L'idiota (1959) Regia di Giacomo
Vaccari. Tratto dal romanzo di Fiodor Dostoevskij. Riduzione e
sceneggiatura di Giorgio Albertazzi. Musiche di
Luciano Chailly. Interpreti: Giorgio Albertazzi (Myskin), Gianmaria
Volonté (Rogozin), Anna Proclemer (Nastassia), Anna Maria Guarnieri
(Aglaia), Sergio Tofano (Lebedev), Antonio Pierfederici (Gania), Lina
Volonghi (Lizavieta Prokofievna), Gianni Santuccio (generale
Ivolghin), Augusto Mastrantoni (generale Epancin), Davide Montemurri
(Kolia), Mario Bardella (Sergej Pavlovic), Carlo Hintermann (Keller),
Pina Cei (Daria), Franca Nuti (Varvara), Gianna Giachetti (Adelaide),
Ferruccio De Ceresa (Ferdiscenko), Aldo Pierantoni (Totski), e molti
altri. Durata: 6 puntate di un'ora e un quarto circa (sette ore
totali)
"L'idiota" del 1959 è una
delle produzioni Rai di maggior valore, ancora oggi famoso e molto
citato; la regia è di Giacomo Vaccari, la sceneggiatura è opera di
Giorgio Albertazzi, che ne cura la riduzione dal romanzo di
Dostoevskij. Il cast è formidabile, come capitava spesso in quegli
anni fortunati, ed è ottima la regia di Giacomo Vaccari. Gli attori
e le attrici erano quasi tutti molto giovani in quel periodo, e molti
di loro erano ancora poco noti ma avrebbero fatto la storia del
teatro e del cinema italiano: Gianmaria Volonté è alle sue
primissime apparizioni tv e non aveva ancora fatto cinema, Giorgio
Albertazzi era maggiore di dieci anni rispetto a Volonté ed era già
un nome di punta nel teatro italiano, così come Anna Proclemer sua
coetanea (nati entrambi nel 1923). Anna Maria Guarnieri, figlia del
grande direttore d'orchestra Antonio Guarnieri, era più o meno
coetanea di Volonté (1933 e 1934) ma già con un curriculum di tutto
rispetto. Sergio Tofano, che interpreta Lebedev, è un attore di
grande nome, insegnante e maestro di molte generazioni di grandi
attori, ed è anche l'autore del Signor Bonaventura: mi posso fermare
qui, consiglio a chi non lo conoscesse di fare una ricerca in rete
per scoprire i suoi molti talenti. Altri grandi attori di teatro, già
affermati, sono presenti nello sceneggiato: due nomi per ora possono
bastare, Lina Volonghi e Gianni Santuccio.
Il regista Giacomo Vaccari morì molto
giovane, in un incidente stradale all'inizio degli anni '60. Ci ha
lasciato solo gli sceneggiati Rai, in buon numero ma purtroppo quasi
nessuno disponibile; è un vero peccato perché "L'idiota"
è un capolavoro di regia. Dispiace solo che i mezzi di registrazione
televisiva dell'epoca fossero ancora molto precari, come dimostrano
anche i fotogrammi che metto qui, ma basterà la sequenza iniziale
sul treno (fedelissima a Dostoevskij) per intuire il suo talento.
La riduzione di Giorgio Albertazzi è
molto fedele al romanzo di Dostoevksij, anche se con alcuni tagli
anche importanti. Viene tagliato del tutto il personaggio di Ippolit,
il giovane tisico che ha una parte molto consistente nel libro, e
sparisce anche il principe anonimo (indicato con la sola iniziale del
cognome) che corteggia Adelaide.
Nel complesso, è comunque un ottimo
lavoro che rende bene il lavoro di Dostoevskij, a partire
dall'immagine sui titoli di testa che è il "Cristo morto"
di Hans Holbein, che occupa pagine importanti nel libro. Per chi
volesse leggere le pagine dedicate al "Cristo morto", si
tratta di: 1) parte seconda capitolo quarto (Rogozin e
Myskin) 2) parte
terza capitolo sesto (verso la fine del capitolo, il racconto di
Ippolit ).
Due dettagli curiosi: nel romanzo,
Aglaia regala a Myskin un riccio e non un gattino; Rogozin risveglia
Nastassia svenuta prendendo con due dita l'acqua da un vaso di fiori,
ma nel romanzo (alla fine del capitolo VIII dell'ultima parte) si
parla soltanto di un bicchier d'acqua. Il dettaglio del vaso di fiori
c'è anche nel film di Akira Kurosawa del 1951: Rogozin è
interpretato da Toshiro Mifune, e rovescia tutto il contenuto del
vaso addosso a Nastassia; qui Volonté è leggero e sarcastico, gli
bastano due dita e un leggero spruzzo per sottolineare che secondo
lui Nastassia sta fingendo.
Un altro dettaglio curioso è la
pronuncia del nome di Rogozin: qui si dice Parfèn, ma dovrebbe
essere qualcosa come Parfiòn.
