- Piazzale Loreto (1980) Regia di Damiano
Damiani. Documentario di produzione Rai, parte di un ciclo intitolato
"Finché dura la memoria". Durata: un'ora.
- La lunga notte del '43 (1960). Regia di Florestano Vancini. Tratto da "Cinque storie ferraresi" di Giorgio Bassani. Sceneggiatura di Ennio De Concini, Pierpaolo Pasolini, Florestano Vancini. Fotografia di Carlo Di Palma. Musiche di Carlo Rustichelli. Interpreti: Enrico Maria Salerno, Gabriele Ferzetti, Belinda Lee, Andrea Checchi, Gino Cervi, Nerio Bernardi, Raffaella Carrà, e molti altri. Durata: 1h35'
"Piazzale Loreto" di Damiano
Damiani è un documentario di un'ora, prodotto dalla Rai e mandato in
onda nel 1980. E' molto interessante soprattutto perché riporta le
interviste con i parenti dei quindici antifascisti uccisi nel 1944 e
i cui corpi furono lasciati esposti per giorni, proprio in Piazzale
Loreto a Milano. Si vedono e si ascoltano il figlio di Libero Temolo,
la figlia di Salvatore Principato, la vedova di Fogagnolo, altri
ancora. Il difetto può essere nel fatto che ci si arriva solo dopo
40 minuti, prima si racconta dei fatti avvenuti l'anno seguente,
molto più noti e dei quali si parla molto più spesso, cose
risapute; io avrei preferito una narrazione in ordine temporale, ma
questo non può essere considerato un difetto e comunque nel 1980 ci
poteva stare perché la situazione era migliore di quella di oggi.
Damiano Damiani, futuro regista di film di grande successo, è stato
testimone di entrambi i fatti e lo vediamo in video (qui) mentre
spiega e illustra dove sono avvenuti e quali sono stati i
cambiamenti. Il distributore di benzina, per esempio, non c'è più
da tempo; altri cambiamenti sono avvenuti ed è quindi difficile individuare con precisione i luoghi.
"Piazzale Loreto" fa parte di un ciclo che si intitola
"Finché dura la memoria", e che comprende anche
documentari realizzati da altri registi: Nelo Risi racconta la
battaglia di Montecassino, Florestano Vancini la strage di Fragheto
(sull'Appennino, fra Marche e Romagna, 7 aprile 1944), Luigi Zampa il
bombardamento di San Lorenzo a Roma nel 1943, Faliero Rosati la
Resistenza nella zona di Asciano Pisano.
Non ho trovato molte notizie sul film,
purtroppo, e non mi è possibile al momento rivedere il documentario
e leggerne i titoli di testa, quindi non posso mettere i nomi degli
autori, e me ne dispiace molto. Questo film di Damiani manca anche
dall'elenco di www.imdb.com
On line ho trovato poco, quasi soltanto
questo: «...il regista ha detto di essere rimasto molto colpito
dalla vivezza dei ricordi degli anziani e dal disinteresse di molti
giovani riguardo a questo episodio, del quale qualcuno di essi non
era nemmeno a conoscenza. (L'Unità, 4 febbraio 1980)»
Dal sito www.anpi.it prendo la
descrizione della strage di Piazzale Loreto, con la biografia di uno
degli uccisi:
Libero Temolo, nato ad Arzignano
(Vicenza) il 31 ottobre 1906, ucciso in piazzale Loreto, a Milano, il
10 agosto 1944, operaio. Negli anni Trenta si era trasferito a Milano
da Arzignano, dove la sua famiglia (ricca di undici figli) era molto
nota per le idee democratiche del padre fornaio. Nel capoluogo
lombardo, il giovane era riuscito a trovare lavoro, prima come
assicuratore e poi come operaio alla Pirelli. Nella fabbrica, dove
presto i suoi compagni avevano preso ad apprezzarlo per la sua
dirittura morale, aveva ripreso i contatti con l'organizzazione
comunista clandestina. Durante l'occupazione tedesca Temolo si era
impegnato nell'organizzazione delle Squadre di Azione Patriottica
sino a che, certamente per una delazione, i fascisti erano andati a
prelevarlo nella fabbrica. Era l'aprile del 1944. Rinchiuso nel
carcere di San Vittore, Temolo vi rimase mesi senza un'imputazione
precisa e senza processo. All'alba del 10 agosto, i secondini si
presentarono alla sua cella e gli fecero indossare una tuta blu da
operaio, che recava nel taschino il suo nome e cognome. La stessa
tuta fu consegnata ad altri quattordici detenuti di San Vittore,
tutti rinchiusi perché sospettati di far parte, a vario titolo,
della Resistenza. Ai morituri fu dato ad intendere che sarebbero
stati trasferiti in un campo di lavoro in Germania. Ma la loro sorte
era già segnata. Theodor Emil Saevecke, comandante della polizia
nazista di sicurezza a Milano (soltanto verso la fine degli anni
Novanta sarebbe stato processato e condannato all'ergastolo in
contumacia per le stragi compiute in Italia), aveva intimato ai
