BONGO E I TRE AVVENTURIERI (FUN AND FANCY FREE, 1947) Produzione Walt Disney (1947) Registi: Jack Kinney, Hamilton Luske, Bill Roberts, William Morgan Sceneggiatori: Homer Brightman, Eldon Dedini, Sinclair Lewis e altri Fotografia: Charles P. Boyle Musica: Eliot Daniel, Paul J. Smith, Oliver Wallace. Attori: Edgar Bergen, Luana Patten e (nell’originale) le voci di Walt Disney, Cliff Edwards, Clarence Nash, Pinto Colvig, Billy Gilbert, Dinah Shore (73 minuti)
Paperino, Topolino e Pippo salgono sul fagiolo magico, e lì incontrano il Gigante: non sono mica cose che capitano tutti i giorni, nemmeno nei cartoni animati. La favola del fagiolo magico forse non è una di quelle più belle, ma è certamente una di quelle che più si prestano ad essere raccontate, alle variazioni, alle imitazioni. Dietro c’è uno dei maggiori divertimenti, soprattutto per dei bambini di 4-5 anni: noi che diventiamo piccoli piccoli, e gli oggetti intorno a noi che diventano giganteschi, enormi e irraggiungibili. Perché nel castello del gigante, in cima alla pianta del fagiolo magico (cresciuta nottetempo a dismisura), tutto è grande, enorme, gigantesco, irraggiungibile: è il mondo come appare ad un bambino.
E’ una fiaba antica, parente della storia di Gargantua e Pantagruel, una storia dei tempi in cui fame e miseria non erano parole lontane, da rifilare a qualche paese africano o asiatico. E’ anche per questo che la favola del fagiolo magico è stata dimenticata, ed è un peccato perché è davvero divertente vedere Pippo che balla dentro la gelatina, e i suoi compagni che affondano nella crema della torta o dentro al formaggio, sulla tavola ricca e sfarzosamente imbandita del Gigante. La favola incomincia così: l’Arpa Magica rende fertile e felice la valle; ma un Gigante misterioso la rapisce, e arrivano fame e miseria. Da un fagiolo magico, risparmiato in tempo di carestia, nasce in una sola notte una pianta altissima; l’Eroe (un eroe piccolo ma furbo) ci si arrampica sopra, trova il castello del Gigante, lo sconfigge e libera l’Arpa. In casa Disney, l’Arpa Magica diventa una fanciulla bionda, e gli eroi sono tre: Pippo, Paperino, Topolino...
O forse pensavate davvero che io mi mettessi a parlare dell’orsetto Bongo, fuggito dal circo con la sua biciclettina da equilibrista, che incontra gli orsi veri grandi e grossi e li sconfigge vincendo l’amore di una bella orsettina? No, Bongo (che dovrebbe essere la vera star di questo film) è tanto carino e simpatico, gli invidio molto l’orsetta graziosa che riesce a conquistare, ma di fronte a Paperino che sogna di mangiarsi una mucca intera non c’è Bongo che tenga. Lo lascio lì felice con l’orsetta carina, e rimando i buffi orsi contro i quali si trova a combattere nel cartoon dove Paperino fa il ranger a Yellowstone, insieme a Cip e Ciop (ci sono anche loro, con tutti gli uccellini di Biancaneve), dove sicuramente si divertono di più.
Paperino, quello vero, è questo qui: quello degli anni 30-40. Dopo è cresciuto, è un po’ invecchiato, gli hanno messo giacca e cravatta, si fa tiranneggiare da Paperone, forse si è sposato con Paperina: insomma, non è più stato lo stesso. Forse è diventato un vicino di casa più affidabile, lui come Pippo, ma sono sicuro che questo Paperino qui lo rimpiangiamo ancora tutti.
Ah dimenticavo: il film inizia con il Grillo Parlante (“Jimini Cricket”), che fa da raccordo fra le varie storie: dal set di “Pinocchio” si porta dietro il pesciolino (era una pesciolina, se non ricordo male) e anche un gattaccio minaccioso che potrebbe essere lo stesso micino di Geppetto, ormai adulto. Il Grillo si muove fra curiosi reperti d’epoca, fonovaligie, radio d’epoca, album di dischi a 78 giri: ed è proprio da uno di questi lussuosi album che il Grillo tira fuori un disco dove la famosa Dinah Shore (chi sarà mai costei? io non ne ho memoria, ma pare che nel ’47 fosse una celebrità) canta e racconta la storia dell’orsetto Bongo. Poi ci trasferiamo nel salotto di una bambina bionda, che si chiama Luana Patten: e anche lei forse a quel tempo era famosa, ma io sono troppo giovane e non ne so niente.
A casa di Luana, nel suo salotto, c’è una presenza inquietante: il ventriloquo Edgar Bergen con due pupazzoni. E’ lui che racconta la storia del fagiolo magico, ed è una presenza della quale farei volentieri a meno (so che esistono delle versioni moderne in cui la sua parte è stata tagliata, che sollievo!).
Non so a voi, ma a me i pupazzoni dei ventriloqui hanno sempre fatto un po’ senso. Mi piacciono molto le marionette, delle quali sono parenti: ma questi due tizi (“Charlie” e “Mortimer”) che fanno compagnia alla piccola Luana sul divano sono veramente brutti.Meno male che poi alla fine arriva il Gigante: non è morto, non si è fatto quasi niente, e – come è ovvio, in casa Disney – non è nemmeno cattivo. Solo, vorrebbe sapere dove sono finiti quei tre piccoletti che gli hanno rovinato la cena....
PS: Anche altri cartoons si sono arrampicati sul fagiolo magico: Gatto Silvestro ci trova un Titti più grande di lui, e c’era da aspettarselo: è appeso ad un soffitto altissimo dentro la sua gabbietta enorme. Invece Bugs Bunny si ferma nell’orto, dove trova delle carote giganti: ne è entusiasta, ne rosicchia una e ci va ad abitare dentro, e sulle altre fa progetti grandiosi. Però arriva il cane del Gigante, ed è enorme anche lui: insegue furioso l’intruso, e alla fine, dopo tanto correre, Bunny ha un’idea geniale: si rifugia nel pelo dell’animale e comincia a grattare. Se avete un cane, o un gatto, lo sapete bene: una grattatina è la cosa che più desiderano al mondo, e se la fate bene li portate vicinissimi all’estasi. Il cane del Gigante diventa amico di Bunny, molto amico, amicissimo; e adesso il problema è come si fa ad andare via, dal Paradiso della Carota...
2 commenti:
Vedo che di bambini te ne intendi. E' veramente così: in un bambino le dimensioni del proprio corpo cambiano continuamente a seconda del contesto e sentirsi piccolissimi come Pollicino, ma in grado di risolvere tutto è fonte di inesauribile godimento. Ovviamente vale anche per la percezione di un mondo "grandissimo" intorno a sè e per le crescite magiche. Pochi adulti se ne ricordano ancora e continuano a trattare i bambini come dei "piccoli ometti" dimenticando che quello del bambino è un "mondo altro" a cui le favole rendono giustizia. Ma per trattare i bambini col dovuto rispetto e quindi non in modo caricaturale bisogna rimanere in contatto col proprio "bambino interno" , come vedo riesce facilmente a te.
Mah, veramente mi mettono un po' soggezione...E poi sono fuori allenamento ormai da un decennio. Però la favola del fagiolo magico era molto particolare, è un peccato che non la si racconti più (chi sgrana ancora i fagioli in casa? penso che siano rimasti in pochi...)
Posta un commento