoevskij e nei suoi dialoghi. Tutti gli attori e le attrici sono ben scelte, non posso citarli tutti e rimando all'elenco che ho messo all'inizio; aggiungo solo una citazione per Armando Benetti, qui nella breve parte del "vecchietto" alla festa di Nastassia, che prendeva una valanga di applausi in teatro per queste sue piccole parti che recitava in modo esilarante, come per il suggeritore nell' "Arlecchino servitore di due padroni" di Goldoni, con regia di Strehler.
Le musiche, molto adatte, sono di Luciano Chailly, con citazioni dal Boris Godunov di Musorgskij (le campane) e inserimenti frequenti del theremin o di qualcosa che lo imita.

 
Due pensieri rivedendo lo sceneggiato: 1) forse Tarkovskij padre pensava a Rogozin quando scrisse i suoi versi sul destino che "ti insegue... come un pazzo col rasoio in mano" 2) la storia di Myskin e di Rogozin potrebbe stare in "Il cielo sopra Berlino", due angeli caduti oppure volutamente diventati umani, come nel film di Wenders - ma è anche la storia di due pazzi pericolosi, o forse tre, quattro: così li definiremmo se fossero qui tra noi.
 
Dei nostri incontri
ogni istante festeggiavamo
come un'epifania,
soli nell'universo tutto.
Più ardita e lieve d'un battito d'ali
per le scale correvi
come un capogiro,
precedendomi tra cortine di umido lillà
nel tuo regno dall'altra parte dello specchio.
Quando la notte venne
ebbi da te la grazia.
Si spalancarono le porte dell'altare
e le tenebre illuminò,
chinandosi lenta, la tua nudità.
E io, destandomi, "sii benedetta", dissi,
pur sapendo che oltraggio era
la mia benedizione.
Tu dormivi,
e a sfiorarti le palpebre col suo violetto
a te tendeva, dal tavolo, il lillà.
E le tue palpebre sfiorate di violetto
erano quiete, e calda la tua mano.
E nel cristallo pulsavano i fiumi,
fumavano le montagne, luceva il mare.
E tu tenevi in mano la sfera di cristallo,
e tu in trono dormivi,
e, Dio ! ,
tu eri mia.
Poi ti destasti,
e trasfigurando il quotidiano vocabolario umano
a piena voce pronunciasti
" Tu ! "
E la parola svelò il suo vero significato,
e zar divenne.
Nel mondo tutto fu trasfigurato,
anche le cose semplici,
- il catino, la brocca, l'acqua
che sta fra noi come una sentinella,
inerte e dura.
Chissà dove fummo spinti...
Dinanzi a noi si stesero, come miraggi,
città nate da un prodigio.
La mente sola si stendeva
sotto i nostri piedi,
e gli uccelli c'eran compagni di viaggio,
e i pesci balzavano dal fiume,
e il cielo si spalancava ai nostri occhi
quando il destino seguiva i nostri passi
come un pazzo con il rasoio in mano.
( Arsenij Tarkovskij, da "Lo specchio" di Andrej Tarkovskij )
 
 
(le immagini sono tra le poche disponibili in rete,
ringrazio chi le ha rese disponibili)
 


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