mercoledì 8 gennaio 2020

Alberto Sordi? No, grazie.


Quest'anno, 2020, ricorre il centenario dalla nascita di Alberto Sordi; sono già iniziate le celebrazioni e mi immagino cosa succederà da qui in avanti. Non si discute il valore come attore di Sordi, era bravo e divertiva; come molti altri attori, rifaceva sempre se stesso e tirava sempre i film dalla sua parte (per questo da un certo punto in avanti Federico Fellini non lo chiamò più) ma alla fine glielo si perdona. Detto questo, mi disturbano molto - da sempre, ancora da quando Sordi era in vita - i discorsi del tipo "Alberto Sordi un italiano come noi" e l'idea che tutti gli italiani fossero come quelli rappresentati dai personaggi interpretati da Sordi. No, l'Italia non era tutta così. Per fortuna, aggiungo.
Adesso ci si mette anche Rai Storia (Rai - Storia...) con una serie di commedie anni '50, '60 e '70 presentata nel lancio pubblicitario come specchio veritiero dell'Italia che fu. Siccome io c'ero, e molte persone le ho conosciute e frequentate, mi sento in diritto di dire che non era affatto così. Mio padre, i miei zii, i miei vicini di casa, le persone che ho conosciuto quando ho cominciato a lavorare, non assomigliavano affatto ai gaglioffoni più o meno simpatici messi in scena da Sordi, da Gassman, e da tanti altri attori di quel periodo. Non è solo la romanità che me li rende estranei, a me che non sono romano, ma proprio tutto il modo di comportarsi e di presentarsi.
Se voglio trovare nel cinema uno specchio dell'Italia che ho conosciuto, mi rivolgo piuttosto ai film di Pietro Germi, di Elio Petri, di Ermanno Olmi. Questa è l'Italia che ho conosciuto e frequentato: non sempre personaggi positivi, ma reali. Elio Petri spesso esagera, ma la sua fabbrica del 1968 di "La classe operaia va in paradiso" esisteva ancora dieci anni dopo, quando io ho cominciato a lavorare. Germi racconta anche personaggi negativi, il ferroviere che diventa violento, l'operaio che si incattivisce; ma il contesto è molto fedele alla realtà. Ermanno Olmi nei suoi film degli inizi, quelli girati per la Edison, "Il posto", "I fidanzati", racconta molto bene la condizione operaia e quella degli impiegati; e continuerà a farlo fino ai suoi ultimi film.

 
La grande scuola del neorealismo, insomma: molti ancora oggi ci scherzano sopra, ma Rossellini e Visconti hanno descritto molto bene la condizione operaia e il mondo del lavoro (penso a "Bellissima", ai personaggi di Rossellini nei suoi film più famosi e celebrati). Ci sono delle forzature dovute alla storia da raccontare, come capita sempre nel cinema e nei romanzi, ma ambienti e persone sono ben descritte, e consiglio di cominciare a far caso agli ambienti, alle comparse, ai personaggi minori. Se invece si vuole pensare ai professionisti e alla borghesia, i film di Antonioni ne contengono molte descrizioni, compreso il mondo della moda.

 
Uscendo dall'Italia, il rimando d'obbligo è per Ken Loach. Il mondo del lavoro è descritto con grande precisione da Ken Loach, e molti di quei caratteri sono simili a persone che ho conosciuto anch'io, nel bene come nel male. Uno dei miei dispiaceri, su questo blog, è che i film di Ken Loach siano tra i più trascurati, dimenticati. "The navigators", che in Italia ebbe un titolo cretino come "Paul Mick e gli altri", è lo specchio fedele di quello che poi sarebbe successo anche da noi nel mondo del lavoro, morti bianche comprese. Vi invito a vederlo, o a rivederlo: la fine delle tutele per i lavoratori, la precarietà, i lavori subaffittati, l'inevitabile tragedia subito dimenticata.
E tutto questo senza dimenticare Francesco Rosi, che alla storia recente italiana ha dedicato tutta la sua carriera, con pochissime eccezioni; ed Eduardo de Filippo, che soprattutto in teatro ha lasciato ritratti memorabili di personaggi presi dal vero.

 
Volete continuare a pensare all'Italia come al clacson del Sorpasso, o al gesto dell'ombrello di Sordi nei Vitelloni? Volete rimanere fermi al Marchese del Grillo? Padroni di farlo, ma quella non è affatto la realtà che ho conosciuto io. Restando sui grandi nomi, Dino Risi e Mario Monicelli soprattutto, i loro film migliori per capire la nostra storia recente sono "Una vita difficile" (qui recita anche Sordi), "La marcia su Roma", "In nome del popolo italiano", "La grande guerra" (ancora Sordi, con Gassman), "Vogliamo i colonnelli", "Le rose del deserto", "I compagni".




(Le immagini di questo post vengono tutte dai film di Ermanno Olmi;
 le prime sono degli anni alla Edison, le ultime tre da "Il posto")

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