Giorgio Albertazzi, biondo e pallido,
estatico, ricorda molto l'Amleto di Laurence Olivier del film;
Volonté è Rogozin esattamente come lo avevo immaginato,
impressionante. Anche Gianni Santuccio e Sergio Tofano sono
altrettanto perfetti come generale Ivolghin e Lebedev, difficile
immaginare un'interpretazione migliore; un giovane Ferruccio De Ceresa interpreta
Ferdiscenko.
Le donne invece le avevo immaginate diverse, ma risolvono ogni dubbio con la recitazione: appena inizia a parlare Anna Proclemer è Nastassia Filippovna, e Anna Maria Guarnieri non è da meno. Lina Volonghi si impossessa del personaggio della loro madre, generalessa Epancin; Angela Cardile è una credibile Vera Lebedeva. Il Kolia di Davide Montemurri è più adulto dell'originale, che è poco più di un bambino, ma rende comunque bene il personaggio. Il Gania dell'ottimo Antonio Pierfederici fa pensare a Kafka, e in effetti c'è già molto di Kafka in Dostoevskij e nei suoi dialoghi. Tutti gli attori e le attrici sono ben scelte, non posso citarli tutti e rimando all'elenco che ho messo all'inizio; aggiungo solo una citazione per Armando Benetti, qui nella breve parte del "vecchietto" alla festa di Nastassia, che prendeva una valanga di applausi in teatro per queste sue piccole parti che recitava in modo esilarante, come per il suggeritore nell' "Arlecchino servitore di due padroni" di Goldoni, con regia di Strehler.
Le donne invece le avevo immaginate diverse, ma risolvono ogni dubbio con la recitazione: appena inizia a parlare Anna Proclemer è Nastassia Filippovna, e Anna Maria Guarnieri non è da meno. Lina Volonghi si impossessa del personaggio della loro madre, generalessa Epancin; Angela Cardile è una credibile Vera Lebedeva. Il Kolia di Davide Montemurri è più adulto dell'originale, che è poco più di un bambino, ma rende comunque bene il personaggio. Il Gania dell'ottimo Antonio Pierfederici fa pensare a Kafka, e in effetti c'è già molto di Kafka in Dostoevskij e nei suoi dialoghi. Tutti gli attori e le attrici sono ben scelte, non posso citarli tutti e rimando all'elenco che ho messo all'inizio; aggiungo solo una citazione per Armando Benetti, qui nella breve parte del "vecchietto" alla festa di Nastassia, che prendeva una valanga di applausi in teatro per queste sue piccole parti che recitava in modo esilarante, come per il suggeritore nell' "Arlecchino servitore di due padroni" di Goldoni, con regia di Strehler.
Le musiche, molto adatte, sono di
Luciano Chailly, con citazioni dal Boris Godunov di Musorgskij (le
campane) e inserimenti frequenti del theremin o di qualcosa che lo
imita.
Due pensieri rivedendo lo sceneggiato:
1) forse Tarkovskij padre pensava a Rogozin quando scrisse i suoi
versi sul destino che "ti insegue... come un pazzo col rasoio in
mano" 2) la storia di Myskin e di Rogozin potrebbe stare in "Il
cielo sopra Berlino", due angeli caduti oppure volutamente
diventati umani, come nel film di Wenders - ma è anche la storia di
due pazzi pericolosi, o forse tre, quattro: così li definiremmo se
fossero qui tra noi.
Dei nostri incontri
ogni istante festeggiavamo
come un'epifania,
soli nell'universo tutto.
Più ardita e lieve d'un battito d'ali
per le scale correvi
come un capogiro,
precedendomi tra cortine di umido lillà
nel tuo regno dall'altra parte dello
specchio.
Quando la notte venne
ebbi da te la grazia.
Si spalancarono le porte dell'altare
e le tenebre illuminò,
chinandosi lenta, la tua nudità.
E io, destandomi, "sii benedetta",
dissi,
pur sapendo che oltraggio era
la mia benedizione.
Tu dormivi,
e a sfiorarti le palpebre col suo
violetto
a te tendeva, dal tavolo, il lillà.
E le tue palpebre sfiorate di violetto
erano quiete, e calda la tua mano.
E nel cristallo pulsavano i fiumi,
fumavano le montagne, luceva il mare.
E tu tenevi in mano la sfera di
cristallo,
e tu in trono dormivi,
e, Dio ! ,
tu eri mia.
Poi ti destasti,
e trasfigurando il quotidiano
vocabolario umano
a piena voce pronunciasti
" Tu ! "
E la parola svelò il suo vero
significato,
e zar divenne.
Nel mondo tutto fu trasfigurato,
anche le cose semplici,
- il catino, la brocca, l'acqua
che sta fra noi come una sentinella,
inerte e dura.
Chissà dove fummo spinti...
Dinanzi a noi si stesero, come miraggi,
città nate da un prodigio.
La mente sola si stendeva
sotto i nostri piedi,
e gli uccelli c'eran compagni di
viaggio,
e i pesci balzavano dal fiume,
e il cielo si spalancava ai nostri
occhi
quando il destino seguiva i nostri
passi
come un pazzo con il rasoio in mano.
( Arsenij Tarkovskij, da
"Lo specchio" di Andrej Tarkovskij )
(le immagini sono tra le poche disponibili in rete,
ringrazio chi le ha rese disponibili)
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