mercoledì 22 aprile 2020

L'idiota (Akira Kurosawa)


 
L'idiota (Hakuchi, 1951) Regia di Akira Kurosawa. Tratto dal romanzo di Fiodor Dostoevskij. Sceneggiatura di Eijiro Hisaita e Akira Kurosawa. Fotografia di Toshio Ubukata. Musica di Fumio Hayasaka, con inserti di Grieg e Musorgskij. Interpreti: Masayuki Mori (Kameda), Toshiro Mifune (Akama), Setsuko Hara (Taeko-Nastassia), Yoshiko Kuga (Ayako-Aglaia), Takashi Shimura (Ono-Epancin), Durata: 166 minuti

"L'idiota" di Kurosawa è il film immediatamente successivo a "Rashomon", e precede di poco "I sette samurai"; è tratto dal romanzo di Dostoevskij con sceneggiatura dello stesso Kurosawa e di Eijiro Hisaita. Nasce con un programma abizioso, nelle intenzioni di Kurosawa doveva durare più di quattro ore (265 minuti), l'edizione uscita nei cinema è comunque di poco inferiore alle tre ore (166 minuti). Nel suo libro autobiografico, Akira Kurosawa dedica pochissime righe a "L'idiota":
Dopo Rashomon feci un film da L'idiota di Dostoevskij (Hakuchi, 1951) per gli studi Shochiku. Questo Idiota costò molti soldi. Mi scontrai direttamente con i capi dello studio, e quando uscirono le recensioni mi sembrarono una fotocopia del parere dei produttori su di me. Erano tutte virulente. Sull'onda di quel disastro, la Daiei ritirò la sua offerta di fare un altro film con me. Quella gelida comunicazione mi arrivò nei teatri di posa di Chofu della Daiei, nei sobborghi di Tokyo. Uscii dal cancello completamente ebete (...) Arrivai a casa depresso; avevo sì e no la forza di aprire la porta. Ma ecco che arriva di corsa mia moglie. "Congratulazioni!". Non potei fare a meno di irritarmi. Chiesi: "per cosa?" "Rashomon ha vinto il primo premio!"  Rashomon aveva vinto il Leone d'Oro alla mostra internazionale del cinema di Venezia, e io non dovevo più mangiare il riso freddo. Una volta di più era comparso un angelo, sbucando da chissà dove. Io non sapevo nemmeno che Rashomon fosse stato presentato alla mostra del cinema. (...)
(da "Akira Kurosawa - L'ultimo samurai, quasi un'autobiografia" ed. Baldini Castoldi 1995, pag.244)

Nella riduzione di Kurosawa, l'azione è spostata nel Giappone dopo la fine della seconda guerra mondiale, cioè - per l'epoca - in tempo reale, dato che il film esce nel 1951. Il principe Myskin, protagonista del libro di Dostoevskij, diventa un soldato appena uscito da un ospedale militare americano; sul treno che lo porta a casa incontra il suo Rogozin, come nel libro, ma manca del tutto un equivalente di Lebedev. Myskin si chiama Kameda, e Rogozin diventa Akama; anche con i cambiamenti voluti per il film, i due personaggi rimangono quasi inalterati. Kurosawa però dà a Kameda-Myskin un dettaglio fondamentale nella biografia di Dostoevskij: la condanna a morte per fucilazione poi condonata all'ultimo istante. Lo shock di quei momenti provocò le prime gravi crisi epilettiche nello scrittore russo, e questo succede anche a Kameda nel film di Akira Kurosawa. Come nel romanzo originale, è l'epilessia a rendere il protagonista "come un idiota" che poi viene guarito e può tornare a una vita normale. Come nel romanzo originale, con una modifica non sostanziale, Kameda scoprirà di essere ricco: qui si tratta dell'eredità di una grande fattoria, perduta perché Kameda era stato dichiarato morto in guerra.

 
Nastassia Filippovna si chiama Taeko, ed è stata "comperata" quattordicenne da un ricco signore, che adesso le sta cercando un marito regalandole una ricca dote, ed è più o meno la situazione del libro, con la differenza che in Dostoevskij la giovane rimasta orfana viene allevata da Totskij come suo tutore. Totski si chiama Tohata, e Gania (Gavril Ardaljonovic) diventa Kayama.
Al suo arrivo, Kameda-Myskin viene accolto dalla famiglia Ono, che corrisponde abbastanza bene agli Epancin del libro, pur senza titoli militari o nobiliari. La figlia minore di Ono, che corrisponde all'Aglaia di Dostoevskij, si chiama Ayako.
Gli altri personaggi quasi scompaiono, tranne Kolia (Kaoru); si vede appena il padre ubriacone di Gania e di Kolia (nel libro, il generale Ivolghin). Il personaggio di Karube, con i baffetti alla Charlot, è a metà strada fra Lebedev e Ptitsin, ed è un personaggio del tutto secondario.
 
 
Kurosawa ambienta il suo "Idiota" nella neve e nel gelo, d'inverno, così come la pioggia in Rashomon, d'estate; significativa anche la festa sul ghiaccio, con Kolia-Kaoru pattinatore e messaggero, che prelude all'incontro sulla panchina tra Aglaia-Ayako e Kameda-Myskin, incontro quasi identico in Dostoevskij. Il vaso prezioso viene rotto dopo 35', per la festa compleanno di Nastassia-Taeko, invece che nel finale come è in Dostoevskij. Non c'è il "Cristo morto" di Hans Holbein, fondamentale in Dostoevskij, e mancano tutti i riferimenti al Cristianesimo, che in Giappone è una minoranza. Allo stesso modo, Rogozin-Akama e Myskin-Kameda non si scambiano le loro croci, ma un sasso e un amuleto; il sasso è stato raccolto da Kameda subito dopo la mancata fucilazione. Il trauma della fucilazione, come nella vera vita di Dostoevskij, è presente anche nell'incontro di Kameda con Taeko-Nastassia: Kameda rivede gli occhi di Nastassia in quelli di un condannato fucilato davanti a lui. Taeko e Kameda vivono i rispettivi traumi del loro passato: lei, venduta a quattordici anni, comperata da Totski-Tohata, lui portato a un passo dalla morte e graziato solo all'ultimo istante. Dopo la terribile scena tra Rogozin e Myskin, praticamente identica a quella di Dostoevskij anche nella riduzione del film, tranne che nella sua conclusione (qui muoiono entrambi), il finale è con Ayako-Aglaia e Kolia-Kaoru: lei piange e dice "che stupida sono stata, ero io l'idiota, non lui".
 
 
Gli attori: il protagonista è il samurai di Rashomon, Masayuki Mori, quasi irriconoscibile in due parti completamente diverse. Rogozin tocca a Toshiro Mifune, stranamente contenuto e molto diverso dal Gianmaria Volonté dell'edizione Rai 1959; Mifune era reduce dal ruolo del bandito di Rashomon. Le due donne protagoniste sono Setsuko Hara (Taeko-Nastassia) e Yoshiko Kuga (Ayako-Aglaia), entrambe molto brave e molto ben scelte. Takashi Shimura, attore tra i fedelissimi di Kurosawa, è Ono (Epancin), Eijiro Yanagi è Tohada.
Le musiche, firmate da Fumio Hayasaka, comprendono estratti dal "Peer Gynt" di Edvard Grieg, nella prima parte del film, e dalla "Notte sul Monte Calvo" di Modest Musorgskij per lo spettacolo sul ghiaccio.
E' un bel film, richiede molta pazienza ma si è ripagati.

 

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