repubblichini di fucilare quindici italiani, come risposta ad
un'azione compiuta il giorno prima dai GAP in Viale Abruzzi a Milano,
nonostante nessun militare tedesco fosse stato coinvolto. Con un
camion i detenuti furono trasportati in piazzale Loreto e fatti
scendere dal mezzo. Temolo e un suo compagno socialista della Pirelli
(Eraldo Soncini), che dovevano aver intuito quel che stava per
succedere, tentarono contemporaneamente la fuga in due opposte
direzioni. Temolo fu subito abbattuto da una raffica di mitra;
Soncini, raggiunto nel sottoscala di una casa vicina, fu eliminato
sul posto; gli altri tredici furono falciati dai proiettili dei
tedeschi e dei militi fascisti della "Muti". A pochi metri
dal luogo dell'eccidio (i corpi delle vittime rimasero sul selciato
di piazzale Loreto sino a pomeriggio inoltrato, per "dare una
lezione ai milanesi"), sorge oggi un sobrio monumento che reca i
nomi dei Caduti: Umberto Fogagnolo (classe 1911), Domenico Fiorani
(1913), Vitale Vertemati (1918), Giulio Casiraghi (1899), Tullio
Galimberti (1922), Eraldo Soncini (1901), Andrea Esposito (1898),
Andrea Ragni (1921), Libero Temolo (1906), Emidio Mastrodomenico
(1922), Salvatore Principato (1892), Renzo Del Riccio (1923), Angelo
Poletti (1912), Vittorio Gasparini (1913), Gian Antonio Bravin
(1908). A Libero Temolo, il Comune di Milano ha dedicato una via
nella zona della Bicocca dove allora sorgeva la Pirelli (sul tetto
della fabbrica, il giorno dell'eccidio campeggiò la scritta "Libero
Temolo"). Una lapide, con la foto dell'operaio antifascista, si
trova in via Casoretto. Reca inciso: "Libero Temolo / nel
martirio / chiuse la vita breve di anni / densa di opere / per il
culto della libertà".
http://www.anpi.it/
qui per altre notizie
http://www.anpi.it/
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"La lunga notte del '43" è
tratto da un libro di Bassani, "Cinque storie ferraresi",
ed è l'esordio nella regia di Florestano Vancini. Scritto da Vancini
con Pasolini e De Concini, è in bianco e nero, dura 1h35' ed è uno
dei capolavori del cinema italiano, un film da non perdere per
l'importanza della storia raccontata e per la bravura degli
interpreti.
Si parte da un fatto vero, una strage
fascista compiuta a Ferrara in cui i corpi degli uccisi vennero
lasciati esposti per un giorno, con il divieto per i parenti di
avvicinarsi e con i soldati messi di guardia, armi in pugno e ben
esposte. La storia vera è raccontata tramite personaggi
d'invenzione: protagonista è Enrico Maria Salerno (grandissimo) che
interpreta un paralitico che assiste all'eccidio dalla finestra della
sua farmacia. Belinda Lee (voce di Lydia Simoneschi), molto brava, è
sua moglie e ha una relazione con il personaggio interpretato da
Gabriele Ferzetti, figlio di un avvocato che verrà ucciso nella
strage. Gino Cervi è il boss fascista locale, Andrea Checchi è il
farmacista che lavora per il proprietario. Nerio Bernardi è il padre
di Ferzetti, Raffaella Pelloni (futura Carrà) è la giovane sorella
di Ferzetti.
Qui, da wikipedia, il resoconto dei
fatti e l'elenco delle vittime:
Tra i 74 arrestati ne vennero
individuati 11, che poi furono fucilati all'alba del 15 novembre.
Vicino al muretto del Castello Estense, in corso Martiri della
Libertà, caddero: Emilio Arlotti, deputato e senatore del Regno
d'Italia, vicino al PNF ma rifiutando l'adesione alla Repubblica
Sociale Italiana. Pasquale Colagrande, magistrato, iscritto al
Partito d'Azione. Mario Hanau, commerciante ebreo. Vittore Hanau, commerciante ebreo,
padre di Mario. Giulio Piazzi, avvocato socialista, vicino a
Giustizia e Libertà. Ugo Teglio, già espulso dal Liceo Ariosto nel
1938 perché ebreo, figlio del preside dello stesso istituto, Emilio
Teglio, ugualmente cacciato dal suo incarico per lo stesso motivo, le
Leggi razziali fasciste. Alberto Vita Finzi, rappresentante di
commercio, ebreo (Archivio CDEC, Fondo antifascisti e partigiani in
Italia 1922-1945, b. 19, fasc. 443.) Mario Zanatta, avvocato,
iscritto al Partito d'Azione
Sulle mura di san Tomaso vennero
uccisi: Girolamo Savonuzzi, ingegnere capo del Comune di Ferrara,
voluto malgrado le idee antifasciste dal podestà Renzo Ravenna,
lavorò spesso con il fratello Carlo. Arturo Torboli, responsabile
dell'Ufficio ragioneria del Comune.
In via Boldini venne ucciso: Cinzio
Belletti, giovane operaio probabilmente ucciso per sopprimere un
testimone.
(le immagini vengono dal sito www.imdb.com )
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