In nome del popolo italiano (1971)
Regia di Dino Risi. Scritto da Age e Scarpelli. Fotografia di Sandro
D'Eva. Musiche di Carlo Rustichelli. Interpreti: Ugo Tognazzi,
Vittorio Gassman, Ely Galleani, Yvonne Furneaux, Simonetta
Stefanelli, Enrico Ragusa, Michele Cimarosa, Franco Angrisano, Checco
Durante, Maria Teresa Albani, Franca Ridolfi, e molti altri. Durata:
1h40'
"In nome del popolo italiano"
di Dino Risi è un altro film importante, forse non perfettamente
risolto ma certamente da conoscere. Non è una commedia, anche se ne
presenta molti tratti e ha molte battute divertenti. Il personaggio
di Tognazzi (un magistrato) è decisamente serio, perfino tragico;
quello di Gassman (un industriale senza scrupoli) è più una
maschera, uno stereotipo. Quello che fa più impressione, visto da
oggi, è che il Santenocito di Gassman assomiglia moltissimo a
Berlusconi e ad altri personaggi di questo inizio del nuovo
millennio, e anche il finale fa davvero pensare. Ho trovato qualche
somiglianza nel soggetto con "Sbatti il mostro in prima pagina"
di Marco Bellocchio (la ragazza uccisa, l'indagine), uscito un anno
dopo, nel 1972; ma in realtà i due film sono molto diversi.
Molti fatti citati in questo film di
quasi cinquant'anni fa sembrano presi dalla cronaca odierna: le buche
nelle strade a Roma, la demolizione di un palazzo abusivo all'inizio,
il caso Ruby e il bunga bunga (nel film, Gassman / Santenocito usava
le ragazze per concludere affari), la speculazione edilizia tipo
Milano 2 e le case sulla spiaggia quasi dentro il mare ("con la
corruzione si lavora meglio" spiega il costruttore ai potenziali
clienti), l'inquinamento (erano i primi anni in cui se ne parlava), i
pesci morti e il gabbiano che agonizza dopo averne ingoiato uno, la
Cassa del Mezzogiorno e Gassman/Santenocito che riesce a farne spostare i confini, l'immondizia ai bordi delle strade...
I dialoghi ricordano "Straziami ma
di baci saziami" (sempre Dino Risi, tre anni prima nel 1968) per
il modo di parlare artificioso di molti personaggi, soprattutto
all'inizio: parlano come i referti dei carabinieri i genitori della
ragazza uccisa e l'altra testimone, lo stesso Gassman si presenta
così e viene invitato dal magistrato ad esprimersi in modo più
chiaro. Nel film sono caricaturali anche i personaggi che dovrebbero
essere drammatici, compresi i genitori della vittima; solo Tognazzi
nel film è serio, serissimo, perfino drammatico a tratti, mentre
tutto intorno a lui è caricatura. La realtà è così becera che si
fa fatica a crederla reale, forse questo è il messaggio di "In
nome del popolo italiano", ed è purtroppo vero anche oggi ma
troppa caricatura (sia pure divertente) è forse il limite del film,
che poteva essere più deciso nella denuncia. Dino Risi non è Elio
Petri, ma qualcosa in più si poteva comunque fare.
Una parte interessante è affidata al
dottore che fa le autopsie, ruolo che oggi viene sempre affidato a
una donna giovane ed attraente, ma che allora spettava ad attori
maschi e un po' squinternati, come questo che parla con Tognazzi e
del quale non sono riuscito a trovare il nome. Il medico delle
autopsie è una parte breve ma ha alcuni dei dialoghi migliori del
film, come per esempio questo:
- ...io dei cittadini me ne
infischio, perché ogni cittadino aspira a diventare industriale e
avvelenatore del prossimo, ma voi altri magistrati non avete ancora
capito che questo popolo italiano per il quale sentenziate non merita
un cacchio? Continuate, continuate a difenderlo...(minuto 17
dall'inizio del film)
Più avanti, il magistrato interpretato
da Tognazzi se la prenderà apertamente con le leggi che proteggono i
corrotti: forse non era così nel 1971, ma queste leggi le farà
apertamente il governo Berlusconi-Lega, con i condoni edilizi e
fiscali a ripetizione e con la riduzione dei tempi di prescrizione
nei processi. Lo stesso Berlusconi trarrà beneficio da queste sue
leggi, evitando di essere giudicato in molti processi, ma nemmeno la
fantasia più sfrenata poteva prevedere questi sviluppi nel 1971. Per
quanto mi riguarda, sposo in toto la conclusione del dottore qui
sopra: gli italiani, quando vengono a sapere che un politico è
corrotto, lo votano ancora più di prima o votano per quello che gli
sta a fianco. E' successo tante volte: la prima nel 1994, dopo "Mani
pulite", poi con le condanne definitive a Formigoni, Berlusconi,
Previti, Dell'Utri... (la lista intera sarebbe lunghissima).
