domenica 12 aprile 2020

Meduse


 
Meduse (Meduzot, 2007). Scritto e diretto da Shira Geffen e Etgar Keret. Fotografia di Antoine Héberlé. Musiche di Christopher Bowen. Interpreti: Sarah Adler, Nikol Leidmann, Gera Sandler, Noa Koller, Zharira Charifai, Ma-nenita de la Torre, Naama Nisin, e molti altri. Durata: 1h15'

Una bambina di cinque anni esce dal mare, ha indosso solo un salvagente e va diritta da Batya, una giovane donna che lavora come cameriera. Intorno non c'è nessuno, la bambina non parla, e sembra proprio uscita dalle onde perché prima non c'era. Che fare? Batya la porta alla polizia, come è ovvio, ma la piccola scappa e se la ritroverà a casa. Non potendo fare altro, Batya se la porta dietro sul lavoro, dove verrà licenziata ma farà amicizia con una fotografa. La bambina sparisce misteriosamente un'altra volta, ma l'altra ragazza è riuscita a farle una foto: servirà?

 
"Meduse" è un piccolo film israeliano firmato a quattro mani da Shira Geffen e Etgar Keret; la Geffen è anche autrice della sceneggiatura. Sono piccole storie quotidiane, con l'irruzione fantastica della bambina di cinque anni che esce dal mare di Tel Aviv (nessuno intorno, solo lei che avanza nell'acqua) e dove un gelataio anziano vagabondo ha un po' il posto di "Der Leiermann" nel lied di Schubert, un ricordo lontano che riempie di malinconia ma anche di speranza. Le storie raccontate, e intrecciate fra di loro, oltre a quella di Batya e dell'amica fotografa, sono quelle di una coppia di sposi che non potrà andare in luna di miele perché lei ha una caviglia ingessata, di un'anziana accudita da una badante filippina mandata da sua figlia, attrice di teatro in un improbabile e bruttissimo spettacolo che si vorrebbe ispirato all'Amleto, e di una scrittrice fascinosa che i due neosposi troveranno nell'albergo orribile di Tel Aviv (un vero mostro architettonico) dove sono andati per provare almeno a far finta che sia una vacanza. Ma detto così sembra tutta un'altra cosa da quello che si vede, "Meduse" è un bel film e si vede volentieri soprattutto per la delicatezza con cui vengono ritratte le persone e per la bravura degli interpreti. Ricorda un po' il primo Jarmusch, ha qualcosa dei film di Jeunet e Caro (Amélie, Una lunga domenica di passioni...) è bello fin dall'inizio (il camion con le nuvole), e gli perdono anche "La vie en rose" nella colonna sonora.
Il titolo originale è "Meduzot", la protagonista Batya è Sarah Adler, la bimba è Nikol Leidmann, e poi Gera Sandler, Noa Koller, Zharira Charifai, Ma-nenita de la Torre (Joy, la filippina), Naama Nisin, e altri ancora.
 
« Una nave dentro una bottiglia non potrà affondare mai, né ricoprirsi di polvere. E' graziosa da guardare, mentre naviga nel vetro. Nessuno è tanto piccolo da poterci salire, nessuno sa dove è diretta. Il vento non può gonfiare le sue vele, non ha vele. Solo lo scafo, come un vestito; e, sotto, meduse. La sua bocca è asciutta, nonostante sia circondata dall'acqua; lei beve dal profondo degli occhi, che non chiude mai. Morirà senza far rumore, non si infrangerà sugli scogli. Lei rimarrà ferma, e orgogliosa. E se non hai baciato lei mentre andavi via, amore mio, se puoi bacia me quando ritorni.» (il foglio della suicida, a 1h10)
 
Der Leiermann
Drüben hinterm Dorfe steht ein Leiermann 
Und mit starren Fingern dreht er, was er kann.
Barfuß auf dem Eise wankt er hin und her
Und sein kleiner Teller bleibt ihm immer leer.
Keiner mag ihn hören, keiner sieht ihn an,
Und die Hunde knurren um den alten Mann.
Und er läßt es gehen alles, wie es will,
Dreht und seine Leier steht ihm nimmer still.
Wunderlicher Alter, soll ich mit dir geh'n?
Willst zu meinen Liedern deine Leier dreh'n?
(Là al limite del villaggio c'è un uomo con l'organetto; con le dita indurite gira la manovella meglio che può. Scalzo sul ghiaccio barcolla qui e là, il piattino per i soldi rimane sempre vuoto. Nessuno lo vuole ascoltare, nessuno lo guarda, i cani gli ringhiano intorno. E lui lascia che tutto scorra come vuole, suona, e il suo organetto non sta mai fermo. Strano vecchio, dovrò venire con te? Vorresti accompagnare le mie canzoni con il tuo strumento?)
(Franz Schubert, n.24 da "Winterreise" su testi di Wilhelm Müller) (qui per l'ascolto)




7 commenti:

marchandedecailloux ha detto...

Un elenco di risorse infinite in questo blog. Non basterebbero mille quarantene per guardare tutte queste meraviglie. Questo mi ha colpito particolarmente.

Giuliano ha detto...

è un bel film, delicato, molto attento alle persone
grazie, ma sappi che un altro signore mi ha appena detto che sono un ignorante e che dovrei occuparmi d'altro... tenderei a dargli ragione, ma qui sto solo mettendo in ordine i miei appunti di cinema

marchandedecailloux ha detto...

Giuliano io ho appena messo piede nel mondo dei blog, ma credo che nessuno di noi abbia la pretesa di essere esaustivo o di dispensare saperi assoluti. Si cerca di condividere alcune passioni e, secondo me, tu lo stai facendo in un modo straordinario

Giuliano ha detto...

ormai sono un vecchio arnese, comunque grazie
:-)

marchandedecailloux ha detto...

Non mi sembra affatto! Io ti leggo molto volentieri

Giuliano ha detto...

allora buona lettura, hai qui trent'anni di appunti e anche qualcosa di più :-)

marchandedecailloux ha detto...

Non potrei chiedere di meglio ;-)