Magistrati, Carabinieri e Guardia di Finanza individuano i corruttori
e i colpevoli, e gli elettori mandano al governo quelli che erano di
fianco a loro mentre corrompevano e rubavano, o magari facevano patti
con mafia e 'ndrangheta. Cosa merita un popolo così? Nulla, per
l'appunto; e i magistrati che continuano a crederci vanno considerati
degli eroi.
Il calcio, un incontro
Italia-Inghilterra, è nel film l'emblema della più becera
italianità; nel finale vediamo i tifosi che fanno una festa
sguaiata, e alcuni di loro incendiano l'auto di una donna inglese,
colpevole solo di avere la targa della squadra di calcio rivale della
Nazionale in quella partita. All'epoca, fine anni '60 e inizio anni
'70, scene come queste capitavano raramente; nei decenni successivi
queste cose sarebbero diventate normalità o quasi (provate a
chiedere a polizia e carabinieri...) non solo a Roma ma anche in
città più piccole come Bergamo o Brescia. Il magistrato di Tognazzi
comincia a vedere Gassman-Santenocito ovunque: è lui la vera
italianità sguaiata, in quella folla ci sono tanti Santenocito ed è
il lato peggiore dell'italianità. Che Santenocito se ne stia in
galera dunque; se l'è meritata tante volte, è comunque giusto che
paghi. Nell'ultima sequenza Tognazzi brucia il quaderno, e poi si
allontana.
Gli attori: oltre a Ugo Tognazzi (qui
in una delle sue migliori interpretazioni) e a Vittorio Gassman
troviamo Ely Galleani (la ragazza trovata morta, che vediamo poi nei
flashback), Yvonne Furneaux (la moglie di Gassman), Simonetta
Stefanelli (la figlia di Gassman, con le cuffie sulle orecchie).
Nel cast anche l'anziano Enrico Ragusa
che interpreta il padre di Gassman e che si ricorda soprattutto per
il siciliano stretto di un frate per Rosi in "Cadaveri
eccellenti" (quattro anni dopo, 1975). Michele Cimarosa è il
maresciallo che assiste Tognazzi, Franco Angrisano è l'altro giudice
nella stanza con Tognazzi, la modella senza un dente è Franca
Ridolfi. Checco Durante (1893-1976) è un attore e poeta romanesco,
molto popolare per decenni; qui interpreta un inserviente del
tribunale che sposta pacchi di carta e macchine per scrivere, e nel
frattempo recita le poesie del Belli a commento di ciò che succede;
purtroppo le sue parole sono poco comprensibili e il suo personaggio
non è sviluppato a dovere. Le musiche per il film sono di Carlo
Rustichelli; si ascolta brevemente un'aria dalla "Lucia di
Lammermoor" di Donizetti ( "Tombe degli avi miei")
nella scena in cui Tognazzi è a casa sua, ed è un'incisione
interessante ma non sono riuscito a sapere chi canta. I genitori
della ragazza, da suonatori ambulanti, intonano "Di Provenza il
mare e il suol" da "La Traviata" di Giuseppe Verdi,
per voce e mandolino: quest'aria è usata da Risi e dai suoi sceneggiatori in modo beffardo, perché la frase scelta è "il tuo vecchio genitor / tu non sai quanto soffrì". Quanto soffrirono i genitori della povera ragazza lo avevamo appena visto nella sequenza precedente...
Altre note prese durante la visione:
1) crolla il Palazzo di Giustizia e il tribunale si trasferisce in
una caserma G.Baldi (Garibaldi?). Il crollo del Palazzo di Giustizia
è ovviamente un dettaglio non secondario. 2) A casa sua, il
magistrato Bonifazi (Tognazzi) è quasi come me: ascolti mirati di
buona musica, silenzio, niente auto... Sul suo tavolo, la rivista
"Pescare" (un mensile) accanto a L'Unità e il Manifesto.
3) la figlia di Gassman legge Linus con le cuffie in testa, e sono
cuffie enormi, che rendono bene la distanza con suo padre; va detto
che le cuffie sono così grosse perché sono l'anticipo del wireless,
con antenne come quelle della radio. 4) Nello stesso anno Ermanno
Olmi gira un documentario con lo stesso titolo, "In nome del
popolo italiano", per i 25 anni della Costituzione, parte di un
ciclo chiamato "Nascita della Repubblica", per la Rai,
andato in onda nel 1971.
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